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Polly Adler
La figlia del sarto
Russa di nascita è stata famosa per aver
gestito un opulento bordello nel cuore di Manhattan dal 1920 al
1945. Il suo motto era: "“Signora in salotto e puttana in camera da
letto!"
16 aprile 1900 – 9 giugno 1962 .
Madame le sue origini? Il
mio vero nome è Pearl sono di origine ebraico-russa, la
maggiore di nove figli di Gertrude Koval e Morris Adler.
Mio padre faceva il sarto e viaggiava in tutta Europa
per affari.
Dove ha trascorso la sua
adolescenza? Con la mia famiglia vivevo a Yanow, una
città della Russia vicino al confine polacco. Eravamo
molto poveri e della mia educazione si occupò il rabbino
del villaggio. Poi all’età di 13 anni mio padre mi mise
su una nave per accompagnare una mia cugina in America,
ma lei alla fine rinunciò ed io mi trovai da sola a
Ellis Island… Già una ragazzina ebrea, senza un soldo e
senza conoscere l'inglese, minuta, ma fortissima e
determinata a riuscire nella vita.
Mi scusi, ma
perché i suoi genitori la fecero partire? Per noi
ebrei la situazione in Europa stava precipitando e
quindi l’idea era che stessi temporaneamente in casa di
parenti in attesa che i miei genitori e i miei fratelli
mi raggiungessero in America appena possibile, ma lo
scoppio della Prima guerra mondiale sconvolse i nostri
progetti, ed io dovetti cavarmela da sola.
Cosa
fece in America? Vissi per un periodo con alcuni
amici di famiglia a Springfield nel Massachusetts,
frequentavo la scuola e per mantenermi facevo le pulizie
domestiche e lavoravo presso una cartiera. Poi dopo
circa un anno mi trasferii da alcuni cugini a Brooklyn e
iniziai a lavorare come sarta in una fabbrica di
corsetti per 5 dollari a settimana, di cui 3 dollari per
vitto e alloggio, e smisi di andare a scuola.
In
quella fabbrica successe qualcosa, vero? Avevo 17
anni quando fui violentata dal mio caposquadra e
purtroppo rimasi incinta. Non volevo trattenere il
bambino per cui trovai un medico compiacente che si
impietosì della mia condizione e mi fece abortire per
soli 25 dollari anziché 150! Ma i miei cugini non videro
affatto di buon occhio la cosa per cui lasciai quella
casa e andai ad abitare a Manhattan come coinquilina di
un'attrice e showgirl che avevo conosciuto in una sala
da ballo.
Iniziò ad interessarsi di teatro e
spettacolo in genere… Conobbi amici che lavoravano
nel vaudeville, nel burlesque e nelle riviste di
Broadway. È in quel frangente che mi diedero il
soprannome di "Polly". Tra gli altri conobbi Nicolas
Montana. Lui faceva il procacciatore di donne disposte a
lavorare nei bordelli della città.
All’epoca
aveva venti anni, giusto? Esatto, lui mi convinse ad
entrare nel suo giro d’affari. Tra l’altro avevo
scoperto che la mia coinquilina faceva uso di droghe ed
era dipendente dall’oppio per cui decisi di abbandonare
la casa. Presi un appartamento ammobiliato di due stanze
di fronte alla Columbia University e lì iniziai a
procurare ragazze per Montana e i suoi amici guadagnando
cinquanta dollari per ogni ragazza.
… ma venne
arrestata dalla polizia… Venni accusata di
procacciamento, ma il caso fu archiviato per mancanza di
prove. Però mi spaventai così tanto che smisi
quell’attività e con i seimila dollari risparmiati aprii
un negozio di lingerie, il Polly's Lingerie Shop, ma gli
affari non decollarono.
E allora cosa fece?
Tornai al mio precedente lavoro ben più remunerativo e
con l’intenzione di evitare grattacapi con la polizia.
Per cui decisi di tutelarmi facendo scivolare una
banconota da 100 dollari nelle tasche dei poliziotti
troppo zelanti.
Immagino che senza più fastidi la
sua attività decollò… Nel giro di pochi anni divenni
una delle regine di New York, la maitresse più famosa,
la padrona di una catena di case di tolleranza
frequentate dagli uomini più potenti della città. Man
mano che l'attività cresceva, investivo il denaro
guadagnato in alloggi più grandiosi trasformandoli in
vere case di lusso. Tra gli altri il Majestic, una casa
al 215 West 75th Street, progettato dagli architetti
Schwartz e Gross. Pensi che quella casa comprendeva un
bar, una stanza cinese dove i visitatori potevano
giocare a mahjong e a un arazzo Gobelin, oltre a scale
nascoste e porte segrete.
Chi erano i suoi
clienti? La crema della società tra cui il sindaco di
New York, politici e letterati, giudici della Corte
Suprema, giornalisti e uomini d’affari, gangster e
mafiosi. Io, la piccola donna yiddish alta un metro e
mezzo e venuta dal nulla, trattavo loro da pari a pari.
Tutti soddisfatti… Chiunque fosse mio ospite
riceveva un servizio d’alta classe perché i miei
bordelli si distinguevano per le bevande dei migliori
contrabbandieri, il cibo dei miei cuochi privati, e
soprattutto ragazze ben selezionate. Tutte volevano
lavorare con me, pensi che nel periodo della
Depressione, respingevo a settimana fino a quaranta
ragazze aspiranti prostitute per assumerne una. Le
selezioni erano molto severe perché il mio motto è
sempre stato: “Signora in salotto e puttana in camera da
letto!"
Quindi era molto severa nella scelta?
Ma sa, a mio parere una prostituta è un prodotto della
nostra cultura quanto lo è un professore universitario o
un lustrascarpe per cui la scelta di fare il mestiere
più antico del mondo dipende spesso dalle condizioni
sociali. Insomma nessuna donna nasce puttana, ma
qualunque donna può diventarlo. Il problema semmai stava
nel fatto che per necessità economiche la maggior parte
delle aspiranti proveniva dai bassifondi della città e
quindi, per assoluta ignoranza, ognuna di loro credeva
che per fare quel mestiere fosse sufficiente allargare
le gambe.
Si ok, ma era comunque un lavoro
deprecato sotto tutti gli aspetti. Nella nostra
cultura ipocrita e perbenista la prostituta è presentata
in due modelli standard. O viene presentata come una
sgualdrina in giarrettiere bordate di pizzo, calze di
seta nere, labbra cariche di rossetto rosso e uno
sguardo lascivo o come una vittima innocente, una
bambina sedotta e abbandonata nel bosco da un
imbroglione di città. In ambedue i casi la troveremo
inseguito seduta al bancone di un bar sporco a bere gin
e con le calze sfilate o a piangere e sbattere i pugni
contro le pareti di casa finché qualcuno non la
rabbonisca con un violento schiaffo sulle labbra. In
realtà a mio parere c’è una terza via ossia quello del
riscatto sociale e della ricchezza permettendo a queste
donne di fare questo mestiere a viso aperto e senza
alcuna condanna morale.
Comunque da quel lavoro
lei ne ha ricavato ricchezza e benessere… Questo è
indubbio, ma ad onor del vero non sono stata l'unica a
trarre profitto dalla prostituzione, anche il magnaccia,
il droghiere, il macellaio, il fornaio, il titolare di
alberghi, di ristoranti, il sarto, il commerciante, il
padrone di casa, il farmacista, lo spacciatore di
liquori e di oppio, il poliziotto, il medico, il
mafioso, il politico. Ecco tutte queste persone hanno
fanno soldi con la prostituzione ed a mio parere questi
sono i veri privilegiati ossia coloro che dietro le
quinte e senza sporcarsi le mani si sono arricchiti col
salario del peccato!
E il suo rapporto con la
giustizia? Avevo la città ai miei piedi, sapevo come
trattare gli amici e corrompere i nemici. A libro paga
avevo poliziotti e giudici che facevano cadere le accuse
ogni volta che venivo denunciata. Essere la regina dei
bordelli significava essere la regina di New York perché
New York era un unico, grande bordello. Ovvio qualche
problemino c’è stato, ma non ho mai capito perché,
nonostante per commettere quel tipo di reato bisogna
essere in due, venisse condannato solo il venditore e
mai l’acquirente. Non c’è alcuna logica in questa
distinzione!
Poi nel 1945 in piena attività si
ritirò, come mai? Ero stanca ed avevo voglia di
interessarmi di altro. Per dare un taglio netto alla mia
vita precedente mi trasferii dall’altra parte
dell’America. Presi una laurea presso il Los Angeles
City College e alcuni anni dopo pubblicai un libro di
memorie “A House Is Not a Home” che vendette due milioni
di copie.
Polly Adler morì il 10 giugno 1962 di
cancro ai polmoni al Cedars of Lebanon Hospital di Los
Angeles, California. È sepolta nella sezione Maimonides
del Mt. Sinai Memorial Park a Los Angeles.
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
FONTIhttps://en.wikipedia.org/wiki/Polly_Adler
https://27esimaora.corriere.it/22_gennaio_17/regina-bordelli-new-york-storia-polly-adler
https://www.encyclopedia.com/women/encyclopedias-almanacs-transcripts-and-maps/adler-polly
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