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Adamo Bencivenga
Tutto in una notte 3
CAPITOLO VII
Oddio il telefono. Mi sono
addormentata. Quanto sarà passato? Guardo l’orologio. Mi
sembrava un secolo, ma sono solo pochi minuti. Ancora
il telefono che squilla. Ora stranamente non mi fa
effetto, troppo disgustata o forse solo un po’ più
sicura, non penso al maniaco. Non rispondo. Il telefono
smette. Sarà stato Christian?
Poi ancora altri
squilli. Rispondo dal cordless. “Tesoro…” E’
Fabio. “Non chiamarmi tesoro!” Grido con le poche
energie rimaste. “Marianna perdonami, ho bucato,
scusa il ritardo.” Ecco, è sempre il solito. Con
queste bugie ci fa correre i treni… “Sei ancora
sveglia?” “Sì, sì… veramente non ti aspettavo più,
credevo che avessi risolto in altro modo o ci avessi
ripensato.” “In che senso?” Dice perplesso. “Beh
non credo che sia la tua massima aspirazione incontrare
la tua ex moglie a quest’ora di notte con annessi
bigodini e rolli.” “Di necessità si fa virtù…” “Ah
giusto la chiave mi ero dimenticata…” Un attimo di
pausa. Poi riprende: “Sto venendo, non ti addormentare…”
Riattacco senza dire nulla.
Ritardo più, ritardo
meno e poi a quest’ora di notte. Beh almeno non gli è
capitato nulla di male. Mi tranquillizzo. Chissà come
sarà cambiato, sono curiosa. Passo davanti allo
specchio dell’ingresso. “Oddio se mi vedesse conciata
così! Dio che faccia! Ho le occhiaie! Malizioso com’è
penserebbe senz’altro ad una notte d’amore. E invece no,
niente amore, solo sesso! Ok dai almeno non ho i rolli!
Vado in cucina, riaccendo il gas sotto la moca,
sull’altro fornello metto su una tisana di camomilla e
valeriana. Senz’altro mi farà bene. Sento anche un
leggero fastidio allo stomaco. Dio mio che notte! Oh
no! Ancora squilli. Mi precipito. Rispondo. Se è
ancora Fabio e mi dice che ci ha ripensato di nuovo, lo
mando direttamente a quel paese.
“Pronto!
Pronto!?” Sento dei sospiri. Ecco ora sì che è il
maniaco!!! “Pronto! Pronto. Ma chi è???”
Finalmente qualcuno parla. Ma non è la voce del maniaco,
è una voce familiare, quella di Luca, il mio attuale
compagno. Che gioia sentirlo! Nonostante tutto ciò
che è successo stanotte, non ho pensato minimamente a
lui. Strano! “Luca, Dio mio, non sai quello che mi
sta capitando…” Sento dei rumori. “Sai ho
incontrato Christian, ti ricordi? Te ne parlai a suo
tempo e poi Fabio…” Inutile, non mi sente, anzi mi
parla sopra, ha la voce affannata. Sento aria di
tempesta in arrivo… “Luca, cosa c’è? Poi mi rendo
conto dell’ora. “Perché mi chiami a quest’ora?”
“Scusami se ti chiamo al telefono di casa, ma il
cellulare è spento.” La sua voce trema… Lo sento che si
trattiene. “E’ successo qualcosa? Non mi far stare in
pensiero, dimmi ti prego!” Ora sono agitata nuovamente.
“Ti sto chiamando dal bagno. Questa pazza è fuori di
sé.” “Questa pazza, sarebbe tua moglie?” Non mi
ascolta, sento rumori sul soffitto e dentro il telefono.
“Luca, dimmi cosa sta succedendo?” “Sospetta, dice
che ci hanno visti più volte insieme ed anche ieri mano
per mano mentre eravamo al centro commerciale dell’Eur.
Qualcuno glie l’ha riferito!” “Ma Luca che dici?”
Faccio mente locale: “Ieri non ci siamo visti e a quel
centro commerciale non ci siamo mai andati insieme.”
“Sì lo so! Appunto! Le ho anche dato gli scontrini. Sai
io li conservo sempre e dimostrano che ieri non ero lì,
ma dall’altra parte della città! Ma non vuole sentire
ragioni! Dice che gli scontrini me li procuro per vie
traverse. Aiutami tesoro!” “Calmati! E’ una grossa
cantonata!” “Senti Marianna, sto per farti una
richiesta assurda, ma non dirmi no, ok?” “Dimmi.”
Cerco di tranquillizzarmi, ma è un’impresa impossibile.
Cerco un sostegno, mi appoggio sul bracciolo del divano.
Ci voleva anche questa, stanotte! Devo aggiungere un
altro petalo a questo bellissimo fiore notturno!
Lui insiste, ora ha una voce cantilenante, dà quasi
fastidio. “Ti prego, te la passo, dille che non
stiamo insieme, che siamo solo amici, che siamo
colleghi. Che ieri non ci siamo incontrati e che quel
giorno che ci siamo visti sotto il tuo ufficio abbiamo
preso soltanto un aperitivo. Ma ieri proprio no! Si sono
confusi, perché non eravamo noi al centro commerciale e
tantomeno camminavamo mano per mano…”
Presa dal
panico non capisco. Prendo tempo. “Ma cosa dovrei
dire?” Lui riprende affannato. “Sì, sì, ricordi?
Scusami sono confuso. Sto parlando della scorsa
settimana quando ci siamo visti in quel bar vicino alla
stazione, ed abbiamo parlato di lavoro, dille che non
c’era altro in quelle parole.”
Luca è proprio
fuori. Io dovrei tranquillizzare sua moglie? E’ come
chiedere all’oste se il vino è buono! Cerco di farlo
ragionare. Comunque sì ricordo. Penso all’esatto momento
quando qualcuno possa averci spiato. Sì, in effetti, non
ci siamo neanche sfiorati. Portavo una gonna a fiori
sotto il ginocchio e la camicetta celeste con le
impunture bianche. La borsa sulla sedia vuota e lui di
fronte. No, non c’è stato niente. Lui voleva
toccarmi, me la ricordo la sua mano tra le sedie di
ferro battuto. Ma niente, non ho voluto, in mezzo alla
gente non ci riesco. L’atteggiamento era inequivocabile,
però non ci siamo sfiorati. Poi ci siamo salutati appena
fuori dal bar. Evidentemente lì ci hanno visti. In
effetti c’era un tizio con un cappello ed un vestito
scuro, tipo investigatore privato. Mi guardava, ma
credevo che stesse apprezzando le mie gambe.
Ora
la cosa mi è più chiara. La dolce mogliettina ha
ingaggiato un investigatore privato e chissà da quanto
ci sta facendo seguire! “Ti prego, Marianna.” La voce
di Luca è sempre più lagnosa. “Te la passo, dille che
non è successo niente, che hanno preso una cantonata.”
“Luca aspetta.” Sono in preda ad un tremore
inarrestabile. “Aiutami, ti prego.” Quasi piange
“Luca, scusami, ma non mi sembra il caso. Luca, Luca, mi
ascolti? Siamo in un mare di guai, lascia che ti
spieghi… In effetti quel pomeriggio mi sono accorta che
qualcuno ci stava seguendo…” Tu tu tu tu tu…
Sento le forze scemare, oddio non è possibile. Tutto
stanotte! Ora anche il poliziotto privato! Da quando mi
sono separata da mio marito non è successo mai nulla.
Due anni di notti di noie, di sonno, di programmi
televisivi scemi. Neanche un rubinetto che perde, la
signora accanto che mi chiede un pizzico di sale,
un’autoambulanza che si ferma qui sotto, nulla, niente
di niente. E invece questa notte...
I gemiti sul
soffitto continuano, si fanno più intensi. Niente più
rumori di tacchi. Sento tonfi contro il muro, rumori di
spalliere contro la parete, doghe che flettono al limite
dell’elasticità. Mi danno fastidio, fastidiooo!!! Mi
tappo le orecchie. Ora prendo una scopa e con il manico
comincio a bussare contro il soffitto. Niente, i
rumori continuano come se avessi fatto il tifo!
Vado in bagno, chiudo la porta, rovisto nel cassetto,
Dio che caos! Cerco i tappi per le orecchie, nulla. Mi
tolgo il vestito, mi rimetto la vestaglia. Ho bisogno di
lavarmi, ho bisogno del mio profumo, mi sento sporca,
sporca, sporca… Sento ancora i rumori, apro tutti i
rubinetti. Niente sento urla di femmina senza contegno
nel momento che chiedi e non ne hai mai abbastanza.
Rantoli di maschio invasato tipo quelli di Christian.
Non è un amore normale, insomma di coppia che si
conosce. Sa di prostituzione, di sesso a pagamento, sa
di viali e marciapiedi. Sicuramente è l’ucraina… Visto
che ora è senza lavoro, arrotonderà in qualche modo!
L’ho sempre pensato che quella ragazza avesse un non so
che di perverso. Fabio mi ripeteva che era solo invidia
la mia! Perché era alta un metro e ottanta, bionda,
occhi azzurri, pelle chiara e un viso d’angelo! Ecco
è lei, oppure no, è il nipote della padrona di casa,
chissà, avrà raccolto qualche signora per strada. Tutto
stanotte. Tutto ora. Torno in cucina e mi sembra
incredibile.
Ora ci mancava solo il mio amante,
in preda al panico, più povero di spirito di quanto già
sospettassi oltre a questa indemoniata che continua a
scopare dentro un megafono. Oddio che notte! Oddio che
ridicolo! Chiedere aiuto alla propria donna! E poi non
mi ha lasciato finire, ha attaccato prima che gli
spiegassi. O forse la cara mogliettina si è precipitata
in bagno.
Ma gli squilli muti di prima? Oddio non
mi sono informata con Luca. Forse era lui che tentava,
magari dal bagno non prendeva la linea. Ma no, chiamava
dal fisso, l’ho letto sul display del mio telefono.
A proposito di display… “Sono proprio scema!” Non ho
controllato… Torno in sala e scorro il display del
telefono… Nulla, solo NUMERO PRIVATO… Allora chi sarà
stato? Il marito no, l’amante nemmeno. Il cassiere della
Conad che vuole snervarmi per poi venire a salvarmi tipo
un eroe dei fumetti? Oppure no, forse è solo questa
coppia che scopa qui sopra e vuole accertarsi che sotto
non ci sia nessuno. E’ inverosimile lo so, ma io devo
pure darmi una ragione… Devo pure aggrapparmi a uno
straccio di ragione.
CAPITOLO
VIII
Fuori piove, piove sempre quando l’ansia
sale e non accenna a fermarsi. Piove quando c’è un
terremoto, piove sui disastri ferroviari, piove nelle
tragedie. Piove sui maniaci, sugli ombrelli e gli
impermeabili, sugli squilli del telefono, piove su
Christian che torna a casa e bacia la mogliettina e
magari ora sta facendo l’amore oppure dorme non prima di
averle detto di essere stanco per il viaggio, la coda al
ritiro bagagli, uno sciopero che non guasta mai. E
ancora piove, piove sulle antenne e i gatti, piove sui
tetti, sulle chiome dei pini, su quel cornicione dove
ora vorrei essere! Piove su Luca, un povero uomo di
niente che chiede aiuto alla propria amante, piove su
Fabio, un marito che si è scordato le chiavi di casa e
poi quasi ci ripensa, piove su le tamerici salmastre ed
arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti
divini … Ho ancora voglia di fare battute! Incredibile!
I vetri sono appannati, fuori fa freddo, lo stesso
che sento dentro questa vestaglia, nelle ossa, nelle
parti più profonde della mia anima a pezzi. La sento,
sta sanguinando. Chissà se l’alba m’aspetta e domani
sarà un giorno normale. Oppure ha deciso di rimanere a
dormire e questa notte non finirà più?
Oddio, che
angoscia! No, no non posso fare così, non m’aiuta. Devo
calmarmi. “Marianna dai, un po’ d’ottimismo!” Mi
ripeto. Cerco di distrarmi. Devo pensare a qualcosa
che mi impegni il cervello. Oddio, mi accorgo di avere
un deserto dentro la testa e quei tre, quattro argomenti
sono solo sabbie mobili ed insidie varie. La mia vita
è stata sinora letteralmente un fallimento! Da domani si
cambia. Ho chiuso con gli uomini! Non è questione di
Fabio o di Christian, è il genere che non va! E poi quel
poppante di Luca, non riesco a rendermene conto. Ma come
è possibile? Ridursi a telefonarmi davanti a sua moglie,
che prima non sapeva ed ora sa che c’è una donna che può
essere disturbata a quest’ora di notte, che ha un nome e
un cognome. Cosa avrà pensato? Che demente!
Sicuramente alle strette, in ginocchio davanti a sua
moglie, ha cercato una qualunque via di fuga. E pensare
che mi ha sempre giurato di non volerle una straccio di
bene, che prima o poi l’avrebbe lasciata, che dormivano
in letti separati. Niente sesso, niente baci, niente
affetto e per me avrebbe sfidato il mondo intero. Ok lo
so, lo conosco da soli tre mesi… Cerco di
giustificarmi. Sono stupidi gli uomini, ridicole noi
che ci illudiamo, che li reclamiamo per non essere sole.
Devo essere orgogliosa di vivere da sola, non sarò né la
prima e né l’ultima, no? Spero che Luca non richiami,
che si renda conto di quanto meschina fosse la
richiesta, quanto assurda l’idea di aver pensato a me
per salvare il suo rapporto. Pretendo delle scuse! Anzi
no, non pretendo più nulla, né da lui, né da nessun
altro.
L’acqua della tisana si è consumata. Non
importa. Chiudo il gas. L’acqua della moca invece
continua a bollire, sento odore di gomma bruciata. Oddio
che sbadata, ho dimenticato di metterci il caffè! Mi
trascino verso la credenza, con calma prendo il
contenitore, respiro a pieni polmoni, adoro il profumo
grasso ed intenso del caffè. Ora è tutto ok. Niente
tisana, riaccendo il fornello sotto la moca.
Oddio squilla di nuovo il telefono! Uno, due, tre poi si
interrompe e subito dopo ricomincia. Ma cosa ho fatto
per meritare tutto questo? Se per caso avessi una notte
da depennare sul calendario della vita, ecco, sceglierei
questa. Sì certo ci sono state delle notti più
drammatiche, vere e proprie tragedie. Ricordo la notte
quando mia madre mi svegliò in piena notte, mio fratello
aveva avuto un incidente stradale con la moto ed era
ricoverato in codice rosso. Oppure quella volta di mio
padre.. no, no, non voglio pensarci. Ma stanotte sta
succedendo di tutto, troppi avvenimenti tutti insieme ed
io non ho più le forze per parare ogni cosa. Ho i nervi
tesi. “Vero Marianna che prima stavi scherzando
quando pensavi al cornicione?” Ora mi risiedo, non
voglio agire, sono pigra anche per suicidarmi, troppa
fatica! Aspetto solo che il soffitto mi crolli addosso.
Vorrei tanto che quella crepa sopra la finestra si
allargasse…
Sto diventando pazza! Chissà se la
pazzia è proprio questa o un qualcosa di simile? “Ma
un pazzo, sa di esserlo? Ha la coscienza di essere
anormale? Potrei essere pazza e non saperlo…” Vado in
camera e rovisto nel cassetto delle medicine… Cerco la
confezione bianca e blu dello Xanax. Eccolo! Amate
pillole! Sicuramente mi faranno più effetto della
tisana. Spero che non siano scadute, è tanto che non ne
faccio uso. E intanto il telefono non smette. Spero
che non sia Luca, spero che un briciolo di dignità
l’abbia portato a riflettere. Spero che non sia mio
marito, il maniaco, Christian, sua moglie al quale
stasera il marito, in uno slancio di sincerità, ha
confessato tutto, oppure questo qui sopra che continua a
battere. Ma cosa starà facendo, sembrano rumori
d’attrezzi!
Lo lascio squillare. Io sono più
forte di questi squilli maledetti! Ma stavolta sono
diversi. Non so, mi sembrano più ravvicinati. Oddio sto
diventando pazza. Ok rispondo. Non guardo il display,
alzo la cornetta con il cuore a mille. “M’ascolti?”
E’ sempre Luca. Diooo no! “Perché mi hai attaccato il
telefono?” Sento rumori più forti, cocci, urla diverse
da quelle che continuano sul soffitto. “Ma, io
veramente non ho attaccato un bel niente…” Tento
d’infilare due parole sensate nell’intercapedine del
trambusto. Mi appoggio alla parete. Vedo tutto
annebbiato, che sia un principio di svenimento? Mi
mancano le forze. Scivolo lungo il muro. “Ascoltami
Luca, secondo me tua moglie ha le prove, un
investigatore privato…” Niente, non ascolta: “Perché
mi hai attaccato? Perché?” Penso tra me e me: “Luca è
finita, non ti conoscevo, per la prima volta ti conosco
stasera.” “Perché mi hai attaccato!!! Urla. “Ti passo
Daniela.”
Oddio che situazione! “No Luca
aspetta, non passarmi nessuno, né Daniela, né qualsiasi
altra donna.” Mi accorgo che sto parlando con una calma
sorprendente. Ho gli occhi chiusi. Lui grida più
forte, ora è davvero fuori di sé. “Che ti costa dire
che tra noi non c’è nulla, che non c’è mai stato
niente!” E grida più forte per farsi sentire. Ora più
sospirando… “Che cazzo ti costa dire una bugia. Anzi
senti, visto che non vuoi mentire dille che in questi
tre mesi ci siamo fatti insieme delle belle e buone
scopate, ma che non c’era altro tra noi, né amore e né
affetto, poi me la sbrigo io!” “Ascolta Luca!” Sto
perdendo la pazienza. “E’ la verità, cazzo, perché
non vuoi dirla? Eccola sta arrivando…” Stavolta
attacco per davvero. Mamma mia, non è possibile.
Click.
Che meschino, in un attimo ha rinnegato
tutto! E poi perché mi deve mettere nella condizione di
giustificarmi, io non devo chiedere scusa a nessuno, io
sono libera. E’ lui che si è cacciato in questa
situazione e come un bambino non riesce ad uscirne da
solo. Mi è parso che stesse ancora piangendo. Troppo
piccolo e misero per meritare il mio aiuto. Luca, Luca,
non l’avrei mai pensato che un uomo potesse essere così
coniglio. Luca addio.
Che bambino! Ma proprio a
me doveva capitare? Solo perché una sera uscendo
dall’ufficio c’era un uomo che mi fissava e poi m’ha
seguita fin dentro la metro. E poi l’autobus, le strade
buie di un quartiere che non conosceva. E poi la spesa,
il salumiere, il bar dove ogni sera compro il latte. Mi
sono detta: “Quest’uomo ha fatto stranezze per me, se
ora mi ferma potrei dargli una chance, magari il mio
numero di telefono.
Aveva impegnato due ore di un
pomeriggio normale. Meritava almeno la mia gentilezza.
Così mi ha fermato anzi ho rallentato e mi sono fatta
fermare. Mi ha detto che era un Luca normale, uno dei
tanti in questa città. Che la cosa più stravagante che
aveva fatto finora era seguire una donna con una busta
di latte in mano. La sua gentilezza e la sua ironia mi
hanno accompagnato fin sotto il portone. Chissà forse
immaginava che fossi da sola, forse sapeva… Mi ha
chiesto d’entrare e l’ho lasciato ad aspettare sotto il
portone, sicura che il giorno dopo lo avrei ritrovato
nello stesso posto dopo il lavoro.
Ed in effetti
c’era, certo che c’era! Poi il resto è venuto naturale,
la voglia di sentirsi importante, la sua smielata
cortesia, i problemi con la moglie, il bimbo che aveva
messo il primo dentino, non dormiva di notte, non faceva
l’amore da tempo, ed io sola e separata che cercavo
l’amore almeno quello del letto. Erano quasi passati
due anni, da quella volta con Christian, sentivo forte
il desiderio di un uomo, almeno il calore, almeno il
sudore…
Tutto normale anche quel sabato mattina
quando ho aperto la porta di casa e per la prima volta
da mesi l’ho tenuta socchiusa quel tanto da permettere
ad un uomo di scivolarci dentro. Normale l’impaccio, le
battute, il toccarsi i capelli. Normale il mio Cascella
sopra il divano, l’arte, la musica, le nozze di Figaro
all’Eliseo. Normale un thè e la mia gonna di lino che
faceva le onde quando accavallavo le gambe. Normale i
suoi occhi che s’intrufolavano appena. Il mio decoltè
coi volant dopo anni di maglie di lana. Normale le sue
battute per togliersi dall’impaccio. Normale il mio
trucco, il rossetto, i capelli raccolti. Normale quella
voglia dopo mesi all’asciutto, la mia intraprendenza, il
suo imbarazzo, normale il suo sesso. Luca, Luca…
addio!
CAPITOLO IX
Dio che
notte! Come son finita qui? Un momento fa ero in sala,
invece ora sono seduta sul bordo del letto. Le testa tra
le mani, mi gira, cerco di fermarla. Sono esausta. Fisso
il comodino, ah già lo Xanax… cavolo è scaduto! Rovisto
nel cassetto in cerca almeno di una innocua valeriana.
Niente. Sconsolata guardo nel vuoto. Poi fisso il titolo
del libro della Kinsella: “Sai tenere un segreto?” Ma
quale segreto! A me questa notte sta crollando il mondo
addosso… Sento il tic tac della sveglia, ma dura
pochissimo, ecco il telefono, di nuovo! Mi precipito…
“Pronto, pronto, pronto?” Ancora Luca? E Fabio, mio
marito, che fine ha fatto? Oppure Christian! Niente, non
risponde, nessuna voce è pronta!” “Pronto, pronto?”
Rimango immobile ad ascoltare, ma non ci sono rumori,
nulla, mentalmente percorro il filo, questa volta non
c’è un tunnel, c’è il niente assoluto. Sto perdendo le
forze…
Ora davvero non riesco più ad immaginare
chi possa essere. Sono completamente nel pallone. Penso
a quale altra sventura mi possa capitare. Per
tranquillizzarmi, scorro mentalmente l’elenco degli
uomini che a quest’ora potrebbero interagire con me.
Qualche collega? Qualche conoscente, oppure un parente
alla lontana. A proposito di collega, domani mattina
chiamo sicuramente in ufficio, dico che non sto bene,
non sono in grado di alzarmi ed andare a lavorare.
Altri squilli, ora impazzisco davvero! “Pronto,
pronto?” E’ Christian. Un tonfo al cuore, oddio Cecilia
ha saputo… “Marianna, come stai?” “Bene, bene,
grazie!” Fingo sicurezza. “Cecilia mi ha raccontato,
ma mi ha anche detto di non chiamare. Ma stavi
dormendo?” “No, no, non preoccuparti.” Poi
sottovoce. “Sei stata fantastica, lo sai vero?”
“Smettila Christian, smettila!” Poi quasi un
sussurro. “Ti vorrei ancora, ora!” “Smettila, se
proprio lo vuoi sapere, vista la violenza avrei
preferito incontrare il maniaco!” “Ma cosa dici?”
Questa volta alza la voce. Ecco ora l’ho ferito e non
mi lascia replicare. “Ti passo Cecilia, buonanotte!”
Sento voci di sottofondo, come se avesse tappato il
microfono. “Marianna cara, come stai? Ma dormivi?
Christian ha voluto telefonare per forza… Era
preoccupato!” “No, no, non dormivo tranquilla, tutto
bene.” Fingo ancora. “Mia cara, se non vuoi stare da
sola, non fare complimenti, Christian ti viene a
prendere e passi la notte da noi.” “No, no,
preferisco stare qui, grazie.” Ci mancherebbe solo
questo… penso. Se sapesse che il suo maritino affettuoso
e romantico prima di tornare a casa si è scaldato in ben
altri tepori. “Come vuoi…” “Voi tutto bene? Avete
cenato a lume di candela?” “Eh sì… e non solo...” Un
sorrisino per farmi capire… Non ci posso credere!
Allora davvero è in astinenza da secoli! E vuole ancora
giocare… visto che mi desidera! Una specie di ping pong
in notturna… “Allora il vestito a pois ha fatto la
sua figura!” “Beh, visto l’ardore direi proprio di
sì. Del resto erano passati più di tre mesi…” “Allora
buon per voi! Sono contenta di essere tornata a casa,
sarei stato un elemento di disturbo!” Mi sale un
sapore amarognolo in bocca. Sa di schifo e ripugnanza.
Ovviamente tengo l’amaro per me e non dico nulla.
“Marianna, domani ti chiamo, ok?” “Ok, grazie
Cecilia, buonanotte.”
Riattacco e il telefono
squilla di nuovo. Tre squilli e bussano alla porta.
Oddio chi sarà? Guardo dallo spioncino, non vedo nulla,
sarà sicuramente Fabio! Ho la chiave in mano, pronta a
consegnargliela. Così non lo faccio entrare. Il mio ex
maritino prende la sua bella chiave e se ne va diritto
nella sua bella casetta… Bussano ancora. “Dio quanta
fretta…” “Un attimo!” Stringo la cintura della
vestaglia. “Chi è?” “Polizia apra!!” Una voce
femminile. Ecco fatto! Mancava la ciliegina sulla
torta e la notte è completa. Cosa sarà successo? Fabio
ha avuto un incidente stradale mentre correva qui?
Oppure Luca si è gettato dalla terrazza del suo
splendido attico sulla via Flaminia, naturalmente di
proprietà della moglie!
Guardo ancora. Eh sì, non
è il maniaco che finge, è proprio la polizia. Apro.
Due donne in divisa guardano oltre la mia testa.
“Signora, c’è un uomo pericoloso che si aggira dentro
questo condominio. L’altra notte ha tentato di entrare
in due appartamenti, sembra che faccia una telefonata
fingendosi un inquilino del palazzo. Ci hanno segnalato
ancora la sua presenza. Lei ha notato qualcosa di strano
questa notte?” “No, sì, oddio, veramente squilli
muti.” Allora c’è davvero il maniaco penso tra me e me.
“Ecco, appunto. Possiamo entrare? E’ sola in questo
momento? C’è qualcuno in casa, oltre lei?” Non mi
lasciano il tempo di rispondere, in meno di un attimo
sono già nella sala, poi in corridoio. Guardano sotto i
divani, dietro le tende e ogni angolo sperduto della
casa. Una delle due ha la pistola in bella evidenza e la
fondina slacciata. Rimango immobile vicino alla porta di
entrata, avrò sicuramente un’aria poco intelligente!
“Che notte!” Pure la Polizia a farmi visita! Hanno le
mimetiche bagnate. “Quanti squilli le hanno fatto?”
Chiede la mora. “Tanti non saprei dire ora!” Balbetto
confusa. “Signora, ci aiuti, stiamo lavorando! Sia
più precisa.” “Ma… veramente non so, sono uscita e
rientrata da non molto… non saprei quantificare… forse
una trentina… no, no che dico, sicuramente di più.”
Ma loro già sono oltre. “Ha sentito delle voci
dell’altra parte del telefono? Hanno detto qualcosa?”
“No, no, assolutamente nulla!” “Beh come al solito.
Comunque non è la sola. Le consigliamo di staccare il
telefono.” Non dico niente. Troppo complicato dire
che non posso. Che c’è un marito che ha perso le chiavi
di casa, un amante che è in procinto di essere cacciato
di casa dalla propria moglie, un amico che è tornato or
ora da Bruxelles e ci siamo fatti una sveltina… E
stasera si sono messi tutti d’accordo.
“Gradite
un caffè?” Non mi viene altro da dire. Oddio la moca!
Mi ringraziano con un cenno della testa e fanno per
uscire. “Dobbiamo controllare tutti gli appartamenti,
ma signora, mi raccomando, non apra a nessuno.” Mi dice
la poliziotta bionda che sembra la più esperta. Mi
lascio sfuggire: “Ma io veramente, sto aspettando mio
marito.” Si voltano e mi fissano. “Dalle
informazioni in nostro possesso sappiamo che è separata
e vive sola.” Non so che dire. Sarebbe troppo lungo
spiegare. “Si, si vivo sola, ma …” “Ok, non apra a
persone che non conosce.” Dice l’altra sbrigativa.
Stanno per uscire. “Ah signora, molto probabilmente
tra qualche minuto le farà visita il nostro comandante.
Forse le farà qualche altra domanda. Gli apra
naturalmente. “Buonanotte.” “Buonanotte.”
Rimango dietro la porta ad origliare. Campanelli che
suonano. “Polizia apra.” Avevo ragione allora! C’è un
maniaco che si aggira per la zona. E pensare che sono
anche uscita, ringrazio il buon Dio per non averlo
incontrato! L’ho davvero scampata bella!
Ed ora
che faccio? Nonostante l’abbia già fatto la polizia,
faccio il giro di casa e controllo ogni finestra. Abito
in un secondo piano, ma dal lato interno si può arrivare
al mio balcone facilmente. Anche un bambino riuscirebbe
ad arrampicarsi sul pino e scavalcare la ringhiera. Un
giorno o l’altro devo decidermi a mettere quelle
maledette grate! Lo so che mi fanno sentire in gabbia,
ma io voglio dormire tranquilla!
Termino il giro
e mi ritrovo di nuovo seduta sul divano. Che faccio? A
quest’ora è inutile tentare di dormire. Non ci riuscirei
e poi, se non mi sono persa qualche puntata, ho l’agenda
piena di appuntamenti stanotte. Il commissario, mio
marito e speriamo che Luca o Christian non chiamino.
Sento rumori per casa e rumori sopra la mia testa.
Dio ma ancora non hanno finito? Ma quanto tempo ci vuole
per fare l’amore o questo surrogato di violenza e
perversione che non so definire… I colpi sono troppo
ravvicinati, mi viene il dubbio che non siano in due.
Magari in tre, in quattro! Spero che la polizia bussi e
interrompa al più presto e sul più bello questi
squallidi accoppiamenti. E’ uno spreco e un’indecenza
tutto questo tempo! Per distrarmi ripasso i miei
ultimi amori, cerco di ricordare dettagli e sensazioni.
Con Fabio era meraviglioso, come fosse sempre la prima
volta, molto intenso, un crescendo che durava il tempo
di una salita. Con Luca era più che altro un atto
liberatorio, sicuramente meno di due giri d’orologio. Su
Christian il giudizio rimane in sospeso, la prima volta
al circolo è stata stupenda, quanto alla seconda…
stendiamo un velo pietoso.
Mi ripeto le parole
della poliziotta, faccia attenzione non apra a nessuno.
E pensare che prima di andare a dormire avevo deciso
d’alzarmi presto per stirarmi la gonna che metterò
domani sera. Torno in cucina. Questa notte non si
dorme. Mi sbuccio una mela, metto a tostare due fette
pane, chissà perché di notte quando mi alzo ho sempre
voglia di mela e pane.
Ma che fine ha fatto
Fabio? E possibile che ci voglia tutto questo tempo per
arrivare qui? Beh se arriva spero che non incontri la
Polizia. Sai che ridere se lo dovessero prendere per un
maniaco? E come giustificherebbe la sua presenza qui a
quest’ora di notte? Che imbarazzo! “Signora
poliziotta, ho lasciato le chiavi in casa e visto che ne
avevo un paio qui dalla mia ex moglie…” Nessuno gli
crederebbe mai… Rido, sento campanelli e porte che si
aprono. Mi sento un po’ più sicura ora con la Polizia
nel palazzo.
Mi vengono in mente le tante
promesse che prendono forma, accendo un’altra sigaretta,
accetto il consiglio della poliziotta bionda e stacco il
telefono. Non voglio assolutamente risentire la voce di
quel bambino di Luca e poi con la fortuna che ho questa
notte, sicuramente chiamerebbe quando è qui Fabio.
Oddio tra poco arriva. Come mi comporto? Vorrei
essere fredda, completamente diversa da quella che
sbavava al minimo cenno di ripresa, al minimo dettaglio
di un suo apparente ripensamento. Due anni di certezze
per non vedermi e non vederlo ed ora tutto crolla
davanti ad una stupida chiave.
Devo tirarmi su.
Dopo tutto ciò che è successo stanotte, sul mio viso ci
saranno i solchi al posto delle rughe! Torno in bagno,
ma poi ci ripenso, niente trucco, deve vedermi così come
sono, tolgo il rossetto, sciolgo i capelli, perché tra
l’acqua e il sapone voglio che traspaia l’anima di cui
vado fiera. Riallaccio tutti i bottoni disponibili. Ok
sono goffa, assomiglio a mia nonna, non importa, va bene
così.
Se ripenso ai miei vent’anni, ai candidi
sogni, al giorno del mio matrimonio, alle lacrime di mia
madre e mio padre. Che fine ho fatto! Da sola come un
cane, sfiduciata, sballottata dentro una notte piena di
avvenimenti e per giunta con la consapevolezza che gli
altri portano solo guai. Questa notte ne è l’ennesima
riprova.
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fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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