Camilo Saviola Duarte affacciato alla finestra del suo ufficio assaporava
come ogni mattina piccoli sorsi di caffè nero, gli unici di tutta la
giornata. Adorava quel gusto di terra grassa e piantagioni del Sud, ma la
sua cistite cronica non gli permetteva di abusarne.
Il piazzale davanti alla Fonderia era ormai vuoto, i pullman erano già
ripartiti vuoti e tutti i suoi operai erano al lavoro. Guardò l’orologio.
Mancavano pochi minuti alle otto, tra poco il rumore assordante delle
macchine in funzione avrebbe invaso tutta la stanza.
Il suo ufficio era composto da una grande sala esagonale, un terrazzino e
un piccolo bagno, un tempo parte integrante del suo appartamento al primo
piano della Fonderia.
Come ogni mattina Camilo Saviola respirò a pieni
polmoni l’aria frizzantina della montagna. Davanti a sé San Diego d’Arrabal,
il piccolo paesino di poco più di mille anime arroccato sulle montagne
della sierra Nevada. Quasi la totalità dei suoi abitanti adulti maschi
lavorava per le Fonderie, mentre le donne, avendo ereditato il lavoro nei
campi, allevavano animali e coltivavano terra.
Camilo indugiò ancora un attimo davanti a quello splendore, poi chiuse la
finestra, raddrizzò la foto di suo figlio mai nato e soddisfatto prese
posto sulla poltrona di cuoio rosso, unico lusso nell’ufficio dopo decenni
di duro lavoro.
Nonostante avesse vissuto una vita intensa da sembrargli interminabile,
non aveva passato ancora i quarantasette anni. Alto oltre il metro e
ottanta, senza un filo di grasso era sicuramente un uomo di bell’aspetto.
I capelli lucidi di brillantina, le labbra carnose, la pelle olivastra e
levigata trasparivano il suo spirito intatto.
La voglia bluastra e gialla sulla guancia destra, simile ad un piccolo
tatuaggio di farfalla regina, si colorava col suo umore incupendo le ali
nei rimpianti delle occasioni e ravvivandosi ogni qualvolta metteva in
opera i suoi tanti progetti.
In quei momenti di smisurato orgoglio, per incanto, si ritrovava davanti
al grande specchio della camera da letto, intento a volte a pettinarsi i
folti baffi, altre a provare un nuovo cappello. Adorava quel capo di
abbigliamento, ne possedeva una collezione intera anche se poi utilizzava
abitualmente quello di suo padre in feltro nero.
In quei frangenti si sorprendeva spesso a pensare alla fragile idea che si
era fatto negli anni di lui, Bernard-Camilo Saviola Duarte, ricco
commerciante di lontane origini portoghesi o, nelle profonde delusioni,
povero marinaio sulla rotta delle Indie. In realtà suo padre era di San
Diego d’Arrabal, il piccolo paesino posto proprio di fronte alle Fonderie.
Di origini contadine, all’età di 51 anni, dopo una brillante carriera
nell’Amministrazione dello Stato, aveva sposato sua madre. Anita-Charlotte
Vargas, più giovane di lui di 32 anni, dalla quale ebbe sei figli maschi e
due aborti.
D’aspetto tipicamente andaluso, suo padre, oltre ad un famoso giocatore di
ramino era stato un accanito frequentatore di salotti mondani. Amante
appassionato di schiere di nobildonne di campagna riuscì a realizzare il
suo sogno di ricchezza e d'ascesa sociale grazie al rapporto con una
contessa polacca. Di temperamento agli antipodi, lei gelida nordica, lui
focoso meridionale, i due ebbero la capacità di esaltare le loro
differenze ed essere inevitabilmente travolti da una passione fuori dal
comune.
Grande amatore e corteggiatore non fece mai mancare alla bella polacca le
dovute attenzioni sia sotto l’aspetto della galanteria e sia sotto il
profilo propriamente sessuale.
Dai suoi diari ritrovati anni dopo, ben nascosti e murati sotto una
mattonella in ceramica dell’arcata centrale del patio della sua casa al
mare, saltò fuori il certificato di matrimonio celebrato nel freddo di un
novembre di Danzica.
Bernard-Camilo morì a 93 anni a causa di una peritonite trasformata in
cancrena.
Quando suo padre si ammalò gravemente Camilo Saviola si trovava per lavoro
a centinaia di chilometri di distanza, si mise subito in viaggio, ma con i
mezzi di allora, riuscì a raggiungerlo solo tre giorni dopo.
Bernard-Camilo nel frattempo era morto ed a causa della rapida
decomposizione, dovuta probabilmente agli eccessi sessuali oppure al
grande consumo di caffè, la salma fu immediatamente incassata e zincata e
Camillo fu l’unico dei sei figli a non vedere suo padre morto.
*****
MARGUERITE LAMBERT
Ci vollero anni prima che il tempo curasse totalmente quell’amarezza e per
sollevarsi in quei momenti Camilo si lasciava andare ai ricordi più
piacevoli del suo ricco passato. Quella volta il suo pensiero planò verso
il suo primo vero amore: Marguerite Lambert.
Marguerite era una donna matura di venticinque anni ma la sorte si era
accanita su di lei e, nonostante fosse sposata da sette anni, non era
ancora madre. Camilo l’aveva conosciuta sulla salita che portava a San
Diego, lei ogni giorno faceva quella strada per far visita a suo marito
Josè.
Per via di una legge della quale parleremo successivamente era insolito
vedere una donna passeggiare in quel tratto di strada. Tra loro spuntò
subito una tenera confidenza. Casualmente tutti i pomeriggi lui si faceva
trovare seduto sul bordo del parapetto, alle volte con in mano un tenero
mazzo di viole altre con un fascio di spighe odorose.
Dopo circa un mese Camilo le prese la mano e nascosti dietro una quercia
oltre la curva che precede il ponte la baciò. Lei non si tirò indietro,
anzi, per via dell’astinenza e della sua giovane età, nei giorni che
seguirono, fu lei a cercare la bocca vellutata del bell’amante.
Andarono avanti per altre due settimane, i baci divennero più focosi, i
bottoni della camicetta di Marguerite più facile da slacciare. Poi
successe ciò che il destino aveva riservato per loro.
Camilo pensò a quella mattina di fine agosto quando fecero per l’unica
volta l’amore.
Marguerite era nervosa, il suo pensiero era tutto per José Lambert, suo
marito. Le ultime notizie lo davano ancora seduto sulla pietra dura ai
bordi della strada che portava in paese. Nessuno comprendeva la ragione,
neanche sua moglie che da mesi e mesi si intestardiva ad addossarsi almeno
una colpa di quel gesto.
Il solo risultato fu una grande depressione con picchi di isteria
imbarazzanti. A poco a poco conoscenti e parenti la isolarono e l’unica
persona buona che in quel vuoto le diede conforto fu appunto Camilo.
Per questo motivo decise di interrompere quegli incontri pericolosi vicino
alla quercia e dare appuntamento a Camilo al riparo da occhi indiscreti.
Ovviamente il rischio di essere colti in flagrante era solo attutito anzi
l’incontro sotto un tetto era punito severamente dalla legge con una
condanna fino a 12 anni, per non pensare poi all’aspetto etico e alla
perdita dell’onore ben più grave di quello penale.
Nonostante le evidenti difficoltà decisero di sfidare la sorte, lui per
piacere e lei per curare il suo stato d’animo messo alla prova da mesi di
rinunce.
La gente si sa diventa malvagia quando non può più dare cattivo esempio e
quella mattina nell’attesa Marguerite per uno scrupolo in più di sicurezza
aveva serrato tutte le tapparelle e lasciato tutta la casa in penombra, la
sola lampada a petrolio illuminava in parte il suo profilo regolare.
Sul comodino una brocca di fiori e una foto in bianco e nero: José
sorrideva. Lei cambiò istintivamente l’acqua alla brocca.
Camilo bussò delicatamente e con la sua solita aria scanzonata si accomodò
sulla sedia in cucina e nell’attesa della sua donna si accese un buon
sigaro sivigliano.
“Durante tutta una vita, facendo qualche conto, non ci sono poi tanti
giorni fondamentali di quelli che cambiano il corso delle cose. Pietre
miliari che si fanno già ricordo al momento che si vivono e s’imprimono
così indelebili nella mente tanto da tagliare di netto il tempo, la vita e
i calendari che le contano.”
Questo pensava Marguerite mentre andava incontro al destino facilitandogli
chissà per quale motivo il compito senza che questi le avesse minimamente
chiesto aiuto. Come imbambolata non pensò di prendere tempo; o magari di
aggrapparsi ad una di quelle distrazioni che di punto in bianco non
permettono di andare oltre. E non pensò nemmeno ad ingannare, con qualche
scusa al momento, il divenire che lento e inesorabile la portava per mano
verso quell’uomo oltre il quale si ripianavano ad una ad una tutte le sue
insicurezze del vivere quotidiano.
Ripassò una mano tra i capelli. La sua immagine allo specchio era
perfetta. Sperò che fosse fedele a quella che a breve avrebbe ammirato
Camilo appena entrato nella sua camera da letto. Non c’era motivo di
dubitarne, sorrise sbadata, ma cambiò specchio per sciogliere gli ultimi
dubbi. Uguale, identica! Si sentiva più sicura e per nessuna causa al
mondo avrebbe fallito e il giovane Camilo avrebbe ceduto sotto i colpi
della sua bellezza.
Ma ciò che li univa andava oltre il sesso e la passione, oltre i merletti
e il pizzo che aggraziava la sua figura. Ciò che legava lei al bell’amante
era qualcosa di recondito e inconfessabile.
Josè, il suo amatissimo marito, era lì, non per sua volontà, risbattuto
dal destino su quella pietra dura e Marguerite nella sua profonda
depressione aveva coltivato un unico desiderio: avere un figlio, maschio
naturalmente. Pensò addirittura che fosse stato Josè a chiederlo e lei era
decisa a fargliene regalo.
Per questo era cauta e remissiva, per nessuna ragione al mondo avrebbe
voluto deludere suo marito ed avere spiacevoli imprevisti, i quali, per la
stessa natura degli uomini, erano di fatto imprevedibili.
Camilo col fiato in gola impazientemente aspettava, mai fino ad allora
quel tipo d’incontri con altre donne gli avevano imperlato il viso di
sudore o provocato qualche leggera emozione. In realtà era la prima volta
che si accingeva a fare l’amore con una donna sposata e per questo motivo,
come Marguerite ma per altri motivi, stava vivendo quel giorno come unico,
quelle ore come fatali. Cercò di trattenere il fiato e di non far
trasparire alcun turbamento che agli occhi dell’amata avrebbe potuto
sembrare sinonimo di fragilità. Allora spense il sigaro e si concentrò
sulla bella Marguerite.
Marguerite indugiò ancora un attimo davanti allo specchio. Camilo
nonostante la giovane età era molto esperto, con aria dinoccolata fece il
suo ingresso nella stanza. Guardò la donna unicamente sotto il profilo del
desiderio, di certo non era assolutamente innamorato e il suo unico scopo
era quello di soddisfare se stesso e la sua amata.
Si coricò sul letto e poi scegliendo il momento giusto la chiamò a sé.
Allargò le sue braccia come fossero le sponde di un fiume tranquillo. La
baciò sulla fronte e con fare deciso le passò la mano esperta sotto la
gonna di tulle e organza, poi seguì al tatto la trama della calza
indugiando sul bordo di fine merletto. Era bella Marguerite, sensuale come
nessun’altra donna, voluttuosa al punto da compiacere il crudele destino
che aveva sottratto suo marito ai piaceri di quel talamo, la
spensieratezza del sesso e l’appetito della carne.
Marguerite, pensava Camilo, rappresentava qualcosa di più rispetto a tutte
le altre donne e se ne rendeva perfettamente conto, era la prescelta delle
prescelte, la fortuna e la sventura, il destino di un uomo che, per chissà
quale Ordine superiore, s’inseriva perfettamente nell’armonico andare
delle cose.
Così pensando la baciò, fu un bacio intenso, di brama densa, di fuoco e
passione. Sensuale quanto una bocca che vuole, quanto un seno che chiede.
E quel seno chiedeva, sembrava che urlasse in un attimo tutta la sua
voluttà. Camillo non perse tempo e lei si rese immediatamente disponibile
aiutandolo a sciogliere i suoi capelli castani e i lacci del suo corpetto
rosa antico. Ecco ora era quasi nuda, con qualche anno in più del suo
amante, ma di sicuro con qualche esperienza in meno. Fu felice di
affidarsi a quelle mani, le quali nel frattempo si erano inoltrate nei
pertugi della passione assaporando la viscosità del miele acerbo.
Lui sfiorò delicatamente quei petali umidi e come in un m’ama e non m’ama
lei si schiuse come un fiore al sole.
Poi la prese, affondò come un gabbiano affamato in quel mare, come un
pirata nel tesoro. Era già calda Marguerite, bollente d’attesa e
d’astinenza, non ci volle molto tempo per spiccare il volo e ritrovarsi
nei meandri di terre di confine, di enclave di mare inesplorate.
Incredibilmente, nonostante fosse la prima volta, la sintonia fu perfetta,
appaiati come una copia in controluce percorsero insieme la rotta verso il
paradiso.
*****
Fin qui la storia con Marguerite che non ebbe repliche, fin qui il ricordo
di Camilo mentre gustava l’ultima goccia del suo unico caffè della
mattina. Naturalmente lui non poteva sapere che la sua bella amante aveva
pianificato quell’incontro e calcolato come un esperto contabile i minimi
dettagli come il ciclo della luna, le maree e le sue fecondità.
Tornando a quel giorno, i due si salutarono come due sconosciuti travolti
dal senso di colpa e dalla paura che i muri della casa potessero parlare.
Marguerite seguì dalle fessure della persiana il passo lento di Camilo, si
lasciò andare ad un beffardo sorriso. Aveva raggiunto il suo scopo. Dopo
un mese ebbe la certezza del successo del suo piano, ora non rimaneva che
vanificare le dicerie, le quali di sicuro sarebbero sorte non appena la
sua pancia avrebbe dato i primi segni d’evidenza. Del resto quel figlio
era frutto dell’amore di Josè e lei era ben orgogliosa di portarlo avanti
con fierezza.
Ma si sa che nei paesi l’invidia e la calunnia non trova mai pace e San
Diego d’Arrabal non sfuggiva a questa regola. Marguerite tra l’altro non
era ben vista dalle altre cittadine in quando si vociferava che per chissà
quali ragioni fosse favorita dal Comitato dei Saggi e la favorita del
Sindaco in persona. In effetti in seguito alla tragedia che aveva colpito
suo marito le fu concesso, in via del tutto straordinaria, di uscire da
sola dal paese e far visita a Josè nonostante la legge proibisse alle
donne di recarsi fuori dalle mura se non accompagnate dai mariti stessi o
dai familiari maschi più stretti.
Purtroppo Marguerite non aveva parenti maschi, il padre era scomparso da
molti anni e attualmente lì in paese aveva solo una sorella maggiore e due
nipotine femmine.
Per questo motivo, vista la malasorte venne emanato un editto ad personam
controfirmato dal Sindaco Leon Perralta.
Nonostante questo evidente favoritismo, quando ebbe la certezza di essere
incinta, sfruttò nuovamente il suo ascendente nei confronti del Sindaco.
Non perse tempo, gli scrisse immediatamente una lettera perorando la causa
di suo marito. Josè sbattuto dal destino su quella pietra dura aveva
sicuramente bisogno di conforto. In pratica chiedeva aiuto alle
Istituzioni affinché quel conforto si materializzasse fattivamente in una
casa da edificare attorno allo sventurato in modo da evitargli le
intemperie e gli sguardi curiosi dei passanti nei momenti di privacy.
Accompagnò la lettera con un certificato medico che attestava una
bronchite cronica e uno stato fisico generale molto compromesso.
Consegnò la lettera direttamente nelle mani del Sindaco, Leon notò lo
smalto rosso sangue delle unghie e un leggero rossore sul viso.
Poi aprì la lettera e lesse quell’appello accorato. Smosso da una pena
interiore, nella penombra pomeridiana del suo ufficio, cercò la mano di
Marguerite in segno di vicinanza e solidarietà. Lei naturalmente non
rifiutò quel segno di pace.
Dopo quell’episodio il Sindaco si prodigò immediatamente contribuendo
personalmente alle spese dei servizi e impartendo ordini precisi per
costruire una casa intorno alla sventurato. In pochi giorni furono elevate
tre pareti di legno circolarmente alla pietra dura e, per non impedire a
Josè di guardare fisso nel vuoto, la quarta parete fu lasciata mobile con
una tenda posticcia da chiudere nei momenti intimi.
Ovviamente Marguerite seguendo il suo disegno approfittò immediatamente
della nuova situazione. Indossò il vestito più sensuale del suo
guardaroba, si truccò e lasciò il suo presente di seni abbondanti in bella
mostra e all’aria i suoi morbidi capelli. Prima di recarsi da Josè fece
per tre volte il giro della piazza del paese in modo che tutti i paesani
di passaggio o seduti nei bar la notassero.
Poi entrò nell’emporio e insolitamente comprò un profumo alla viola e
mughetto, il garzone notò la sua scollatura. La notizia dell’acquisto fece
immediatamente il giro del paese. Bella e profumata, alle 18 in punto, ora
del passaggio della corriera, come tutti i santi pomeriggi, andò a trovare
suo marito, ma questa volta chiuse ermeticamente la tenda in modo che
tutti i passanti notassero quella novità e non sapessero cosa stesse
avvenendo dentro quelle quattro pareti sbilenche.
Circa otto mesi dopo nacque Carlito, all’anagrafe Carlos, figlio di
Marguerite e Josè.
Molte concittadine di San Diego furono pronte a giurare sulla testa dei
propri cari che quel figlio non fosse frutto di quell’incontro sulla
pietra dura, ma delle frequenti visite del Sindaco Leon Perralta, visto
più volte aggirarsi nelle ore notturne nei pressi della casa di Marguerite.
Ma si sbagliavano…
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