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Adamo Bencivenga
Vita provvisoria di un
bancario permanente 3
Ovvero l’amore eterno dura al massimo
tre mesi
(Autobiografia non ufficiale) FRASI,
MODI DI DIRE, CITAZIONI, AFORISMI PRESI DALLA RETE. SI
RINGRAZIANO TUTTI GLI AUTORI COMPRESO IL SOTTOSCRITTO
VITA DA SINGLE
Per
autoconvincermi mi ripetevo “Non sono io la pecora nera,
ma sono le altre ad essere bianche!” E a lungo andare
sentivo la stanchezza e anche il peso degli anni,
qualcuno di meno, qualcuno di più, specialmente quelli
bisestili. Mi sentivo vecchio, sul viale del tramonto,
lungo gli alberi pizzuti verso la comare secca, ma come
diceva il mio amico Gilberto meglio vedere i fiori da
sopra che le radici da sotto.
Ma ritorniamo ai
miei primi anni di lavoro, stanco di prendere i mezzi e
stanco della Panda stanziale comprai una Renault 4, con
sedili in vera pelle rigorosamente color testa di Moro.
La comprai di seconda mano tanto che le luci di
posizione avevano la cataratta e dovetti farla operare.
E poi andava così piano, che in autostrada i moscerini
mi si spiaccicavano sui fanalini posteriori. Nella mia
esperienza dovetti cedere ad una verità
incontrovertibile ovvero che c’erano vari strumenti
meccanici che aumentavano l’eccitazione sessuale,
specialmente nelle donne. Tra i più importanti
sicuramente la Mercedes Cabrio!!!
Risolsi la
carenza di parcheggi lasciando le chiavi al
guardiamacchine abusivo, ma mi rimaneva comunque il
problema di posteggiare la macchina. Per darmi un
contegno avevo comprato una ventiquattrore e ogni
mattina acquistavo in edicola Il Sole 24 ore (il
giornale delle zitelle) e iniziai a conoscere il Mibtel,
l’Hotel e Guglielmotel anche se poi a casa mi
addormentavo con la testa sopra un piatto di spaghetti
rigorosamente all’amatriciana sognando di farmi una
partita a Shangai.
Non c’è niente che ti faccia
sentire single come le offerte di cene romantiche di San
Valentino su Groupon. Davvero dura la vita da single!
Triste come una moca da uno, un servizio con una tazza
sola, un solo asciugamano celeste con scritto “Lui” o
giocare al Monopoli da solo. Anche se era sempre un
piacere costruire case ed alberghi al Parco della
Vittoria e in Viale dei Giardini in barba a qualsiasi
vincolo edilizio e geologico. A proposito di dissesto
geologico mi domandavo spesso quale faccia avesse fatto
Maometto quando la montagna gli bussò alla porta.
Ero così single che quando trovai due calzini
accoppiati scoppiai a piangere per la commozione. La mia
casa era ridotta ad un caos primordiale. Quando mettevo
in ordine infilavo direttamente la sedia carica di
vestiti dentro l’armadio. E per cercare il pacchetto di
sigarette fuori posto avevo sviluppato una mia teoria:
fischiavo facendo l’indifferente perché il trucco stava
nel non fargli capire che lo stavo cercando.
Certi giorni mi prendeva davvero una forte gnagnera. (La
gnagnera nel linguaggio comune può assumere due
significati. Vale a dire: un uccello di solito femmina
ed infoiata di media grandezza appartenente alla
famiglia dei passeracei oppure quel malessere non meglio
identificabile, non proprio influenza, non proprio
raffreddore, non proprio nausea, non proprio molte altre
cose.) Solo, appunto, una gnagnera, una spossatezza. E
nel giorno della gnagnera me ne stavo solo in casa,
sdraiato sul divano, senza sapori, odori, e piaceri di
altro genere, nonostante fossi seduto sul divano. Sotto
la copertina rileggevo per l’ennesima volta uno dei miei
romanzi preferiti, ovvero, offalso, il Ritratto di
Dorian Gay, dell’Oscar Selvaggio-e.
Eh già quella
vita da single non faceva per me! Mi sono sempre chiesto
perché hanno messo la luce in frigorifero se lo spuntino
di mezzanotte è sconsigliato da tutti i nutrizionisti.
Dura vita da single! Me ne accorsi ancor di più quando,
dopo aver letto su una ricetta “mettere il pollo in
forno a 120 gradi”, lo tirai fuori mezzo bruciato da una
parte e completamente crudo dall’altra.
GLI ALBORI DI INTERNET
Eravamo ancora
all’età della pietra dell’informatica per cui lo zip era
solo una chiusura lampo al maschile e lo zip code, dei
cap in fila, ora invece quando vedo scritto file leggo
inevitabilmente fail, come quando vedo scritto mobile
leggo inevitabilmente mobail… eggià è sempre una
questione di lingua! Non sarà un caso che Coca si legge
Coca in tutte le lingue del mondo? Ed a proposito di
Coca non ho mai capito perché dopo il terzo caffè
qualcuno immancabilmente ti dice che bere il caffè'
impedisce di dormire, ma perché… il dormire non
impedisce di bere il caffè? Ma anche il caffè ha le
sue proprietà benefiche, ad esempio uccide le zanzare.
Il problema è convincere una zanzara a tuffarsi dal
bordo della tazzina!
Comunque il lavoro
proseguiva a gonfie vele. I terminali ormai malati
vennero sostituiti con più efficienti personal computer
e ben presto mi resi conto che i computer erano tali e
quali agli esseri umani, ma fortunatamente avevano
l’interruttore per spegnerli e soprattutto non
attribuivano i propri errori a un altro computer!! Alle
volte non ne capivo l’utilità e mi chiedevo chi mai
potesse avere bisogno di 150.000 moltiplicazioni in meno
di un nano secondo e a cosa potessero essere utili due
computer che comunicavano tra loro, uno in aramaico e
l'altro in sardo antico, alla velocità della luce...
Ad ogni modo prima dell’avvento dei pc avevo un sacco di
domande senza risposte, ora invece avevo un sacco di
risposte senza domande.
Poi venne internet e
qualche collega scettico era convinto che il modo
migliore di fare soldi navigando con la rete fosse di
lavorare su un peschereccio. Prontamente rispondevo che
il marinaio quando spiegò le vele al vento, il vento non
capì e che se il mio capo si droga di certo non sono un
tossico-dipendente.
Visto i miei problemi col
computer Gilberto mi rassicurò: “Il 99% dei problemi di
un PC… è dato dall’elemento presente fra la tastiera e
la sedia.” Risposi che il problema era nella natura del
computer: “Hanno tanta memoria, ma poca fantasia!”
Gilberto sorrise e mi rispedì la palla sul mio campo:
“Conosci il codice binario? Ecco, è un mucchio di zeri e
di uno …. Che ti permette di vedere le donne nude… Ma
comunque sappi la vita è troppo corta per rimuovere la
chiave USB in modo sicuro.”
PORNO
RELAX
Premesso che è meglio avere la siringa
piena che la moglie drogata e l’erba del vicino sarà
pure più verde, ma la mia me la fumo, durante l’orario
di lavoro mi appassionavo a lunghissime partite a
scacchi e ovviamente il computer aveva sempre la meglio,
poi stanco di perdere, decisi di giocare a boxe e per
lui non c’è più stata partita.
Fatta la legge,
gabbato il santo! E da buon italiano trovai subito
l’utilizzo più efficace di questa fantastica scoperta:
in ufficio masterizzavo film porno su CD vergini, tra i
quali: Attrazione anale, Biancaneve sotto i nani, Chi ha
castrato Roger Rabbit?, Cielo duro, Di uccelli ne trovo,
Dalla anche ai lupi, Harry Ti violento Sally, Il mago di
Azz, Il glande freddo, Il ladro di pompini, Io mi bagno
da sola, La bella addormentata s'imbosca, La caricano in
101, Mamma, l'ho preso in aereo!, Palp fiction, Un pesce
per Wanda, ecc. ecc.
Finito il film quando andavo
a letto ero convinto che le donne pensassero solo a fare
sesso tutto il giorno e, sempre disponibili,
indossassero sempre e soltanto finissima lingerie
parigina. Non so quanti migliaia di film vengano
sfornati ogni giorno, ma le storie sono sempre le stesse
e ieri come oggi le donne non sono cambiate. Adorano
fare sesso con uomini brutti, con la pancia e di età
molto avanzata, gemono in continuazione qualsiasi cosa
stiano facendo, hanno ripetuti orgasmi, tutte magre con
tette naturali grandi come mongolfiere, tutte parlano
l’inglese perfettamente, le loro amiche migliori sono
tutte ninfomani, non è necessario invitarle prima a cena
e ultimo non ultimo mai una volta capita che abbiano le
loro cose.
Gli uomini invece non sono mai
impotenti, non devono mai chiedere, naturalmente sono
tutti superdotati e non hanno mai un pelo, i tavoli da
biliardo non servono per giocare all’americana. Il mondo
del lavoro è composto da pochissime figure
professionali, vale a dire: idraulici, infermiere,
segretarie e i ragazzi che portano la pizza a domicilio.
Resistono comunque al top vecchie figure come madri,
sorelle e amiche del cuore. I postini non vanno più di
moda, nessuno bussa due volte, alla prima si fotte
direttamente sulle scale o in ingresso senza perdere
altro tempo, come se la cucina fosse troppo lontana e la
camera da letto una enorme banalità.
Visto la
grande quantità di materiale per l’intensa attività
notturna, con le donne continuavo ad essere un vero
disastro, ricordo che fin da bambino, quando si giocava
al dottore, a me facevano sempre guidare l’ambulanza! Ma
si sa non tutte le civette escono col buco per cui alla
fine arrivai alla conclusione che le cose più belle
della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure
fanno ingrassare.
Gilberto che non parlava mai di
sesso spinto una sera mi sorprese con una sua amletica
riflessione: “Se Fabbrica Italiana Automobili Torino si
chiama FIAT, se Istituto Nazionale di Previdenza Sociale
si chiama INPS, se Azienda Sanitaria Locale si chiama
ASL, perché la Federazione Italiana Consorzi Agrari si
chiama FederConsorzi?” Ah saperlo…
BELLE DI NOTTE
A proposito di cose immorali
penso davvero che il sesso sia la cosa più bella,
naturale e pura che i soldi possano comprare… Anche se
sono sempre stato convinto che puttana non è colei che
si dà per soldi, ma colei che non si dà per calcolo.
Ci sono uomini che dividono le donne in puttane ed
oneste, io preferisco pensare a donne scaltre che sanno
vendersi ed ingenue che si concedono, comunque una
puttana oggi sarà senz’altro una bigotta domani “perché
si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare
cattivo esempio”.
E a forza di cercare lungo i
viali Bocca di rosa, in amore confusi i preliminari con
la contrattazione del prezzo. Ma durante queste
frequentazioni capii che la linfa del godimento
femminile sta nel paradosso: fa immenso piacere ad una
prostituta sentirsi dire dal cliente “Ti voglio sposare”
alla stessa stregua di una moglie sentirsi chiamare
puttana.
Ero fermamente convinto che una
prostituta durante il ciclo ha molte perdite, vale a
dire l’intero incasso di due/tre giorni, ma presi anche
lucciole per lanterne ovvero scambiai, passeggiando di
notte per l’Eur, una prostituta con un lampione, ma per
fortuna non scambiai mai una trans siberiana con una
ferrovia e una rumena con un brasiliano, ormai conoscevo
bene le lingue! Comunque ben inteso con le puttane
non ci sono mai andato e se ci sono stato l’ho saputo
dopo!
Gilberto non si fece sfuggire l’occasione:
“Una vera signora si spoglia della dignità assieme ai
suoi vestiti e fa del suo meglio per fare la puttana. In
altre occasioni, può essere pudica e dignitosa come
richiede la sua immagine.” Nulla da eccepire! Il mio
amico adorava il pudore femminile: “Bisogna tuttavia
saperlo vincere, pur senza mai perderlo.” Un vero
signore Gilberto. In effetti era molto sensibile
all’argomento convinto che non fosse né un freno e né un
pericolo. Il più delle volte chiosava dicendo: “Sono
pericolose solo le cose che tolleri a lungo! Una
relazione fissa, il matrimonio e i dolci! Il grasso e le
puttane sono innocui.”
MATRIMONIO O
DIVORZIO?
Mi sono sempre considerato l’ultimo
degli idealisti, e nella mia mente sostavano sempre due
tipi di donne: una creata dalla mia immaginazione e
l’altra che non è ancora nata. E’ vero, stavo cadendo
nell’ennesimo stato di ansia e depressione! Anche i
palindromi mi mettevano ansia. Andai dal medico e mi
consigliò un grammo di XANAX al giorno. Mi veniva sempre
in mente una frase di Gilberto: “Impara a ridere di te
stesso: una vita intera di divertimento gratis!” E poi
da vero amico aggiungeva: “Se davvero vuoi avere un
sogno non perdere tempo. Vai a dormire!”
Mi
dicevo: “Non è vero che dopo un poco di tempo le
cicatrici si chiudono. Impari solo a convivere con il
dolore!” Ma nonostante questa sconcertante verità non
volevo abbandonare per nulla al mondo la mia vita da
single! Scrissi a caratteri cubitali sulla lavagnetta in
cucina: “Un uomo senza una donna è come un pesce senza
la bicicletta”. Sì ok per noi uomini il matrimonio
era ancora un pensiero fisso. “Del resto” diceva
Gilberto, “ci sono due tipi di uomini: quello che paga
la donna delle pulizie e quello che la sposa. E poi
ancora: “Noi uomini siamo convinti di avere due cose
smisurate. Una è l’ego…”
Vabbè dai, non sempre le
cose vanno come dovrebbero andarsene e nonostante il mio
ritrovato buonumore non funzionò, per cui dopo una
settimana sostituii la frase con: “Andare da McDonald e
chiedere un’insalata è come andare da una prostituta e
chiedere delle coccole.”
Non contento misi un
annuncio sulla cronaca romana del Messaggero: “Cercasi
relazione seria per una notte”. Ma anche in questo caso
la frase non produsse alcun effetto per cui ci riprovai
con un secondo annuncio: “Non c'è bisogno che io sia
morto per donare il mio organo”.
Il donatore di
organi poteva essere un’ottima soluzione di copertura,
del resto le donne hanno bisogno di un pretesto per fare
sesso, mentre gli uomini di un posto. Mi ripetevo che in
fin dei conti il matrimonio era il primo passo verso il
divorzio, che nel matrimonio gli anni più duri sono i
primi venti perché dopo tutto si accomoda e che comunque
sia occorre sposare solo donne belle confidando
nell’aiuto che qualcuno prima o poi ce ne liberi. In
un giornale femminile mi andò l’occhio su una frase di
Coco Chanel: “Un uomo può indossare ciò che vuole.
Resterà sempre un accessorio della donna.” Poi voltai
pagina e lessi che il 50% dei matrimoni finisce in
divorzio mentre l’altro 50% con la morte del partner.
Per cui non avendo scampo avrei dovuto sperare di finire
nel primo lotto. Troppo poco! Gilberto ci mise del suo
dicendomi che il divorzio risaliva, probabilmente, alla
stessa epoca del matrimonio. Riteneva, comunque, che il
matrimonio fosse più antico di qualche settimana….
“Sessualmente, gli uomini sono come le vacanze. Non
durano mai abbastanza.” Mi ripeteva l’ultimo mio
disperato tentativo di conquista a forma di donna… e la
mia autostima andava sempre più scemando, frequentai
altre donne ma la considerazione non migliorò: “Gli
uomini sono come le bottiglie di birra: sono vuoti dal
collo in su.” E poi ancora: “Gli uomini sono come i
forni a microonde: all’inizio pensi che ti cambino la
vita… poi scopri che servono solo a riscaldare.” E
ancora… “Gli uomini hanno il quoziente intellettivo che
varia tra i 10 e i 25 centimetri. Dio mio!
Nonna che continuava a non comprare gli spaghetti,
perché “A nonno non piacevano”. Ma nonno è morto da
quindici anni... Sarà questo l'amore? Beh si lo
confesso ero pieno di amore, ma non sapevo chi amare,
provai prima con un pesce rosso e credendo fosse una
questione di colore ne provai uno verde, ma niente, il
risultato era sempre lo stesso. Poi provai con un
gatto, un cane, un cavallo, un merlo, un criceto, una
tartaruga alla fine odiavo gli animali e diventai un
vegetariano convinto nel senso che vegetavo giorno e
notte sul divano.
Gilberto si allarmò e iniziò a
parlarmi con parabole di sky ed ellissi di sole: "Non
puoi avere la donna della vita. O hai la donna o hai la
vita." Certo mi fece pensare, ma fu ancora più evidente
quando declamò: "Innamorarsi dovrebbe essere scritto
staccato: In amor arsi!" Aveva ragione, in fin dei
conti l'amore ha i suoi t'amo e i suoi m'odi, ma essendo
un indefesso ottimista pensavo che sarebbe stato tutto
più semplice se tutte le margherite avessero avuto il
numero dei petali dispari. Era tardi, Gilberto
nonostante fosse assonnato non perse il suo sarcasmo:
"Gli uomini farebbero di tutto per fare l'amore, perfino
innamorarsi". Un attimo di silenzio e poi disse:
“Dicono che, se a notte fonda vai sul balcone e gridi
alla luna il nome della persona che ami, è il modo più
universale per dimostrare a te stesso che sei innamorato
e alla vicina di casa di provare le sue capacità di
lanciatrice di vasi di gerani.”
Poi si alzò e
prima di chiudere la porta di casa mi disse: "Amare vuol
dire senza zucchero."
IN BIRRA
VERITAS
Ma la depressione bruciava e lievitava
come le mie torte di mele in forno sapendo che le 3
maggiori crisi nella vita d’un uomo ammontavano solo a
tre disgrazie e cioè: la perdita della moglie, la
sconfitta della propria squadra del cuore, un graffio
sulla carrozzeria dell’auto. Allora, sia pure per poco
riuscivo a sollevarmi: non avevo moglie, la mia squadra
di calcio sostava perennemente negli ultimi posti della
serie inferiore e avevo venduto l’auto!
La sera
andavo in birreria, e la scelta della bionda, scura o
rossa mi dava un sensazione di erotico estremo. Sarà
stata la schiuma, il sapore del doppio malto, le tette
della cameriera, ma senza dubbio la birra era e rimaneva
la più grande invenzione della storia. Sì, anche la
ruota è stata una buona idea, ma una ruota non si
accompagna altrettanto bene con la pizza.
Fuori
dal locale c’era un grande manifesto con scritto: “Pensa
al tuo futuro! Non fermarti alla terza media!” Geniale e
in effetti non mi passava nemmeno per l’anticamera del
cervello fermarmi a tre!
Frequentando quella
birreria dopo qualche giorno incontrai il mio amico
Armando. Ci sedemmo allo stesso tavolo. Lui sosteneva
che la birra contenesse una quantità sproporzionata di
ormoni femminili in quanto dopo aver bevuto almeno 5
boccali a sera ti ritrovi grasso, parli tantissimo senza
dire nulla, pretendi sempre di avere ragione, hai
evidenti difficoltà nella guida, non riesci più a
parcheggiare, fai pipì ogni cinque minuti e per giunta
in compagnia… Lui detestava le birre analcoliche, light
ed affini e per la proprietà transitiva tutte le persone
che ne facevano uso. Diceva: “La gente che beve la birra
leggera non ama il sapore della birra, ama solo pisciare
tanto!” Beh Armando non aveva poi torto…
Quando tornavo a casa a volte riflettevo a volte
rimanevo opaco. Fissavo la mia cassa di birre in cucina:
24 ore in un giorno... 24 birre nella cassa...
domandandomi inevitabilmente quanta coincidenza ci
fosse! Del resto mi convincevo la vita è una immensa
ubriacatura. L’unico uomo sobrio è il malinconico, che,
disincantato, guarda la vita, la vede come realmente è,
si taglia la gola. Se è così, voglio essere sempre
ubriaco.
DIO E SUPERSTIZIONE
Specialmente nei mie frequenti post-sbornia cercavo
di ribellarmi alla solita domanda: Single o Sposato? Del
resto la libertà non stava nello scegliere uno dei due
stati, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta. E’
evidente che ero alla ricerca di me stesso, ma non mi
trovavo da nessuna parte.
Parafrasando il buon
Eduardo mi ripetevo: “Essere superstiziosi è da
ignoranti... ma non esserlo porta male!” Iniziai così
a studiare teologia, compresi la bellezza delle tante
religioni, mi sentivo fortunato, potevo chiamare Dio in
mille modi, Dio, Allah, Buddha, Geova, Jahvé, il
problema era che nessuno di questi mi rispondeva. A
pensarci bene il Dio in cui crediamo è stato creato
dagli uomini e non viceversa. Ed i poveri temerari che
cercano di conciliare la ragione con la fede, o non
hanno sufficiente ragione o non hanno abbastanza fede.
Chi crede sa che il deserto può fiorire in una notte e
l’Amazzonia morire in un’ora (più la seconda che la
prima!)
Per un attimo pensai perfino di farmi
prete, ma la cosa preoccupante sarebbe stata, non tanto
la mancanza di sesso, ma il fatto che durante la
confessione avrei dovuto ascoltare tutti i dettagli più
piccanti delle mie parrocchiane. Una tortura davvero
infernale! Eh no, decisamente non ce l’avrei fatta,
considerando poi che la fede inizia quando finisce la
religione, lessi più volte il nuovo testamento sperando
di trovare il mio nome tra gli eredi, tra l’altro
essendo allergico al polline non potevo certo pretendere
una vita rose e fiori, decisi quindi di prendermi un
mese di ferie ma era difficile pretendere di fare
vacanze intelligenti dopo undici mesi di lavoro cretino.
A mano a mano divenni superstizioso ben sapendo che
la superstizione stava alla religione come l'astrologia
stava all'astronomia, praticamente la figlia pazza di
una madre molto saggia. Tra me e me pensai che
Voltaire e Trotsky non avrebbero mai apprezzato la mia
scelta del resto le streghe avevano smesso di esistere
quando gli uomini avevano smesso di bruciarle e
sicuramente davo ragione a Lev quando si accaldava
dicendo: “Nessuno è più superstizioso degli scettici.”
Una volta vidi un gatto nero alla guida di un carro
funebre, feci gli scongiuri toccandomi le parti intime
ma ero ben conscio che non sarebbe servito a niente
visto che il problema risiedeva altrove. Ero davvero
alla frutta!
Ad ogni modo ad ogni gatto che ride
c’è un topo che prega per cui, per darmi un tono, la
sera guardavo National Geographic con lo stesso
atteggiamento con cui guardavo Penthouse: per vedere
luoghi meravigliosi dove mai sarei riuscito ad andare di
persona. Ma si sa che quando la fortuna bussa alla
porta.... tu sei nella vasca da bagno e quindi
iniziarono le classiche fobie, tipo di aver paura di
morire durante il sonno, chiedendomi logicamente se la
mattina me ne fossi più o meno accorto. Dalla mia
mente uscivano riflessioni del tipo: la donna è stata il
secondo errore di Dio, ma sappiamo benissimo che se la
montagna viene da te... e tu non sei Maometto... devi
correre perché è sicuramente una frana!
Allora
andai da un mago indovino, feci le scale a quattro a
quattro convinto che avrei risolto tutti i miei
problemi, ancora con l’affanno bussai ansioso più volte,
e dall’altra parte della porta lui mi chiese: “Chi
è?” “Ah, cominciamo bene…” Risposi tra me e me
riguadagnando le scale.
DA BAMBINO
Mi sentivo inutile come un posacenere sulla moto o
come un semaforo rosso nel deserto, ma alle volte il
peggio che può capitare a un genio è di essere compreso.
Allora cercai di risollevarmi pensando che un tempo ero
stato di certo lo spermatozoo più veloce di tutti! Ma
non bastava ed allora pensavo a quanto ero stato felice
da bambino. Ricordo che a Natale mia madre faceva il
tacchino, ed io ridevo molto perché era una pessima
imitazione.
Nella mia casa spesso si facevano
feste, mia madre invitava i miei amichetti più vivaci
per ricordarsi che c’erano bambini peggiori del
sottoscritto. Non ero bello, il mio viso era piuttosto
irregolare e pieno di ecchimosi fino a quando mia madre
non lesse con attenzione le istruzioni: “Togliere il
bambino prima di piegare il passeggino.”
Ero
comunque un bambino prodigio. Impiegavo sempre meno di
sei mesi per fare i puzzle, anche se sulla scatola c'era
scritto "dai 2 ai 5 anni". Comunque devo dire che la mia
infanzia fu abbastanza felice finché non mi resi conto
che l’acqua potabile non aveva i rami, il corriere della
droga non era un quotidiano e ultimo ma non ultimo se
qualcuno ci manca non significa che ha sbagliato mira.
I rapporti tra mia madre e mio padre andavano a
gonfie vele, entrambi avevano abbracciato la teoria del
compromesso. Se per le vacanze mia madre voleva andare
al mare e mio padre invece in montagna, il compromesso
era che si andava sicuramente al mare, ma al mio papà
era concesso di portarsi gli sci. Comunque dopo
quarant’anni il matrimonio funziona ancora perché hanno
deciso di parlare a turni. Ancora un mese e toccherà a
mio padre.
Una volta chiesi a mio padre cosa
fosse il ciclo e lui candidamente rispose: “Figliolo,
hai presente quando papà ha torto ancora prima di
svegliarsi?” Poi sussurrando: “Probabilmente morirò
senza aver capito perché le donne abbiano inventato il
mal di testa per non fare sesso, anziché per non lavare
i piatti.”
A casa facevo degli esperimenti con il
piccolo chimico e scoprii che bagnando del filo di rame
con dell’acqua distillata e olio extravergine non
succedeva assolutamente niente! Ma non provai la stessa
delusione quando inserii meticolosamente due dita della
mano sinistra dentro i buchi della presa di corrente a
220 volts. Da quell’istante abbandonai ogni sogno di
gloria e dedicai molte ore allo sport e principalmente
al tennis per non dover giustificare i troppi muscoli
sul solo braccio destro. Purtroppo giocando ebbi un
incidente ad un piede e mi accorsi che chi va con lo
zoppo arriva tardi, ma anche che se ti rompi anche
l’altro non zoppichi più.
LA SCUOLA
Ricordai anche i tempi di scuola e mi fu difficile
capire perché mai diviso si scrivesse tutto attaccato e
tutto attaccato si scrivesse diviso oppure perché una
strafottente non identificasse una persona con una
intensa attività sessuale. A proposito, il Professor
Conti, insegnava matematica ed era originario di Somma
Lucana, una frazione di Potenza, mangiava spesso
porzioni di radici integrali, ma un giorno si ammalò di
calcoli e subì una problematica operazione. Lui mi
insegnò a contare fino a ventuno senza togliermi le
scarpe e i pantaloni. Lo ricordo con simpatia, era un
ottimo professore e uno scarso cacciatore, la domenica
faceva spesso battute di caccia e noi ci immaginavamo
quanti cervi potessero ridere a crepapelle!
Comunque la scuola mi fu molto utile, se non altro
imparai a riconoscere le incognite (molto spesso si
travestivano da ics e qualche volta da ipsilon) e che il
Togo non era uno stato ricoperto di cioccolato. Ma si sa
la scuola è una questione di culo: o ce l'hai o te lo
fanno! Me lo ripetevo ogni volta, ormai ero sempre più
convinto che non era a scuola che imparavo la vita, ma
lungo la strada che portava a scuola.
Ancora oggi
il mio incubo prevalente è quello di essere interrogato.
Ho sempre considerato gli esami come un terno a lotto,
un qualcosa imponderabile anche per i meglio preparati
in quanto anche il più stupido fra gli stupidi può fare
domande a cui il più saggio fra gli uomini non è in
grado di rispondere. Applicavo questa regola ad ogni
interrogazione andata a male consolandomi che il
risultato non dipendeva dalla conoscenza di chi doveva
rispondere ma dal sapere di chi faceva la domanda.
Gilberto con la sua solita aria imperturbabile
declamò una delle sue, apparentemente, ma solo
apparentemente fuori tema: “Mio caro, la vita è una
malattia ereditaria mortale che si trasmette per via
sessuale e soprattutto è una sola mentre i fianchi sono
due!”
POETA MANCATO
Di
sogni nel cassetto comunque ne avevo anche di seri,
peccato che avevo venduto tutti i mobili di casa, per
cui mi rimasero solo alcune poesie scritte in un momento
di alta ispirazione:
Se son rose, pungeranno,
Se son Bose, suoneranno, Se son pose, fotograferanno,
Se son cosce, si apriranno, Se son flosce, si
liconeranno.
Ed anche:
Capelli ribelli
Ho i capelli ribelli. Ho dato un colpo di pettine.
Ho i capelli ribelli. Ho anche mal di testa.
Ho i capelli ribelli. Ho dato un colpo di forbice.
Ho i capelli ribelli. Ho anche un buco in testa.
Poi in momenti di vena ne scrissi altre sulla luna
domandandomi perché si chiamasse piena visto che era
disabitata. Ma si sa che quando il dito indica la luna,
lo sciocco guarda il dito, per cui convinto che un uomo
sulla luna non sarà mai interessante quanto una donna
sotto il sole, cercai di cambiare argomento nel dubbio
che ognuno di noi fosse una luna, visto che aveva un
lato oscuro che non mostrava mai a nessun altro, ma
soprattutto nella consapevolezza che per scrivere in
prosa bisognava avere assolutamente qualcosa da dire,
mentre per scrivere in versi non era indispensabile.
Del resto non era difficile scrivere un romanzo ma
trovare una persona nel campo per riuscire e venderlo,
anche se mi chiedevo alle volte come mai una persona
debba impiegare un anno e più a scrivere un romanzo
quando può facilmente comprarne uno per pochi soldi.
Mi ripetevo che lo scrittore originale non era quello
che non imitava nessuno, bensì quello che nessuno poteva
imitare. Beh non era facile, ma rispondevo perfettamente
al detto di Karl Marx: “Lo scrittore deve guadagnare per
scrivere, ma non deve scrivere per guadagnare.”
Gilberto con la sua solita flemma sentenziò: “Se si
vende, è arte.”
Ma il mio amico non era solo un
intelligentissimo filosofo, ma anche un arguto
osservatore. Al pranzo di nozze di una nostra amica
vendendo la ressa che si accalcava attorno agli
antipasti, disse: “Hanno inventato il bastone per i
selfie e la canna da pesca per i buffet no?”
L’INTELLETTUALE
Non era il massimo, ma
sicuramente mi aiutava a farmi sentire un intellettuale
ed a farmi domande del tipo perché si chiama contagocce,
se poi le gocce te le devi contare tu? Oppure a notare
la differenza tra me ed un operaio, ovvero l’operaio si
lava le mani prima di pisciare e l'intellettuale dopo.
Arrivai comunque ad una verità sconcertante e cioè che
il problema dell’umanità è che gli stupidi sono
strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi
e che il re è senz'altro meno stupido di quelli che lo
considerano un re e di quelli che insistono a vederlo
vestito. Gilberto sorseggiando il suo cappuccino di
mezzogiorno ed oltre diceva che non esiste altro peccato
che la stupidità, mentre io preferivo replicare che lo
stupido ripete sempre lo stesso errore, mentre
l'intelligente commette ogni volta un errore diverso.
La differenza era minima, mi rendevo perfettamente
conto della cosa, ma mi consolavo rileggendo Albert
Einstein e Oscar Wilde. Il primo diceva: “Due cose sono
infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo
l'universo ho ancora dei dubbi.” Il secondo invece con
mia soddisfazione scriveva: “Solo gli ottusi sono
brillanti la mattina a colazione.” Gli argomenti non
erano perfettamente correlati, allora per sentirmi un
artista iniziai a frequentare mostre contemporanee e
gallerie d’arte moderna, il problema che in quel
contesto era facile confondere la sedia dell'addetto
alla sorveglianza e l'estintore per pezzi inestimabili.
Ma si sa, gli intellettuali hanno tutti di base la
puzza sotto il naso e si dividono in tre macro
categorie: quelli che non sopportano Picasso, quelli che
detestano Raffaello e quelli che non hanno mai sentito
parlare né dell'uno né dell'altro.
LA GRANDE DEPRESSIONE
Come un pesce lottavo
contro la corrente con il rischio di morire fulminato,
ma si sa che la mucca di legno fa il latte compensato e
un autolesionista sfigato non sa mai dove sbattere la
testa per cui in quel periodo vidi di tutto: killer
annoiati che non sapevano come ammazzare il tempo,
albergatori che andavano in pensione, stufe in calore,
frigoriferi rimasti di ghiaccio, dentisti incisivi,
idraulici che non capivano un tubo, cuochi mettersi nei
pasticci, un gruppo di ciechi vedere un film muto,
infermieri fare dei prelievi in banca, fabbri saldare il
conto, insegnanti senza classe ed etichette senza
eleganza, comunque Pomì e Pummarò mi furono utili per
imparare a distinguere una passata da un futuro, e una
salsa da una rumba.
Beh sì ero decisamente in una
condizione pietosa, chiesi aiuto a Gilberto il quale non
ebbe dubbi: “Quando pensi di avere tutte le risposte, la
vita ti cambia tutte le domande.” Ed infatti non potevo
dargli torto. Risposi convinto: “Ci sono anni che fanno
domande e anni che danno risposte.”
Alla fine
lasciai da parte l’arte contemporanea e mi dedicai alla
musica da camera. Era meraviglioso rimanere a letto la
mattina con un filo di musica diffusa dagli
altoparlanti! Ma dopo aver ascoltato per una mezz’ora
una ragazza suonare il pianoforte, niente mi rilassava
di più che farmi trapanare qualche dente dal mio
dentista.
Al tempo passavo le mie vacanze estive
in campeggio, divenni bravissimo a montare le canadesi
ma anche le tedesche. Così come in casa montai da solo,
senza alcun aiuto, sedici persiane in un giorno… Era un
modo come un altro per mettere alla prova il mio fascino
latino!
Durante i mesi della Grande Depressione
vidi di tutto: Binari morti che aspettavano di essere
sepolti, un gallo mettere la sveglia per paura di essere
licenziato, genitori anziani mettere al mondo
direttamente dei nipoti, hostess che durante un viaggio
piuttosto turbolento servivano la cena versandola
direttamente nei sacchetti per il vomito, astronauti al
ristorante chiedere il conto alla rovescia, atleti
mangiare 2 primi 3 secondi e 4 decimi, diabetici morire
in luna di miele, gondole cambiare canale, libri con
l'indice fratturato, tende da sole in cerca di
compagnia, animali in via di estinzione cambiare
indirizzo, dentisti estrarre una radice quadrata... ho
visto tutto questo e tanto altro, ma ancora adesso non
riesco a capire una cosa molto importante: ma una rosa
senza spine... va a batteria ?
Quando sei in
crisi pensi a questo e ad altro e specialmente quando il
lavoro non va come vorresti. Allora mi fermai ad una
farmacia e comprai un termometro rettale
Johnson&Johnson. Lessi le istruzioni. C’era scritto:
“Ogni termometro rettale della Johnson & Johnson è stato
personalmente provato nella nostra fabbrica!” Chiusi gli
occhi e mentalmente ripetei ad alta voce per 5 volte:
“Sono felice di non lavorare nel reparto controllo di
qualità di Johnson & Johnson.” Convincendomi che c’erano
lavori peggiori del mio.
Ma si sa che la vera
felicità sta nelle piccole cose, tipo: una piccola
villa, un piccolo yacht, un piccola fortuna e visto che
la valigia si porta, ma la porta non si valigia e
l’unica cosa che arresta la caduta dei capelli è il
pavimento decisi di prendermi un anno sabatico
rifugiandomi nella magia nera e nei piaceri del sesso.
Partecipai a qualche messa nera con il risultato di
avere un diavolo per capello e un cosciotto di pollo
alla diavola. Poi per ammazzare la noia accettai di
lavorare da un mio amico che aveva un campo di girasoli
pigri, due volte al giorno bisognava girarli a mano.
Comunque feci esperienza e l'esperienza è una cosa
meravigliosa: permette di riconoscere un errore quando
lo si commette di nuovo.
Gilberto veniva spesso a
trovarmi la sera, vedendomi come al solito comodamente
disteso sul divano, chiosava: “Un arcobaleno che dura un
quarto d’ora non lo si guarda più.”
BANCOMAT
Dopo quell’esperienza tornai subito in
banca al grido mi spezzo ma non m’impiego convinto che
il lavoro era il rifugio di coloro che non avevano
meglio da fare. Spaventati mi cambiarono mansione,
dovevo osservare il comportamento degli uomini e delle
donne durante la fase di prelievo contanti in un
bancomat sperimentale rimanendo comodamente seduti in
auto. Dopo un’attenta osservazione redassi una
dettagliata relazione al mio capo. Visto l’ottimo lavoro
lui mi invitò a compilare delle istruzioni per l’uso
distinguendo gioco forza quelle degli uomini da quelle
delle donne!
Uomini: Avvicinarsi con
l'autovettura al bancomat. Abbassare il finestrino.
Inserire la carta nel bancomat e digitare il PIN.
Digitare l'importo desiderato. Ritirare la carta, il
contante e la ricevuta. Richiudere il finestrino.
Ripartire.
Donne: Avvicinarsi con
l'autovettura al bancomat. Fare retromarcia fino ad
allineare il finestrino al bancomat. Riavviare il
motore che nel frattempo si e spento. Abbassare il
finestrino (quello corrispondente al lato del bancomat).
Trovare la borsetta e svuotare tutto il contenuto sul
sedile passeggeri per trovare la carta. Scegliere tra
le cinquanta carte a punti. Quella del Body Center
non funziona! No, no quella è della Coop! Ok
trovata! Provare ora ad inserire la carta nel
bancomat. Aprire lo sportello per facilitare
l'accesso al bancomat a causa dell'eccessiva distanza
dell'automobile. Inserire la carta. Reinserire la
carta nel verso giusto. Risvuotare la borsetta per
cercare l'agenda con il PIN scritto sul retro della
pagina di copertina camuffato con un prefisso telefonico
e due numeri a caso! Digitare il PIN. Digitare il
Pin e non le prime cinque cifre del numero telefonico!
Premere Cancel e digitare il PIN corretto. Digitare
l'importo desiderato. Ritirare il contante e la
ricevuta. Svuotare ancora la borsetta per trovare il
portafogli e riporci il contante. Riporre la ricevuta
insieme al blocchetto degli assegni. Ripartire e
percorrere 2 metri. Fare retromarcia fino al
bancomat. Ritirare la carta. Risvuotare la
borsetta, trovare il portafogli e collocare la carta
nell'apposito comparto. Controllare il trucco.
Riavviare il motore che nel frattempo si e spento.
Guidare per 5 o 6 chilometri. Togliere il freno a
mano.
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CONTINUA
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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