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IL MESTIERE ANTICO
 

ROMA
Quando le case chiuse erano aperte
Viaggio nel piacere tra i bordelli di Roma fino al 20 settembre 1958



 

 
A Roma nel corso dei secoli la prostituzione è stata sempre uno dei mestieri più praticati. Il fenomeno si spiega perché la popolazione romana era prevalentemente maschile e celibe con la massiccia presenza di ecclesiastici, per i quali il celibato era d’obbligo, sia per la presenza di nobili forestieri i quali, acquistato a caro prezzo un incarico connesso alla Curia, accarezzavano la speranza di accedere un giorno alle più alte cariche vaticane.
Ecco allora proliferare, attirate dal lusso e dal denaro, una schiera di giovani e belle donne desiderose di sistemarsi in qualche palazzo elegante, a spese di un cardinale o di un facoltoso gentiluomo. Erano le "cortigiane", una sorta di connubio tra la prostituta di lusso e l’animatrice di salotti letterari, nulla a che vedere con le poverette che esercitavano la professione nei vicoli di Campo Marzio.

Già nel XV secolo nella capitale soggiornavano 6.800 prostitute. La maggior parte di loro viveva in condizioni misere, soprattutto nelle zone di Campo Marzio, Ponte Sisto e in Vicolo Calabraghe (odierno Vicolo Cellini). Risalendo la scala sociale troviamo: le cortigiane de lume o de candela e le cortigiane da gelosia e da impannata, che attiravano i clienti dalle finestre socchiuse; le domenicali che lavoravano solo nei giorni festivi e infine le cortigiane oneste, vale a dire quelle dotate di buona cultura e di una certa educazione ed accettate ai livelli alti della società romana. Erano generalmente donne agiate, capaci di accumulare una grande fortuna nel corso della loro carriera e vivere circondate dal lusso.
Tra queste cortigiane di buon livello culturale che sapevano all’occorrenza recitare una poesia o sostenere una dotta discussione spiccavano le figure leggendarie di Beatrice Ferrarese, Angela Greca, Beatrice Pareggi, Isabella De Luna, Lucrezia Porzia Tullia d'Aragona, protagoniste di amori passionali e devastanti, altre ancora ebbero una triste sorte. Quello che è certo è che, con la loro bellezza e il loro fascino, entrarono di diritto nella storia della Roma Rinascimentale. Tra queste Fiammetta Michaelis, così famosa e importante che i romani le dedicarono addirittura una piazza a poca distanza da via dei Coronari.
Questa attività di cortigiane divenne un vero e proprio affare, con donne che riuscivano a volte anche a lasciare un segno nella storia, specialmente se l’amante di turno era un papa. Fu il caso di Vannozza Cattanei, favorita di papa Alessandro VI Borgia fin da quando era cardinale.

Come era avvenuto per la costruzione delle Terme di Caracalla e successivamente per il selciato di Piazza del Popolo anche la costruzione della Basilica di San Pietro fu finanziata da una imposta sulla prostituzione che fruttò una somma quattro volte superiore a quella ricavata dalla vendita di indulgenze. Al tempo le prostitute erano chiamate in gergo ufficiale “Donne Curiali” perché dipendevano direttamente dalla Curia che rilasciava regolare licenza di esercizio, assegnava determinati posti dove potevano svolgere la loro attività, imponeva la tassa sul mestiere e le costringeva tutti i sabati pomeriggio a recarsi nella chiesa di S. Agostino per ascoltare la predica al fine di ricondurle alla retta via.
Del resto la Chiesa condannava duramente solo le puttane libere in quanto sfuggivano al controllo e al pagamento delle imposte. Infatti le comuni prostitute quando morivano non avevano diritto alla sepoltura cristiana e venivano inumate ai piedi del Muro Torto dove esisteva un cimitero sconsacrato che accoglieva tutti coloro che lasciavano questo mondo senza la benedizione della Chiesa.

Tuttavia queste povere donne venivano perdonate ed evitavano la vergogna di una simile sepoltura se ad un certo punto della loro vita peccaminosa, si pentivano o addirittura si facevano monache. Quindi le puttane in grazia di Dio avevano la possibilità di ritirarsi in un monastero in Via delle Convertite e dedicato a Santa Maria Maddalena, la più celebre prostituta convertita della storia.
La Chiesa anche in questa circostanza adocchiò il business e con l'ordinanza di Papa Clemente VIII si impose che tutti i beni di queste donne fossero devoluti al monastero che faceva da tramite verso le casse del Vaticano. In questi beni erano ricompresi anche le proprietà di quelle signore, la cui vita di piacere era stata scoperta solo dopo la morte. Le prostitute che invece facevano in tempo a redigere testamento erano obbligate a lasciare alle Convertite un quinto dei loro beni.
Roma poteva così continuare ad ornarsi di palazzi, chiese, fontane... Splendidi monumenti eretti grazie alla generosità di nobili e papi, ma finanziati dal mestiere più antico del mondo...

Con la crisi del Rinascimento assistiamo ad un rapido decadimento del fenomeno dovuto in gran parte al disprezzo esercitato dall'opinione pubblica motivato sia dall'aumento dei casi di sifilide e malattie infettive a contatto sessuale sia che i luoghi dove si esercitava tale attività divenivano sempre più ricettacoli di risse ed omicidi in forte aumento.
Da considerare che tale ostracismo e l'intervento dell'autorità e del clero diede una forte impennata ai prezzi e quindi relegando il fenomeno ad una attività di nicchia.
Siamo nel periodo della controriforma, quando furono chiusi i bordelli municipali, le ètuves e le osterie di malaffare. La Chiesa diede inizio alla "ghettizzazione" delle prostitute identificandole con segni distintivi come poteva essere per esempio il fiocco rosso.

Qualche secolo dopo, nel 1870, la nuova capitale d’Italia si rifece il trucco, sorsero così nuovi palazzi, fontane e monumenti, tra cui nel 1875 la fontana delle Naiadi a piazza Esedra che alcuni consideravano un’opera pornografica, mentre la maggior parte dei romani se ne innamorarono. E poi nuove arterie di comunicazione come via Nazionale, via Cavour, corso Vittorio Emanuele e viale Trastevere e proprio in quegli anni, in netto ritardo con il resto del Paese, aprirono i battenti le prime case di tolleranza. Venti in tutto divise in tre categorie dislocate tra le vie del centro storico.
Come per gli alberghi, a contare erano le stelle: si andava dalle pregiatissime case chiuse a quattro stelle, al servizio low cost di due. E più diminuivano gli astri più aumentavano stazza, età delle “signorine” e lingerie grezze e dozzinali.

Le più costose di categoria extra erano quelle in vicolo del Leonetto e quelle in via Capo le Case, chiamata “Le Tre Venezie”, per le tre affascinanti veneziane che era possibile incontrare tra i morbidi divanetti e famosa per le sue diciassette stanze frequentate da ragazze bellissime con lingerie, profumi, cosmetici, tutto di prima qualità.
Casini piuttosto costosi erano anche quelli di via degli Avignonesi al civico 36 a pochi passi da Via Veneto con 7 ragazze da sogno e in largo Fontanella Borghese. In questi due locali la tariffa minima era di £ 1.500 e l’incasso medio giornaliero di una ragazza si aggirava sulle 50.000 lire.
In via Mario dei Fiori esisteva una casa del peccato famosa per la grande quantità di affreschi erotici. A piazza di Spagna, fino alla prima guerra mondiale, c’era un «Circolo delle volpi» dove ogni signora veniva indicata con un soprannome: «volpe forbita», «volpe rossa», «volpe argentata».

Le case di tolleranza più economiche invece si trovavano vicino il Vaticano a Borgo Pio, famosa era anche la “Casa della Stonata” alla quale si accedeva attraverso il portoncino al civico numero 10 di via Capo Le Case ed altre frequentate da militari in via del Pellegrino e via dei Cappellari nei pressi di Campo de’ Fiori. Qui le ragazze incassavano circa 10.000 lire al giorno, ma il numero di rapporti era di gran lunga maggiore
Si calcola che stazionassero nei bordelli legali circa 250 ragazze tutte tenute sotto controllo per il loro stato di salute. Ognuna possedeva un libretto sanitario, due volte a settimana dovevano sottoporsi a visita sanitaria che avveniva all’interno della stessa casa che, per legge, doveva predisporre una camera adibita ad ambulatorio.

All’interno delle case tutto sapeva di Stato, visite mediche, richiami per i vaccini, i farmaci per il pronto soccorso la profilassi e l'igiene dei locali, i turni di pulizia, i disinfettanti, ed anche il vitto era regolamentato con frutta e verdura fresca, il pesce almeno due volte la settimana, i formaggi stagionati e freschi, il latte fresco, il pane e la pasta. E durante il fascismo i preservativi col marchio del duce Hatu dall’antico nome latino Habemus tutorem.
Anche i tariffari ufficiali sapevano di Stato, obbligatori e vidimati, erano esposti in bella mostra all'interno delle case. Il cliente, scelta la ragazza, versava alla cassa il contante per la prestazione e riceveva in cambio una marchetta che in camera consegnava alla fanciulla. A fine serata il numero di marchette in possesso della ragazza definiva anche il compenso che solitamente veniva suddiviso per metà ai tenutari del luogo e per metà alla prostituta, che però con quel guadagno doveva fare fronte alle spese per il vitto, per l’alloggio e per tutti gli articoli igienico-sanitari di cui aveva necessità.

Un gettone degli anni Venti, per prestazioni "mordi e fuggi" ammontava a 50 centesimi, mentre una marchetta extralusso, da 6 lire, serviva per un’intera nottata, di solito la durata del rapporto era tarata per un tempo massimo di 20 minuti. Le marchette di solito erano di cartone e dal colore e dal formato si capiva immediatamente che tipo di prestazione aveva richiesto il cliente. La consumazione non era obbligatoria, ma quasi.
La maggiorparte delle fanciulle del bordello erano donne abbandonate dai mariti, che facevano “il mestiere” perché costrette dalla povertà. Alcune addirittura risultavano vedove in quanto, non potendo lavorare se sposate, una legge ad hoc decretò che un marito, di solito soldato, non più reperibile dopo 5 anni venisse dichiarato morto.

Poi arrivò la legge Merlin che il 20 Settembre 1958, chiuse le case di tolleranza, eliminando la regolamentazione, ma non il problema. La legge mise fine solo alla prostituzione di stato chiudendo 560 bordelli, 3353 posti letto e lasciando in mezzo alla strada quasi tremila prostitute in tutta Italia.









ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
FONTI

https://www.ilgiornale.it/news/50-anni-l-amarcord-delle-case-romane.html
https://www.ilgazzettino.it/home/romano_d_39_ezzelino_palio_bordello_case_di_tolleranza-997367.html
https://www.focus.it/cultura/storia/case-chiuse-bordelli-prostituzione-fascismo
https://www.romatoday.it/blog/romaneggiando/case-a-luci-rosse-a-roma-ecco-cosa-sono-diventate-oggi.ht
ml
https://www.linkiesta.it/2013/08/prostitute-durante-il-fascismo-i-documenti-ritrovati/









 
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