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INTERVISTA IMPOSSIBILE
 

Nicole d'Oliva
L’Affare della collana
Prostituta francese, famosa per la sua implicazione nell'affare della collana, uno dei tanti scandali legati alla dissoluzione della monarchia in Francia



 



(Parigi, 1º settembre 1761 – Fontenay-sous-Bois, 24 giugno 1789)
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Madame le sue origini?
Il mio nome è Marie Nicole Le Guay e sono nata a Parigi nel 1761 da Claude Le Guay e Marguerite David. La mia famiglia era molto umile, ma la sfortuna più grande fu quando ancora troppo giovane rimasi orfana

Era ancora un’adolescente… cosa fece?
Per mantenermi anche grazie a delle amicizie sbagliate fui costretta a prostituirmi.

Dicono fosse molto bella e che assomigliasse addirittura alla regina Maria Antonietta…
Beh sì, mi chiamavano “la piccola regina” e i corteggiatori non mi mancavano, in special modo quando passeggiavo nei dintorni del Palais-Royal, epicentro all’epoca del libertinaggio. Il Palais era di proprietà del duca d'Orléans ed era aperto al pubblico con negozi, ristoranti e persino un teatro dell'opera. Meta obbligata per noi ragazze in cerca di gentiluomini facoltosi.

Nella primavera del 1784 successe qualcosa…
Mi trovavo seduta ai tavolini all’aperto di una caffetteria quando mi accorsi che un uomo vestito in uniforme militare mi stava guardando, poi quando lo rividi più tardi al Palazzo Reale pensai non fosse un caso. Infatti il giorno dopo mi seguì fino a casa in Rue du Jour e bussò alla mia porta.

Era spaventata?
Più che altro incuriosita e le consentii di parlarmi. L'uomo mi disse che era il conte Nicolas de La Motte, sposato con la contessa Jeanne de La Motte-Valois. Lui cercò di guadagnarsi la mia fiducia corteggiandomi e raccontando dell’amicizia di sua moglie con Maria Antonietta.

Poi cosa fece?
Nei giorni successivi mi accorsi che non era affatto uno spasimante in cerca di una relazione segreta. Le sue intenzioni erano ben altre tanto che mi fece incontrare sua moglie.

Jeanne de La Motte-Valois cosa le disse?
Estremamente cortese chiese il mio aiuto per portare avanti una missione che la regina le aveva affidato. Ossia fare uno scherzo al cardinale de Rohan, nei giardini del palazzo di Versailles. Maria Antonietta, che ci avrebbe guardati da un nascondiglio, sarebbe stata molto contenta della riuscita dello scherzo. A quel punto accettai la proposta.

Quindi?
Passò qualche mese poi una notte, durante l'estate del 1784, venni portata nel boschetto di Venere, vestita con un abito bianco molto somigliante a quelli che portava Maria Antonietta, e con un cappello a tesa larga che nascondeva in parte il mio viso. Con me avevo una rosa e una lettera da consegnare al Cardinale.

Cosa successe?
Attesi qualche minuto, poi si avvicinò il cardinale de Rohan. Come da istruzioni ricevute consegnai la rosa accompagnandola con la frase: “Voi sapete cosa significa”. A quel punto la contessa de La Motte piombò sulla scena sostenendo che qualcuno si stava avvicinando, dopodiché tutti lasciammo quel luogo.

Il fatto che lei somigliasse alla regina la dice lunga sulla genuinità dello scherzo…
Infatti non era uno scherzo, ma una truffa bella e buona ideata dalla contessa de La Motte e dal suo amante Rétaux de Villette, il tizio che mi aveva avvicinata la prima volta spacciandosi per il marito della contessa, ma in realtà un abile falsario che aveva scritto la lettera imitando la calligrafia della Regina Maria Antonietta.

Mi scusi ma mi sembra una truffa grossolana e poco credibile…
Maria Antonietta con la sua smania per i gioielli, la sua superficialità e frivolezza, nonché per la sua reputazione già fortemente compromessa da voci e pettegolezzi di palazzo non fece che rendere altamente credibilissima questa farsa.

Cosa c’era scritto nella falsa lettera?
La regina in persona, per mano del truffatore, scriveva di desiderare una lussuosa collana di diamanti dal valore inestimabile, ma che non poteva acquistarla direttamente a causa della riluttanza di Luigi XVI a fare una spesa così alta a causa della delicata situazione finanziaria del paese. Nella lettera proseguiva affermando che sperava che il cardinale de Rohan acquisisse il gioiello a suo nome come favore personale e di consegnarlo a Jeanne de La Motte, sua amica.

Immagino che il cardinale, desideroso di non deludere la regina, obbedì senza colpo ferire…
Nella lettera vi era specificato che sarebbe stata la regina stessa a onorare le quattro rate semestrali. Il cardinale non perse tempo e comprata la collana la affidò alla contessa affinché la consegnasse in gran segreto alla regina. Quella collana finì invece nelle mani del suo amante il quale, smontata la collana, iniziò a vendere i diamanti a Parigi e a Londra.

Per essersi prestata al gioco lei fu premiata dalla contessa…
Le avevo fatto guadagnare un sacco di soldi per cui entrai nella cerchia di Jeanne de La Motte come baronessa d'Oliva, anagramma di Valois. Frequentai per mesi il bel mondo fatto di feste, balli, uomini galanti e inviti al teatro dell’Opera.

Poi il voltafaccia della contessa…
Mi aveva promesso 15.000 sterline, ma ne ricevetti solo 4.268. Lei addirittura finse di non conoscermi e mi ritrovai rapidamente in difficoltà finanziarie. Tra le altre cose avevo anche cambiato casa da Rue du Jour a un appartamento più grande in Rue Neuve Saint-Augustin. Qui conobbi una signora fiamminga la quale mi consigliò di trasferirmi a Bruxelles dove si poteva vivere molto modestamente e con meno denaro.

Tutto ciò fino all’estate del 1785…
La truffa fu scoperta e Jeanne fu arrestata insieme al suo complice. Io venni ritracciata e arrestata a Bruxelles il 16 ottobre 1785, in compagnia del mio avvocato Toussaint de Beausire. Venni estradata a Parigi e fui imprigionata nella Bastiglia, io ero incinta e diedi alla luce un bambino.

Come andò il processo?
Mi presentai in tribunale con mio figlio in braccio. Riuscii a convincere i giudici che mi ero stabilita a Bruxelles per ragioni economiche e che non ero affatto fuggita dalla Francia. I giudici, fermamente convinti che una donna di origini umili come me non avrebbe potuto ideare quella truffa, credettero alla mia innocenza e venni riconosciuta come vittima e insieme al cardinale fui assolta. Jeanne invece venne giudicata colpevole e condannata a essere fustigata, marchiata con ferro rovente e imprigionata a vita. Anche Nicolas fu condannato, ma fu impossibile arrestarlo perché era fuggito a Londra.

Dopo il processo lei cosa fece?
Iniziai a condurre una vita più morigerata, lontana dalla prostituzione. Ebbi una storia d’amore con Toussaint che era anche il padre di mio figlio. Poi mi abbandonò e in seguito divenne un acceso rivoluzionario.

Marie Nicole Le Guay d'Oliva morì in un convento situato a Fontenay-sous-Bois nel 1789, all'età di ventisette anni.






 




ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
FONTI
https://it.wikipedia.org/wiki/Nicole_d%27Oliva
https://ladyreading.forumfree.it/?t=10583111
https://marie-antoinette.forumactif.org/t53-nicole-leguay-d-oliva









 
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