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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
Vita provvisoria di un bancario permanente 3
Ovvero l’amore eterno dura al massimo tre mesi
(Autobiografia non ufficiale)
FRASI, MODI DI DIRE, CITAZIONI, AFORISMI PRESI DALLA RETE.
SI RINGRAZIANO TUTTI GLI AUTORI COMPRESO IL SOTTOSCRITTO









VITA DA SINGLE

Per autoconvincermi mi ripetevo “Non sono io la pecora nera, ma sono le altre ad essere bianche!” E a lungo andare sentivo la stanchezza e anche il peso degli anni, qualcuno di meno, qualcuno di più, specialmente quelli bisestili. Mi sentivo vecchio, sul viale del tramonto, lungo gli alberi pizzuti verso la comare secca, ma come diceva il mio amico Gilberto meglio vedere i fiori da sopra che le radici da sotto.

Ma ritorniamo ai miei primi anni di lavoro, stanco di prendere i mezzi e stanco della Panda stanziale comprai una Renault 4, con sedili in vera pelle rigorosamente color testa di Moro. La comprai di seconda mano tanto che le luci di posizione avevano la cataratta e dovetti farla operare. E poi andava così piano, che in autostrada i moscerini mi si spiaccicavano sui fanalini posteriori. Nella mia esperienza dovetti cedere ad una verità incontrovertibile ovvero che c’erano vari strumenti meccanici che aumentavano l’eccitazione sessuale, specialmente nelle donne. Tra i più importanti sicuramente la Mercedes Cabrio!!!

Risolsi la carenza di parcheggi lasciando le chiavi al guardiamacchine abusivo, ma mi rimaneva comunque il problema di posteggiare la macchina.
Per darmi un contegno avevo comprato una ventiquattrore e ogni mattina acquistavo in edicola Il Sole 24 ore (il giornale delle zitelle) e iniziai a conoscere il Mibtel, l’Hotel e Guglielmotel anche se poi a casa mi addormentavo con la testa sopra un piatto di spaghetti rigorosamente all’amatriciana sognando di farmi una partita a Shangai.

Non c’è niente che ti faccia sentire single come le offerte di cene romantiche di San Valentino su Groupon. Davvero dura la vita da single! Triste come una moca da uno, un servizio con una tazza sola, un solo asciugamano celeste con scritto “Lui” o giocare al Monopoli da solo. Anche se era sempre un piacere costruire case ed alberghi al Parco della Vittoria e in Viale dei Giardini in barba a qualsiasi vincolo edilizio e geologico. A proposito di dissesto geologico mi domandavo spesso quale faccia avesse fatto Maometto quando la montagna gli bussò alla porta.

Ero così single che quando trovai due calzini accoppiati scoppiai a piangere per la commozione. La mia casa era ridotta ad un caos primordiale. Quando mettevo in ordine infilavo direttamente la sedia carica di vestiti dentro l’armadio. E per cercare il pacchetto di sigarette fuori posto avevo sviluppato una mia teoria: fischiavo facendo l’indifferente perché il trucco stava nel non fargli capire che lo stavo cercando.

Certi giorni mi prendeva davvero una forte gnagnera. (La gnagnera nel linguaggio comune può assumere due significati. Vale a dire: un uccello di solito femmina ed infoiata di media grandezza appartenente alla famiglia dei passeracei oppure quel malessere non meglio identificabile, non proprio influenza, non proprio raffreddore, non proprio nausea, non proprio molte altre cose.) Solo, appunto, una gnagnera, una spossatezza. E nel giorno della gnagnera me ne stavo solo in casa, sdraiato sul divano, senza sapori, odori, e piaceri di altro genere, nonostante fossi seduto sul divano. Sotto la copertina rileggevo per l’ennesima volta uno dei miei romanzi preferiti, ovvero, offalso, il Ritratto di Dorian Gay, dell’Oscar Selvaggio-e.

Eh già quella vita da single non faceva per me! Mi sono sempre chiesto perché hanno messo la luce in frigorifero se lo spuntino di mezzanotte è sconsigliato da tutti i nutrizionisti. Dura vita da single! Me ne accorsi ancor di più quando, dopo aver letto su una ricetta “mettere il pollo in forno a 120 gradi”, lo tirai fuori mezzo bruciato da una parte e completamente crudo dall’altra.





GLI ALBORI DI INTERNET

Eravamo ancora all’età della pietra dell’informatica per cui lo zip era solo una chiusura lampo al maschile e lo zip code, dei cap in fila, ora invece quando vedo scritto file leggo inevitabilmente fail, come quando vedo scritto mobile leggo inevitabilmente mobail… eggià è sempre una questione di lingua! Non sarà un caso che Coca si legge Coca in tutte le lingue del mondo? Ed a proposito di Coca non ho mai capito perché dopo il terzo caffè qualcuno immancabilmente ti dice che bere il caffè' impedisce di dormire, ma perché… il dormire non impedisce di bere il caffè?
Ma anche il caffè ha le sue proprietà benefiche, ad esempio uccide le zanzare. Il problema è convincere una zanzara a tuffarsi dal bordo della tazzina!

Comunque il lavoro proseguiva a gonfie vele. I terminali ormai malati vennero sostituiti con più efficienti personal computer e ben presto mi resi conto che i computer erano tali e quali agli esseri umani, ma fortunatamente avevano l’interruttore per spegnerli e soprattutto non attribuivano i propri errori a un altro computer!! Alle volte non ne capivo l’utilità e mi chiedevo chi mai potesse avere bisogno di 150.000 moltiplicazioni in meno di un nano secondo e a cosa potessero essere utili due computer che comunicavano tra loro, uno in aramaico e l'altro in sardo antico, alla velocità della luce...
Ad ogni modo prima dell’avvento dei pc avevo un sacco di domande senza risposte, ora invece avevo un sacco di risposte senza domande.

Poi venne internet e qualche collega scettico era convinto che il modo migliore di fare soldi navigando con la rete fosse di lavorare su un peschereccio. Prontamente rispondevo che il marinaio quando spiegò le vele al vento, il vento non capì e che se il mio capo si droga di certo non sono un tossico-dipendente.

Visto i miei problemi col computer Gilberto mi rassicurò: “Il 99% dei problemi di un PC… è dato dall’elemento presente fra la tastiera e la sedia.” Risposi che il problema era nella natura del computer: “Hanno tanta memoria, ma poca fantasia!” Gilberto sorrise e mi rispedì la palla sul mio campo: “Conosci il codice binario? Ecco, è un mucchio di zeri e di uno …. Che ti permette di vedere le donne nude… Ma comunque sappi la vita è troppo corta per rimuovere la chiave USB in modo sicuro.”





PORNO RELAX

Premesso che è meglio avere la siringa piena che la moglie drogata e l’erba del vicino sarà pure più verde, ma la mia me la fumo, durante l’orario di lavoro mi appassionavo a lunghissime partite a scacchi e ovviamente il computer aveva sempre la meglio, poi stanco di perdere, decisi di giocare a boxe e per lui non c’è più stata partita.

Fatta la legge, gabbato il santo! E da buon italiano trovai subito l’utilizzo più efficace di questa fantastica scoperta: in ufficio masterizzavo film porno su CD vergini, tra i quali: Attrazione anale, Biancaneve sotto i nani, Chi ha castrato Roger Rabbit?, Cielo duro, Di uccelli ne trovo, Dalla anche ai lupi, Harry Ti violento Sally, Il mago di Azz, Il glande freddo, Il ladro di pompini, Io mi bagno da sola, La bella addormentata s'imbosca, La caricano in 101, Mamma, l'ho preso in aereo!, Palp fiction, Un pesce per Wanda, ecc. ecc.

Finito il film quando andavo a letto ero convinto che le donne pensassero solo a fare sesso tutto il giorno e, sempre disponibili, indossassero sempre e soltanto finissima lingerie parigina.
Non so quanti migliaia di film vengano sfornati ogni giorno, ma le storie sono sempre le stesse e ieri come oggi le donne non sono cambiate.
Adorano fare sesso con uomini brutti, con la pancia e di età molto avanzata, gemono in continuazione qualsiasi cosa stiano facendo, hanno ripetuti orgasmi, tutte magre con tette naturali grandi come mongolfiere, tutte parlano l’inglese perfettamente, le loro amiche migliori sono tutte ninfomani, non è necessario invitarle prima a cena e ultimo non ultimo mai una volta capita che abbiano le loro cose.

Gli uomini invece non sono mai impotenti, non devono mai chiedere, naturalmente sono tutti superdotati e non hanno mai un pelo, i tavoli da biliardo non servono per giocare all’americana. Il mondo del lavoro è composto da pochissime figure professionali, vale a dire: idraulici, infermiere, segretarie e i ragazzi che portano la pizza a domicilio.
Resistono comunque al top vecchie figure come madri, sorelle e amiche del cuore. I postini non vanno più di moda, nessuno bussa due volte, alla prima si fotte direttamente sulle scale o in ingresso senza perdere altro tempo, come se la cucina fosse troppo lontana e la camera da letto una enorme banalità.

Visto la grande quantità di materiale per l’intensa attività notturna, con le donne continuavo ad essere un vero disastro, ricordo che fin da bambino, quando si giocava al dottore, a me facevano sempre guidare l’ambulanza! Ma si sa non tutte le civette escono col buco per cui alla fine arrivai alla conclusione che le cose più belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare.

Gilberto che non parlava mai di sesso spinto una sera mi sorprese con una sua amletica riflessione: “Se Fabbrica Italiana Automobili Torino si chiama FIAT, se Istituto Nazionale di Previdenza Sociale si chiama INPS, se Azienda Sanitaria Locale si chiama ASL, perché la Federazione Italiana Consorzi Agrari si chiama FederConsorzi?”
Ah saperlo…




BELLE DI NOTTE

A proposito di cose immorali penso davvero che il sesso sia la cosa più bella, naturale e pura che i soldi possano comprare… Anche se sono sempre stato convinto che puttana non è colei che si dà per soldi, ma colei che non si dà per calcolo.
Ci sono uomini che dividono le donne in puttane ed oneste, io preferisco pensare a donne scaltre che sanno vendersi ed ingenue che si concedono, comunque una puttana oggi sarà senz’altro una bigotta domani “perché si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio”.

E a forza di cercare lungo i viali Bocca di rosa, in amore confusi i preliminari con la contrattazione del prezzo. Ma durante queste frequentazioni capii che la linfa del godimento femminile sta nel paradosso: fa immenso piacere ad una prostituta sentirsi dire dal cliente “Ti voglio sposare” alla stessa stregua di una moglie sentirsi chiamare puttana.

Ero fermamente convinto che una prostituta durante il ciclo ha molte perdite, vale a dire l’intero incasso di due/tre giorni, ma presi anche lucciole per lanterne ovvero scambiai, passeggiando di notte per l’Eur, una prostituta con un lampione, ma per fortuna non scambiai mai una trans siberiana con una ferrovia e una rumena con un brasiliano, ormai conoscevo bene le lingue!
Comunque ben inteso con le puttane non ci sono mai andato e se ci sono stato l’ho saputo dopo!

Gilberto non si fece sfuggire l’occasione: “Una vera signora si spoglia della dignità assieme ai suoi vestiti e fa del suo meglio per fare la puttana. In altre occasioni, può essere pudica e dignitosa come richiede la sua immagine.”
Nulla da eccepire! Il mio amico adorava il pudore femminile: “Bisogna tuttavia saperlo vincere, pur senza mai perderlo.” Un vero signore Gilberto. In effetti era molto sensibile all’argomento convinto che non fosse né un freno e né un pericolo. Il più delle volte chiosava dicendo: “Sono pericolose solo le cose che tolleri a lungo! Una relazione fissa, il matrimonio e i dolci! Il grasso e le puttane sono innocui.”




MATRIMONIO O DIVORZIO?

Mi sono sempre considerato l’ultimo degli idealisti, e nella mia mente sostavano sempre due tipi di donne: una creata dalla mia immaginazione e l’altra che non è ancora nata.
E’ vero, stavo cadendo nell’ennesimo stato di ansia e depressione! Anche i palindromi mi mettevano ansia. Andai dal medico e mi consigliò un grammo di XANAX al giorno. Mi veniva sempre in mente una frase di Gilberto: “Impara a ridere di te stesso: una vita intera di divertimento gratis!” E poi da vero amico aggiungeva: “Se davvero vuoi avere un sogno non perdere tempo. Vai a dormire!”

Mi dicevo: “Non è vero che dopo un poco di tempo le cicatrici si chiudono. Impari solo a convivere con il dolore!” Ma nonostante questa sconcertante verità non volevo abbandonare per nulla al mondo la mia vita da single! Scrissi a caratteri cubitali sulla lavagnetta in cucina: “Un uomo senza una donna è come un pesce senza la bicicletta”.
Sì ok per noi uomini il matrimonio era ancora un pensiero fisso. “Del resto” diceva Gilberto, “ci sono due tipi di uomini: quello che paga la donna delle pulizie e quello che la sposa. E poi ancora: “Noi uomini siamo convinti di avere due cose smisurate. Una è l’ego…”

Vabbè dai, non sempre le cose vanno come dovrebbero andarsene e nonostante il mio ritrovato buonumore non funzionò, per cui dopo una settimana sostituii la frase con: “Andare da McDonald e chiedere un’insalata è come andare da una prostituta e chiedere delle coccole.”

Non contento misi un annuncio sulla cronaca romana del Messaggero: “Cercasi relazione seria per una notte”. Ma anche in questo caso la frase non produsse alcun effetto per cui ci riprovai con un secondo annuncio: “Non c'è bisogno che io sia morto per donare il mio organo”.

Il donatore di organi poteva essere un’ottima soluzione di copertura, del resto le donne hanno bisogno di un pretesto per fare sesso, mentre gli uomini di un posto. Mi ripetevo che in fin dei conti il matrimonio era il primo passo verso il divorzio, che nel matrimonio gli anni più duri sono i primi venti perché dopo tutto si accomoda e che comunque sia occorre sposare solo donne belle confidando nell’aiuto che qualcuno prima o poi ce ne liberi.
In un giornale femminile mi andò l’occhio su una frase di Coco Chanel: “Un uomo può indossare ciò che vuole. Resterà sempre un accessorio della donna.” Poi voltai pagina e lessi che il 50% dei matrimoni finisce in divorzio mentre l’altro 50% con la morte del partner. Per cui non avendo scampo avrei dovuto sperare di finire nel primo lotto. Troppo poco! Gilberto ci mise del suo dicendomi che il divorzio risaliva, probabilmente, alla stessa epoca del matrimonio. Riteneva, comunque, che il matrimonio fosse più antico di qualche settimana….

“Sessualmente, gli uomini sono come le vacanze. Non durano mai abbastanza.” Mi ripeteva l’ultimo mio disperato tentativo di conquista a forma di donna… e la mia autostima andava sempre più scemando, frequentai altre donne ma la considerazione non migliorò:
“Gli uomini sono come le bottiglie di birra: sono vuoti dal collo in su.” E poi ancora: “Gli uomini sono come i forni a microonde: all’inizio pensi che ti cambino la vita… poi scopri che servono solo a riscaldare.” E ancora… “Gli uomini hanno il quoziente intellettivo che varia tra i 10 e i 25 centimetri.
Dio mio!

Nonna che continuava a non comprare gli spaghetti, perché “A nonno non piacevano”. Ma nonno è morto da quindici anni... Sarà questo l'amore?
Beh si lo confesso ero pieno di amore, ma non sapevo chi amare, provai prima con un pesce rosso e credendo fosse una questione di colore ne provai uno verde, ma niente, il risultato era sempre lo stesso.
Poi provai con un gatto, un cane, un cavallo, un merlo, un criceto, una tartaruga alla fine odiavo gli animali e diventai un vegetariano convinto nel senso che vegetavo giorno e notte sul divano.

Gilberto si allarmò e iniziò a parlarmi con parabole di sky ed ellissi di sole:
"Non puoi avere la donna della vita. O hai la donna o hai la vita." Certo mi fece pensare, ma fu ancora più evidente quando declamò: "Innamorarsi dovrebbe essere scritto staccato: In amor arsi!"
Aveva ragione, in fin dei conti l'amore ha i suoi t'amo e i suoi m'odi, ma essendo un indefesso ottimista pensavo che sarebbe stato tutto più semplice se tutte le margherite avessero avuto il numero dei petali dispari.
Era tardi, Gilberto nonostante fosse assonnato non perse il suo sarcasmo: "Gli uomini farebbero di tutto per fare l'amore, perfino innamorarsi".
Un attimo di silenzio e poi disse: “Dicono che, se a notte fonda vai sul balcone e gridi alla luna il nome della persona che ami, è il modo più universale per dimostrare a te stesso che sei innamorato e alla vicina di casa di provare le sue capacità di lanciatrice di vasi di gerani.”

Poi si alzò e prima di chiudere la porta di casa mi disse: "Amare vuol dire senza zucchero."




IN BIRRA VERITAS

Ma la depressione bruciava e lievitava come le mie torte di mele in forno sapendo che le 3 maggiori crisi nella vita d’un uomo ammontavano solo a tre disgrazie e cioè: la perdita della moglie, la sconfitta della propria squadra del cuore, un graffio sulla carrozzeria dell’auto. Allora, sia pure per poco riuscivo a sollevarmi: non avevo moglie, la mia squadra di calcio sostava perennemente negli ultimi posti della serie inferiore e avevo venduto l’auto!

La sera andavo in birreria, e la scelta della bionda, scura o rossa mi dava un sensazione di erotico estremo. Sarà stata la schiuma, il sapore del doppio malto, le tette della cameriera, ma senza dubbio la birra era e rimaneva la più grande invenzione della storia. Sì, anche la ruota è stata una buona idea, ma una ruota non si accompagna altrettanto bene con la pizza.

Fuori dal locale c’era un grande manifesto con scritto: “Pensa al tuo futuro! Non fermarti alla terza media!” Geniale e in effetti non mi passava nemmeno per l’anticamera del cervello fermarmi a tre!

Frequentando quella birreria dopo qualche giorno incontrai il mio amico Armando. Ci sedemmo allo stesso tavolo. Lui sosteneva che la birra contenesse una quantità sproporzionata di ormoni femminili in quanto dopo aver bevuto almeno 5 boccali a sera ti ritrovi grasso, parli tantissimo senza dire nulla, pretendi sempre di avere ragione, hai evidenti difficoltà nella guida, non riesci più a parcheggiare, fai pipì ogni cinque minuti e per giunta in compagnia… Lui detestava le birre analcoliche, light ed affini e per la proprietà transitiva tutte le persone che ne facevano uso. Diceva: “La gente che beve la birra leggera non ama il sapore della birra, ama solo pisciare tanto!”
Beh Armando non aveva poi torto…

Quando tornavo a casa a volte riflettevo a volte rimanevo opaco. Fissavo la mia cassa di birre in cucina: 24 ore in un giorno... 24 birre nella cassa... domandandomi inevitabilmente quanta coincidenza ci fosse! Del resto mi convincevo la vita è una immensa ubriacatura. L’unico uomo sobrio è il malinconico, che, disincantato, guarda la vita, la vede come realmente è, si taglia la gola. Se è così, voglio essere sempre ubriaco.





DIO E SUPERSTIZIONE

Specialmente nei mie frequenti post-sbornia cercavo di ribellarmi alla solita domanda: Single o Sposato? Del resto la libertà non stava nello scegliere uno dei due stati, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta. E’ evidente che ero alla ricerca di me stesso, ma non mi trovavo da nessuna parte.

Parafrasando il buon Eduardo mi ripetevo: “Essere superstiziosi è da ignoranti... ma non esserlo porta male!”
Iniziai così a studiare teologia, compresi la bellezza delle tante religioni, mi sentivo fortunato, potevo chiamare Dio in mille modi, Dio, Allah, Buddha, Geova, Jahvé, il problema era che nessuno di questi mi rispondeva.
A pensarci bene il Dio in cui crediamo è stato creato dagli uomini e non viceversa. Ed i poveri temerari che cercano di conciliare la ragione con la fede, o non hanno sufficiente ragione o non hanno abbastanza fede.
Chi crede sa che il deserto può fiorire in una notte e l’Amazzonia morire in un’ora (più la seconda che la prima!)

Per un attimo pensai perfino di farmi prete, ma la cosa preoccupante sarebbe stata, non tanto la mancanza di sesso, ma il fatto che durante la confessione avrei dovuto ascoltare tutti i dettagli più piccanti delle mie parrocchiane. Una tortura davvero infernale! Eh no, decisamente non ce l’avrei fatta, considerando poi che la fede inizia quando finisce la religione, lessi più volte il nuovo testamento sperando di trovare il mio nome tra gli eredi, tra l’altro essendo allergico al polline non potevo certo pretendere una vita rose e fiori, decisi quindi di prendermi un mese di ferie ma era difficile pretendere di fare vacanze intelligenti dopo undici mesi di lavoro cretino.

A mano a mano divenni superstizioso ben sapendo che la superstizione stava alla religione come l'astrologia stava all'astronomia, praticamente la figlia pazza di una madre molto saggia.
Tra me e me pensai che Voltaire e Trotsky non avrebbero mai apprezzato la mia scelta del resto le streghe avevano smesso di esistere quando gli uomini avevano smesso di bruciarle e sicuramente davo ragione a Lev quando si accaldava dicendo: “Nessuno è più superstizioso degli scettici.”

Una volta vidi un gatto nero alla guida di un carro funebre, feci gli scongiuri toccandomi le parti intime ma ero ben conscio che non sarebbe servito a niente visto che il problema risiedeva altrove. Ero davvero alla frutta!

Ad ogni modo ad ogni gatto che ride c’è un topo che prega per cui, per darmi un tono, la sera guardavo National Geographic con lo stesso atteggiamento con cui guardavo Penthouse: per vedere luoghi meravigliosi dove mai sarei riuscito ad andare di persona.
Ma si sa che quando la fortuna bussa alla porta.... tu sei nella vasca da bagno e quindi iniziarono le classiche fobie, tipo di aver paura di morire durante il sonno, chiedendomi logicamente se la mattina me ne fossi più o meno accorto.
Dalla mia mente uscivano riflessioni del tipo: la donna è stata il secondo errore di Dio, ma sappiamo benissimo che se la montagna viene da te... e tu non sei Maometto... devi correre perché è sicuramente una frana!

Allora andai da un mago indovino, feci le scale a quattro a quattro convinto che avrei risolto tutti i miei problemi, ancora con l’affanno bussai ansioso più volte, e dall’altra parte della porta lui mi chiese:
“Chi è?”
“Ah, cominciamo bene…” Risposi tra me e me riguadagnando le scale.




DA BAMBINO

Mi sentivo inutile come un posacenere sulla moto o come un semaforo rosso nel deserto, ma alle volte il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso. Allora cercai di risollevarmi pensando che un tempo ero stato di certo lo spermatozoo più veloce di tutti! Ma non bastava ed allora pensavo a quanto ero stato felice da bambino. Ricordo che a Natale mia madre faceva il tacchino, ed io ridevo molto perché era una pessima imitazione.

Nella mia casa spesso si facevano feste, mia madre invitava i miei amichetti più vivaci per ricordarsi che c’erano bambini peggiori del sottoscritto. Non ero bello, il mio viso era piuttosto irregolare e pieno di ecchimosi fino a quando mia madre non lesse con attenzione le istruzioni: “Togliere il bambino prima di piegare il passeggino.”

Ero comunque un bambino prodigio. Impiegavo sempre meno di sei mesi per fare i puzzle, anche se sulla scatola c'era scritto "dai 2 ai 5 anni". Comunque devo dire che la mia infanzia fu abbastanza felice finché non mi resi conto che l’acqua potabile non aveva i rami, il corriere della droga non era un quotidiano e ultimo ma non ultimo se qualcuno ci manca non significa che ha sbagliato mira.

I rapporti tra mia madre e mio padre andavano a gonfie vele, entrambi avevano abbracciato la teoria del compromesso. Se per le vacanze mia madre voleva andare al mare e mio padre invece in montagna, il compromesso era che si andava sicuramente al mare, ma al mio papà era concesso di portarsi gli sci. Comunque dopo quarant’anni il matrimonio funziona ancora perché hanno deciso di parlare a turni. Ancora un mese e toccherà a mio padre.

Una volta chiesi a mio padre cosa fosse il ciclo e lui candidamente rispose: “Figliolo, hai presente quando papà ha torto ancora prima di svegliarsi?” Poi sussurrando: “Probabilmente morirò senza aver capito perché le donne abbiano inventato il mal di testa per non fare sesso, anziché per non lavare i piatti.”

A casa facevo degli esperimenti con il piccolo chimico e scoprii che bagnando del filo di rame con dell’acqua distillata e olio extravergine non succedeva assolutamente niente! Ma non provai la stessa delusione quando inserii meticolosamente due dita della mano sinistra dentro i buchi della presa di corrente a 220 volts.
Da quell’istante abbandonai ogni sogno di gloria e dedicai molte ore allo sport e principalmente al tennis per non dover giustificare i troppi muscoli sul solo braccio destro. Purtroppo giocando ebbi un incidente ad un piede e mi accorsi che chi va con lo zoppo arriva tardi, ma anche che se ti rompi anche l’altro non zoppichi più.




LA SCUOLA

Ricordai anche i tempi di scuola e mi fu difficile capire perché mai diviso si scrivesse tutto attaccato e tutto attaccato si scrivesse diviso oppure perché una strafottente non identificasse una persona con una intensa attività sessuale.
A proposito, il Professor Conti, insegnava matematica ed era originario di Somma Lucana, una frazione di Potenza, mangiava spesso porzioni di radici integrali, ma un giorno si ammalò di calcoli e subì una problematica operazione. Lui mi insegnò a contare fino a ventuno senza togliermi le scarpe e i pantaloni. Lo ricordo con simpatia, era un ottimo professore e uno scarso cacciatore, la domenica faceva spesso battute di caccia e noi ci immaginavamo quanti cervi potessero ridere a crepapelle!

Comunque la scuola mi fu molto utile, se non altro imparai a riconoscere le incognite (molto spesso si travestivano da ics e qualche volta da ipsilon) e che il Togo non era uno stato ricoperto di cioccolato. Ma si sa la scuola è una questione di culo: o ce l'hai o te lo fanno! Me lo ripetevo ogni volta, ormai ero sempre più convinto che non era a scuola che imparavo la vita, ma lungo la strada che portava a scuola.

Ancora oggi il mio incubo prevalente è quello di essere interrogato. Ho sempre considerato gli esami come un terno a lotto, un qualcosa imponderabile anche per i meglio preparati in quanto anche il più stupido fra gli stupidi può fare domande a cui il più saggio fra gli uomini non è in grado di rispondere.
Applicavo questa regola ad ogni interrogazione andata a male consolandomi che il risultato non dipendeva dalla conoscenza di chi doveva rispondere ma dal sapere di chi faceva la domanda.

Gilberto con la sua solita aria imperturbabile declamò una delle sue, apparentemente, ma solo apparentemente fuori tema: “Mio caro, la vita è una malattia ereditaria mortale che si trasmette per via sessuale e soprattutto è una sola mentre i fianchi sono due!”





POETA MANCATO

Di sogni nel cassetto comunque ne avevo anche di seri, peccato che avevo venduto tutti i mobili di casa, per cui mi rimasero solo alcune poesie scritte in un momento di alta ispirazione:

Se son rose, pungeranno,
Se son Bose, suoneranno,
Se son pose, fotograferanno,
Se son cosce, si apriranno,
Se son flosce, si liconeranno.

Ed anche:

Capelli ribelli
Ho i capelli ribelli.
Ho dato un colpo di pettine.
Ho i capelli ribelli.
Ho anche mal di testa.

Ho i capelli ribelli.
Ho dato un colpo di forbice.
Ho i capelli ribelli.
Ho anche un buco in testa.

Poi in momenti di vena ne scrissi altre sulla luna domandandomi perché si chiamasse piena visto che era disabitata. Ma si sa che quando il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito, per cui convinto che un uomo sulla luna non sarà mai interessante quanto una donna sotto il sole, cercai di cambiare argomento nel dubbio che ognuno di noi fosse una luna, visto che aveva un lato oscuro che non mostrava mai a nessun altro, ma soprattutto nella consapevolezza che per scrivere in prosa bisognava avere assolutamente qualcosa da dire, mentre per scrivere in versi non era indispensabile.

Del resto non era difficile scrivere un romanzo ma trovare una persona nel campo per riuscire e venderlo, anche se mi chiedevo alle volte come mai una persona debba impiegare un anno e più a scrivere un romanzo quando può facilmente comprarne uno per pochi soldi.
Mi ripetevo che lo scrittore originale non era quello che non imitava nessuno, bensì quello che nessuno poteva imitare. Beh non era facile, ma rispondevo perfettamente al detto di Karl Marx: “Lo scrittore deve guadagnare per scrivere, ma non deve scrivere per guadagnare.”
Gilberto con la sua solita flemma sentenziò: “Se si vende, è arte.”

Ma il mio amico non era solo un intelligentissimo filosofo, ma anche un arguto osservatore. Al pranzo di nozze di una nostra amica vendendo la ressa che si accalcava attorno agli antipasti, disse: “Hanno inventato il bastone per i selfie e la canna da pesca per i buffet no?”




L’INTELLETTUALE

Non era il massimo, ma sicuramente mi aiutava a farmi sentire un intellettuale ed a farmi domande del tipo perché si chiama contagocce, se poi le gocce te le devi contare tu? Oppure a notare la differenza tra me ed un operaio, ovvero l’operaio si lava le mani prima di pisciare e l'intellettuale dopo. Arrivai comunque ad una verità sconcertante e cioè che il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi e che il re è senz'altro meno stupido di quelli che lo considerano un re e di quelli che insistono a vederlo vestito.
Gilberto sorseggiando il suo cappuccino di mezzogiorno ed oltre diceva che non esiste altro peccato che la stupidità, mentre io preferivo replicare che lo stupido ripete sempre lo stesso errore, mentre l'intelligente commette ogni volta un errore diverso.

La differenza era minima, mi rendevo perfettamente conto della cosa, ma mi consolavo rileggendo Albert Einstein e Oscar Wilde. Il primo diceva: “Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi.” Il secondo invece con mia soddisfazione scriveva: “Solo gli ottusi sono brillanti la mattina a colazione.” Gli argomenti non erano perfettamente correlati, allora per sentirmi un artista iniziai a frequentare mostre contemporanee e gallerie d’arte moderna, il problema che in quel contesto era facile confondere la sedia dell'addetto alla sorveglianza e l'estintore per pezzi inestimabili.

Ma si sa, gli intellettuali hanno tutti di base la puzza sotto il naso e si dividono in tre macro categorie: quelli che non sopportano Picasso, quelli che detestano Raffaello e quelli che non hanno mai sentito parlare né dell'uno né dell'altro.





LA GRANDE DEPRESSIONE

Come un pesce lottavo contro la corrente con il rischio di morire fulminato, ma si sa che la mucca di legno fa il latte compensato e un autolesionista sfigato non sa mai dove sbattere la testa per cui in quel periodo vidi di tutto: killer annoiati che non sapevano come ammazzare il tempo, albergatori che andavano in pensione, stufe in calore, frigoriferi rimasti di ghiaccio, dentisti incisivi, idraulici che non capivano un tubo, cuochi mettersi nei pasticci, un gruppo di ciechi vedere un film muto, infermieri fare dei prelievi in banca, fabbri saldare il conto, insegnanti senza classe ed etichette senza eleganza, comunque Pomì e Pummarò mi furono utili per imparare a distinguere una passata da un futuro, e una salsa da una rumba.

Beh sì ero decisamente in una condizione pietosa, chiesi aiuto a Gilberto il quale non ebbe dubbi: “Quando pensi di avere tutte le risposte, la vita ti cambia tutte le domande.” Ed infatti non potevo dargli torto. Risposi convinto: “Ci sono anni che fanno domande e anni che danno risposte.”

Alla fine lasciai da parte l’arte contemporanea e mi dedicai alla musica da camera. Era meraviglioso rimanere a letto la mattina con un filo di musica diffusa dagli altoparlanti! Ma dopo aver ascoltato per una mezz’ora una ragazza suonare il pianoforte, niente mi rilassava di più che farmi trapanare qualche dente dal mio dentista.

Al tempo passavo le mie vacanze estive in campeggio, divenni bravissimo a montare le canadesi ma anche le tedesche. Così come in casa montai da solo, senza alcun aiuto, sedici persiane in un giorno… Era un modo come un altro per mettere alla prova il mio fascino latino!

Durante i mesi della Grande Depressione vidi di tutto: Binari morti che aspettavano di essere sepolti, un gallo mettere la sveglia per paura di essere licenziato, genitori anziani mettere al mondo direttamente dei nipoti, hostess che durante un viaggio piuttosto turbolento servivano la cena versandola direttamente nei sacchetti per il vomito, astronauti al ristorante chiedere il conto alla rovescia, atleti mangiare 2 primi 3 secondi e 4 decimi, diabetici morire in luna di miele, gondole cambiare canale, libri con l'indice fratturato, tende da sole in cerca di compagnia, animali in via di estinzione cambiare indirizzo, dentisti estrarre una radice quadrata... ho visto tutto questo e tanto altro, ma ancora adesso non riesco a capire una cosa molto importante: ma una rosa senza spine... va a batteria ?

Quando sei in crisi pensi a questo e ad altro e specialmente quando il lavoro non va come vorresti. Allora mi fermai ad una farmacia e comprai un termometro rettale Johnson&Johnson. Lessi le istruzioni. C’era scritto: “Ogni termometro rettale della Johnson & Johnson è stato personalmente provato nella nostra fabbrica!” Chiusi gli occhi e mentalmente ripetei ad alta voce per 5 volte: “Sono felice di non lavorare nel reparto controllo di qualità di Johnson & Johnson.” Convincendomi che c’erano lavori peggiori del mio.

Ma si sa che la vera felicità sta nelle piccole cose, tipo: una piccola villa, un piccolo yacht, un piccola fortuna e visto che la valigia si porta, ma la porta non si valigia e l’unica cosa che arresta la caduta dei capelli è il pavimento decisi di prendermi un anno sabatico rifugiandomi nella magia nera e nei piaceri del sesso.

Partecipai a qualche messa nera con il risultato di avere un diavolo per capello e un cosciotto di pollo alla diavola. Poi per ammazzare la noia accettai di lavorare da un mio amico che aveva un campo di girasoli pigri, due volte al giorno bisognava girarli a mano.
Comunque feci esperienza e l'esperienza è una cosa meravigliosa: permette di riconoscere un errore quando lo si commette di nuovo.

Gilberto veniva spesso a trovarmi la sera, vedendomi come al solito comodamente disteso sul divano, chiosava: “Un arcobaleno che dura un quarto d’ora non lo si guarda più.”




BANCOMAT

Dopo quell’esperienza tornai subito in banca al grido mi spezzo ma non m’impiego convinto che il lavoro era il rifugio di coloro che non avevano meglio da fare.
Spaventati mi cambiarono mansione, dovevo osservare il comportamento degli uomini e delle donne durante la fase di prelievo contanti in un bancomat sperimentale rimanendo comodamente seduti in auto.
Dopo un’attenta osservazione redassi una dettagliata relazione al mio capo. Visto l’ottimo lavoro lui mi invitò a compilare delle istruzioni per l’uso distinguendo gioco forza quelle degli uomini da quelle delle donne!

Uomini:
Avvicinarsi con l'autovettura al bancomat.
Abbassare il finestrino.
Inserire la carta nel bancomat e digitare il PIN.
Digitare l'importo desiderato.
Ritirare la carta, il contante e la ricevuta.
Richiudere il finestrino.
Ripartire.

Donne:
Avvicinarsi con l'autovettura al bancomat.
Fare retromarcia fino ad allineare il finestrino al bancomat.
Riavviare il motore che nel frattempo si e spento.
Abbassare il finestrino (quello corrispondente al lato del bancomat).
Trovare la borsetta e svuotare tutto il contenuto sul sedile passeggeri per trovare la carta.
Scegliere tra le cinquanta carte a punti.
Quella del Body Center non funziona!
No, no quella è della Coop!
Ok trovata!
Provare ora ad inserire la carta nel bancomat.
Aprire lo sportello per facilitare l'accesso al bancomat a causa dell'eccessiva distanza dell'automobile.
Inserire la carta.
Reinserire la carta nel verso giusto.
Risvuotare la borsetta per cercare l'agenda con il PIN scritto sul retro della pagina di copertina camuffato con un prefisso telefonico e due numeri a caso!
Digitare il PIN.
Digitare il Pin e non le prime cinque cifre del numero telefonico!
Premere Cancel e digitare il PIN corretto.
Digitare l'importo desiderato.
Ritirare il contante e la ricevuta.
Svuotare ancora la borsetta per trovare il portafogli e riporci il contante.
Riporre la ricevuta insieme al blocchetto degli assegni.
Ripartire e percorrere 2 metri.
Fare retromarcia fino al bancomat.
Ritirare la carta.
Risvuotare la borsetta, trovare il portafogli e collocare la carta nell'apposito comparto.
Controllare il trucco.
Riavviare il motore che nel frattempo si e spento.
Guidare per 5 o 6 chilometri.
Togliere il freno a mano.




   


CONTINUA



 





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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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