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INTERVISTE IMPOSSIBILI
Soraya
La Principessa triste
Soraya Esfandiyari Bakhtiyari seconda
moglie di Mohammad Reza Pahlavi, l'ultimo Shah di Persia. Soraya, è
il nome arabo di una costellazione e Soraya è il nome dato ad una
donna affascinante. Aveva due occhi meravigliosi, “occhi di giada"
che conquistarono i cuori di molti uomini
(Isfahan, Iran, 1932
- Parigi, 2001)
.
Splendida anche con l’andar
degli anni, più volte le fu attribuito il premio The
Best per l’eleganza e il celebre creatore di rose,
Vittorio Barni, le dedicò una rosa color rosso geranio.
Lei, mezzo sangue iraniano e mezzo russo, lei nobile,
figlia di un ambasciatore, studentessa in Svizzera, si
sentiva europea e iraniana, cristiana e musulmana, amava
Parigi, Roma e la dolce vita, amava i rigatoni e le
fettuccine, ma vagheggiava profumi e languori d'oriente.
Raya, questo il soprannome, accettò a malincuore la
sua sorte di sposa dinastica, ma non appena si trovò di
fronte allo scià si innamorò all'istante. Con le gambe
tremanti non disse una parola. Le nozze furono gremite
di oscuri presagi. Convalescente svenne tre volte sotto
la zavorra dell’abito di Dior, un deliro di trine, balze
e tulle e seimila diamanti. Nozze di fiaba, nozze da
Mille e una notte tra tonnellate di fiori freschi
d’Olanda. Un matrimonio combinato, ma un matrimonio d'
amore. Lei amava recitargli in francese poesie di
Verlaine, lui di Omar Khayyam. Si daranno del lei anche
nell' intimità. Poi la grande Disgrazia e le sue vicende
furono sulle prime pagine dei rotocalchi rosa di mezzo
mondo. Lei così bella, così sfortunata…
Madame,
la chiamavano la principessa triste come Diana
d'Inghilterra e Masako del Giappone.… E perché non
avrei dovuto esserlo? Ero entrata nel palazzo reale di
Teheran con la consapevolezza di aver coronato un sogno.
Ero davvero dentro una favola, giovane ed innamorata,
illusa che l’amore fosse sopra ogni cosa. Ma non fu
così…
Quando conobbe lo scià era una giovane
ricca allevata in Europa… Appartenevo alla nobile
tribù dei Bakhtiyari, dinastia che per 17 generazioni
aveva dominato sui territori più ricchi di petrolio
della Persia. Mio padre, Khalil Esfandiari Bakhtiyari,
era stato capo della tribù e fu ambasciatore d'Iran
nella Repubblica Federale Tedesca, mentre mia madre, Eva
Klein, era una tedesca di origini russe.
Lei fu
invitata a corte dopo che il sovrano scelse la sua foto
tra tante altre… Veramente fu Shams, sua sorella, a
mostrargli la mia fotografia. Eravamo amiche e l'avevo
conosciuta a Parigi... Forse il metodo può apparire
arido, ma io mi innamorai di lui appena lo vidi. Ricordo
ancora quel momento, mi tremavano le gambe e non dissi
una parola. Credevo di aver fatto un buco nell'acqua, ma
il giorno dopo, con mia sorpresa, venne annunciato il
fidanzamento.
Reza Pahlavi rimase colpito dalla
sua bellezza. Dicono che somigliasse ad Ava Gardner…
Adoravo Ava e sin da bambina sognavo di fare l’attrice.
Per me quello fu sempre un complimento.
Aveva
vissuto la sua adolescenza in Europa, come trovò la vita
in Iran? Avevo vissuto in Germania e studiato nei
collegi svizzeri. Ben presto notai le differenze sia per
la mentalità che per il comportamento. Lo stile di vita
di una donna in Europa era completamente diverso.
Vi sposaste a Teheran il 12 febbraio 1951 Lui
aveva trentadue anni ed io quasi diciannove, la vita mi
aveva fatto quell’enorme regalo e non mi sembrava vero…
Indossavo un abito di Dior tempestato di seimila
brillanti veri, pesava oltre 15 chili. Forse per il peso
del vestito o forse per l’intenso profumo dei quintali
di fiori fatti arrivare appositamente dall'Olanda svenni
per ben tre volte… Pensi che mio marito autorizzò una
dama del seguito a tagliare parte dello strascico. Ero
felice, ma purtroppo i sogni possono durare al massimo
una notte…
Suo marito, era al secondo matrimonio.
Prima di me c'era stata Fawzia, sorella di Faruk, re
d'Egitto, ripudiata perché aveva partorito un’inutile
figlia femmina.
Il matrimonio combinato si rivelò
un matrimonio d'amore… C’era passione e ci amavamo
intensamente, ma la vita a palazzo era molto difficile e
faticosa e mio marito era continuamente fuori per
impegni politici. Mi sentivo sola e tutto ciò era
difficile da digerire per una ragazza che aveva vissuto
in Europa e aveva sognato di fare l’attrice.
E’
vero che per questione di etichetta vi davate del lei
anche in intimità? Sì, la consideravo una cosa buffa
e molto divertente
Fu accanto a suo marito negli
anni in cui l’Iran fu il focolaio di una crisi
internazionale… Vi era il problema della
nazionalizzazione del petrolio e dall’espropriazione dei
giacimenti inglesi. Nel 1953 addirittura dovemmo
riparare per qualche giorno a Roma, in esilio.
Ritornammo in Iran dopo un colpo di Stato appoggiato
dalla Cia.
A complicare la situazione, vi era la
notevole pressione che lei subiva dalla famiglia reale,
ansiosa di veder assicurato un erede al trono… Già,
questa fu la causa principale dei primi dissapori, poi
il 6 aprile 1958, quando ormai era evidente che non
avrei potuto avere figli, ci separammo..
Prima
della separazione vi fu una vera e propria via crucis…
Nonostante non avessi alcuna imperfezione fisica iniziai
un lungo e vano peregrinare dai più famosi luminari
nelle capitali occidentali. Mi sottoposi a cure lunghe e
inconcludenti. Ricevetti dai miei sudditi centinaia di
talismani per il mio grembo inadempiente: amuleti,
miniature con versetti del Corano, flaconi di unguento
magico. Tutto inutile.
Poi tutto precipita
davanti alla ragione di stato… anche l’amore… La
ragione di stato, come lei la chiama, pretendeva dalla
consorte del sovrano di essere una fattrice di lusso, la
produttrice di un erede maschio..
E’ vera la
storia che prima del ripudio, lo scià, per tenerla
accanto a sé, le fece una proposta a dir poco indecente?
Mi propose di tollerare una sorta di matrimonio
temporaneo, previsto dalla legge sciita, con un'altra
donna che gli desse il sospirato erede maschio. La mia
educazione europea mai avrebbe potuto tollerare una
soluzione del genere, anzi considerai la proposta
umiliante e ovviamente rifiutai.
Ci fu un altro
tentativo per salvare il matrimonio, vero? Sì ventilò
l’ipotesi di designare erede al trono il fratello minore
dello Scià, Alì, ma questi purtroppo morì in un
incidente aereo.
Lei nel febbraio del 1958 si
trasferì in Europa. Diedi allo scià il tempo di
riflettere…
Ma a marzo lo stesso Scià diede
l’annuncio della separazione pubblicamente, visibilmente
affranto. Commosso si rivolse a lei chiamandola “sposa
adorata”. Dicono che sia andata così…
Suo
marito si risposò poco dopo… Sposò Farah Diba. Poco
dopo nacque il suo sperato erede maschio Ciro, in
seguito altri tre figli! Purtroppo non servì a nulla
l'erede, Reza fu l'ultimo Scià di Persia, in quanto, a
seguito alla rivoluzione khomeinista, Reza perse il
potere e fu costretto ad espatriare insieme alla sua
bella famigliola.
Tutte le riviste internazionali
parlarono della sua vicenda… Beh la mia storia
commosse tutto il mondo, fui sempre amata dal mio popolo
e ho mantenuto comunque il titolo di Sua Altezza
Imperiale la Principessa d'Iran.
Passò il resto
della sua vita in un esilio dorato e protagonista della
vita mondana internazionale. Dopo la separazione mi
stabilii definitivamente in Europa. Vivevo le mie
giornate tra Parigi e Roma in una villa sull’Appia
Antica, l’estate la passavo all’Argentario. Nonostante
la tristezza nel mio animo mi sentivo libera e
desiderosa di riprendere la mia carriera d'attrice.
Frequentavo la dolce vita romana e tra rigatoni al
triplo burro e fettuccine all’amatriciana mi
appiopparono una spaventosa girandola di flirt.
La sua tristezza fu ben ripagata... Per salvaguardare
il mio stato di principessa ricevevo continuamente dallo
scià doni da mille e una notte e un ricchissimo
appannaggio che, però, per contratto avrei perso se mi
fossi risposata.
S’innamorò di nuovo vero?
Durante le riprese del film “I tre volti” mi innamorai
del regista italiano Franco Indovina. Nacque una storia
d’amore bellissima, ma lui era sposato e padre di due
bambine.
Si racconta che il film fu un fiasco
colossale… I motivi principalmente furono due: nel
contratto avevo posto la clausola "né abbracci e né baci
sulla bocca" e chiaramente questa cosa penalizzò il
film. Il secondo motivo fu un vero e proprio giallo:
tutte le copie stampate del film sparirono in breve
dalla circolazione. A mio parere fu il mio ex marito a
commissionare il furto, poiché non gradiva che seguissi
la carriera d'attrice.
Nel 1972 un altro grande
dolore… Purtroppo il mio destino era segnato… Franco
morì in un incidente aereo, nella famosa sciagura di
Punta Raisi. Aveva trentanove anni.
Lei cosa
fece? Girovagai per l'Europa partecipando ad eventi
mondani, ma nonostante quell’esilio dorato la
depressione rimase la mia unica e fedele compagna.
La bellezza iniziò a sfiorire, Soraya mise su
parecchi chili dovuti ai molti eccessi etilici. Si
ritirò a vita privata nel lussuoso appartamento parigino
di Avenue Montaigne, finché una mattina venne trovata
morta dalla sua donna di servizio. Era il 25 ottobre
2001, aveva 69 anni. Fra i vicini di casa si rincorsero
voci secondo le quali a ucciderla sarebbe stato un
cocktail di farmaci e di alcool. La stesso mix, un'
overdose di psicofarmaci, che qualche mese prima aveva
spezzato a Londra la vita di Leila Pahlavi, trentunenne
figlia dello scià e di Farah Diba. Suo fratello
Bijan, erede della sua fortuna, accorso a Parigi alle
notizia del decesso, morì qualche giorno dopo.
Soraya raccontò la sua storia in un’autobiografia dal
titolo “Il palazzo della solitudine”. Venne seppellita a
Monaco. I suoi beni furono venduti ad un'asta a Parigi.
Tra questi anche il suo abito da sposa, creato da
Christian Dior, valutato un milione e duecento mila
dollari.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE FONTI
.http://it.wikipedia.org/ www.antoniabonomi.net LA
REPUBBLICA ANNUNCIO MORTE SORAYA
http://www.repubblica.it/online/mondo/soraya/soraya/soraya.html
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