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Adamo Bencivenga
Il Signor Bell
Mercoledì
Catherine Bell
Catherine Bell
ormai era una donna più che matura, i suoi anni
iniziavano a dare i primi segni di cedimento
nonostante creme e massaggi a cui si sottoponeva una
volta a settimana. Il Signor Bell ne era consapevole
e ripagava questi sforzi occupandosi di lei il
mercoledì, giorno dedicato al rispetto del talamo
coniugale. A differenza degli altri giorni della
settimana, Bell scendeva dal pullman di ritorno dal
lavoro alle ore 13,18.
Solitamente sua moglie
preparava per pranzo un pasto leggero. Una zuppa di
verdure senza sale e con pochissimi legumi. Niente
birra. Era convinta che questo tipo di pasto
aumentasse la libido maschile e quindi le
prestazioni passionali del marito. L’aveva sentito
dire anni prima da una famosa sessuologa in una
trasmissione radiofonica di ricette e cucina.
Bell non ne era persuaso.
Ne aveva parlato
anche con il suo medico, ma aveva ricevuto per
pronta risposta soltanto una possente pacca sulle
spalle. Il Dottor Lionel, vista l’età del suo
paziente, considerava molto premature quel tipo di
precauzioni da parte della Signora Bell.
Bell
doveva ammettere che Lionel non era del tutto
affidabile in quanto quasi tutte le sere lo si
poteva vedere nel locale di Tommy in compagnia di
avvenenti ragazze straniere dove, oltre che ridere e
cantare filastrocche oscene, alzava oltre misura il
gomito. Ma era riconoscente verso il suo medico e
nulla gli avrebbe fatto cambiare opinione, dal
giorno in cui, dopo un violento attacco di
appendicite, Lionel accorse immediatamente al suo
capezzale prestandogli le prime cure. Si rese subito
conto della gravità del momento e nonostante fosse
notte fonda lo accompagnò con la propria auto al St.
Peter Hospital e si occupò direttamente
dell’intervento.
Durante il pranzo la Signora
Bell era piuttosto taciturna. Nessuno dei due aveva
voglia di imbarcarsi in argomenti che avrebbero
potuto incrinare l’armonia del pomeriggio. Di solito
avevano le stesse opinioni, tranne che sulla Signora
Harris e la Signora Martin. Bell notava ogni volta
sul viso della moglie un’increspatura di gelosia ben
controllata.
Prima di farsi ricevere nella
stanza da letto, in penombra per l’occasione, la
Signora Bell passava una buona ora in bagno. Faceva
la doccia, cospargeva il suo corpo di una crema a
base di ortiche e borragine, ed eliminava i peli
superflui per poi velarsi la pelle con un leggero
strato di talco. Non si truccava quasi mai.
Suo marito, che era un gentiluomo, ne approfittava
per fare un giro tra le case del quartiere fino a
raggiungere la stazione dei pullman per Dover.
Ufficialmente per ossigenarsi prima della prova
settimanale, ma in realtà, a dispetto di sua moglie,
non mancava mai di godersi i piaceri del palato del
primo pomeriggio.
Seduto dietro i vetri
della veranda del bar adiacente alla stazione
consumava lentamente la sua solita fetta di dolce
alla menta e lamponi annaffiata da un buon caffè
annacquato.
A giudizio di Bell la posizione del
bar era ottima. Nei giorni di bel tempo era
possibile farsi sfiorare da sparuti e debolissimi
raggi di sole che lui considerava senza alcun dubbio
morbidi e sensuali. Un vento quasi caldo e delicato,
proveniente dal Sud, completava quel gustoso
benessere increspando la pelle del collo di brividi
leggerissimi.
Si accomodò vicino alla
fioriera di begonie apprezzando come ogni mercoledì
di questa stagione i piccoli fiori lilla e
soprattutto la varietà di colore delle foglie.
Sapeva che nel linguaggio dei fiori le varie
tonalità del lilla fino ad arrivare al viola intenso
esprimevano infatuazione e palpiti d’amore. Bell
pensò a Molly.
Un leggero sorriso gli distese
le labbra e godendosi il panorama tirò fuori dalla
tasca il suo mezzo Punch cubano. Ruotò il sigaro
sulla fiamma evitando il contatto, in modo da creare
un braciere uniforme e senza sbavature. Lo aspirò a
pieni polmoni guardando il passeggio di domestiche
di colore che proprio su quella piazza si
ritrovavano ogni mercoledì.
Poco più che
adolescenti passavano le ore a parlare per il gusto
di usare la loro lingua. Bell notò che in quei
capannelli vocianti non c’erano mai uomini e
spasimanti.
Si sa che i discorsi di sole femmine
sono monotoni e noiosi, ma al Signor Bell piaceva
interpretarli dal movimento delle labbra e trovarci
malizie e segreti. Le guardava con distacco ammirato
godendosi le tinte accese dei loro vestiti leggeri.
Nelle sue fantasie notturne aveva sempre avuto
un debole per le donne di colore e ogni volta se ne
chiedeva il motivo. Ricordava spesso quella volta a
pagamento quando con il tenente Larry, anch’esso
sotto ufficiale di marina, fecero visita ad una di
quelle in un villaggio poco lontano dalla costa
settentrionale di Sandoy, una delle principali isole
delle Far Oer.
Era il suo compleanno e il
sergente Larry che era altrettanto gentile decise di
regalare al suo amico una mezzora senza pensieri.
Il Signor Bell accettò l’originale regalo con
discreto entusiasmo.
Andarono prima a pranzo, in
un piccolo locale sulla piazza principale del
villaggio. Mangiarono polpette di trote e salmone
molto saporite e fettine di carne di squalo
macerata. Bell si sorprese non poco scoprendo che da
quelle parti non esisteva il pane sostituito in
maniera indegna da patate lesse.
Dopo una
bollente tazza di caffè si avviarono verso la casa
della signora.
I due, durante il breve
tragitto ebbero modo di ammirare l’atmosfera magica,
inviolata e pungente di queste isole. Larry notò che
il paesaggio era completamente privo di alberi. Bell
lo invitò ad apprezzare il contrasto tra il colore
verde brillante dell’erba e la roccia di basalto
nera. Tutt’intorno case sparse in legno con i
caratteristici tetti colorati.
La casa della
signora era piuttosto isolata e riconoscibile da un
drappo verde e giallo sulla porta finestra. Larry
rimase seduto in veranda appollaiandosi su un bidone
di latta e gustandosi direttamente dalla bottiglia
una Spret Stout chiara comprata poco prima nel bar
del villaggio.
Si vantava spesso con Bell di
essere un intenditore di birra preferendo di gran
lunga quelle nere irlandesi ad alta gradazione
rispetto alle rosse scozzesi. Bell chiaramente non
era del tutto d’accordo visto che adorava la Mc
Ewan's! Un'ottima birra scozzese dal colore limpido
e dal gusto non troppo forte, con un retrogusto
dolciastro e soprattutto con una gradazione non
superiore ai sette gradi.
Il Signor Bell che
era un gentiluomo entrò con l’aria della sua prima
volta a pagamento. La donna fu molto cortese, lo
fece accomodare in salotto e chiuse le tende. Mentre
gustavano insieme dei pasticcini al limone e un
succo di frutta ghiacciato, la donna iniziò a
parlare della sua vita.
Bell in effetti si era
già chiesto come una donna di colore fosse arrivata
fin lassù.
Era una lunga storia che la
signora prese molto alla larga parlando di quando
all’età di quattordici anni aveva incontrato un
bellissimo ragazzo danese dai capelli color
trasparente.
Ma il bel vichingo aveva tutt’altre
intenzioni e le chiese di accompagnarlo da suo padre
per parlare d’affari. In effetti insieme ad un suo
amico si aggirava per le stradine fangose di quella
bidonville di Mombasa cercando ragazze attraenti.
Generalmente i genitori ricevevano in cambio qualche
chilo di farina e un sacco di riso. Ma lei era
bella, tanto bella, per cui il danese dovette
aggiungerci quattro buste di tabacco aromatizzato
olandese ed un braccialetto d’argento che in quel
momento portava al braccio sinistro.
Fu prelevata
la sera stessa, insieme ad altre tre sventurate più
giovani, e condotta a piedi fino al porto dove
l’aspettava, già fumante, una vecchia nave da
carico.
Bell si stancò ben presto di
ascoltarla e soprattutto fu distratto più volte dai
suoi denti bianchissimi ed da un piccolo crocifisso
d’argento che dondolava malizioso tra i suoi seni
neri. La donna poteva aveva più o meno trentacinque
anni. “Ma si sa.” Penso Bell. “Le donne di colore
sono senza età!”
Rimasero per qualche secondo
in silenzio. Bell giurò più tardi al sergente Larry
di aver sentito nitidamente nella stanza adiacente
il pianto di almeno due bambini. Quando terminò di
gustare l’ultimo dei tre pasticcini, la donna gli
fece cenno di seguirlo nell’alcova. Bell entrò e
trovò la stanza più che dimessa. Era separata dal
salotto soltanto da una tenda pesante a strisce
impolverate. Il letto era disfatto. Alcune mosche
disegnavano cerchi irregolari e nervosi e la brocca
accanto al comodino di vimini, notò Bell, conteneva
ancora acqua saponata.
Lei non perse tempo,
sfilò la gonna lasciandola in terra. Quando si tolse
la camicia il Signor Bell non poté non notare due
tette calate simili a quelle delle mucche svizzere
da latte. Il primo istinto fu quello di scappare e
pregarla gentilmente di rivestirsi, ma non avrebbe
mai potuto deludere il suo amico per cui si
abbandonò lo stesso alle attenzioni abbastanza
esperte della signora.
La donna, che non si
accorse della smorfia di disgusto, si avvicinò a
Bell offrendo se stessa senza pudore, lo invitò a
sdraiarsi ed a rilassarsi rassicurandolo con un filo
di voce che avrebbe pensato a tutto lei. Gli prese
la mano e la strinse energicamente sui suoi seni. A
giudicare dal tatto, Bell tirò ad indovinare che
avessero nutrito non meno di cinque o sei marmocchi.
Bell che era un gentiluomo si abbandonò alle
attenzioni della donna evitando, ogni qualvolta lei
lo stringeva a sé, di affondare il viso nel presente
enorme.
Non durò molto per il semplice motivo che
la donna si dimostrò molto professionale e Bell era
da poco sbarcato dopo una navigazione di oltre 13
mesi.
Appena finito Bell uscì da quella
stanza senza lavarsi. In veranda sorrise a Larry che
se ne stava tranquillamente seduto sul bidone di
latta e la bottiglia di birra vuota ancora in mano.
“Allora, che ne dici? Piaciuto il regalo?” Chiese
l’amico.
“Ottimo, grazie.” Rispose Bell senza
aggiungere altro.
Da quella volta non ebbe
più un’altra occasione per smentire la sua
convinzione che le donne di colore hanno i seni
molli.
Distratto dai suoi pensieri stava
quasi facendo tardi. Si affrettò lungo la via del
ritorno non prima di aver gustato due White Stripes,
caramelle bianche e verdi alla menta piperita ottime
per rinfrescare l’alito e coprire il sapore intenso
del sigaro cubano.
Di solito tornava a casa
alle quattro in punto. Entrava senza bussare e
percorrendo il corridoio con passo felpato si recava
dalla moglie. La stanza del talamo profumava di
violetta e vaniglia. La gabbia della merla era
appesa fuori dalla finestra.
Sua moglie già nel
letto era nuda con il solo reggiseno indosso, ma ben
coperta da lenzuola di lino orlate di San Gallo
messe per l’occasione.
Non c’erano
preliminari, né baci e carezze. Bell avvertiva in
lontananza un urgente bisogno fisico. Alle volte
pensava ai vestiti variopinti delle donne di colore
alla stazione dei pullman altre volte al rossetto
sbordato della Signorina Queen, la figlia della
lavandaia, che incrociava quasi tutte le mattine
all’angolo di Bon Street.
Si era sempre chiesto
se fosse per sciatteria o per stravaganza quel color
amaranto a forma di cuore dipinto a secchiate ben
oltre la forma delle labbra. Ma saperlo aveva poca
importanza! A cavallo dei suoi desideri immaginava
di fermarla per ammirare più da vicino quella
smisurata abbondanza di colore sopra l’aria
apparente di ingenua adolescenza.
Alle volte
andava oltre e si vedeva in una stanza dalle pareti
morbide e bianche con lei intenta a sgranare piccoli
racconti piccanti, ma in quel momento gli sarebbe
bastato vederla mentre gustava un gelato o addentava
una grossa fetta di torta.
Non pensava mai a
Molly.
Sua moglie rimaneva in religiosa
attesa aspettando la fine dei pensieri del marito.
Li vedeva come treni fermarsi e ripartire e poi in
un vortice farsi più fitti finché s’allontanavano
diradando il vapore.
Il Signor Bell che era un
gentiluomo mai si sarebbe sottratto a quei mercoledì
pomeriggio, anche se considerava quei momenti i più
volgari di tutta la settimana. Odiava il contatto
fisico, lo scambio di umori e sapori, detestava la
pelle nuda, nonostante fosse ricoperta di crema alle
ortiche e borragine, e considerava quella vicinanza
alla pari di qualsiasi altro rapporto tra animali.
Rimanevano per tutto il tempo con gli occhi
chiusi, sprofondando in un silenzio assordante rotto
ogni tanto dal canto della merla.
Generalmente
il rapporto si consumava entro e non oltre cinque
dieci minuti. Tutto ciò a causa dello scarso
coinvolgimento della Signora Bell che nonostante
anni di matrimonio non si poteva certo dire che
fosse molto esperta e come ogni mercoledì faceva
fatica a raggiungere l’orgasmo.
La Signora
Bell non aveva mai provato il rapporto orale e
nemmeno altri rapporti completi che si scostavano da
quello classico. Qualche anno prima suo marito le
aveva procurato delle riviste scientifiche
sull’argomento che spiegavano nei dettagli le
posizioni e la tecnica per una soddisfazione
reciproca.
Nonostante queste letture e
l’apparente interesse della Signora Bell, nulla era
cambiato e tutto avveniva in modo automatico e
ripetitivo finché un impercettibile respiro più
pesante dava il segnale al Signor Bell
d’abbandonarsi accelerandone la fine. Non avevano
mai raggiunto l’orgasmo contemporaneamente.
Finito il dovere Bell si alzava immediatamente e
rimaneva in piedi in attesa del meritato regalo. La
Signora Bell, seduta al bordo del letto, slacciava
il reggiseno e lo porgeva a suo marito. Ogni volta
si domandava quali altri seni avrebbe sostenuto.
Guardando la parete fiorata ripeteva a caso una
delle tante frasi d’amore che suo marito componeva
per la Sweet & Words Inc.
Ogni mercoledì, in
quel preciso momento, mentre sentiva lo scroscio
della doccia in bagno, si domandava se l’amore fosse
tutto lì e perché mai gli uomini s’affannassero
tanto.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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Immagine Renè Magritte - Le
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