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Adamo Bencivenga
VITA
DA SINGLE 6
Ero di nuovo single e in un certo senso mi sentivo sollevato
sprofondando nella morbidezza del mio divano. Avevo provato il
brivido della vita di coppia e ne ero uscito in tempo, del resto
se permetti ad una donna di cambiarti, quando lo avrà fatto, si
sarà stancata di te. Da quell’esperienza convenni che il marito
ideale rimane celibe. Gilberto a tale proposito mi disse: “Amare
non significa trovare la perfezione, ma perdonare terribili
difetti.” Era vero, d'altra parte il più bel momento della vita
di coppia con Rosetta è stato quando mi ero illuso che poteva
durare per sempre e il più brutto quando mi sono accorto che
durava da troppo. Gilberto mi consolò dandomi una pacca sulla
spalla e dicendomi una santa verità: “Alcuni matrimoni finiscono
bene, altri durano tutta la vita.
Purtroppo la mia prima
esperienza di coppia era diventata negli ultimi tempi un litigio
continuo, Gilberto mi aveva avvertito: “Un marito previdente
compra sempre piatti di carta!” Ero consapevole che le donne
sono fatte per essere amate, non per essere comprese, ma allo
stesso modo mi resi conto che la massima forma dell’egoismo era
proprio l’amore ovvero amiamo i nostri partner non per ciò che
sono, ma soltanto per la capacità di amarci. Il mio rammarico
consisteva nel fatto che avrei voluto una donna abbastanza
intelligente per apprezzare la mia intelligenza, ma abbastanza
stupida per ammirarla.
Ok ero di nuovo solo ma in fin dei
conti avevo scelto il minore dei due mali, e fu una piacevole
sorpresa scoprire alla fine che da soli non si è poi così soli,
c’è qualcuno che confonde la libertà e la solitudine, ma secondo
me più gande è l’autostima meno si è soli. Anche se mai avrei
potuto raccontare la bellezza di un tramonto in diretta mi
ripetevo che la vita più è vuota e più pesa per cui
chiacchierare da solo mi consentiva di risparmiare tempo ed
evitare inutili discussioni. Gilberto che amava profondamente la
sua libertà e di conseguenza la sua solitudine mi disse: “Guarda
che la solitudine non è uno stato, ma un continente! Pensa che
l’altra notte, visto che non devo rendere conto a nessuno, sono
andato a dormire così tardi e mi sono svegliato così presto che
ho rischiato di incontrarmi sul corridoio!” Fantastico Gil.
Comunque essendo un indomabile ottimista anche da single
vedevo il letto mezzo pieno. Beh certo, non ero un fenomeno, ma
avevo letto che per ogni uomo, da qualche parte del mondo,
esiste la propria anima gemella. Il problema era che nemmeno lei
si stava impegnando alla morte per trovarmi. A Gilberto ripetevo
ogni volta: “Non devo essere io a farmi problemi per essere
single, è l’intera popolazione mondiale che dovrebbe farseli per
non essere fidanzata con me.” Certo per non sentirsi soli c’era
sempre l’alternativa di un animale domestico, ma se nessun umano
voleva stare con me perché mai avrei dovuto costringere un
animale innocente? Comunque mi ero comprato una seconda SIM per
inviarmi il messaggio di buonanotte e il gel che avevo a casa
era sempre buono per spennellarci l’arrosto. Gilberto per
tirarmi su una sera mi disse: “Essere single è come essere
sposati. Nessuno ti ascolta!”
Di sicuro avevo molto tempo
e visto che il tempo si misura in libri e non in giorni e il mio
sapere si limitava alla conoscenza di me stesso c’era solo un
modo per impiegare il tempo: scrivere una autobiografia tenendo
conto che un buon principio va sempre a buon fine. Ovvio che ho
pensato di immedesimarmi in qualcun altro per rendere
l’autobiografia interessante, dapprima pensai a Niki Lauda, ma
inevitabilmente sarebbe diventata una biografia. Vi immaginate
voi una biografia di Niki senza l’auto? Il colmo! Allora mi
convinsi convincendomi che se si studia il passato si fanno meno
errori in futuro. Vabbè lo so che il tempo non esiste ed è solo
una convenzione inventata dagli uomini, e che l’ozio rende le
ore lente e veloci gli anni, come so che il passato non c’è più
e il futuro deve ancora venire, e il presente non è altro che
una percezione di separazione tra i due! Ovvio, ero a conoscenza
della relatività del tempo, del resto quando un uomo passa
un'ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un
minuto, ma se siede su una stufa per un minuto gli sembrerà più
lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività diceva il buon
Albert! Nulla da eccepire, infatti meglio essere vigliacchi per
un minuto che morti per tutta la vita!
Si lo sapevo che
il tempo non si può comprare e nel contempo è la cosa più
preziosa che un uomo possa spendere, ma non ho mai capito perché
si dica ammazzare il tempo visto che è il tempo stesso ad
ammazzare noi! Gilberto, sempre tempestivo, mi disse:
“Sull'orologio dell'amore è il bacio che scandisce i minuti.”
Oddio non c’entrava nulla, ma quella frase mi piacque così tanto
che la trascrissi per la mia biografia.
Prima di
iniziare, per darmi un tono ripresi a bere alcolici. Sapevo
benissimo che mi dava arie da intellettuale, ma anche che
assumere alcolici significava una morte lenta, ma io del resto
non avevo fretta. E poi la vecchiaia era l’unico sistema che si
era trovato per vivere a lungo! I vecchi d’altronde non si
pentono per i tanti peccati della loro vita, ma per quelli che
non hanno commesso.
Gilberto vedendomi di nuovo fermo e
immobile sul divano mi disse: “Anche un orologio fermo segna
l'ora giusta due volte al giorno!” Beh forse voleva farmi
sentire utile, però a proposito della biografia sentenziò:
“L’importante non è ricordare, ma dimenticare.” Beh non mi
demoralizzai, pensai che un falso amico è come l'ombra che ci
segue finché dura il sole. E visto che l’amicizia con Gilberto
risaliva ai tempi dell’elementari mi tranquillizzai.
Convinto che meno si sa e più si è prolissi e che un minuto di
pensiero vale più di un'ora di parole, mi misi all’opera sapendo
bene che i nemici di un libro sono il fuoco, l'umidità, l’amico
a cui lo presti e il proprio contenuto e che è difficile
scrivere una autobiografia quando in media nella vita di tutti
gli uomini i giorni indimenticabili sono cinque o sei in tutto e
gli altri fanno volume. Allora al motto: Non sono gli anni della
tua vita che contano, ma la vita nei tuoi anni, mi decisi a
scrivere.
Ricordo ancora quel giorno quando dopo aver
preso carta e penna rimasi impietrito davanti al foglio bianco.
Inevitabilmente mi chiesi se avessi o meno qualcosa di
interessante da raccontare. Sin dalle prime righe mi accorsi che
l’uomo è nato per vivere e non per imparare a vivere e che nella
vita non contano i momenti nei quali respiriamo, ma solo quelli
che ci tolgono il respiro. Va da sé che il materiale a mia
disposizione si ridusse in maniera così preoccupante fino a
nutrire dei forti dubbi sulla validità delle mie intenzioni.
Dubbio per dubbio, vista la mia testardaggine, decisi di
iniziare la mia biografia con l’unica cosa certa… e nella vita
l'unica cosa certa è la morte, cioè l'unica cosa di cui non si
può sapere nulla con certezza, anche se la cosa strana è che ci
sono molte più persone disposte a morire per degli ideali, che
quelle disposte a vivere per essi. Ovvio, scrivendo la mia
biografia partivo da una granitica certezza, l’unica cosa che
non avrei potuto raccontare sarebbe stata la mia morte.
Comunque la vita è come l'uva: passa, o come diceva il mio amico
Gilberto: “E’ come l’albero di Natale, prima o poi qualcuno ti
rompe le palle!” Per quanto mi riguarda, non ho paura della
morte, ma di morire e nella vita come sul tram, quando ti siedi
sei già al capolinea. Del resto ho sempre creduto che morire è
un atto di viltà, in effetti quando muore qualcuno agli altri
spetta di vivere anche per lui. Male che vada mi ripetevo mi
faccio cromare e viste le mie condizioni generali il medico mi
consigliò di fare direttamente un’autopsia, poi quando si ruppe
lo specchio del bagno feci salti di gioia. Seppur nella
disgrazia mi ero assicurato almeno sette anni di vita.
Lo so, lo so, è curioso iniziare una biografia di vita iniziando
dalla fine ovvero parlando di morte, anche se da inesauribile
ottimista ho sempre pensato che la morte sia il piacere di fare
un viaggio senza valigie. Certo ho anche pensato che la mia idea
di paradiso è fatta di tutte quelle cose per cui andrei
all’inferno e che morire è sicuramente tremendo, ma l’idea di
morire senza aver vissuto è altrettanto insopportabile.
Tuttavia ciò che consola della morte e soprattutto della morte
degli amici, è che lasciano delle vedove e quando ne ho parlato
con Gilberto naturalmente lui non era per nulla d’accordo. Con
un ghigno tra l’amaro e il seccato mi rispose: “Per ottenere
l’immortalità ed essere ricordato per sempre, non serve scrivere
una biografia, basta lasciare in giro un sacco di debiti o
quanto meno due rate della macchina non pagate!” Poi riprese il
concetto, a lui caro, di immortalità: “Di fronte a se stesso
ognuno è immortale; può sapere che sta per morire, ma non potrà
mai sapere di essere morto.”
Beh si in effetti non aveva
torto se consideriamo che il primo requisito necessario per
l’immortalità è la morte stessa, visto che colui il quale è
morto non potrà più morire. Comunque un fatto è certo
l’immortalità, almeno come noi la conosciamo, non ha nulla a che
fare con la vita, perché ciò che non muore non ha necessità di
nascere.
Chi avesse dei dubbi è sempre meglio ricordare che
l’unico argomento contro l’immortalità è la noia. Infatti sono
milioni quelli che desiderano l’immortalità, e poi non sanno che
fare la domenica pomeriggio se piove.
C’è chi pensa che
l’immortale non sia colui che vive sempre, ma quello che muore
spesso. A questo proposito Ungaretti avrebbe sicuramente detto:
“Si sta come d’autunno, sugli alberi le foglie.”
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