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FASCINO E SEDUZIONE
LA STORIA DELLA CALZA
La seta, la giarrettiera
e il corsetto
.
Dopo il 1300 le donne
cominciarono a indossare, sotto la veste, calze di panno
e di seta, lunghe fino al ginocchio e quasi sempre di
colore rosso. Nel momento in cui le fu concesso di
mostrare le gambe, le calze iniziarono sempre più
frequentemente a trovare un posticino fra i loro capi di
vestiario, sino a diventare, nelle versioni velate in
seta, simbolo del lusso. Anche in questo caso un lusso
destinato ovviamente a poche donne. Di questo periodo
ricordiamo l’anno 1374 quando Edoardo III, sorpreso a
raccogliere una giarrettiera appartenente alla contessa
di Salisbury, esclamò “Honni soit qui mal y pense” e
successivamente fondò l'Ordine cavalleresco della
Giarrettiera. La giarrettiera, nella variante più
popolare, era un semplice elastico che fermava la calza
della donna all’altezza della gamba. Nelle versioni di
lusso presentava decorazioni di nastrini, spille laccate
e pietre preziose.
Solo intorno al 1400 le dame
veneziane diffusero la moda delle calze lunghe, antenate
della moderna calzamaglia, ricamate a mano e
impreziosite da trine e merletti. Fu l'inglese William
Lee ad ideare nel 1589 il primo telaio per produrre le
calze in serie.
Nel Rinascimento apparvero
timidamente anche le prime giarrettiere, nulla a che
vedere con quelle odierne, infatti erano solo dei
laccetti che stringevano le calze sulle gambe.
Nel Seicento in Inghilterra vi fu la prima massiccia
produzione di calze in serie grazie a circa seicento
telai adatti alla fabbricazione di questo nuovo
indumento. I calzettai diventarono ben presto una
corporazione di artigiani molto importante. Il Seicento
vede anche lo sviluppo del corsetto, una specie di
guaina che avvolge il corpo della donna da sotto il seno
fino al ventre composto da tela rinforzata da stecche.
Nei secoli successivi fu usato soprattutto per modellare
il corpo femminile e adattarlo alle canoni della moda
dell'epoca: stringere la vita, sostenere ed
evidenziare il seno (o, al contrario, ridurne la
dimensione appiattendolo), modellare, talvolta
evidenziandoli, i fianchi. È detto anche bustino.
Nel Settecento compare il primo paniere, una specie
di gabbia di cerchi di vimini posta intorno alla vita,
ma anche il guardinfante, indossato dalle donne per
esaltare la parte posteriore del corpo e soprattutto c'è
lo sviluppo delle sottogonne usate una sopra l'altra
anch'esse per gonfiare le gonne.
L'Ottocento è il
secolo del corsetto, esso diviene l'indumento intimo per
eccellenza, e tra le donne dell'epoca impazza la moda
del "vitino da vespa". La vita così si stringe fino
all'inverosimile, il corsetto viene indossato sopra le
camicie e chiuso dietro da nastri o gancetti e le
stecche di balena provvedono a comprimere e a dare forma
alla vita. I colori delle calze, intanto, si fanno meno
appariscenti. Era di moda indossare calze totalmente
nere per le serate eleganti, mentre bianche per il
giorno. All’inizio di questo secolo era stata inventata
la macchina per il tulle, mentre nel 1840 è la volta
della macchina per la lavorazione del pizzo. Da
ricordare inoltre il 1862 quando Charles Butterick
inventa il cartamodello, per riprodurre qualsiasi capo
di vestiario in maniera non più approssimativa e il 1876
quando Fereol Dedieu ideò l’antenato del reggicalze.
Il reggicalze è un indumento intimo femminile
formato da una cintura (o una fascia), che cinge la vita
e si appoggia ai fianchi, e da nastri elastici (in
genere quattro) posteriori con mollette a cui si fissano
le calze. In certi casi le guaine contenitive oppure i
corsetti modellanti possono presentare nastri e gancetti
che li fanno diventare collateralmente anche dei
reggicalze.
Quando la moda impose il corsetto
dotato di laccetti per sostenere le calze, furono le
inglesi ad adottarlo per prime a partire dal 1893, ma
era già ricomparsa a fasi alterne per tutto l'Ottocento,
irrigidito dalla stecche di balena che facilitavano
svenimenti e pallori.
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NOVECENTO Il reggicalze e la calza velata
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