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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
L’odore dolciastro dei fiori recisi


 


 
 


Immagina un venerdì qualunque, oppure un martedì, l’importante che sia un giorno preciso della settimana. Immagina ora un piccolo cimitero, il viale con i cipressi, il rumore della ghiaia, l’odore dolciastro dei fiori recisi, una pioggia leggera, i rintocchi regolari di una piccola campana. In lontananza sotto quel cielo terso si scorgono le cime innevate del Nevada. Fa freddo sì. Anche perché sono le sette del mattino e il giallo stinto della luce non scalda e non fa ombra.

Immagina ora un uomo, immagina un nome, è sufficiente Nick perché il cognome non ci serve, un cappello grigio, un cappotto spinato poco più scuro e il bavero alzato, una mano in tasca e l’altra che tiene un mazzo di gerbere multicolori. Cammina a passo svelto nella solitudine di quel posto. Sarà che è mattina presto, sarà che è venerdì, sarà che è inverno, sarà che fa freddo, ma ha la netta sensazione di essere l’unico essere vivente nel giro di centinaia di metri. Ecco lo vedi? Ora rallenta a metà del viale, dove i cipressi si diradano e lasciano spazio ad una serie di tombe disposte perpendicolarmente al viale. Davanti ad una di queste si ferma, è una tomba importante, di marmo e granito rossiccio di dimensioni più grandi rispetto alle altre. Lì riposano i suoi parenti, le sue zie, i suoi nonni e soprattutto sua madre.

Guardalo ora con quanta cura dispone i fiori nei due vasi di rame in modo che siano più o meno uguali e abbiano lo stesso effetto cromatico. Guardalo poi quando si avvicina alla lapide e bacia la foto di sua madre. E’ un leggero tocco di dita discrete, quasi la sfiora, quasi intimorito, ma tu immagina quanto sia intenso quel gesto. Poi immobile rimane a fissarla. Non importa quanto tempo, ma immagina che quest’uomo oggi abbia più tempo del solito ed invece di andarsene rimanga lì a guardarsi intorno. Va bene lo so, non è di sicuro il posto più ambito del mondo, ma per la nostra storia è importante che lui rimanga ancora qualche minuto fino a che, a una certa distanza, grosso modo a dieci metri da lì, in direzione del cancello di ferro battuto, qualcosa si muove.

Ebbene sì, vede una donna assorta, in raccoglimento davanti ad una tomba. Si domanda come mai non l’abbia vista arrivare e non abbia sentito alcun rumore. Ecco, lascia Nick ora ai suoi pensieri di spettri, fantasmi e luoghi comuni, e tu immagina la donna, ha un nome dal sapore europeo, Emanuelle, ma è americana di Portland. Immaginala vestita di nero, con la veletta a trama fitta, con i capelli raccolti e un cappello di panno, ma a noi piace immaginarla oltre, con i tacchi alti, il rosso acceso delle sue labbra e l’ovale del viso dai tratti regolari. Muove la bocca, sembra che stia parlando con qualcuno, in realtà dice solo qualche parola rivolta verso la tomba, ma fondamentalmente sta piangendo, piangendo sommessamente.

Ecco, ora torna all´uomo, cosa può immaginare secondo te? Che sia senz’altro vedova e non da molto tempo, che non abbia superato ancora il dolore per la perdita del marito e che forse non è un bene legarsi troppo ad una persona. Ora guarda la scena, lei piange, con dignità piange, ha in mano un fazzoletto che ogni tanto porta al viso poggiandolo delicatamente sulle guance. Lui ha smesso di parlare mentalmente con sua madre e guarda con la coda dell’occhio quella signora, colpito dal contrasto del bianco del fazzoletto con la figura interamente nera e soprattutto da una certa somiglianza che non ricorda e non riesce a identificare.

Certo sì, è una figura retorica, e fin qui tutto normale, ora però fai attenzione, perché improvvisamente qualcosa cambia. Come se rispondesse ad un suo tacito ordine interno, lei smette immediatamente di piangere e dalla piccola borsa di pelle nera tira fuori una busta da lettere. Ecco, immaginala ora mentre fa due passi sul granito e mette la busta in una fessura della lapide di marmo. Poi, guardandosi intorno, dà un bacio alla foto e si allontana in direzione del cancello. L’uomo sente i suoi passi sulla ghiaia, giura di percepire una nube di profumo, ma in realtà sono solo i fiori recisi. Poi rimane a pensare colpito soprattutto dal fatto che lei si sia guardata intorno prima di inserire la lettera ed avendolo visto ha baciato quella lapide, come per rendere più vera la scena e distogliere il nostro uomo da altri pensieri. Ma forse, vedendolo, ha solo provato imbarazzo.

Nick è sorpreso, ma scuote la testa, immagina il dolore, forse un rimorso, comunque non accade tutti i giorni di vedere una donna in lacrime che infila una lettera nella fessura di una tomba. Lui immagina una spiegazione mancata, un desiderio incontrollato di comunicare le proprie ragioni, un modo per tenerlo in vita, un altro per non morire. E’ inutile descriverti ora la curiosità di Nick, quel desiderio di sapere che cresce esponenzialmente ad ogni passo di lei. La segue con lo sguardo, vorrebbe in qualche modo raggiungerla, ma poi resta lì immobile fino a che quella figura così fragile scompare oltre l’uscita.
Immaginalo lì, fermo, che pensa, ma non sa cosa fare, finché in lontananza sente il rumore di un’auto allontanarsi. Ora è di nuovo solo, si avvicina a quella tomba. Legge il nome e guarda la foto. Larry Hodley, morto due mesi prima, a 43 anni… Anche quel nome e quella foto gli dicono qualcosa, ma non sa cosa, non ricorda.

Ora immagina la foto, immagina che quel volto in bianco e nero rida spensierato, fragorosamente. Fa sempre un certo effetto in quel posto percepire quell'allegria così ostentata! Ora immaginalo fermo a pensare, immagina quanto sia combattuto. Sente il desiderio di tirare fuori quella busta e di leggerne il contenuto, ma resta a fissare il punto in cui è infilata la lettera. Nota addirittura una piccolissima crepa sulla cornice di marmo. Avvicina la mano e la ritrae, si volta e non c’è nessuno, Dio non ci vorrebbe niente! Prenderla e leggere il contenuto. Ricorda il pianto così sommesso, quelle lacrime dignitose, e allora immagina una confessione, forse un pentimento, una semplice spiegazione, oppure una storia forse d’amore, e la sua fantasia vola, ma poi decide di allontanarsi. Troppo ligio, troppo sensibile per violare quella privacy. La rivede mentre si allontana, rivede quel non so che di familiare. Forse il profilo, forse il modo di camminare, oppure il cappello, o forse solo quell’alone, quell’aria quasi mistica.

Ecco immagina cosa possa pensare, se ora decidesse di andare via non avrebbe più alcuna occasione per incontrarla e soprattutto scoprire cosa le ricorda. Infatti fa pochi metri e poi si ferma. Eccolo che sul viale di ghiaia torna, raggiunge di nuovo la tomba, stessi dubbi di prima, stesse cime innevate, stesso silenzio, la purezza e il dolore, i sentimenti onesti. Con fare circospetto si guarda di nuovo intorno e con un gesto deciso tira fuori la busta...
Ecco ora immagina che la legga tutto d’un fiato, anzi divori le parole, perché è una lettera d’amore, di passione sfrenata, ma anche di bruciante dolore. Immagina le dita rosse e tremanti che tengono stretto quel foglio. La lettera è lunga, ma lui non perde una parola.

Ebbene sì è una confessione a cuore aperto, un’ammissione di colpa senza scuse. Una moglie che parla con il proprio marito e sinceramente ammette ciò che in vita non ha mai avuto il coraggio di dirgli. “Ricordi vero Larry? Era il ’92 ed io soffrivo di una grave crisi depressiva. Per colpa mia non facevamo l’amore da anni, per colpa mia non c’era armonia in casa. E fosti tu a consigliarmi di prendermi una settimana di vacanza da sola, per stare con me stessa e capire fino in fondo quel malessere che mi dilaniava. Presi al volo la tua proposta e ti ringraziai infinite volte perché vedevo in quell’offerta un atto d’amore senza pretendere nulla in cambio. Non persi tempo e scelsi il posto più lontano, un agriturismo in Italia dalle parti di Siena. Amavo quelle verdi vallate, ossigeno e natura, terra di olivi e di vino, ma soprattutto terra natia di mia nonna materna.
Ecco Larry, ricordi vero come tornai rigenerata? Ma tu non hai mai saputo il vero motivo ed io non ho trovato mai il coraggio di dirtelo. Larry ho fatto l’amore! Quell’amore che ogni sera ti rifiutavo divenne improvvisamente un bisogno! Già dalla prima sera! Indossavo ancora i vestiti del viaggio e non avevo ancora disfatto le valigie quando un signore distinto mi avvicinò. Aveva quarant’anni ed era di Portland come me, parlavamo la stessa lingua e in seguito scoprimmo di aver frequentato la stessa università in anni differenti e di avere lontane amicizie in comune. Fu molto gentile ed io d’un tratto non mi sentii più sola. A cena l’ho invitato al mio tavolo. Ti prego non mi chiedere il motivo, ma sentivo di farlo.
Sarà stato il suo profumo italiano, la candela sul tavolo, il suo vestito nero gessato, una musica gradevole… sarà stato questo e quant’altro ma la notte stessa l’ho ospitato nella mia stanza… Lui non ha dovuto forzare nulla, non mi ha dovuto corteggiare, ha solo letto nella mia anima e seguito il suo istinto. Sono stata insieme a lui quattro giorni interi, tu mi chiamavi la sera ed io ti dicevo che ero ancora depressa, ma non era vero Larry, in realtà mi sentivo libera e felice tra quelle lenzuola, mi accarezzava, mi baciava ed io non mi sentivo in colpa. Era una sensazione unica e sicuramente insolita, forse perché non lo amavo, ma lo sentivo maschio. Era il mio sostegno, la mia cura, la terapia adatta alle mie ansie. Larry, non mi era mai successo, non ti avevo mai tradito, ed ogni giorno mi ripetevo che era solo un uomo nel mio letto e niente di più. Per lui non fu così, lui si innamorò veramente ed io mi adagiai in quel sottile gioco.
Però Larry non è questo il punto, o meglio se fosse stato solo questo non te lo avrei mai detto. Ho dentro un peso ben più grande Larry che devo assolutamente dirti. Il bel quarantenne americano dopo quei quattro giorni è dovuto andare via. Mi fece giurare che ci saremmo rivisti, ma in cuor mio sapevo che non sarebbe mai più accaduto.
Ebbene, dopo la sua partenza, ho passato due giorni in completa solitudine. Mi sentivo bene, la mattina mi alzavo all’alba, facevo delle lunghe passeggiate a cavallo, leggevo libri, mangiavo cibi sani, mi intrattenevo in dolce conversazione con una signora di Madrid e la sera andavo a letto presto. Ma due sere prima di partire conobbi un antiquario di Venezia. Seduti su un divano della piccola hall iniziammo a parlare del suo lavoro e immediatamente mi affascinarono i suoi discorsi sui vari stili e le caratteristiche dei legni utilizzati.
Mi diceva: “Signora Emanuelle, ogni legno ha la propria anima, esattamente come le persone…” Non era bello, non era magro, anzi era abbastanza in carne con una evidente pancetta malcelata. Mi piaceva ascoltarlo e non rifiutai il suo invito a cena. Larry non avevo alcun bisogno fisico, dico di sesso e non c’era alcuna attrazione, ma quando lui mi chiese di proseguire il discorso nella sua camera non opposi resistenza.
Ebbene sì Larry, ho fatto l’amore anche con lui, consapevole della mia femminilità, in un certo senso, l’ho sedotto. Quella sera è scattato in me uno strano meccanismo, mi sono sentita padrona del mio piacere, mi sono fatta accarezzare dal fascino del potere. Potevo tutto Larry e tutto ho fatto!
La mattina seguente ho aperto la finestra, ancora in camicia da notte, lui dormiva ed io ho respirato a pieni polmoni l’aria frizzante della Toscana. Ti rendi conto? Ho fatto l’amore con due persone diverse nel giro di pochi giorni. Tu ricordi vero quando tornai a casa? Ero felice come una bambina e soprattutto sentivo dentro una serenità indescrivibile.
Solo in seguito mi sono resa conto dell’immoralità del gesto e dello scandalo che mi procurava dentro ogni qualvolta incrociavo i tuoi occhi. Ed ogni volta mi ripetevo che avevo tempo per dirtelo, e che sicuramente lo avrei fatto! Non mi davo pace, ma rimandavo, rimandavo…
Invece è andata come è andata, tu mi hai lasciata da un giorno all’altro senza darmi la possibilità di confessare. Maledetto quell’incidente, maledetti i soccorsi che non sono arrivati in tempo. Tieni conto Larry che quel tizio americano, per diversi anni, ha tentato di contattarmi in nome di quell’indimenticabile soggiorno italiano. Larry, anche se le cose tra noi non andavano benissimo, ho sempre rifiutato i suoi inviti. Per me era stato solo un uomo nel mio letto, niente di più!
Questa è tutta la verità, non c’è altro, ti prego solo di non considerarmi una vigliacca per non avertelo detto in vita. Ti amo, Emanuelle.”


Ecco ora immagina Nick, guarda la sua faccia, è allibito e soprattutto sorpreso, al punto che per un attimo decide di rubare la lettera per rileggerla con più calma, ma poi ci ripensa, la rilegge più volte in modo da fissare alcuni passaggi importanti. Poi la rimette nella fessura. Ecco ora immagina cosa stia pensando, anzi no, non puoi saperlo, allora guardalo sta uscendo e all’altezza del cancello incontra il guardiano. Si ferma, è più forte di lui e non può non chiedere all’uomo informazioni sulla signora uscita poco prima. L’atteggiamento dell’addetto è poco amichevole, ma infine riesce a sapere che dal giorno del funerale ogni venerdì, alle sette in punto, la bella signora sempre impeccabile si reca alla tomba del marito defunto.

Ecco ora fai un salto di una settimana e immagina Nick senza ombrello perché oggi non piove, ma immaginalo con le gerbere in una mano e nell’altra un biglietto. Beh possiamo immaginare che durante questa settimana abbia dormito poco. E’ teso, si vede da come cammina. Fuma senza aspirare la sigaretta. Mette e toglie il cappello. La giornata è rigida, forse perché è molto presto. Lui si guarda intorno e guarda l’orologio. Poi la tomba di sua madre, poi quella di Larry, ma della signora vestita in nero neanche l’ombra. Lui è deciso ad incontrarla e per l’occasione indossa il vestito nero gessato e la cravatta italiana. Immaginalo lì in piedi, davanti alle tombe. Ora il cimitero si sta riempiendo, a poca distanza un funerale. E lui lì che aspetta ed assiste all’intera tumulazione. Guarda l’orologio e aspetta, con il cappello in mano e la lettera. Dopo tre ore di attesa desiste. Immagina la delusione sul suo volto. Forse un contrattempo o forse il guardiano si era rivelato semplicemente inaffidabile. Comunque desiste, sconsolato desiste e decide di andare, non prima di aver lasciato la lettera e confidando nella buona sorte per il venerdì successivo.

Ora immagina che sia il pomeriggio dello stesso giorno, immagina il rumore dei tacchi sulla ghiaia, immagina lei con lo stesso cappello di panno e le labbra rosso fuoco. Immaginala timorosa per via di quella lettera lasciata la settimana prima. Teme il giudizio di suo marito. Per questo si è presa un po’ più di tempo ed è arrivata al cimitero solo ora. Eccola, guardala, lei è una donna romantica, una figura inaccessibile, virtuosa e fedele e nessuno vedendola immaginerebbe mai quello che noi sappiamo. Eppure è successo. Sarà stata l’Italia, o la Toscana, il buon cibo, il rapporto con il marito, e poi le candele alla vaniglia, il grande specchio alla parete. Eppure è successo. Sarà stato il desiderio di sesso, l’ansia, la cura e la terapia, il buon vino, oppure, come dice lei, l’assoluta mancanza di ragioni… Eppure è successo.

Immaginala ora quasi tremante avvicinarsi alla tomba e poi baciare la foto di Larry. Lui ride e lei si tranquillizza. In fin dei conti non è successo nulla di grave, pensa. Comunque ha un’altra lettera in mano, sta per infilarla nella fessura, quando scorge un lembo di una busta azzurra diversa dalla sua della settimana precedente. E’ a dir poco sorpresa. Immagina il suo volto, quelle rughe d’espressione che la fanno più bella, quelle rughe d’età che la fanno signora. Non pensava davvero che i morti potessero rispondere e men che meno scrivere. Anche le sue mani ora tremano mentre stringono quel foglio di carta come se avesse timore che potesse sfuggirle dalle mani, come se ci fosse vento, come se qualcuno potesse rubarglielo. Fa due passi e poi si ferma, deve leggerla, assolutamente, non può aspettare: “Mia cara Emanuelle, Dio che bello è stato rivederti. Di colpo mi sono sentito vivo e il mio cuore palpitante al solo pensiero di averti ancora tra le mie braccia. Ricordo benissimo quel viaggio in Toscana e mai dimenticherò la tua felicità. Certo sì, al tuo ritorno immaginavo qualcosa, ma non pensavo mai che un altro uomo avesse preso il mio posto. Quando ti ho vista qui al cimitero per me è iniziata una nuova vita. Ti amo anch’io tanto e non c’è alcun bisogno di chiedere il mio perdono. Tu sei bella così, non cambiare mai. Farò del tutto perché tu non possa mai sentirti sola, perché tu possa amarmi sempre. A costo di non muovermi mai da questa tomba, ti aspetterò ogni giorno, ti aspetterò ogni venerdì, ti aspetterò per sempre, ti voglio ancora…”

Ecco, immagina Emanuelle che legge e rilegge quella lettera, non sta nella pelle, non crede ai suoi occhi. Ora non si chiede più come abbia fatto un morto a scrivere quella lettera, anzi gelosamente vorrebbe che nessuno mai le svelasse quel mistero. Da sempre confidava nella bontà di suo marito, ma mai avrebbe pensato fino a quel punto. E’ vero che i morti sono in un’altra dimensione, è vero che dall’aldilà si vede e si giudica in maniera diversa considerando le cose terrene come delle piccolezze di vita.
Sollevata alza gli occhi al cielo, respira quell’aria tersa a pieni polmoni e si sente di colpo leggera tanto che un soffio di vento la farebbe danzare come piuma. Ebbene sì, pensa che l’aldilà esista davvero come esiste l’amore infinito, totalmente sconosciuto a noi terreni.
Eccola la vedi? E’ felice, bacia la foto di Larry e bacia la lettera. Gelosamente la tiene stretta nella sua mano. Immagina ora con quanta cura la riponga nella borsa, immagina le sue lacrime di gioia, la sua andatura senza gravità…

Immaginala ancora mentre si avvia verso l’uscita, immagina l’odore dolciastro delle gerbere recise. Eccola, la vedi? Sta diventando un puntino nero, la storia finisce qui, e non immaginare altro, che ne so io, un incontro con il bell’americano, ora che lui sa che suo marito è morto e lei è libera, magari una notte d’amore magari in Toscana nello stesso letto. No, no non immaginarlo, lasciamo Emanuelle sospesa in quell’alone di benessere, leggera e sollevata… riappacificata con se stessa, con suo marito, con la sua anima. Immagina che lei creda che esiste davvero l’aldilà e che i morti possano scrivere, perdonare, amare e soprattutto che non ci lascino mai soli.
Ecco si, immagina questo e naturalmente l’odore dolciastro dei fiori recisi.

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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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TUTTI I RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
Photo © Anna Koudella

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