|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY
RACCONTI D'AUTORE
INTERVISTE
IMPOSSIBILI
Mia suocera Raffaella
Adamo Bencivenga
.Mi chiamo Lorenzo, ho 43 anni e vivo a
Roma in un complesso residenziale vicino al mare. Con mia moglie
Beatrice ci siamo sposati sette anni fa dopo appena tre mesi di
fidanzamento, è stato letteralmente un colpo di fulmine…
.
Mi chiamo Lorenzo, ho 43 anni
e vivo a Roma in un complesso residenziale vicino al
mare. Sono un architetto e dopo anni di gavetta
finalmente ho uno studio di progettazione tutto mio. Ho
due assistenti e una segretaria. Insomma non mi posso
lamentare, vivo in una bella casa a due livelli di
cinque stanze, ho una bella macchina tedesca e, fino a
poco tempo fa, avevo la fortuna di avere accanto
Beatrice, la mia bellissima moglie di cinque anni più
giovane. Non abbiamo avuto figli per scelta, lei è una
donna in carriera e non ha voluto trascurare il suo
lavoro di avvocato.
Con Beatrice ci siamo sposati
sette anni fa dopo appena tre mesi di fidanzamento, è
stato letteralmente un colpo di fulmine! L’ho conosciuta
durante una gita in barca organizzata da un nostro amico
in comune e da quel giorno non ci siamo più lasciati.
Insomma un matrimonio felice, le voglio ancora un mondo
di bene e credo anche lei me ne voglia altrettanto!
Insomma non ci mancava nulla, compresi viaggi da sogno,
vacanze in posti esotici, serate al circolo di tennis,
cene con gli amici e l’amore perfetto almeno due volte a
settimana.
Non potevo sperare di meglio, sembrava
quasi una favola, ma come in tutti le favole prima o poi
arriva il lupo cattivo. E in questo caso il lupo cattivo
è stata la morte prematura di mio suocero, un male
incurabile lo ha portato via in quattro mesi. Da quel
giorno le cose sono cambiate repentinamente perché mia
moglie, figlia unica, affranta e sconvolta dal dolore,
si è chiusa in se stessa trascurando lavoro, matrimonio
e vita sociale. Ma il problema principale è stato quando
dopo qualche settimana dal tragico evento si è sentita
in dovere di ospitare a casa nostra sua madre Raffaella.
Mia suocera, per non sentirsi sola e per stare
più vicino alla figlia, ha accettato volentieri di
vivere con noi ed a parte le prime settimane di lutto,
devo dire ha superato senza troppi problemi l’assenza
del marito rivelandosi con i suoi 57 anni e l’aspetto
giovanile, una donna gioiosa, sempre di buon umore ed
estremamente socievole. Impeccabile e curata ha cercato
sin da subito di risollevare l’umore della nostra casa
non disdegnando battute su ogni tipo di argomento anche
sessuale e anche in presenza della figlia.
Una
sera a cena dopo appena un mese di lutto con
disinvoltura ci ha confessato di aver bisogno di un uomo
e che finora le uscite del sabato sera con le amiche non
avevano dato alcun effetto. Sua figlia scandalizzata
quella sera ha provato più volte a cambiare discorso, ma
lei forse inconsapevolmente è tornata con leggerezza
sull’argomento lamentandosi sulle reali intenzioni degli
uomini di oggi che a suo parere si limitano ad un
corteggiamento sterile e fine a se stesso.
Lo
confesso! La cosa non mi ha lasciato indifferente. La
leggerezza di una donna di una certa età che ammette
senza peli sulla lingua le sue esigenze, diciamo anche
per puro divertimento e senza alcuna pretesa di
impegnarsi sentimentalmente, ha avuto per me l’effetto
di un sasso nello stagno provocandomi sin da subito un
certo disordine mentale. Totalmente diversa dalla
figlia ammiravo in lei la capacità di vivere la propria
femminilità alla luce del giorno e, non avvertendo
affatto il peso degli anni, curava con estrema
attenzione il suo corpo facendo palestra, andando in
piscina e ciliegina sulla torta passando ore in un
centro estetico.
Per settimane ho iniziato a
fantasticare tanto che, nei momenti intimi con Beatrice,
dopo quella ammissione di quella sera, il pensiero
andava spontaneamente a sua madre. Per certi versi la
ritenevo molto più giovane della figlia chiedendomi a
volte come fosse possibile che Bea fosse davvero sua
figlia. Una sera tornando a casa il caso ha voluto
che la incontrassi alla fermata dell’autobus, le ho
offerto un passaggio e in auto, guardandole le gambe,
più volte mi sono chiesto come avrebbe reagito se avessi
fermato la macchina e tentato un minimo approccio.
Sconvolto da quei pensieri e lottando strenuamente
contro la mia fantasia mi ripetevo: “È la madre di mia
moglie cavolo!”
Finora non avevo mai tradito mia
moglie anche se di occasioni nel mio lavoro ne avevo
avute eccome! Ma Bea avrebbe potuto mettere la mano sul
fuoco sulla mia onestà. Certo ultimamente le cose erano
cambiate, Bea del resto, a causa della perdita del
padre, non era più la stessa. L’amore lo facevamo
raramente e senza coinvolgimento, e di rimando le mie
difficoltà sessuali iniziavano ad essere così evidenti
che, d’accordo con Bea, ci siamo presi una pausa
astenendoci da qualsiasi effusione nella speranza che il
tempo avrebbe ridato a me la concentrazione necessaria e
a lei un pizzico di esuberanza persa in chissà quale
angolo della sua mente.
Sollevato dall’incombenza
mi sono concentrato sul lavoro, convinto comunque che
quella non fosse stata la soluzione al problema, ma la
causa di un altro dilemma ben più tragico. Mi illudevo
che l’assenza totale di sesso avrebbe messo ordine ai
miei pensieri e mi avrebbe in qualche modo distolto da
quei desideri che consideravo sporchi, osceni ed
immorali. Siamo andati avanti per un periodo
piuttosto lungo quando Bea, per dovere coniugale o forse
provata più di me per quell’astinenza, ha tentato vari
approcci, indossando la sua meravigliosa lingerie sexy e
non risparmiandosi in baci e carezze: “Amore se non te
la senti rimandiamo, io so aspettare.” Davanti a quelle
parole piene di tenerezza ogni volta tentavo di
riscattarmi con il minimo sindacale, ma il risultato
purtroppo risultava a dir poco penoso. Era evidente che
avessi un blocco dovuto per certi versi alla freddezza
iniziale di Bea dopo il tragico evento e di contro alla
disinvoltura di sua madre che non perdeva occasione di
stare sempre e comunque al centro dell’attenzione.
Sì ovvio c’era un problema da risolvere e con Bea ne
parlavamo spesso. Certo avrei dovuto confessarle quale
fosse la vera natura del mio blocco, ma sinceramente non
me la sono sentita di dirle a chiare lettere che il mio
desiderio correva verso altri lidi. E poi cosa avrei
dovuto dirle che nei nostri momenti pensavo a sua madre?
Ma Bea era una donna che non si arrendeva facilmente per
cui per sua iniziativa ci siamo sottoposti per due
sedute ad una terapia di coppia senza però che venisse
fuori la vera causa del problema.
Oggi, a
conoscenza dei fatti, credo che Bea fosse mossa non
tanti da sospetti nei miei confronti, ma da un puro e
semplice senso di colpa e soprattutto dal timore che io
venissi a conoscenza di un particolare che al tempo
ignoravo.
Comunque dopo quelle due sedute abbiamo
interrotto la terapia perché convinti che la soluzione
fosse a portata di mano. E in quel caso la molla è
scattata improvvisamente quando, vedendo sullo stendino
le mutandine di pizzo nero di sua madre ad asciugare,
per gioco ho proposto a mia moglie di indossarle. Bea mi
ha guardato allibita, ma poi credendo fosse un gioco
innocente ha acconsentito. Morale della favola siamo
finiti in camera da letto e Bea alla fine, letteralmente
sbalordita, mi ha fatto i complimenti per la ritrovata
eccitazione, l’intensità e l’insolita durata del
rapporto. Convinta che la causa fosse stata
semplicemente la novità di quelle mutandine mi ha
chiesto se non fosse giunta l’ora di rinnovare il suo
guardaroba di biancheria intima.
Abbiamo ripetuto
per diverse notti quel gioco malizioso e sempre con lo
stesso ottimo risultato. “Potevi dirmelo che sarebbero
bastate un paio di banali mutandine!” Bea contenta per
la nuova armonia non mancava di sottolineare la cosa,
non pensando affatto che le mie fantasie non si
limitavano a quel pezzo di stoffa, ma tramite il quale
permettevo alla mia immaginazione di calarmi in un mondo
sconosciuto e trasgressivo mai esplorato prima.
Lei non si rendeva conto di quanto fosse pericoloso quel
gioco, tanto che, non avendo potuto per impegni di
lavoro fare lo shopping promesso, una sera in casa da
soli si è presentata con una vestaglia nera di seta, un
paio di scarpe argentate da sera, un filo di perle,
calze nere e reggicalze, tutto appartenente a sua madre.
A vederla così, sono rimasto totalmente inebetito e allo
stesso tempo imbarazzato perché, pur essendo tutto
perfetto, tutto meravigliosamente erotico, ciò che
strideva in quella figura sensuale era il contenuto,
ossia Beatrice. Senza più limiti, per tutta la durata
del rapporto, ho immaginato di fare l’amore con sua
madre immaginando di accarezzare il suo seno, entrare
tra le sue cosce e, senza farmi capire da lei,
pronunciando sottovoce il nome di mia suocera.
Ero ad un bivio, mia moglie continuava ad accontentarmi,
ma per me era arrivato il momento di capire bene quello
che mi stesse succedendo. Nei giorni successivi mi sono
immerso in varie letture leggendo le tesi più disparate
ossia che quel piacere riflesso non fosse dettato dal
desiderio di fare l’amore con mia suocera, ma di
desiderare mia moglie ad immagine e somiglianza di mia
suocera. Ma allo stesso tempo ho capito che ogni
ossessione, e quella decisamente lo era, andasse
combattuta con le armi del desiderio stesso.
Ormai non potevo più mentire a me stesso e il mio stato
d’animo via via andava peggiorando soprattutto quando la
sera mia suocera usciva con le amiche ed io rimanendo in
casa con Bea pensavo a lei e cosa stesse facendo.
Insomma stavo diventando geloso e mai avrei sopportato
di vederla tra le braccia di un altro senza che prima
avessi in qualche modo tentato un minimo approccio.
Certo la cosa era alquanto pericolosa, me ne rendevo
conto, e finora la mia tattica era stata quella
dell’attesa convinto che prima o poi sarebbe capitata
l’occasione sperata. Più volte pensavo a quella volta
della fermata dell’autobus convinto che se fosse
accaduta di nuovo non avrei avuto dubbi su come
comportarmi.
E l’occasione è arrivata qualche
settimana dopo, quando mia moglie per motivi di lavoro
si è assentata per due giorni. A cena con mia suocera
non ho aspettato un secondo di più e seppur imbarazzato
le ho confessato quello che mi stava accadendo non
trascurando il particolare delle mutandine ormai
elemento propedeutico e indispensabile per la buona
riuscita del rapporto con sua figlia. Lei dapprima ha
sorriso e tergiversando mi ha chiesto quale delle tante
mutandine avvampassero i miei desideri, ma poi da donna
esperta e maliziosa ha spostato l’argomento sulla
differenza di età tra lei e sua figlia giurandomi che
non avrebbe mai pensato che la scelta fosse
incredibilmente ricaduta su di lei, pur sempre una
signora di 57 anni.
Beh certo razionalmente non
sapevo come giustificare la cosa e di certo non potevo
darle torto, ho cercato di cucire due frasi all’istante
dicendole che il desiderio in quanto irrazionale sfugge
a certe regole. “Lorenzo, fammi capire, non fai l’amore
con tua moglie e la causa sarebbe una donna con venti
anni di più sulle spalle?” Non riusciva a capacitarsi:
“Gli uomini sono davvero strani!” Ero imbarazzato e
credevo che quella serata, immaginata con altri
risvolti, fosse finita con quella frase, ma mi sbagliavo
perché subito dopo, forse fiera per quella insolita
attenzione, ha preteso un brindisi e poi incollando il
suo sguardo al mio, come in una scena da film in cui
ovviamente era la sola protagonista, si è alzata da
tavola e sollevando il vestito con estrema cura e
lentezza ha fatto due passi verso di me mostrarmi nel
contempo le mutandine che aveva indosso: “Sono queste
per caso?” La sua voce roca e sussurrata ha fatto il
resto ed io eccitatissimo le ho risposto che visto che
con Bea facevamo l’amore al buio avrei dovuto almeno
toccarle per rendermene conto. Al mio rilancio non si è
scomposta, mi è venuta vicino e dato che entrambi
sapevamo benissimo che quel pezzo di stoffa era solo un
pretesto, mi ha offerto tutto quello che c’era da
offrire in quel momento scostando il pizzo e lasciando
che le mie dita esplorassero la sua nuda sensualità.
Raffaella 57 anni, vedova, suocera, una cascata di
capelli neri, bocca carnosa, seno abbondante, pube
completamente liscio, cosce provocanti... Un vortice di
pensieri frullava impazzito nella mia mente e nelle mie
mani stupite per quella sensualità e per quel corpo così
disponibile. La mia eccitazione era evidente e lei se ne
accorta immediatamente, mi ha preso per mano e guidato
in camera sua al piano superiore, in modo che se fosse
tornata all’improvviso Bea avremmo avuto tutto il tempo
per dissipare il minimo sospetto. “Sai che le
precauzioni non sono mai troppe.” Così dicendo ha
appoggiato delicatamente un piede sul bordo del letto e
si è tolta lentamente entrambe le calze e poi con fare
malizioso le mutandine: “Con la proprietaria in carne ed
ossa non credo che tu ne abbia bisogno…” No, in
effetti, non ne avevo bisogno! Distesi sul letto ci
siamo fusi in un intenso bacio prolungato mentre i
nostri corpi premevano vogliosi. L’ho stretta forte e il
mio cuore è sobbalzato di gioia quando lei ha risposto
alle mie carezze invitandomi con passione nelle sue
grazie.
Oh sì certo per un attimo ho pensato che
fossi ancora in tempo, stavo per far l’amore con la
madre di mia moglie, qualcosa che si vede solo su
Youporn, ero lì tra le sue gambe e mancava meno di una
briciola di pane, cosa avrei dovuto fare? È stato più
forte di me e mi sono lasciato guidare dall'istinto di
maschio e dal profumo di quel nettare che copioso mi
reclamava. Pensavo che fosse solo uno sfizio, qualcosa
che al mondo succede a pochi eletti e poi sarebbe
tornato tutto come prima. A quel punto mi sono liberato
ed abbiamo fatto l’amore per diverse ore. Mai avevo
creduto che l’amore fosse anche trasgressione pura senza
altro tipo di coinvolgimento tanto da farmi diventare un
amatore instancabile. E quando lei mi urlava di non
smettere sentivo il bisogno di penetrarla e per la prima
volta nella mia vita sentivo netta e chiara la
differenza tra maschio e femmina. Sì lo ammetto, c’è
stato anche un attimo di ripensamento, ma lei mi ha
stretto il viso con le mani e fondendo il suo sguardo
voglioso e implorante col mio mi ha detto: “Chiamami Bea
e non ci pensare.”
Distesi sul letto mentre
l’alba entrava dalle finestre ci siamo baciati
intensamente e quel bacio ha avuto un significato del
tutto diverso dal sesso che avevamo fatto per ore.
Ebbene sì, non era la fine di una notte di sesso con una
suocera, ma l’inizio di una nuova relazione. Lei non mi
ha chiesto nulla, conosceva i tempi e sapeva quando
parlare o tacere. Mi sono alzato, sono andato in bagno e
guardandomi allo specchio ho sentito nella mia bocca
l’acido sapore del tradimento. Nonostante questo sono
tornato nella stanza da letto determinato a non sprecare
neanche un secondo di quella pazza giornata. Lei mi ha
accolto nuovamente come se fosse stata la sua prima
volta ed abbiamo continuato a fare l’amore fino a quando
verso le undici del mattino non abbiamo sentito il
rumore dell’auto di Bea che entrava nel giardino.
Da quel momento la mia unica domanda era chissà cosa
avesse pensato Bea se per qualche motivo avesse scoperto
la nostra relazione. Non mi davo pace perché sicuramente
le sarebbe crollato il mondo addosso tradita dalle due
persone che amava di più nella sua vita e di cui si
fidava ciecamente. Non so se questa sia la cosa peggiore
che un marito possa fare a sua moglie o che una madre
possa fare a sua figlia, ma la nostra attrazione andava
oltre il buon senso tanto che coglievamo ogni momento
per stare insieme o solo per baciarci quando Bea era nel
suo studio, in cucina o in bagno nella doccia. Due
pomeriggi a settimana uscivamo separati e ci vedevamo in
un motel della zona, un giorno a settimana andavo a
lavoro tardi oppure uscivo prima per trovarla sola a
casa, ma a lei non bastava per sentirsi totalmente
femmina ed amata per cui tutti i martedì sera, mettendo
le scuse più disparate, andavamo a cena fuori in un
ristorante molto intimo.
Sì certo quando eravamo
soli ci capitava di parlare di Bea, del resto non
eravamo due persone ciniche e ci dispiaceva enormemente
farle del male, immaginavamo la sua reazione e come ci
saremmo comportati di conseguenza, ma allo stesso tempo
eravamo così innamorati che nulla avrebbe potuto
interrompere quella folle relazione: “Ti amo Lorenzo,
non è colpa mia se mi sono innamorata del marito di mia
figlia.” Ed io rispondevo allo stesso modo convinto che
l’amore giustificasse ogni comportamento.
Spinto
da Raffella cercavo comunque di onorare il talamo
nuziale: “Lorenzo devi farla sentire una regina e non
deve avere alcun sospetto.” Aveva ragione Raffaella
sarebbe bastato il minimo sospetto per interrompere quel
momento magico, ma le difficoltà con Bea erano così
evidenti che nessun afrodisiaco avrebbe potuto
rigenerare la mia libido tanto meno le mutandine della
suocera. Constatare che anche quel pezzo di stoffa non
procurasse più effetto era stato così doloroso per Bea
che dopo qualche settimana non aveva potuto fare a meno
di porgermi la fatidica domanda: “Lorenzo, hai
un’altra?” Beh sì me lo dovevo aspettare, ma, nonostante
le innumerevoli prove davanti allo specchio in cui avevo
risposto in maniera convincente, davanti allo sguardo
diretto di Bea ho fatto scena muta. “Chi tace
acconsente! Ma sappi che io non voglio perderti e farò
di tutto perché non succeda.” A quel punto ho recuperato
la parola e d’accordo con Raffaella ho risposto: “Tesoro
mi sono messo in un casino tremendo, ma anche io non
voglio perderti. Ti amo!” Quel ti amo ha alleggiato
nell’aria per qualche secondo e senza alcun effetto
tanto che mi ha chiesto: “Chi è?” La scusa concordata
con mia suora consisteva nel dirle che si era trattato
di una sbandata per una collega più giovane, ma che
nello stesso tempo stavo chiudendo. Lei a quel punto non
si è persa d’animo e con amaro sarcasmo mi ha detto:
“Anche a lei fai mettere le mutandine della madre?” Qui
ho risposto la verità: “No, non servono.”
La sera
stessa abbiamo toccato di nuovo l’argomento: “Lorenzo è
anche colpa mia sai, negli ultimi mesi ti ho trascurato
e soprattutto ti ho imposto la presenza di mia madre qui
in casa.” Oddio non sapevo cosa rispondere, ma alla fine
ho messo insieme due parole: “Tranquilla amore è una
cosa da niente, passerà e tua madre non è stato mai un
problema. Vedrai ci saranno tempi migliori. Anche io non
voglio perderti.” Beh si mi ero comportato da ipocrita,
ma piuttosto che ferirla volevo che credesse ciecamente
alla storia della collega giovane. Quella notte abbiamo
dormito abbracciati promettendole più volte che avrei
interrotto quella relazione.
Ma quella promessa è
durata poche ore. Raffaella al mattino soli in casa non
ha potuto non chiedermi: “Stanotte vi ho sentito
parlare…” Beh sì era gelosa ed aveva paura che dopo
quella fitta conversazione notturna ci avessi ripensato.
Per saggiare le mie intenzioni si era presentata con una
mise tutta nuova mettendo in evidenza le sue
trasparenze. Abbiamo fatto l’amore lì all’istante in
cucina. Lei distesa sul tavolo ed io in piedi tra le sue
gambe. Cosa che non avevo mai fatto con sua figlia! Lei
mi conquistava con le armi della seduzione, ma anche
convincendomi che fosse meglio scopare lei che altre,
così almeno tutto sarebbe rimasto in casa. Adoravo la
sua spregiudicatezza e il suo saper vivere con
naturalezza del resto per lei scoparsi il marito di sua
figlia non era affatto un problema o quanto meno alla
stessa stregua di quanto io scopassi la madre di mia
moglie!
Ero pazzo di lei, Raffaella giustificava
i miei continui regali inventandosi un fantomatico
ammiratore facoltoso di Varese e non passava giorno che
non facessimo l’amore nelle circostanze più strane e nei
ritagli di tempo più assurdi. Con il suo sesso sempre
pronto e disponibile e il mio, sollecitato da quel
magnetismo, era sufficiente che Bea facesse qualche
minuto di ritardo dal lavoro oppure facesse la doccia
per perderci in baci, carezze e vere e proprie sveltine
da record.
Comunque con Bea il primo passo era
stato fatto. La scusa che avessi perso la testa per
un’altra o quanto meno che fosse una storia di poco
conto aveva funzionato. Non passava giorno che Bea
premurosa non mi chiedesse come andassero le cose e
soprattutto se fossero cambiati i miei sentimenti per
lei. Insomma mi lasciava tempo per riflettere e
districarmi da quella situazione ossia pane per i miei
denti e quelli di Raffaella perché entrambi non avremmo
voluto pregiudicare il mio rapporto con Bea. Insomma sia
io che Raffaella avremmo voluto che la nostra storia
corresse parallela al mio matrimonio senza minimamente
intaccarlo. Ci stava bene così e il futuro non era certo
una nostra prerogativa. Del resto ci eravamo calati in
un guaio senza soluzione perché anche se avessi lasciato
Bea, Raffaella non avrebbe mai potuto lasciare sua
figlia!
Le cose andarono avanti per qualche altro
mese finché una mattina di Luglio ho trovato sul tavolo
della colazione una rosa gialla e una lettera:
“Caro Lorenzo, avrei voluto parlarti, ma non ce l’ho
fatta. Quando leggerai questa lettera io sarò in
viaggio, il lavoro mi porta a Bruxelles, ma non sarà la
mia solita trasferta perché ho intenzione di fermarmi lì
almeno per qualche mese. Dai non fare quella faccia
stupita, sai benissimo cosa mi abbia spinto a prendere
questa decisione. Devo ammettere che non me ne sono
accorta subito, ma mai avrei immaginato che la scusa
della collega giovane fosse solo un pretesto per
allontanare i sospetti da mia madre.
Giuro mai
ci avrei pensato che quel gioco innocente delle
mutandine fosse una tua vera e propria ossessione. Sai
cosa mi fa più male? Non tanto il dover ammettere di
aver fallito come moglie avendo tu scelto un’altra
donna, ma il fatto, per circostanze che comprendo
benissimo, di non aver potuto condividere il dolore che
mi ha provocato la vostra relazione. Anche se non
facevamo più l’amore ero convinta che prima o poi ti
avrei recuperato, finché una sera tornando a casa senza
la mia macchina ho sentito quegli inconfondibili gemiti
di amore. Sai nella mia ingenuità ho pensato subito a
mia madre che si era portata uno dei suoi tanti amanti a
casa, ma poi quando sono salita in mansarda per
origliare meglio mi si è aperto un mondo per poi dopo
alcuni secondi crollare rovinosamente fino a rendermi
conto che quei sospiri maschili non erano di un amante
sconosciuto, ma di mio marito! Per non farmi
accorgere sono scesa e uscita di nuovo in giardino, lì
ho iniziato a piangere disperata aspettando la fine dei
vostri comodi.
Ti rendi conto? Avevo la rivale in
casa e non me ne ero accorta e di quei tanti fantomatici
amanti dei quali mia madre si vantava non erano tanti,
ma uno solo che portava il tuo nome! Non è stato
facile ammettere a me stessa che quello che tu
desideravi maggiormente non erano quelle stupide
mutandine, ma il suo contenuto! Credevo davvero ad un
gioco erotico, tramite il quale ti accontentavo
volentieri vista la tua passione di maschio! Che scema a
non accorgermi prima! Avrei dovuto pensarci perché non
si è sedotti da uno stupido pezzo di stoffa se nel
profondo non si è attratti da una perversione ben più
preoccupante.
Almeno questo è stato il mio
pensiero iniziale e nonostante la tragica scoperta ero
ancora convinta che ti avrei recuperato. Ho fatto finta
di nulla e osservandovi cercavo di convincermi che fosse
solo un’attrazione fisica. Davanti a me però mi sono
resa conto di avere due innamorati che coglievano ogni
attimo per dichiararselo con gli sguardi e le
attenzioni. Credi che non me ne sia accorta dei vostri
ardenti baci mentre ero nello studio di casa a lavorare?
Oppure a cena con i vestiti di mamma sempre più
spregiudicati! Dio sa quanto avrei potuto competere
rubandole il tuo sguardo, ma lei non era una semplice
rivale come avevo sperato sin dall’inizio.
Da lì
è maturata l’idea di andare via e lasciarvi campo
libero. Niente male direi perché in un colpo solo ho
perso sia mio marito che mia madre. Ti rendi conto? Ma
il mondo va come deve andare. Mamma è ancora una bella
donna e so che oltre al sesso ti renderà felice.
Forse tu ti starai sorprendendo del mio tono comprensivo
e pacato, ebbene sì Lorenzo, nonostante mi sia sentita
sola e persa, non vi biasimo e non vi condanno, perché
anche io ho qualcosa da confessarti. Ricordi quando
è venuta a mancare tua madre? Noi eravamo appena
sposati, il nostro idillio era qualcosa di stupendo e
clamoroso, tu mi avevi portata al culmine della felicità
in soli tre mesi ed è forse per quel troppo amore che ho
pensato bene di essere una persona importante per la tua
famiglia. In fin dei conti ero rimasta l’unica donna e
tuo fratello Marco essendo più giovane non riusciva ad
elaborare la scomparsa di tua madre. Si prendeva le
colpe di non esserle stato vicino nell’ultimo periodo,
non capendo la gravità della situazione. Al tempo ancora
studiava all’università, ma stravolto dal dolore le sue
intenzioni erano quelle di abbandonare gli studi.
Facendo giurisprudenza ed io conoscendo la materia
all’inizio cercavo di stimolarlo dandogli qualche breve
ripetizione. Te ne parlavo ricordi? Ovviamente non ti
dicevo tutto. Tuo padre non era mai in casa ed io andavo
a trovare Marco quasi ogni giorno dopo il lavoro. Ebbene
sì Lorenzo dopo qualche settimana seduti sul divano
della sala da pranzo, lui mi ha fissata intensamente e
poi come se tra noi ci fosse una calamita ci siamo prima
abbracciati e poi baciati.
È stato solo un
bacio, ma per lui ha significato molto. Abbiamo
continuato a frequentarci con la promessa che non
sarebbe più accaduto. Ed in effetti fino alla morte di
mio padre tra noi c’è stata solo tanta tenerezza e nulla
più. Mi sentivo in colpa non tanto per quel bacio, ma
perché tenendoti nascosta quella frequentazione
presupponevo che prima o poi avrei ceduto. Lui del resto
non nascondeva di amarmi. Insomma sono andata avanti
finché la scomparsa di mio padre ha cambiato le carte in
tavola. Non so, forse se in quel periodo ti avessi
sentito più vicino non sarebbe successo e invece è
successo. È successo proprio il giorno dopo la storia
delle mutandine di mia madre, scusa ma era per me un
fatto così insolito che non mi sono trattenuta. Ne ho
parlato con Marco e lui mi ha fatto capire quanto tu non
avessi più stimoli per me dicendomi che a lui non
servivano di certo gli slip di una suocera per
desiderarmi. Insomma abbiamo fatto l’amore quel giorno e
il giorno dopo, e poi ancora.
Combattuta e
confusa per quanto mi stesse accadendo, facevo l’amore
con lui nel pomeriggio e nel contempo cercavo di farmi
desiderare da te la sera, ma come sai con scarso
successo. Gli raccontavo tutto ed ero combattuta, lui mi
pressava, mi diceva di lasciarti perché tra noi non ci
sarebbe stato più futuro.
Ovvio sì era anche
colpa mia, la morte di mio padre però non era la sola
causa della mia freddezza e in un certo senso mamma è
stata per me un’ancora di salvezza. Nonostante questo
però non volevo perderti. Quando mi hai raccontato la
storia della collega mi sono sentita quasi sollevata,
perché avrei potuto portare avanti e parallele le due
situazioni, ma mai e poi mai avrei pensato che l’oggetto
del tuo desiderio o peggio della tua distrazione
sentimentale fosse lei. Capisci bene che quando quella
sera tornando a casa vi ho scoperto le cose si sono
complicate. Facevo finta di niente, ma era troppo
evidente la vostra attrazione, quei baci rubati in
corridoio e le scopate veloci nella sua camera. Non
riuscivate a trattenervi, eppoi mamma vestita in quel
modo in casa! Altro che imprenditore di Varese! Il fatto
che io facessi finta di non accorgermi vi ha reso così
audaci che hai cominciato a frequentarla anche di notte!
Nonostante tutto ho cercato di bere ogni tua e sua
bugia, ma durante l’ultimo periodo il problema per me
non era tanto la vostra relazione, ormai conclamata, ma
il timore di non farmi accorgere che sapevo. A quel
punto non potendo giustificare tutta la mia
accondiscendenza avrei dovuto confessarne il vero
motivo. Ci ho pensato sai, ma non ce l’ho fatta! Che
razza di storia avremmo vissuto e che ne sarebbe stato
dei nostri meravigliosi sette anni insieme? L’unica via
d’uscita era farmi da parte e voltare pagina. Forse
tu ora starai leggendo questa mia lettera assieme a mia
madre proprio nel momento in cui io sono in volo in
compagnia dell’uomo che mi ha consolata in questi ultimi
mesi e che tu immagini chi possa essere. Tua per
sempre Beatrice.”
*****
Sono
passati undici mesi da quella lettera, io e Raffaella
stiamo ancora insieme, a lei manca la figlia, ma
nonostante questo l’intensità del nostro rapporto non si
è affievolito di un grado. Il sesso con lei è qualcosa
di meraviglioso e mai ci rinuncerei anche se
nell’eventualità più remota dovessi tornare insieme a
Beatrice. Raffaella per amore di sua figlia spera che
un giorno o l’altro possa succedere, ma ogni santo
giorno, quando guardo mia suocera, mi dico che la mia
enorme grande cazzata l’ho fatta sette anni fa quando
sono andato a casa loro e con uno stupido mazzo di rose
in mano ho chiesto la mano di Bea. Dovevo immaginare sin
da subito che Raffaella fosse la donna della mia vita e
quella che avrei dovuto sposare al posto di sua figlia.
La mia voce vibrava dall’emozione ed avrei dovuto capire
che la causa di quell’emozione non erano le formalità di
rito, l’anello, la promessa di matrimonio, ma la
presenza di quella donna che immediatamente ha
calamitato il mio sguardo. Certo quel pensiero non mi è
stato chiaro sin da subito, ma ricordo ancora il pranzo,
lo spumante, il brindisi con suo padre che faceva
battute sui tanti marmocchi che sarebbero venuti e il
mio stato d’animo quando inavvertitamente la gamba di
Raffaella ha sfiorato il mio ginocchio. .
|
RACCONTO DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO Tatyana Nevmerzhytska
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
© All rights
reserved
TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
Il presente racconto è tutelato dai diritti d'autore.
L'utilizzo è limitato ad un ambito esclusivamente personale.
Ne è vietata la riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso
dell'autore
Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti
|
|