Sono le
sette di sera, la luce rossa ed arancione si espande sull’acqua
argentata proveniente dal Mar Nero e quella calma rassicurante
fa contrasto con il chiasso poco distante di un gruppo di
pescatori e marinai che sta impilando cassette di pesce
invenduto e male odorante. Florentin per un attimo si lascia
andare, per lui figlio di un belga di terraferma pensa sia
normale emozionarsi a quel dissenso di immagini e vederci
poesia. Ma è solo un istante, poi volta lo sguardo e tira
dritto. Questo non è il momento per venditori di parole che
fanno di un ossimoro una tragedia per il cuore, non è il momento
degli artisti che dipingono con le sole lacrime i propri
arcobaleni con le delusioni d’amore.
Forse dopo scriverà
qualche verso, ci metterà qualche rima e consegnerà lo scritto
ad Ayla. Lui sa già cosa desidera in cambio, lei sa già che si
commuoverà e i suoi baci umidi saranno la chiosa della sua
emozione. Allora lui per ringraziarla rincarerà la dose e le
dirà che è inevitabile pensarla quando il tramonto arrossa le
cupole d’oro, ma tacerà sulle cassette di pesce puzzolenti.
A
quel punto lei si sentirà in dovere di andare oltre, gli
chiederà addirittura il permesso, come fosse lei a godere di
quel regalo e poi, senza aspettare un momento di più, gli donerà
la sua bocca carnosa maliziosamente infantile, sinceramente
appetitosa, inchinandosi per quel che basta e fermandosi proprio
su quella parte di piacere dove mai Omar penserebbe.
Il
belga ora cammina gonfiando orgogliosamente il suo petto perché
si sente un uomo onesto, perché lui Ayla l’ha sempre rispettata,
come ha rispettato la condizione di madre in attesa. S’inganna
il giovane traduttore pensando e convincendosi che quell’amore
sia ingenuo e innocente e che qualsiasi altro uomo avrebbe agito
diversamente.
Adesso tentenna per una frazione di
secondo, guarda il vicolo Tassin alla sua destra, se cambiasse
strada potrebbe raggiungere Ayla e in assenza di Omar, le
direbbe di colorare quelle labbra, appena un leggero ritocco,
per poi ansimare, in un misto di capelli e saliva, a quei
meravigliosi baci. Ci pensa Florentin, ma adesso non ha tempo,
lui viaggia lungo la scia di un’altra donna, di un altro profumo
che sa poco di malizioso, ma che ora neanche il desiderio dei
baci di Ayla, possono fermare.
Eccolo Florentin, ora
prende una scorciatoia, non è molto pratico ma sa orientarsi.
Ora sta anche iniziando a piovere, è una pioggerellina leggera,
quella che più che bagnare vela, vela le case, gli innamorati in
cerca di un riparo, vela il rumore di questa città per
definizione chiassosa e vela la gente a zonzo che ora
inevitabilmente s’affretta e vela lui, il nostro bell’uomo belga
che non bada a questa stupida pioggia, lui ha altro a cui
pensare, lui deve assolutamente raggiungere quel locale sperando
che la sua ballerina non abbia ancora finito il turno.
Certo
si interroga quale sia il turno e di quale lavoro si tratti. Di
sicuro vestita in quel modo non fa certo la cameriera o la donna
delle pulizie, quindi resta ben poco, ma il suo concetto di ben
poco si blocca per non andare oltre in quell’oltre in cui il
sesso è garantito dietro un lauto compenso. Ci pensa, ne è quasi
certo, scuote la testa: “Ma è possibile che una donna bella
debba automaticamente fare quel tipo di mestiere?” A lui non
interessa quel tipo di amore e sicuramente i suoi averi non
sarebbero all’altezza.
Del resto quel tipo di amore lo
troverebbe dietro quelle tende pesanti che ora scorrono ai suoi
lati, dentro quelle case losche e maleodoranti come quando in
preda ai suoi istinti, lo trovava ogni sera dentro le case di
una Budapest malandata, ma calda e accogliente. Quelle case al
pianterreno simili a vetrine, dove si esponeva la merce senza
cartellino. Ed erano donne scontate a prezzi accessibili,
lasciate dai mariti, senza più un soldo, dedite per necessità al
vizio, capienti e bollenti come culle, con i peli lunghi sotto
le ascelle e le gambe mai rasate che barattavano l’amore per
qualche spicciolo o quanto meno una promessa di un regalo a
Natale.
Ed erano belle per chi come lui era in cerca di
sesso a buon prezzo, belle come le loro figlie smaliziate. Le
offrivano alla loro presenza, negli stessi tuguri, le offrivano
bionde appena diciottenni dai seni tondi e duri che sapevano di
fango e muffa, di grano già maturo e pane appena cotto, che
scambiavano l’amore per un biglietto di seconda classe di un
treno in partenza alla stazione più vicina.
Beh si in
Ungheria Florentin si era davvero divertito, il sesso a
pagamento non gli era mai mancato, ma poi era dovuto partire,
accompagnato alla frontiera da due uomini in divisa. Oh no, non
era un assassino e a suo parere non aveva mai fatto del male a
nessuno, ma se fai l’amore a tua insaputa con una quindicenne,
mezzo sangue magiara e mezzo sangue zingara, e poi il padre lo
viene a sapere, sei comunque braccato come un assassino e non
hai più scampo e non ti resta che andare dalla polizia e
chiedere aiuto.
Lui ovviamente si era proclamato innocente
anche se non si è mai innocenti se ti scopi una ragazzina di
quell’età e non si è mai al sicuro, anche se sconti la tua pena,
per via di quella mezza parte zingara. Sta di fatto che dopo
sette giorni di galera un’anima buona testimoniò a suo favore e
il maresciallo, avendo pietà di lui, lo fece scortare fino alla
frontiera.
*****
Florentin scuote la
testa, ha giurato a se stesso che mai si sarebbe ritrovato in
quei pasticci. Ora ha il fiatone, ancora qualche decina di
metri, ancora qualche vicolo, ancora qualche bestemmia schivata
a malapena finché rallenta, vede l’insegna, si ferma ed indugia
davanti a La dame de Pic. L’uomo elegante vestito di nero e
papillon lo invita di nuovo ad entrare. Forse lo ha riconosciuto
oppure no, ma l’importante è che entri, per cui è gentile, fa il
suo mestiere di buttadentro e conosce come farlo nel migliore
dei modi.
Il belga si informa, descrive la donna, domanda se
sia ancora lì. L’uomo capisce al volo a chi si riferisce, lo
rassicura. Del resto è la ragazza più attraente di tutta
Istanbul e non passa certo inosservata. La chiama l’Ungherese e
la chiama Klára, ecco due informazioni preziose per Florentin.
Ora sa l’origine e il nome, ma soprattutto si sente fortunato,
essendo stato a Budapest ed avendo imparato qualche parola di
quella lingua, ha almeno un argomento in comune e molto da
conversare.
Il belga è agitato, muove le mani, chiude più
volte le palpebre, l’uomo in nero se ne accorge. Ora sospetta di
lui, forse crede che sia già ubriaco o abbia assunto qualche
sostanza, per cui gli va vicino e gli sussurra che la direzione
non tollera alzate di capo. Poi si accende una sigaretta e forse
per demotivarlo lo informa. La dame de Pic, come tutti i locali
di lusso della zona, ha un costo di consumazione non
indifferente e obbligatoriamente in moneta straniera. Franchi,
dollari, marchi e sterline sono le più gradite. Florentin
capisce, alza le spalle e si dà un contegno. Del resto ha ancora
qualche franco in tasca e quindi per quella sera non avrà
problemi. Ora si sente più sollevato e chiede, una volta
entrato, come sia possibile conversare con lei.
L’uomo
in nero sorride, del resto contattarla è la cosa più facile del
mondo: “Entri e si accomodi al primo tavolo disponibile. A
quest’ora il locale è ancora semivuoto. Una volta seduto al
tavolo, aspetti almeno cinque minuti, poi deve necessariamente
ordinare una bottiglia di champagne, anche di produzione
nazionale, sicuramente più conveniente, e al cameriere deve
semplicemente pronunciare il nome della ragazza.”
“Perfetto!”
Risponde Florentin cercando di entrare.
L’uomo nero lo
blocca: “Aspetti, se la ragazza è impegnata il cameriere si
avvicinerà pregandolo cortesemente di attendere, se invece non è
impegnata sarà la stessa Klára a servire lo champagne.”
Klára! Risentendo quel nome il belga fa mente locale e ora
ricorda di aver conosciuto una ragazza con quel nome, ma sa
anche che a Budapest quel nome è molto diffuso.
L’uomo nero
intanto, scosta la tenda e guarda dentro. “Ah Monsieur la sua
donna ora è impegnata, ma vedrà si libererà presto, lui è un
habitué del locale ed un uomo molto in vista, di solito dopo una
mezz’ora va via e, se segue il mio consiglio, la bella ungherese
sarà tutta sua.” Così dicendo tende la mano e Florentin è
costretto ad allungargli qualche banconota in moneta locale.
“Monsieur buona fortuna, allora.” Dice l’uomo intascando i
soldi.
“Lei crede che ne abbia bisogno?” Chiede il belga ora
perplesso.
“Beh qui, quella donna, la chiamano “la vergine di
Istanbul”.
“Lo è?”
“Oh monsieur sicuramente ci sarà un
motivo, ma non mi basterebbero tre mesi di lavoro per soddisfare
quella curiosità!”
Ora Florentin non sta più nella pelle
e desidera assolutamente entrare. L’uomo in nero lo prega di
riannodarsi la cravatta e con un gesto plateale, facendo un
mezzo inchino, si mette di lato per farlo entrare.
*****
Ora Florentin è immerso nell’atmosfera
nera e magica di quel locale. Si è seduto in disparte in uno dei
posti in fila indiana vicino all’entrata. Sul tavolino solo una
piccola lampada ocra, un posacenere e la carta dei drink. Sul
piccolo palco alla sua sinistra una donna danza nell’ombra,
leggera come fosse una piuma e muove dei veli al ritmo lento
delle note di un pianoforte. Il belga riconosce il brano, è
Smoke Gets in Your Eyes:
They asked me how I knew, my true
love was true, oh, I of course replied something here inside
cannot be denied….
Seguendo le istruzioni dell’uomo in
nero Florentin aspetta qualche minuto, ma è impaziente e allora
chiama il cameriere ed ordina una bottiglia di champagne della
casa, subito dopo esitando pronuncia il nome di Klàra. Purtroppo
ora Klàra non è disponibile, Klàra è la ragazza che sta ballando
sul piccolo palco in penombra.
“Signore, sono spiacente, ma
la signorina Klàra ora è impegnata.” Sussurra tra le note il
cameriere indicando il palco.
“Aspetterò.” Dice con voce
incerta il belga, deluso per non averla riconosciuta prima.
They said someday you’ll find, all who love are blind, oh, when
your heart’s on fire, you must realize, smoke gets in your eyes…
Florentin ora più calmo si gode la serata ed è felice di
essere lì. Non pensa ad Ayla, non pensa ad Omar. E’ questo il
suo mondo. Qui si respira l’odore dei soldi, della ricchezza, il
profumo dell’Occidente! Oh sì per tutto questo tempo ha dovuto
fare di necessità virtù, ma ora è diverso, ha una propria casa e
con la speranza di lavorare a tempo pieno, avrà sicuramente
tempo e soldi da dedicare a questa vita!
Ammira le altre
donne, sono tutte belle e compiacenti. Tutte in lungo con folte
chiome nere e scollature vertiginose. Qualcuna lo ha adocchiato
e gli sorride a distanza, qualcuna osa e gli passa accanto
ancheggiando, ma lui non desiste, vuole solo la più bella, la
migliore, quella che ora sta ballando, ma che tra meno di
mezz’ora sarà al suo fianco.
Si sente bene Florentin, gli
scorre tra le vene l’entusiasmo del novizio, sa che si potrebbe
innamorare, e che in qualche modo la sua vita potrebbe cambiare
fin da stasera. Un piccolo filo di aria, proveniente dalle pale
girevoli sul soffitto, rende ancora più gradevole quella
permanenza, l’attesa del suo sogno ungherese. Attende e si
compiace della sua scelta, guarda i capelli di Klàra che
ondeggiano leggeri e cambiano colore sotto i faretti di luce
intermittente, guarda le sue labbra grandi, i suoi fianchi
statuari.
È bella bella bella Klàra, ora Florentin
ripensa alle parole del buttadentro. “Sarà davvero vergine?” Per
lui uomo di mondo non cambierebbe nulla, l’informazione non
sposta una virgola per i suoi propositi, ma di sicuro sarebbe
intrigante scoprirne il motivo, visto che, per il suo lavoro e
la sua bellezza, di certo non le mancano le occasioni.
Ecco, ora Klàra ha smesso di ballare, si avvicina al cliente in
prima fila e gli chiede se la danza sia stata di suo gradimento.
Il belga non sente quella conversazione, ma immagina quanta
sensualità ci possa essere in quella voce, quanta lussuria in
quella finta richiesta che non prevede altro che un assenso con
la testa. Ed in effetti il cliente muove il capo, ordina una
bottiglia di champagne francese e la fa accomodare sulle sue
ginocchia.
Florentin avverte lungo la sua schiena un piccolo
brivido di gelosia, ma è un attimo sa che ogni movimento fa
parte del gioco, ogni nota di un vecchio spartito riproposto
ogni volta. Chissà cosa darebbe per sentire la loro
conversazione, ma l’uomo ha fretta e qualche minuto dopo con
fare sbrigativo si alza e avvicina il suo viso alla donna. Klàra
lo bacia sulla guancia. Poi, sempre con il sorriso stampato
sulle labbra, lo accompagna all’uscita.
Mentre passano
l’attenzione di Florentin è concentrata sull’uomo. E’ vestito
elegantemente con una cravatta rossa a pois ed i gemelli d’oro,
ma è anziano, grasso e senza capelli. Il belga ora sorride,
sembra sollevato, sicuramente perché, guardando l’aspetto e
l’età, pensa che quell’uomo non potrà mai essere un suo rivale.
Comunque ora non pensa a quanto più o meno lui possa piacere a
Klàra, quale legame li unisca, pensa soltanto che le sue finanze
non potranno mai competere con quell’uomo e con nessuno altro di
quegli ospiti seduti ora in quel locale.
Intanto i due si
fermano a circa due metri da Florentin, lui non può non
ascoltare la conversazione, l’anziano signore non smette di fare
i complimenti alla bella Klàra, poi con un tono di voce sicuro
avanza un invito a cena per il giovedì successivo allo
Shangri-La, uno degli alberghi più esclusivi di Istanbul con
vista Bosforo. Più che un invito sembra una conferma ed in
effetti lei non rifiuta anzi è visibilmente soddisfatta, o
quanto meno recita in modo impeccabile. Florentin non perde una
parola di quel colloquio, forse per imparare le regole del
corteggiamento o forse perché ora sale alla sua mente un enorme
dubbio!
Ascolta ancora, ogni parola, ogni pausa e respiro,
ora si rende conto di conoscere l’uomo, si concentra, chiude gli
occhi. La sua mente vaga, vola in cerca di un volto a cui
associarla, finché ha un sussulto. Il sudore ora gli imperla la
fronte, lo guarda, ma ovviamente non può riconoscerlo
dall’aspetto, ma sa che quella voce appartiene
inconfondibilmente a Martin Van de Roy, il console belga in
persona!
Florentin non lo ha mai visto in faccia, ma per
motivi di lavoro, lo sente spesso al telefono. Eh sì è proprio
lui, non può sbagliare.
Ruba ancora qualche frammento di
quella conversazione. Più ascolta e più ha la certezza certa che
quella voce appartenga al Console. Impietrito rimane immobile ad
aspettare.
Sapeva che fosse un locale per ricchi, ma mai
avrebbe creduto che quel posto fosse frequentato da gente così
importante e soprattutto dal Console in persona.
Florentin
ricorda perfettamente che Martin Van de Roy è coniugato e senza
prole, che è un uomo molto in vista e che frequentemente occupa
le prime pagine dei giorni. Ovviamente si sorprende per il modo
in cui abbia accolto la bella Klàra sulle sue ginocchia e poi si
sia lasciato andare così platealmente a quell’invito a cena.
“Visto il luogo dell’incontro, presupporrà ben altro oltre la
cena. Altro che le vergine di Istanbul!” Pensa il belga
scuotendo la testa e facendo mente locale, per cui essendo
martedì l’incontro tra i due non può che avvenire tra due
giorni!
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