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INTERVISTA IMPOSSIBILE
Jeanne Brécourt
La cortigiana più sadica
della storia
Usando la disonestà e il ricatto, ma
anche il suo fascino, ridusse molti suoi amanti sul lastrico. Alcuni
si suicidarono. Fu condannata ai lavori forzati per aver fatto
accecare uno dei suoi amanti
(Parigi, 8 aprile 1837-?)
Madame le sue origini? Il
mio vero nome è Eugénie Arménaïde Brécourt e sono nata
l'8 aprile del 1837 a Parigi. La mia famiglia era di
origini umili, mio padre era un tipografo e mia madre
vendeva verdure nei mercati.
Ma a 5 anni fu
baciata dalla fortuna… I miei non potevano mantenermi
e fui adottata da una baronessa. Vissi con lei per sei
anni, poi però i miei genitori a 11 anni mi ripresero
con loro e mi usarono per vendere pan di zenzero per
strada. All'età di 17 anni tornai a vivere con la
baronessa e fu lei stessa che mi trovò lavoro in una
fabbrica di seta.
Il suo desiderio era comunque
sposarsi… Lo dissi alla baronessa che però non mi
prese sul serio. Per burlarsi di me mi presento il
droghiere Gras e scherzosamente me lo propose come
marito. Ma io presi sul serio la cosa e nel 1855 a 18
anni convolai a nozze.
La baronessa però non era
contenta di quella decisione… Acconsentì con
riluttanza e mi fornì una dote di 12.000 franchi con i
quali io e Gras aprimmo un negozio di alimentari. Ma il
matrimonio non durò a lungo, avevamo modi differenti di
vivere, io rivendicavo la mia libertà mentre lui si
dimostrò un tipo violento. Così tornai dalla baronessa
accettando nel contempo la corte di un ufficiale della
guarnigione di Vincennes con il quale ebbi una
relazione.
Nel giro di poco tempo la troviamo
completamente diversa e con un nuovo nome… Per
mantenermi, dopo aver tentato senza successo vari
mestieri, mi cimentai tra l’altro nella scrittura e
nella recitazione, iniziai a fare la cortigiana,
adottando un nuovo personaggio e facendomi chiamare
Jeanne de la Cour. Dicono che considerava
gli uomini come giocattoli, scartati quando avevano
servito al loro scopo. Scoprii un mondo ipocrita
fatto di false relazioni e autentici inganni per cui
sfruttai gli uomini che si mettevano sulla mia strada
come trampolini di lancio per il mio benessere e la mia
vanità. Coperta di regali accettavo la loro compagnia
finché quando iniziavano ad avere problemi economici
fuggivo da loro trattandoli con disprezzo.
Molti
suoi amanti fecero una brutta fine… Ricordo un
tedesco che si suicidò per me, un altro prese
un'overdose di mosca spagnola. Un terzo morì in
ospedale. La loro disperazione non mi fece alcun effetto
e rimasi indifferente alla loro morte…
Però anche
lei venne ricoverata in manicomio. Si trattò solo di
un crollo nervoso tanto che fui dimessa quasi subito e i
medici mi consigliarono di trascorrere del tempo
riposando in una città termale. Pochi mesi dopo mi recai
a Vittel ed assunsi il titolo di baronessa.
All’età di trent’anni si considerava già una donna
vecchia… Non ero io a considerarmi vecchia ma gli
uomini che via via mi abbandonarono preferendo ragazze
più giovani. Del resto i miei capelli erano diventati
grigi e il mio aspetto non era più quello di
un’adolescente maliziosa. Mio marito nel frattempo era
morto e da vedova per salvaguardare il mio futuro cercai
un benefattore a cui affidarmi per il resto della vita.
Lo trovò? Nel 1873 incontrai René de la Roche a
un ballo a Parigi. Roche era un giovane ricco di appena
20 anni, sedici anni meno di me, che si innamorò
follemente e alla fine di quell'anno iniziammo a
frequentarci. Toccai il cielo con un dito!
Ma poi
Roche dovette partire per l’Egitto e rimanerci sei mesi…
Troppo tempo per me. Avevo paura che lui al ritorno mi
trovasse invecchiata per cui escogitai un piano in modo
che lui mi trovasse sempre bella, giovane, affascinante
e fosse completamente dipendente da me per il resto
della sua vita.
Cosa fece? Ordinai un
complotto per accecarlo. Contattai Nathalis Gaudry, una
mia amica d'infanzia, e la convinsi Gaudry ad accecare
Roche, dicendole che Roche era il figlio di un uomo che
mi aveva ingannata. Lei alla fine esaudì il mio
desiderio ed accecò Roche, lanciandogli dell'acido
solforico in faccia, il 13 gennaio 1877.
Il
piano venne scoperto? Dopo mesi di indagini, durante
i quali cercai anche di fuggire in Italia, venni
scoperta per via di alcune lettere che avevo scritto per
ricattare il mio amante semmai avesse tentato di
lasciarmi. Io e Gaudry Fummo processati qualche mese
dopo. Le udienze risultarono le più spettacolari
dell’epoca e attirarono l'élite di Parigi, tra cui
giornalisti, drammaturghi e persino membri della
popolare Comédie-Française. Comunque venni giudicata
colpevole e condannata a quindici anni di lavori
forzati, mentre Gaudry, giudicata colpevole con
circostanze attenuanti, fu condannata a cinque anni di
prigione.
Jeanne Brécourt lasciò la prigione
vecchia e smunta e si ritrovò a vivere i suoi ultimi
anni in estrema miseria. Lei che aveva sempre
considerato la società in cui viveva come una
scacchiera, in cui lei muoveva le pedine a suo
piacimento, trascorse i suoi ultimi giorni vendendo
frutta al mercato, come aveva fatto da bambina.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE FONTI
https://en.wikipedia.org/wiki/Jeanne_Br%C3%A9court
https://www.encyclopedia.com/women/encyclopedias
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