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Mia suocera Raffaella
Mi chiamo Lorenzo, ho 43 anni e vivo a
Roma in un complesso residenziale vicino al mare. Con mia moglie
Beatrice ci siamo sposati sette anni fa dopo appena tre mesi di
fidanzamento, è stato letteralmente un colpo di fulmine…
.
Mi chiamo Lorenzo, ho 43 anni
e vivo a Roma in un complesso residenziale vicino al
mare. Sono un architetto e dopo anni di gavetta
finalmente ho uno studio di progettazione tutto mio. Ho
due assistenti e una segretaria. Insomma non mi posso
lamentare, vivo in una bella casa a due livelli di
cinque stanze, ho una bella macchina tedesca e, fino a
poco tempo fa, avevo la fortuna di avere accanto
Beatrice, la mia bellissima moglie di cinque anni più
giovane. Non abbiamo avuto figli per scelta, lei è una
donna in carriera e non ha voluto trascurare il suo
lavoro di avvocato.
Con Beatrice ci siamo sposati
sette anni fa dopo appena tre mesi di fidanzamento, è
stato letteralmente un colpo di fulmine! L’ho conosciuta
durante una gita in barca organizzata da un nostro amico
in comune e da quel giorno non ci siamo più lasciati.
Insomma un matrimonio felice, le voglio ancora un mondo
di bene e credo anche lei me ne voglia altrettanto!
Insomma non ci mancava nulla, compresi viaggi da sogno,
vacanze in posti esotici, serate al circolo di tennis,
cene con gli amici e l’amore perfetto almeno due volte a
settimana.
Non potevo sperare di meglio, sembrava
quasi una favola, ma come in tutte le favole prima o poi
arriva il lupo cattivo. E in questo caso il lupo cattivo
è stata la morte prematura di mio suocero, un male
incurabile lo ha portato via in quattro mesi. Da quel
giorno le cose sono cambiate repentinamente perché mia
moglie, figlia unica, affranta e sconvolta dal dolore,
si è chiusa in se stessa trascurando lavoro, matrimonio
e vita sociale. Ma il problema principale è stato quando
dopo qualche settimana dal tragico evento ha deciso di
ospitare a casa nostra sua madre Raffaella. Diceva di
sentirsi tremendamente sola e che la presenza di sua
madre sarebbe stata per lei una specie di terapia e
l'avrebbe fatta sicuramente reagire. Ovviamente per il
bene di mia moglie ho acconsentito.
Mia suocera,
per stare più vicino alla figlia, ha accettato
volentieri di vivere con noi ed a parte le prime
settimane di lutto, devo dire ha superato senza troppi
problemi l’assenza del marito rivelandosi con i suoi 57
anni e l’aspetto giovanile, una donna gioiosa, sempre di
buon umore ed estremamente socievole. Impeccabile e
curata ha cercato sin da subito di risollevare l’umore
della nostra casa non disdegnando battute su ogni tipo
di argomento anche sessuale e anche in presenza della
figlia.
Diversa anni luce dalla figlia era
decisamente una donna sopra le righe e una sera a cena,
dopo appena un mese di lutto, con disinvoltura ci ha
confessato di aver bisogno di un uomo e che finora le
uscite del sabato sera con le amiche non avevano dato
alcun effetto. Sua figlia scandalizzata quella sera ha
provato più volte a cambiare discorso, ma lei forse
inconsapevolmente è tornata con leggerezza
sull’argomento lamentandosi sulle reali intenzioni degli
uomini di oggi che a suo parere si limitano ad un
corteggiamento sterile e fine a se stesso.
Lo
confesso! La cosa non mi ha lasciato indifferente. La
leggerezza di una donna di una certa età che ammette
senza peli sulla lingua le sue esigenze, diciamo anche
per puro divertimento e senza alcuna pretesa di
impegnarsi sentimentalmente, ha avuto per me l’effetto
di un sasso nello stagno provocandomi sin da subito un
certo disordine mentale. Ammiravo in lei la capacità di
vivere la propria femminilità alla luce del giorno e,
non avvertendo affatto il peso degli anni, curava con
estrema attenzione il suo corpo facendo palestra,
andando in piscina e ciliegina sulla torta passando ore
in un centro estetico.
Per settimane ho iniziato
a fantasticare tanto che, nei momenti intimi con
Beatrice, dopo quella ammissione di quella sera, il
pensiero andava spontaneamente a sua madre. Per certi
versi la ritenevo molto più giovane della figlia
chiedendomi a volte come fosse possibile che Bea fosse
davvero sua figlia. Una sera tornando a casa il caso
ha voluto che la incontrassi alla fermata dell’autobus,
le ho offerto un passaggio e in auto, guardandole le
gambe, più volte mi sono chiesto come avrebbe reagito se
avessi fermato la macchina e tentato un minimo
approccio. Sconvolto da quei pensieri e lottando
strenuamente contro la mia fantasia mi ripetevo: “È la
madre di mia moglie cavolo!”
Finora non avevo
mai tradito mia moglie anche se di occasioni nel mio
lavoro ne avevo avute eccome! Ma Bea avrebbe potuto
mettere la mano sul fuoco sulla mia onestà. Certo
ultimamente le cose erano cambiate, Bea del resto, a
causa della perdita del padre, non era più la stessa.
L’amore lo facevamo raramente e senza coinvolgimento, e
di rimando le mie difficoltà sessuali iniziavano ad
essere così evidenti che, d’accordo con Bea, ci siamo
presi una pausa astenendoci da qualsiasi effusione nella
speranza che il tempo avrebbe ridato a me la
concentrazione necessaria e a lei un pizzico di
esuberanza persa in chissà quale angolo della sua mente.
Sollevato dall’incombenza mi sono concentrato sul
lavoro, convinto comunque che quella non fosse stata la
soluzione al problema, ma la causa di un altro dilemma
ben più tragico. Mi illudevo che l’assenza totale di
sesso avrebbe messo ordine ai miei pensieri e mi avrebbe
in qualche modo distolto da quei desideri che
consideravo sporchi, osceni ed immorali. Siamo
andati avanti per un periodo piuttosto lungo quando Bea,
per dovere coniugale o forse provata più di me per
quell’astinenza, ha tentato di ristabilire la vecchia
intesa, indossando la sua meravigliosa lingerie sexy e
non risparmiandosi in baci e carezze: “Amore se non te
la senti rimandiamo, io so aspettare.” Davanti a quelle
parole piene di tenerezza ogni volta tentavo di
riscattarmi con il minimo sindacale, ma il risultato
purtroppo risultava a dir poco penoso. Era evidente che
avessi un blocco dovuto per certi versi alla freddezza
iniziale di Bea dopo il tragico evento e di contro alla
disinvoltura di sua madre che non perdeva occasione di
stare sempre e comunque al centro dell’attenzione.
Sì ovvio c’era un problema da risolvere e con Bea ne
parlavamo spesso. Certo avrei dovuto confessarle quale
fosse la vera natura del mio blocco, ma sinceramente non
me la sono sentita di dirle a chiare lettere che il mio
desiderio correva verso altri lidi. E poi cosa avrei
dovuto dirle che nei nostri momenti pensavo a sua madre?
Ma Bea era una donna che non si arrendeva facilmente per
cui per sua iniziativa ci siamo sottoposti per due
sedute ad una terapia di coppia senza però che venisse
fuori la vera causa del problema. Mi vergognavo come un
ladro e avevo difficoltà ad ammettere, perfino a me
stesso, che quell’insana e martellante attrazione mi
aveva reso sordo ed indifferente ad ogni tipo di
desiderio verso mia moglie.
Oggi, a conoscenza
dei fatti, credo che Bea fosse mossa non tanto da
sospetti nei miei confronti, ma da un puro e semplice
senso di colpa e soprattutto dal timore che io venissi a
conoscenza di un particolare che al tempo ignoravo.
Comunque dopo quelle due sedute abbiamo interrotto
la terapia perché convinti che la soluzione fosse a
portata di mano. E in quel caso la molla è scattata
improvvisamente quando un pomeriggio, vedendo sullo
stendino le mutandine di pizzo nero di sua madre ad
asciugare, per gioco ho proposto a mia moglie di
indossarle. Bea mi ha guardato allibita, ma poi credendo
fosse un gioco innocente ha acconsentito. Morale della
favola siamo finiti in camera da letto e Bea alla fine,
letteralmente sbalordita, mi ha fatto i complimenti per
la ritrovata eccitazione, l’intensità e l’insolita
durata del rapporto. Convinta che la causa fosse stata
semplicemente la novità di quelle mutandine mi ha
chiesto se non fosse giunta l’ora di rinnovare il suo
guardaroba di biancheria intima.
Abbiamo ripetuto
per diverse volte quel gioco malizioso e sempre con lo
stesso ottimo risultato. “Potevi dirmelo che sarebbero
bastate un paio di banali mutandine!” Bea contenta per
la nuova armonia non mancava di sottolineare la cosa,
non pensando affatto che le mie fantasie non si
limitavano a quel pezzo di stoffa, ma tramite il quale
permettevo alla mia immaginazione di calarmi in un mondo
sconosciuto e trasgressivo mai esplorato prima.
Lei non si rendeva conto di quanto fosse pericoloso quel
gioco, tanto che, non avendo potuto per impegni di
lavoro fare lo shopping promesso, una sera in casa da
soli si è presentata con una vestaglia nera di seta, un
paio di scarpe argentate da sera, un filo di perle,
calze nere e reggicalze, tutto appartenente a sua madre.
A vederla così, sono rimasto totalmente inebetito e allo
stesso tempo imbarazzato perché, pur essendo tutto
perfetto, tutto meravigliosamente erotico, ciò che
strideva in quella figura sensuale era il contenuto,
ossia Beatrice. Tuttavia, non mettendo più limiti, per
tutta la durata del rapporto, ho immaginato di fare
l’amore con sua madre fantasticando di accarezzare il
suo seno, entrare tra le sue cosce e, senza farmi capire
da lei, pronunciando sottovoce il nome di mia suocera.
Ero ad un bivio, mia moglie continuava ad
accontentarmi, ma per me era arrivato il momento di
capire bene quello che mi stesse succedendo. Nei giorni
successivi mi sono immerso in varie letture leggendo le
tesi più disparate ossia che quel piacere riflesso non
fosse dettato dal desiderio di fare l’amore con mia
suocera, ma di desiderare mia moglie ad immagine e
somiglianza di mia suocera. Ma allo stesso tempo ho
capito che ogni ossessione, e quella decisamente lo era,
andasse combattuta con le armi del desiderio stesso.
Ormai non potevo più mentire a me stesso e il mio
stato d’animo via via andava peggiorando soprattutto
quando la sera mia suocera usciva con le amiche ed io
rimanendo in casa con Bea pensavo a lei e cosa stesse
facendo. Insomma stavo diventando geloso e mai avrei
sopportato di vederla tra le braccia di un altro senza
che prima avessi in qualche modo tentato un minimo
approccio. Certo la cosa era alquanto pericolosa, me ne
rendevo conto, e finora la mia tattica era stata quella
dell’attesa convinto che prima o poi sarebbe capitata
l’occasione sperata. Più volte pensavo a quella volta
della fermata dell’autobus convinto che se fosse
accaduta di nuovo non avrei avuto dubbi su come
comportarmi.
E l’occasione è arrivata qualche
settimana dopo, quando mia moglie per motivi di lavoro
si è assentata per due giorni. A cena con mia suocera
non ho aspettato un secondo di più e seppur imbarazzato
le ho confessato quello che mi stava accadendo non
trascurando il particolare delle mutandine ormai
elemento propedeutico e indispensabile per la buona
riuscita del rapporto con sua figlia. Lei dapprima ha
sorriso e tergiversando mi ha chiesto quale delle tante
mutandine avvampassero i miei desideri, ma poi da donna
esperta e maliziosa ha spostato l’argomento sulla
differenza di età tra lei e sua figlia giurandomi che
non avrebbe mai pensato che la scelta fosse
incredibilmente ricaduta su di lei, pur sempre una
signora di 57 anni.
Beh certo razionalmente non
sapevo come giustificare la cosa e di certo non potevo
darle torto, ho cercato di cucire due frasi all’istante
dicendole che il desiderio in quanto irrazionale sfugge
a certe regole. “Lorenzo, fammi capire, non fai l’amore
con tua moglie e la causa sarebbe una donna con venti
anni di più sulle spalle?” Non riusciva a capacitarsi:
“Gli uomini sono davvero strani!” Ero imbarazzato e
credevo che quella serata, immaginata con altri
risvolti, fosse finita con quella frase, ma mi sbagliavo
perché subito dopo, forse fiera per quella insolita
attenzione, ha preteso un brindisi e poi incollando il
suo sguardo al mio, come in una scena da film in cui
ovviamente era la sola protagonista, si è alzata da
tavola e sollevando il vestito con estrema cura e
lentezza ha fatto due passi verso di me mostrarmi nel
contempo le mutandine che aveva indosso: “Sono queste
per caso?” La sua voce roca e sussurrata ha fatto il
resto ed io eccitatissimo le ho risposto che visto che
con Bea facevamo l’amore al buio avrei dovuto almeno
toccarle per rendermene conto. Al mio rilancio non si è
scomposta, mi è venuta vicino e dato che entrambi
sapevamo benissimo che quel pezzo di stoffa era solo un
pretesto, mi ha offerto tutto quello che c’era da
offrire in quel momento scostando il pizzo e lasciando
che le mie dita esplorassero la sua nuda sensualità.
Raffaella 57 anni, vedova, suocera, una cascata di
capelli neri, bocca carnosa, seno abbondante, pube
completamente liscio, cosce provocanti... Un vortice di
pensieri frullava impazzito nella mia mente e nelle mie
mani stupite per quella sensualità e per quel corpo così
disponibile. La mia eccitazione era evidente e lei se ne
accorta immediatamente, mi ha preso per mano e guidato
in camera sua al piano superiore, in modo che se fosse
tornata all’improvviso Bea avremmo avuto tutto il tempo
per dissipare il minimo sospetto. “Sai che le
precauzioni non sono mai troppe.” Così dicendo ha
appoggiato delicatamente in sequenza i piedi sul bordo
del letto e si è tolta lentamente entrambe le calze e
poi con fare malizioso le mutandine: “Con la
proprietaria in carne ed ossa non credo che tu ne abbia
bisogno…” No, in effetti, non ne avevo bisogno!
Distesi sul letto ci siamo fusi in un intenso bacio
prolungato mentre i nostri corpi premevano vogliosi.
L’ho stretta forte e il mio cuore è sobbalzato di gioia
quando lei ha risposto alle mie carezze invitandomi con
passione nelle sue grazie.
Oh sì certo per un
attimo ho pensato che fossi ancora in tempo, stavo per
far l’amore con la madre di mia moglie, qualcosa che si
vede solo su Youporn, ero lì tra le sue gambe, sulla
soglia del suo piacere disponibile e bollente e mancava
meno di una briciola di pane, cosa avrei dovuto fare? È
stato più forte di me e mi sono lasciato guidare
dall'istinto di maschio e dal profumo di quel nettare
che copioso mi reclamava. Pensavo che fosse solo uno
sfizio, qualcosa che al mondo succede a pochi eletti e
poi sarebbe tornato tutto come prima. A quel punto mi
sono liberato e senza alcuna resistenza da parte sua
sono scivolato dentro facendo l’amore per diverse ore.
Mai avevo creduto che l’amore fosse anche trasgressione
pura senza altro tipo di coinvolgimento tanto da farmi
diventare un amatore instancabile. E quando lei mi
urlava di non smettere sentivo il bisogno di penetrarla
ancora più a fondo, sprofondando in quel mare proibito,
e per la prima volta nella mia vita ho sentito netta e
chiara la differenza tra maschio e femmina. Sì lo
ammetto, c’è stato anche un attimo di ripensamento, ma
lei mi ha stretto forte il viso con le mani e fondendo
il suo sguardo voglioso e implorante col mio mi ha
detto: “Chiamami Bea e non ci pensare.”
Distesi
sul letto mentre l’alba entrava dalle finestre ci siamo
baciati intensamente e quel bacio ha avuto un
significato del tutto diverso dal sesso che avevamo
fatto per ore. Ebbene sì, non era la fine di una notte
di sesso con una suocera, non era la trasgressione di
aver fatto l’amore con la madre di mia moglie, ma
l’inizio di una nuova relazione. Lei non mi ha chiesto
nulla, conosceva i tempi e da donna esperta sapeva
quando parlare o tacere. Mi sono alzato, sono andato in
bagno e guardandomi allo specchio ho sentito nella mia
bocca l’acido sapore del tradimento. Nonostante questo
sono tornato nella stanza da letto determinato a non
sprecare neanche un secondo di quella pazza giornata.
Lei mi ha accolto nuovamente come se fosse stata la sua
prima volta ed abbiamo continuato a fare l’amore fino a
quando verso le undici del mattino non abbiamo sentito
il rumore dell’auto di Bea che entrava nel giardino.
Da quel momento la mia unica domanda era chissà cosa
avesse pensato Bea se per qualche motivo avesse scoperto
la nostra relazione. Non mi davo pace perché sicuramente
le sarebbe crollato il mondo addosso, tradita dalle due
persone che amava di più nella sua vita e di cui si
fidava ciecamente. Non so se questa sia la cosa peggiore
che un marito possa fare a sua moglie o che una madre
possa fare a sua figlia, ma la nostra attrazione andava
oltre il buon senso tanto che da quella volta coglievamo
ogni momento per stare insieme o solo per baciarci
quando Bea era nel suo studio, in cucina o in bagno
nella doccia. Due pomeriggi a settimana uscivamo
separati e ci vedevamo in un motel della zona, un giorno
a settimana andavo a lavoro tardi oppure uscivo prima
per trovarla sola a casa nel pomeriggio, ma a lei non
bastava per sentirsi totalmente femmina ed amata per cui
tutti i martedì sera, mettendo le scuse più disparate,
andavamo a cena fuori in un ristorante molto intimo.
Nonostante la differenza di età ci comportavamo come due
fidanzati, lei per paura di apparire troppo più grande
di me indossava vestiti corti da adolescente ma mai
dimenticando quelle mutandine di pizzo che avevano
suggellato in qualche modo la nostra storia.
Sì
certo quando eravamo soli ci capitava di parlare di Bea,
del resto non eravamo due persone ciniche e ci
dispiaceva enormemente farle del male, immaginavamo la
sua reazione e come ci saremmo comportati di
conseguenza, ma allo stesso tempo eravamo così
innamorati che nulla avrebbe potuto interrompere quella
folle relazione: “Ti amo Lorenzo, non è colpa mia se mi
sono innamorata del marito di mia figlia.” Ed io
rispondevo allo stesso modo convinto che l’amore
giustificasse ogni tipo di comportamento.
Spinto
da Raffella cercavo comunque di onorare il talamo
nuziale: “Lorenzo devi farla sentire una regina e non
deve avere alcun sospetto.” Aveva ragione Raffaella,
sarebbe bastato il minimo sospetto per interrompere quel
momento magico, ma le difficoltà con Bea erano così
evidenti che nessun afrodisiaco avrebbe potuto
rigenerare la mia libido tanto meno le mutandine della
suocera. Constatare che anche quel pezzo di stoffa non
procurasse più effetto era stato così doloroso per Bea
che dopo qualche settimana non aveva potuto fare a meno
di porgermi la fatidica domanda: “Lorenzo, hai
un’altra?” Beh sì me lo dovevo aspettare, ma, nonostante
le innumerevoli prove davanti allo specchio in cui avevo
risposto in maniera convincente, davanti allo sguardo
diretto di Bea ho fatto scena muta. “Chi tace
acconsente! Ma sappi che io non voglio perderti e farò
di tutto perché non succeda.” A quel punto ho recuperato
la parola e d’accordo con Raffaella ho risposto: “Tesoro
mi sono messo in un casino tremendo, ma anche io non
voglio perderti. Ti amo!” Quel ti amo ha alleggiato
nell’aria per qualche secondo e senza alcun effetto
tanto che mi ha chiesto: “Chi è?” La scusa concordata
con mia suocera consisteva nel dirle che si era trattato
di una sbandata per una collega più giovane, ma che
nello stesso tempo stavo chiudendo. Lei a quel punto non
si è persa d’animo e con amaro sarcasmo mi ha detto:
“Anche a lei fai mettere le mutandine della madre?” Qui
ho risposto la verità: “No, non servono.”
La sera
stessa abbiamo toccato di nuovo l’argomento: “Lorenzo è
anche colpa mia sai, negli ultimi mesi ti ho trascurato
e soprattutto ti ho imposto la presenza di mia madre qui
in casa.” Oddio non sapevo cosa rispondere, ma alla fine
ho messo insieme due parole: “Tranquilla amore è una
cosa da niente, passerà e tua madre non è stato mai un
problema. Vedrai ci saranno tempi migliori. Anche io non
voglio perderti.” Beh si mi ero comportato da ipocrita,
ma piuttosto che ferirla volevo che credesse ciecamente
alla storia della collega giovane. Quella notte abbiamo
dormito abbracciati promettendole più volte che avrei
interrotto quella relazione.
Ma quella promessa è
durata poche ore. Raffaella al mattino soli in casa non
ha potuto non chiedermi: “Stanotte vi ho sentito
parlare…” Beh sì era gelosa ed aveva paura che dopo
quella fitta conversazione notturna ci avessi ripensato.
Per saggiare le mie intenzioni si era presentata con una
mise tutta nuova mettendo in evidenza le sue
trasparenze. Abbiamo fatto l’amore lì all’istante in
cucina. Lei distesa sul tavolo ed io in piedi tra le sue
gambe. Cosa che non avevo mai fatto con sua figlia! Lei
mi conquistava con le armi della seduzione, ma anche
convincendomi che fosse meglio scopare lei che altre,
così almeno tutto sarebbe rimasto in casa. Adoravo la
sua spregiudicatezza e il suo saper vivere con
naturalezza, del resto per lei scoparsi in gran segreto
il marito di sua figlia non era affatto un problema o
quanto meno alla stessa stregua di quanto io scopassi la
madre di mia moglie!
Ero pazzo di lei, Raffaella
giustificava i miei continui regali inventandosi un
fantomatico ammiratore facoltoso di Varese e non passava
giorno che non facessimo l’amore nelle circostanze più
strane e nei ritagli di tempo più assurdi. Con il suo
sesso sempre pronto e disponibile e il mio, sollecitato
da quel magnetismo, era sufficiente che Bea facesse
qualche minuto di ritardo dal lavoro oppure facesse la
doccia per perderci in baci, carezze e vere e proprie
sveltine da record.
Comunque con Bea il primo
passo era stato fatto. La scusa che avessi perso la
testa per un’altra o quanto meno che fosse una storia di
poco conto aveva funzionato. Non passava giorno che Bea
premurosa non mi chiedesse come andassero le cose e
soprattutto se fossero cambiati i miei sentimenti per
lei. Insomma mi lasciava tempo per riflettere e
districarmi da quella situazione ossia pane per i miei
denti e quelli di Raffaella perché entrambi non avremmo
voluto pregiudicare il mio rapporto con Bea. Insomma sia
io che Raffaella avremmo voluto che la nostra storia
corresse parallela al mio matrimonio senza minimamente
intaccarlo. Ci stava bene così e il futuro non era certo
una nostra prerogativa. Del resto ci eravamo calati in
un guaio senza soluzione perché anche se avessi lasciato
Bea, Raffaella non avrebbe mai potuto lasciare sua
figlia!
Le cose andarono avanti per qualche altro
mese finché una mattina di Luglio ho trovato sul tavolo
della colazione una rosa gialla e una lettera:
“Caro Lorenzo, avrei voluto parlarti, ma non ce l’ho
fatta. Quando leggerai questa lettera io sarò in
viaggio, il lavoro mi porta a Bruxelles, ma non sarà la
mia solita trasferta perché ho intenzione di fermarmi lì
almeno per qualche mese. Dai non fare quella faccia
stupita, sai benissimo cosa mi abbia spinto a prendere
questa decisione. Devo ammettere che non me ne sono
accorta subito, ma mai avrei immaginato che la scusa
della collega giovane fosse solo un pretesto per
allontanare i sospetti da mia madre.
Giuro mai
ci avrei pensato che quel gioco innocente delle
mutandine fosse una tua vera e propria ossessione. Sai
cosa mi fa più male? Non tanto il dover ammettere di
aver fallito come moglie, avendo tu scelto un’altra
donna, ma il fatto, per circostanze che comprendo
benissimo, di non aver potuto condividere il dolore che
mi ha provocato la vostra relazione. Anche se non
facevamo più l’amore ero convinta che prima o poi ti
avrei recuperato, finché una sera tornando a casa senza
la mia macchina ho sentito quegli inconfondibili gemiti
di amore. Sai nella mia ingenuità ho pensato subito a
mia madre che si era portata uno dei suoi tanti amanti a
casa, ma poi quando sono salita in mansarda per
origliare meglio mi si è aperto un mondo per poi dopo
alcuni secondi crollare rovinosamente fino a rendermi
conto che quei sospiri maschili non erano di un amante
sconosciuto, ma di mio marito! Per non farmi
accorgere sono scesa e uscita di nuovo in giardino, lì
ho iniziato a piangere disperata aspettando la fine dei
vostri comodi.
Ti rendi conto? Avevo la rivale in
casa e non me ne ero accorta e di quei tanti fantomatici
amanti dei quali mia madre si vantava non erano tanti,
ma uno solo che portava il tuo nome! Non è stato
facile ammettere a me stessa che quello che tu
desideravi maggiormente non erano quelle stupide
mutandine, ma il suo contenuto! Credevo davvero ad un
gioco erotico, tramite il quale ti accontentavo
volentieri vista la tua passione di maschio! Che scema a
non accorgermi prima! Avrei dovuto pensarci perché non
si è sedotti da uno stupido pezzo di stoffa se nel
profondo non si è attratti da una perversione ben più
preoccupante.
Almeno questo è stato il mio
pensiero iniziale e nonostante la tragica scoperta ero
ancora convinta che ti avrei recuperato. Ho fatto finta
di nulla e osservandovi cercavo di convincermi che fosse
solo un’attrazione fisica. Davanti a me però mi sono
resa conto di avere due innamorati che coglievano ogni
attimo per dichiararselo con gli sguardi e le
attenzioni. Credi che non me ne sia accorta dei vostri
ardenti baci mentre ero nello studio di casa a lavorare?
Oppure a cena con i vestiti di mamma sempre più
spregiudicati! Dio sa quanto avrei potuto competere
rubandole il tuo sguardo, ma lei non era una semplice
rivale come avevo sperato sin dall’inizio. Una moglie
del resto può ricoprire il ruolo d’amante ma non quello
di una suocera, e di fatto la mia sarebbe stata una
battaglia persa.
Da lì è maturata l’idea di
andare via e lasciarvi campo libero. Niente male direi
perché in un colpo solo ho perso sia mio marito che mia
madre. Ti rendi conto? Ma il mondo va come deve andare.
Mamma è ancora una bella donna e so che oltre al sesso
ti renderà felice. Forse tu ti starai sorprendendo
del mio tono comprensivo e pacato, ebbene sì Lorenzo,
nonostante mi sia sentita sola e persa, non vi biasimo e
non vi condanno, perché anche io ho qualcosa da
confessarti. Ricordi quando è venuta a mancare tua
madre? Noi eravamo appena sposati, il nostro idillio era
qualcosa di stupendo e clamoroso, tu mi avevi portata al
culmine della felicità in soli tre mesi ed è forse per
quel troppo amore che ho pensato bene di essere una
persona importante per la tua famiglia. In fin dei conti
ero rimasta l’unica donna e tuo fratello Marco essendo
più giovane non riusciva ad elaborare la scomparsa di
tua madre. Si prendeva le colpe di non esserle stato
vicino nell’ultimo periodo, non capendo la gravità della
situazione. Al tempo ancora studiava all’università, ma
stravolto dal dolore le sue intenzioni erano quelle di
abbandonare gli studi. Facendo giurisprudenza ed io
conoscendo la materia all’inizio cercavo di stimolarlo
dandogli qualche breve ripetizione. Te ne parlavo
ricordi? Ovviamente non ti dicevo tutto. Tuo padre non
era mai in casa ed io andavo a trovare Marco quasi ogni
giorno dopo il lavoro. Ebbene sì Lorenzo dopo qualche
settimana seduti sul divano della sala da pranzo, lui mi
ha fissata intensamente e poi come se tra noi ci fosse
una calamita ci siamo prima abbracciati e poi baciati.
È stato solo un bacio, ma per lui ha significato
molto. Abbiamo continuato a frequentarci con la promessa
che non sarebbe più accaduto. Ed in effetti fino alla
morte di mio padre tra noi c’è stata solo tanta
tenerezza e nulla più. Mi sentivo in colpa non tanto per
quel bacio, ma perché tenendoti nascosta quella
frequentazione presupponevo che prima o poi avrei
ceduto. Lui del resto non nascondeva di amarmi. Insomma
sono andata avanti finché la scomparsa di mio padre ha
cambiato le carte in tavola. Non so, forse se in quel
periodo ti avessi sentito più vicino non sarebbe
successo e invece è successo. È successo proprio il
giorno dopo la storia delle mutandine di mia madre,
scusa ma era per me un fatto così insolito che non mi
sono trattenuta. Ne ho parlato con Marco e lui mi ha
fatto capire quanto tu non avessi più stimoli per me
dicendomi che a lui non servivano di certo gli slip di
una suocera per desiderarmi. Insomma abbiamo fatto
l’amore quel giorno e il giorno dopo, e poi ancora.
Combattuta e confusa per quanto mi stesse accadendo,
facevo l’amore con lui nel pomeriggio e nel contempo
cercavo di farmi desiderare da te la sera, ma come sai
con scarso successo. Gli raccontavo tutto ed ero
combattuta, lui mi pressava, mi diceva di lasciarti
perché tra noi non ci sarebbe stato più futuro.
Ovvio sì era anche colpa mia, la morte di mio padre però
non era la sola causa della mia freddezza e in un certo
senso mamma è stata per me un’ancora di salvezza.
Nonostante questo però non volevo perderti. Quando mi
hai raccontato la storia della collega mi sono sentita
quasi sollevata, perché avrei potuto portare avanti e
parallele le due situazioni, ma mai e poi mai avrei
pensato che l’oggetto del tuo desiderio o peggio della
tua distrazione sentimentale fosse lei. Capisci bene che
quando quella sera tornando a casa vi ho scoperto le
cose si sono complicate. Facevo finta di niente, ma era
troppo evidente la vostra attrazione, quei baci rubati
in corridoio e le scopate veloci nella sua camera. Non
riuscivate a trattenervi, eppoi mamma vestita in quel
modo in casa! Altro che imprenditore di Varese! Il fatto
che io facessi finta di non accorgermi vi ha reso così
audaci che hai cominciato a frequentarla anche di notte!
Nonostante tutto ho cercato di bere ogni tua e sua
bugia, ma durante l’ultimo periodo il problema per me
non era tanto la vostra relazione, ormai conclamata, ma
il timore di non farmi accorgere che sapevo. A quel
punto non potendo giustificare tutta la mia
accondiscendenza avrei dovuto confessarne il vero
motivo. Ci ho pensato sai, ma non ce l’ho fatta! Che
razza di storia avremmo vissuto e che ne sarebbe stato
dei nostri meravigliosi sette anni insieme? L’unica via
d’uscita era farmi da parte e voltare pagina. Forse
tu ora starai leggendo questa mia lettera assieme a mia
madre proprio nel momento in cui io sono in volo in
compagnia dell’uomo che mi ha consolata in questi ultimi
mesi e che tu immagini chi possa essere. Tua per
sempre Beatrice.”
*****
Sono
passati undici mesi da quella lettera, io e Raffaella
stiamo ancora insieme, a lei manca la figlia, ma
nonostante questo l’intensità del nostro rapporto non si
è affievolito di un grado. Il sesso con lei è qualcosa
di meraviglioso e mai ci rinuncerei anche se
nell’eventualità più remota dovessi tornare insieme a
Beatrice. Raffaella per amore di sua figlia spera che
un giorno o l’altro possa succedere, ma ogni santo
giorno, quando guardo mia suocera, mi dico che la mia
enorme grande cazzata l’ho fatta sette anni fa quando
sono andato a casa loro e con uno stupido mazzo di rose
in mano ho chiesto la mano di Bea. Dovevo immaginare sin
da subito che Raffaella fosse la donna della mia vita e
quella che avrei dovuto sposare al posto di sua figlia.
La mia voce vibrava dall’emozione ed avrei dovuto capire
che la causa di quell’emozione non erano le formalità di
rito, l’anello, la promessa di matrimonio, ma la
presenza di quella donna che immediatamente ha
calamitato il mio sguardo. Certo quel pensiero non mi è
stato chiaro sin da subito, ma ricordo ancora il pranzo,
lo spumante, il brindisi con suo padre che faceva
battute sui tanti marmocchi che sarebbero venuti e il
mio stato d’animo quando inavvertitamente la gamba di
Raffaella ha sfiorato il mio ginocchio.
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RACCONTO DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO Tatyana Nevmerzhytska
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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