ATTO PRIMO
PENNSYLVANIA STATION -
INTERNO NOTTE
ORE 08:00 P.M. – DAISY
Le luci intermittenti viola e verdi della pompa di
benzina illuminano la casa. Daisy è in piedi, sta
pelando patate.
Questa sera il sole non vuole
tramontare, Johnny m’ha lasciata, cazzo! Questa
volta non torna. Ha preso il suo camion e via sulla
Pennsylvania Avenue.
Ha sbattuto la porta
urlando che non avrebbe più messo piede dentro
questo tugurio. E poi per quale motivo? Questa
mattina non sono voluta stare con lui…
Ero stanca
cavolo! Non avevo voglia, ma lui questo non lo mette
mai in conto! Il suo uccello è sempre in tiro e io
lì, ogni volta, sempre pronta a smanettarlo.
“Dai Daisy. Fai la brava Daisy. Non resisto Daisy!”
Ed io lì, cretina, che non mi faccio pregare. Sempre
pronta. Mai un cenno di insofferenza, mai una
smania.
Ma stamattina mi sono rifiutata, cavolo!
Ho sentito il sangue scorrere velocemente, mi
battevano le tempie. Ho avuto un sussulto di rabbia
ed è stato facile sottrarmi al suo fiato
appiccicoso.
Certo lui lavora! Sempre avanti
e indietro per la Pennsylvania con quella merda di
camion a caricare macchine in panne! Per i soldi che
mi dà, poi! Non vedo un dollaro da settimane.
“Ehi piccola devi portare pazienza, quelle cazzo di
macchine non si rompono più!” Solo questo sa dire.
“Ehi piccolo devi portar pazienza.” Gli ripeto
quando non trova birra in frigo. E lui s’incazza.
“Vai a farti fottere!” Non sa dire altro.
E
poi ancora.
“Dove sono finiti quei cinque
dollari?”
Ma non si rende conto che sono sempre
gli stessi e ormai sarà passato almeno un mese.
Livida di rabbia mi ripeto ogni volta.
“Un giorno
o l’altro lo lascio. Cazzo se non lo lascio!”
Così si ritrova solo come un cane. Poi voglio vedere
dove parcheggia il camion e il suo uccello, e dove
la trova una come me! Sempre lì a dire ok Johnny, va
bene Johnny, quando la mattina si sveglia.”
Lui non è come gli altri, appena si sveglia non
chiede il caffè, la sigaretta, oppure che ne so un
bacio, una carezza. Niente di tutto questo. Prima di
tutto il sesso! Sempre arrapato mi monta a occhi
chiusi. Ma questa mattina mi sono ribellata. Cazzo
non ce la facevo più! Sono sbottata!
“Se cerchi
un cesso di buco, vallo a trovare da qualche altra
parte, magari dalle tue amichette dall’altra parte
della strada!”
Ma Johnny non è normale, vuole
loro e vuole me. Non passa giorno che non mi
desideri! Una, due, e anche tre volte quando torna
per pranzo.
D’accordo dura poco. La sua migliore
prestazione non credo sia andata oltre trenta
schifosi secondi. Ma è la mattina che non lo
sopporto! Per il resto ok, nessun problema. Non mi
vergogno a dire che… Insomma mi fa piacere sentirmi
desiderata, sentirmi all’improvviso la sua saliva
calda sul collo mentre apro la scatola della
minestra, oppure la sera quando siamo seduti qui
fuori in veranda e sento la sua mano che si
intrufola…
“Ma la mattina no cazzo!”
Io devo
carburare! Non ci riesco proprio. Sono fredda, la
mia pelle è secca! Ha bisogno di idratarsi, di
scaldarsi. Ed io di sognare, immaginarmi su un letto
diverso, una casa diversa, magari un motel. Ecco sì,
mi piacerebbe ogni tanto uscire da questo tugurio.
Che ne so io… una cenetta e poi ritrovarsi in un
letto fresco che odora di pulito. E passarci la
notte come due amanti!
Invece niente! A lui
il contorno non interessa. Non dico la poesia, ma
almeno il tatto, l’attenzione. Niente! Deve solo
sfogare i suoi bisogni dentro di me, come un
animale! Poi mica passa indifferente col suo cazzo!
Ed io lì con calma a ripetergli:
“Johnny mi fai
male, Johnny non sono eccitata, Johnny aspetta, ti
prego, fai prima qualcosa…”
Ma lui come un
bisonte non sente ragioni. Odio quel suo rantolo da
porco! Ma che razza di sesso è questo! Non dico
amore perché sarebbe troppo. Sono mesi che non
m’inumidisce le tette! Vabbè non sono il massimo.
Mica è colpa mia se sono magra e le tette non sono
cresciute! Mica è colpa mia se non ho due cosce
piene di carne e due labbra a canotto come quella
battona qui davanti!
Mi fa rabbia solo a
guardarla! Di notte con quei capelli biondo platino
fa più luce dei fari delle macchine. Oddio, se penso
che Johnny ogni tanto ci si mette a parlare…! Dice
che ci fuma solo una sigaretta. E lei lì seduta su
quel bidone che si scopre le gambe fino alle
mutande, quando le porta! Sempre a guardarsi allo
specchio e a spalmarsi secchiate di rossetto. Se le
avessi io quelle labbra, cazzo! Altro che sulla
Statale! Forse ora sarei in qualche casinò di Las
Vegas.
E invece eccomi qui, tutte le sante
mattine costretta a dire:
“Dai Johnny, sbrigati
Johnny, fai in fretta, sto morendo dalla voglia di
un caffè. Almeno una sigaretta, cazzo!”
Niente,
lui continua come se niente fosse. Suda, mi respira
in faccia, mi dice parole da camionista. Oddio che
disgusto quell’alito di cena rifatta, di bocca non
lavata…
Daisy mette sul fuoco la pentola
delle patate.
Oddio sta finendo anche il gas.
Con questa fiammella ci metteranno un secolo a
cuocersi. Già lo sento che torna e s’incazza con
quella puzza odiosa di grasso e di birra.
“Ehi
piccola, sempre queste cazzo di patate! Ma non puoi
inventarti altro? Lavoro tutto il giorno, devo
mangiare carne!”
Ed io sempre lì a rispondergli.
“Se tu mi salutassi con qualche dollaro sarei anche
capace di prepararti un tacchino ripieno.”
Ma
tanto lo so che dice per dire, la sua bocca non ha
gusto! Come il suo uccello che entra ed esce senza
nessun riguardo. Lui non mangia, s’ingozza, non si
alimenta, si riempie! Patate o carne non fa
differenza.
“Johnny vatti almeno a lavare le
mani.”
Niente, si mette seduto sul bordo della
sedia a gambe aperte ed ingurgita senza masticare e
senza respirare. Ogni tanto rutta. Ha sempre fame.
Fame di cibo, di fica, di birra. Credo che ormai sia
proprio irrecuperabile.
ATTO
PRIMO
PENNSYLVANIA STATION – INTERNO NOTTE
ORE
08:30 P.M. - DAISY
I camion sfrecciano
sulla Pennsylvania. Daisy è alla finestra. Piange.
Dio non voglio che mi veda così. Ma giuro, non è
dolore, non è pena, è solo tanta rabbia! Ma è
possibile che non capisci Johnny? Mi compreresti con
poco, almeno due coccole, un po’ di attenzione, non
chiedo altro.
Vero Johnny che da stasera sarà
tutto diverso? Basta davvero poco…
Daisy si
asciuga le lacrime con lo strofinaccio.
Cazzo
Johnny, ma proprio oggi dovevi andare via! Proprio
questa sera che viene mio fratello Denny! E doveva
proporti un affare magnifico: caricare carcasse di
cani. Tanto a te cosa costa? Le devi solo caricare
sul camion poi pensa a tutto lui.
Lo sai che è un
artista. Ha in mente di rimetterle a nuovo,
scarnificarle, lavarle, colorarle e attaccarle sui
muri bianchi di qualche galleria. Insomma vuole
farci una specie di mostra. Dice che il significato
non ha importanza, sono gli altri che devono
trovarlo!
E’ geniale no? Non male come idea, vero
Johnny? Meglio della merda in scatola! Aiutalo dai,
ha tante idee! E’ il figlio di uno dei tanti mariti
di mia madre. Mica sarai geloso? E poi per te Johnny
ogni carcassa un dollaro. Ogni dollaro una birra.
Ogni birra una scopata.
Daisy si distende sul
letto.
Sono stanca Johnny, ma perché non
torni? Le patate sono quasi cotte! Come fai ad
essere così duro e non capire. Lo so che mi vuoi
bene, a tuo modo, certo che mi vuoi bene! Non essere
così duro dai! E poi per un buco di fica, cazzo! Ti
avevo detto solo di aspettare, il bollitore del
caffè era quasi pronto. Non potevo non incazzarmi!
Poi mi sarei rimessa al letto e sarei rimasta ferma
e immobile come piace a te.
Vabbè ero stranita
per ieri sera. Certo, mi dà un fastidio del cazzo
sentirti così eccitato quando pensi a qualche troia.
Lo sai che non lo sopporto quando stai qui dentro e
mi dici che vuoi scoparti la cameriera del bar di
Steve che te la nega da mesi. Vabbè ha una quinta,
boh forse una sesta, ma è possibile che non capisci?
Perché devi ogni volta farmi pesare che non ho le
tette? Sei un orso Johnny. Come quando mi fai
ingelosire dicendomi della bionda platino che batte
qui sulla Pennsylvania. Ci fumi solo vero Johnny?
Io non sono di legno Johnny! Anch’io ho una mia
dignità! Come posso fare l’amore così?
Vabbè sono
gelosa. E con questo? Non posso esserlo? Come faccio
ad eccitarmi pensando di non piacerti? Tu non ti
preoccupi minimamente del mio orgasmo, non mi chiedi
nulla, non rallenti, non acceleri. Sei tutto
concentrato su di te. Davvero mi fai sentire un
buco, ferma e immobile senza nessuna partecipazione
aspettando solo il tuo rantolo.
Lo sai che mi
basterebbe poco. Vorrei solo un po’ di
considerazione! Perché poi mi sento bene quando
vieni e ti rilassi dentro di me. Ma dura troppo
poco! Un attimo dopo sei già pronto per uscire. Una
birra al volo e via. Cazzo mai un momento per noi,
mai, che ne so io, rimanere abbracciati e pensare a
qualcosa da fare insieme. Mi sento completamente
esclusa da te e dal tuo lavoro.
Io ogni tanto
ci provo a dirti qualcosa:
“Johnny quando mi
porti a fare una passeggiata? Vabbè dai niente
cenetta e motel, non abbiamo neanche un dollaro per
sognare. Però magari potremmo andare in campagna a
trovare tua zia Jacqueline? Così le sfili anche un
centone!”
Ricordi quella volta quando ci siamo
andati? E’ passato tanto tempo ormai, ma siamo stati
bene. Insieme a tuo cugino avete passato tutta la
mattinata a rimettere a posto le tegole del
gallinaio, ma poi zia Jacqueline ci fece quel
risotto da leccarci i baffi e soprattutto, senza che
tu te ne accorgessi, ti mise in tasca cinquanta
dollari. Dico cinquanta Johnny e non so se mi
spiego.
Tu niente, rimani muto. Sempre muto.
Ma a cosa pensi Johnny? Mi dici ogni volta che hai
problemi di lavoro. A me sembra così semplice il tuo
lavoro… Caricare le macchine e portarle all’officina
del tuo amico Fred. Ma a cosa pensi per davvero
Johnny?
Poi d’un tratto mi parli, come se ti
svegliassi da un grande sonno.
“Ehi piccola, ci
vediamo stasera. Ora devo scappare.” Quando ti
ricordi mi dai addirittura un bacio, prima di
sbattere la porta.
“Johnny un giorno o l’altro
spacchi quel cazzo di vetro! E non abbiamo un
dollaro per ripararlo.”
Ma tu hai già acceso il
motore …….
ATTO PRIMO
PENNSYLVANIA STATION – INTERNO NOTTE
ORE 09:10
P.M. - DAISY E DENNY
Denny bussa alla
porta
“Daisy ci sei?”
“Oh fratellone che
piacere vederti. Entra dai.”
“Ma hai visto che
palla di fuoco all’orizzonte? E’ incredibile!”
“Ah già questo sole stasera non vuole tramontare!”
Denny si siede e fissa intensamente la sorella
“Che hai fatto Daisy? Ti vedo strana...”
“Niente, ero distesa sul letto. Mi stavo
appisolando. Scusa devo avere la faccia sconvolta.”
“Mhh sorellina, non mi sembra solo una faccia
assonnata.”
“Giuro Denny e che altro dovrei
avere!”
“Ho sete, hai una birra?”
“Denny non
ho nulla e neanche un dollaro. Quelle cazzo di
macchine non si rompono più.”
“Johnny dov’è? Gli
hai parlato del mio progetto?”
“Sì Denny ha detto
che è felice di aiutarti.”
“Il mio impresario
dice che è un’idea stupenda. Vuole allestire una
mostra prima possibile.”
“E’ fantastico Denny!”
“Ci vuole solo un po’ di fantasia. Scarnifico la
carcassa e pulisco lo scheletro. Per quanto riguarda
il teschio lo inserisco in una scatola chiusa e
tramite un piccolo foro faccio passare una colonia
di formiche attraverso un tubicino in modo che la
pulizia sia perfetta!
Poi immergo il tutto nella
candeggia per sbiancarlo e lo metto ad asciugare.
Quando è bello secco e la tinta attacca, inizio a
colorare osso per osso, cartilagine per
cartilagine.”
Denny tira fuori dalla tasca
una fotografia
“Ecco il primo esemplare, ti
piace?”
“Denny io non ci capisco nulla. E’ buffo
però.”
“Il mio impresario dice che così rendo la
morte più bella. Ci vede ottimismo. Ma sai anche io
non ci capisco nulla.”
“Ha ragione però! Io
quando immagino la morte la vedo nera e non riesco a
vederla colorata.”
“Ecco appunto.”
“Spero che
ti vada tutto bene, fratellone!”
“Ti rendi conto
sorellina? Diventerò un artista famoso!”
Daisy si alza e serve due bicchieri di acqua
“Hai una sigaretta Denny?”
“Ho smesso da un mese,
mi dispiace.”
“Hai sentito nostra madre?”
“No
Daisy. Ormai sarà più di un anno che non la sento.”
“Ma secondo te dove è finita? Io l’ultima volta
che l’ho sentita era a Las Vegas.”
“Daisy lo sai,
siamo i suoi due figli senza arte e né parte e come
tali siamo stati sempre un peso per lei. Io ho avuto
la fortuna di avere almeno un padre che mi ha
accolto con lui.”
“Eh già, invece io dall’età di
quattordici anni vivo senza fili dovendo soprattutto
badare a me stessa. Mi sono stufata Denny!”
“Non
stai bene, vero? Ti prego non rispondermi come
prima.”
“Guardati intorno, secondo te posso stare
bene? Vedi in che topaia vivo… Una sola stanza dove
mangio, dormo, vado in bagno e scopo. Sempre qui,
tutti i santi giorni.”
“Come va ora con Johnny?”
“Sempre lo stesso. Non è cambiato nulla.”
“Ti
picchia?”
“No, no questo no. E’ successo solo
quella volta quando ti ho chiesto aiuto.”
“L’avevi tradito, vero Daisy?”
“No, ma ci è
mancato poco.”
Quindi non l’hai tradito?”
“No,
ma nella sua mente era come se l’avessi fatto!”
“Ti dispiace di non averlo fatto?”
“Sì.”
I
due rimangono muti.
“Denny non ho un
dollaro! Neanche una spalla per piangere, mi capisci
vero?”
“Dai Daisy vedrai che ci saranno tempi
migliori!”
“Tu dici bene, ma ormai ho imparato a
vivere la giornata, anzi l’ora e il minuto. Ed ora
vorrei solo una sigaretta…”
Denny guarda
l’orologio e si alza.
“Daisy tesoro, mi
dispiace, ma non ho dollari da prestarti. Sai il
vecchio mi tiene a stecca e sua moglie s’incazza se
mi finanzia. Lei dice che è giunto il momento di
alzare le chiappe e mantenermi da solo.”
“Denny
non importa. Lascia perdere. Anzi scusa se ho osato.
Comunque grazie per il pensiero.”
“Ora devo
andare. Ho fretta. Quando pensi che Johnny
raccoglierà la prima carcassa?”
“Beh, non dipende
da lui. Però mi ha detto che quando piove è più
frequente trovare cani morti lungo la strada.”
“Allora speriamo che piova presto…”
“Denny non lo
devi neanche pensare. Ok?”
“Dai, scherzo
sorellina! Comunque mi faccio un giro sulla
Pennsylvania, non si sa mai, potrei essere
fortunato.”
“I patti sono patti, non dobbiamo
forzare il destino!”
“Daisy ho solo voglia di
diventare famoso al più presto.”
“Te lo auguro
Denny.”
“Comunque ripasso tra due giorni.”
“Ok.”
“Ti ci ritrovo?”
“Non lo so.”
“Dai
sorellina non fare cazzate. Qui almeno hai un
tetto.”
“Sì, un tetto bucato!”
“Dai sorellina
tieni duro.”
“Non lo so davvero, Denny. Mi sembra
di aver toccato il fondo e in qualsiasi altra parte
non potrà sicuramente andare peggio.”
“Pensaci
bene a quello che fai.”
“Più ci penso e più
vorrei essere altrove.”
“Se vai via fammi
sapere.”
“Denny dai scherzo! Ma secondo te dove
posso andare?”
Lui sorride e l’abbraccia.
“Mi
avevi messo paura! Allora torno tra due giorni per
le carcasse?”
“Tranquillo, certo, ti aspetto.”
ATTO PRIMO
PENNSYLVANIA STATION –
INTERNO NOTTE
ORE 10:05 P.M. - DAISY
Daisy è di nuovo distesa sul letto.
Johnny
sto male. Porca troia! Ora s’è fatto proprio tardi.
Comincio a pensare che questo cazzo di sole voglia
solo prolungare l’attesa. Ti prego torna. Mi sento
fragile. Torna cazzo altrimenti non risponderò più
di me stessa.
Abbi pietà di me! Ma non eri tu che
mi ripetevi che senza il mio culo non potevi passare
la notte? E’ l’unica cosa che mi è rimasta di bello!
Daisy si alza e si guarda nel minuscolo
specchio vicino al lavandino.
Sono sicura che
con questi pantaloncini bianchi farebbe voglia a
chiunque!
Lo so che non è quello di un’attrice,
ma non posso lamentarmi! Avessi almeno un paio di
mutande di seta! Magari nere con qualche fiocchetto.
Invece solo bianche e di cotone, sempre bianche e
lise! Vabbè, ma tanto tu non ci faresti caso…
“Io
guardo il contenuto piccola!” Mi ripeti ogni volta…
Ma è possibile che non capisci? Adoro i complimenti,
è un delitto?
Sono o non sono una femmina? Alle
volte davvero mi sembra di essere uguale a te. Mi
sento rozza, piatta! Non ridere, non sto parlando
delle mie tette Johnny.
Sai da quanto tempo non
porto una gonna? Dio, che voglia di indossarne una!
Magari di quelle corte a pieghe, mi farebbe sentire
ancora giovane e piacente. Lo so che sarebbe solo
una cosa mia, per te mutandine di pizzo o tuta da
meccanico non fa alcuna differenza!
Daisy si
guarda ancora
Eppure ho belle gambe! Forse
troppo magre, ma mi ci vorrebbe qualcuno che mi
ripetesse ogni giorno che sono belle, cavolo! Anche
se non lo pensa veramente… ma almeno so che per un
decimo di secondo ha buttato l’occhio su di me!
Già ti sento che ridi. Che mi dici che sono una
ragazzina non cresciuta, strappata troppo presto dal
ventre materno.
Johnny io me ne accorgo sai.
Come un maschio sin da ragazzina ho dovuto imparare
la vita e sbrigarmela da sola. La strada lì fuori
era piena di insidie e tranelli ed io dovevo
difendermi.
Sai, ora, alle volte, provo perfino
vergogna a sentirmi femmina. Addirittura a piangere!
Giorno dopo giorno mi sto indurendo sai. I modi, il
cuore, quello che dico. Dico tante parolacce, cazzo!
Come fosse l’unico modo possibile per comunicare con
te! Ti sto assomigliando sempre di più. Ho paura che
un giorno o l’altro mi guardo allo specchio e mi
vedo calva con la pancia. Oddio no! Johnny lo
capisci o no che sono una donna?
Daisy prende
il pacchetto di sigarette in fondo al cassetto. E’
vuoto, lo appallottola e lo getta a terra.
Merda, è vuoto! In casa non c’è neanche un
mozzicone! Cazzo Johnny, perché mi fumi sempre
quello di riserva? Sai che non posso stare senza…
Mi pare di sentirti.
“Piccola devi smettere, sei
una drogata del cazzo!”
“Tu pensa per te!”
“Io
non arrivo a dieci al giorno.”
“Anche le troie
fanno male! Peggio delle sigarette!”
Oddio come
vorrei ora sentire la sua voce…
Sì Johnny, anche
se mi dici puttana, che a pensarci bene è l’unica
attenzione che mi dai e mi fa sentire tua…
Daisy si aggiusta i capelli con le mani. Prende il
mozzicone di rossetto e lo passa sulle labbra.
Devo uscire, andare al bar. Ma non ho nemmeno un
centesimo! Chissà se quello stronzo di Steve mi fa
ancora credito… Vabbè gli faccio due moine e gli
chiederò di regalarmene una! Tanto mi basta, perché
tra poco vieni, vero Johnny? Mi dai uno sporco
dollaro ed io mi sento ricca!
Mi pare di sentire
già la puzza di nafta del tuo camion. Lo so, lo so,
devi rifare il motore, se ti becca la polizia ti
sequestra il camion! Me lo ripeti sempre.
Daisy va verso la porta.
Vero Johnny che ti
sei ricordato delle carcasse dei cani? Almeno una,
solo una! Mi raccomando che sia ancora calda… Denny
mi ha detto che c’è un metodo particolare per far
rapprendere il sangue. Dai così faccio felice mio
fratello! Ma se non vieni ho paura che farò felice
Steve… A quest’ora è solo. La tettona della cassiera
sarà andata via. Dio come la invidio!
Dai
scherzo, io sono tua…
Johnny vieni ti prego,
altrimenti davvero non rispondo più di me stessa.
Sono nervosa, ho bisogno di fumare, cazzo! Esco.
CONTINUA