Florentin ha
molti dubbi sulla riuscita della sua impresa.
Maledice il
suo ardire. “Di tante belle donne che popolano questa città
dovevo scegliere proprio l’amante del console?” Ora scuote la
testa, beh certamente la serata non è iniziata nel migliore dei
modi! Pensa ad Ayla ai suoi baci umidi, notturni e clandestini,
ma soprattutto gratis. Guarda l’orologio, è ancora in tempo per
farsi invitare a cena da Omar, aspettare che si addormenti e
sgattaiolare nella stanza della dolce libanese per passare
almeno un’ora insieme a lei.
Sta quasi per abbandonare il
suo sogno. La poesia è pronta e i baci assicurati! Del resto mai
potrebbe competere con gente simile! Sa che se vuole continuare
quella vita deve chiedere almeno un prestito ad Omar o a un suo
collega.
Sta per alzarsi quando la sua attenzione è
distratta dall’entrata di un altro cliente, il quale prende
posto al tavolo accanto al suo. Stessa scena di prima. Passati
alcuni minuti, il nuovo ospite chiede della ragazza ungherese e
il cameriere assume la stessa espressione sconfortata.
“Monsieur, sono desolato…” Gli dice che c’è molto da aspettare e
che ci sarebbero altre ragazze ugualmente belle e disponibili.
Ma il nuovo arrivato non accetta sostitute, vuole lei, la bella,
fantastica, meravigliosa Klàra.
“Aspetto.” Dice con fare
seccato.
E a Florentin, che ha visto tutta la scena, non può
non venire spontanea la domanda: “Ma come fa ad essere vergine
una donna così richiesta?”
Già, come fa ad esserlo? Già
non bisogna essere uomini di mondo per risolvere l’equazione!
Tra poco la bella Klàra, lasciato il console, sarà impegnata con
lui. Qui le regole si rispettano e infatti dopo pochi secondi
l’ungherese con un sorriso smagliante si avvicina al belga. Sul
vassoio come da copione c’è lo champagne e due calici. Lei
guarda Florentin, strizza gli occhi come per focalizzare meglio
il viso del nuovo cliente, e immediatamente lo riconosce.
“Oh
Monsieur che piacere! L’aspettavo da giorni. Sono contenta che
alla fine si sia deciso.” Parla con voce sussurrata, ammicca e
si ritrae come una mestierante navigata. Florentin è troppo
preso e coinvolto da quella bellezza per accorgersi di quelle
movenze recitate ad arte.
“Il destino mi ha messo alla prova,
per giorni e giorni mi ha fatto incontrare casualmente una
simile bellezza.”
“Allora ringraziamo il destino.” Dice la
giovane assaporando appena lo champagne.
“Il suo fascino è
irresistibile, anche io ero convinto che prima o poi l’avrei
seguita.”
“Perché mi ha seguita?” L’aria della ragazza è a
dir poco svenevole.
Florentin sta al gioco e risponde: “Come
avrei mai potuto sapere di trovarla qui?” Aggiungendo subito
dopo: “Diciamo che è stato estremamente facile: ho chiuso gli
occhi e seguito il suo profumo.”
La donna ora è più
soddisfatta, ma aspetta l’ennesimo complimento che puntualmente
arriva complice e sottovoce: “Lei è molto bella Klara…”
“Sa
il mio nome?” La ragazza non rinuncia alla sua parte.
E
Florentin se la cava egregiamente: “Perché lei conosce altro
nome più adatto a lei?”
Certo sono frasi di circostanza,
i classici preliminari del corteggiamento, facilitati dai ruoli
di cliente e intrattenitrice, ma lui le ha già manifestato
tacitamente di andare oltre quel ruolo stretto dichiarando
candidamente di essere caduto nella trappola del suo fascino e
nelle note dell’incanto di quelle grazie. Lei, ovviamente non si
è fatta pregare e di rimando ha fatto capire che non disdegna
assolutamente quel pentagramma.
Sittin' in the mornin'
sun, I'll be sittin' when the evenin' comes, Watchin' the ships
roll in, Then I watch 'em roll away again
Sulle note di
Sittin' On The Dock Of The Bay, un delicato motivo di Otis
Redding, i due continuano a conversare, a dichiarare la loro
reciproca ammirazione. Sembra quasi che aspettassero questo
momento e il tempo finora trascorso fosse stato semplicemente
l’attesa per questo incontro.
Poi inevitabilmente il
discorso scivola su Budapest, ma lì la nostra bella Klàra si
ritrae, come se non avesse voglia di parlare della sua città,
dice di essere cittadina del mondo ed Istanbul è solo un
passaggio della sua breve vita.
“Sono qui perché avevo
bisogno di lavorare. E questo lavoro mi permette di conoscere
molta gente, uomini d’affari, diplomatici benestanti ed artisti
più o meno famosi. Certo anche millantatori e venditori di fumo,
ma sta a me in quel caso riconoscere dove sia l’inganno. Questo
lavoro mi permetterà di farmi le ossa ed essere scaltra nella
vita.”
Ecco l’ha detto Klàra! Sa che il suo futuro è legato
ad un incontro, del resto non possiede che la sua avvenenza con
la quale ha deciso di farsi largo nella vita, ma sa anche che
quell’avvenenza non durerà molto.
La via più comoda è un
uomo o meglio qualcuno che possa innamorarsi di lei e lei farà
del tutto perché ciò accada. Non conosce altra via per la
salvezza e lei si vuole salvare! Parla lentamente, ma non ha
peli sulla lingua, ha messo in chiaro il motivo per il quale
lavora in quel locale e ora sta amabilmente parlando con lui.
Mentre parla accavalla le gambe, la sua voce è accattivante, il
suo seno traspare rigoglioso sotto un reggiseno di merletti e di
strass, insomma quelle sono le sue armi, come quel rossetto
rosso che ingigantisce a dismisura la sua bocca, quella bocca
che Florentin immagina che non serva solo per parlare.
A
quel punto nella mente del belga il confronto con Ayla è
inevitabile. Qui c’è classe e qualità, bravura ed esperienza,
peccato e perdizione. E allora si compiace di essere rimasto e
si dà dello stupido per aver pensato per un solo attimo di
andarsene.
Sollecitato e sorpreso da quella confessione,
insolita per una intrattenitrice, Florentin accenna alla sua
vita, alla ragione per cui ora risiede in questa città, ma mente
dicendo di aver intrapreso la carriera diplomatica e si guarda
bene dal rivelare di essere un semplice traduttore di testi e
dal confessare di essere un dipendente e per giunta al servizio
proprio dell’uomo con il quale lei stava amabilmente conversando
qualche minuto prima.
Comunque è contento di
quell’approccio. Non immaginava fosse così facile conoscere
quell’angelo evanescente e ora parlarci in quel modo così
diretto. Per compiacerla e benché la prima bottiglia di
champagne non sia ancora del tutto vuota chiama il cameriere e
ne ordina un’altra ovviamente, questa volta, di marca estera!
Fa lo spavaldo Florentin! Per quell’angelo sarebbe disposto
a vendere i suoi vestiti eleganti al mercatino dell’usato e
quell’orologio Zenith che porta al polso regalo di suo padre.
Purtroppo non ha altro da offrire, ma è sicuro che per
quell’angelo molto presto si svenerà.
La prima bottiglia,
di marca scadente, sta facendo il suo effetto, si sente un po’
brillo e allora vuole colpirla, vuole sbaragliare tutti i
concorrenti. Non esita ad accennarle di avere origini nobili,
parla di sua nonna, contessa belga e orgogliosamente tedesca,
parla di un suo zio inventore e famoso in Gran Bretagna. Sì ok
sta esagerando, se ne rende conto e allora cerca di accomunarsi
alle origini umili di lei dicendo che ha vissuto momenti di
difficoltà economica, ma non spiegando il perché e il per come.
Florentin sa che per entrare nelle grazie di una donna non
occorre guardarla negli occhi, ma guardare nella stessa
direzione, per cui con aria complice le confessa che Istanbul
ovviamente è solo un breve passaggio, che è una città
provinciale, troppo ristretta per le sue ambizioni, la sua
ricchezza e la sua mentalità.
Certo, tra una pausa e
l’altra, si sta anche chiedendo il vero motivo per il quale lei
gli abbia fatto quella confidenza come si domanda cosa ci sia
dietro quel lavoro e cosa ci sia alla fine di quella serata. Non
crede che Klàra sia solo una venditrice di champagne, anche se
in cuor suo spera che non venda altro.
Del resto essere
amica di un console ed accettare un invito serale in un albergo
esclusivo come lo Shangri-la può significare in maniera lampante
che sia la sua amante, ovvio, ma anche che lavori per
l’Ambasciata e ne sia la confidente rivelando informazioni
carpite qui e là ad altri clienti.
Lei sembra intuire i
suoi pensieri o quanto meno i pensieri dei molti uomini che si
sono avvicendati a quel tavolo per cui non ha problemi a
rispondere anche senza aver ascoltato la domanda.
“Non creda
che il mio lavoro sia tanto diverso da quello che vede, faccio
l’intrattenitrice di ospiti, oltre alla danza dei veli e oltre a
questa conversazione non c’è altro. Non mi consideri per quella
che non sono.”
Florentin è quasi mortificato, ma anche
imbarazzato da quella supponenza, rimane muto, del resto la
conversazione rubata con il console sembra smentire quelle
parole. Non sa che dire, in un certo senso è stato scoperto e in
un certo senso intuisce che quel gioco lo porterà altrove.
“Oh Klàra io non credevo e non credo nulla, sono entrato qui
perché per giorni casualmente ho incontrato un angelo ed oggi
pomeriggio l’ho seguito e questo angelo è entrato in questo
locale.” Mente e dice il vero Florentin, ma Klàra non sorride,
difficilmente lo fa abitualmente, sa soltanto che le parole
dello straniero non sono del tutto vere.
“Sa cosa le dico? Mi
pagano a bottiglie consumate e il ballo serve solo ad avere più
visibilità, per farmi scegliere ed avere un piccolo vantaggio
rispetto alle altre ragazze. Prima non sapevo ballare e le
lezioni me le sono pagate con i miei risparmi!”
Strano
davvero questo tono, sembra più un colloquio tra due vecchi
amici al bar oppure tra due studenti seduti sugli scalini di
Piazza Beyazit dell’Università di Istanbul e non proprio una
conversazione tra una intrattenitrice di ospiti e il suo cliente
avvolti in una penombra peccaminosa di un locale notturno!
Anche se brillo il belga ne è consapevole. Lei ora è stata
ancora più chiara, ma forse non serviva perché Florentin è
attratto anima e corpo da quella incantevole creatura ungherese
e non sarà quel piccolissimo dettaglio per arrotondare la paga,
semmai ci fosse davvero, a scoraggiarlo dalla sua impresa. Ok
sfiderà il console, il suo datore di lavoro in persona, anche se
non ha ancora ben capito dove e come potrà farlo.
Certo non
crede che la sola aspirazione di Klara sia andare a letto con il
console e intanto vendere bottiglie di champagne ed ingrassare
la proprietà del locale, ma se fosse così lui ringrazierebbe
comunque il Cielo per averla conosciuta e sarebbe disposto a
venire tutte le sere in questo locale.
*****
Passano minuti di silenzio e di musica, passano discorsi e
parole leggere su Istanbul e la sua vita notturna, sull’ultimo
film con William Holden visto al cinema, fino a quando le ultime
bollicine dello champagne francese sono già un ricordo.
Florentin è impaziente, lo scorrere di quel tempo lo avverte
come uno spreco, ma non sa che dire o meglio non vuole rovinare
quella confidenza.
Una collega di Klàra sta ballando la
stessa danza con i veli. Fa del suo meglio, ma non ha la stessa
grazia.
“Lei è Vanessa, non è molto brava a ballare, vede? Ma
anche lei è ungherese, è qui da due mesi e si sta facendo la sua
clientela. Ha bisogno di soldi e non disdegna la corte purché
sia ben remunerata.”
“Lei intende fuori da questo locale?”
“Ovvio sì, purché la Direzione ne sia all’oscuro e non abbia
noie con la Polizia.”
“Beh sì immaginavo che gli extra si
guadagnassero altrove…”
“Comunque non siamo tutte escort, può
capitare che qualcuna lo faccia o che in certi momenti la vita
ti porti a fare delle scelte.”
Klarà rimane un attimo in
silenzio poi fissando il belga, riprende: “Se vuole posso
invitarla al tavolo con noi.”
Forse è una provocazione,
forse Klàra vuole sondare le sue finanze, oppure conoscere
esattamente il perimetro del gioco del belga o forse vuole avere
solo l’esclusiva in modo da avere per le prossime volte le mani
libere.
Le capacità intellettive di Florentin in questo
momento, dopo due bottiglie di champagne, sono abbastanza
limitate per cui non comprende l’ambiguità del gioco.
Platealmente si limita a dire: “Al suo cospetto le altre donne
perdono irrimediabilmente ogni concetto di femmina.”
“Bene!”
Sussurra l’ungherese.
Forse soddisfatta della risposta
aggiunge immediatamente dopo: “Tra qualche secondo devo
lasciarla. Mi spiace, ma la direzione non tollera che le ragazze
rimangano sedute ai tavoli con le bottiglie di champagne
miseramente vuote e visto che già ne abbiamo consumate due mi
dispiacerebbe se ne ordinasse ancora.”
Ecco la complicità
sperata! Florentin crede davvero di aver fatto colpo sulla
ragazza al punto che lei si preoccupa delle sue finanze.
Vorrebbe risponderle che assolutamente non ha problemi di questo
tipo, ma poi sorride e tenta di prenderle la mano, ma
l’ungherese è più svelta e la ritrae senza che quel gesto appaia
come uno sgradevole rifiuto.
Florentin stringendo il vuoto fa
solo in tempo ad ammirare lo smalto argentato e l’anello alla
mano destra. Ora si sta chiedendo cosa ci sarà dopo lo
champagne, se a fine turno potrà ancora godere delle sue grazie,
ma la risposta arriva immediatamente.
“E’ stato un piacere
Signor….?”
“Florentin René Timmermans, ma mi chiami
semplicemente Florentin, la prego!”
“Mi spiace Florentin, ma
il lavoro mi reclama… Allora l’aspetto domani sera qui!”
Contemporaneamente la donna si alza e Florentin desolato prende
il suo cappello bianco.
“Buonanotte!” Dice con un filo di
voce, ma il cameriere gli porge prontamente la ricevuta e la
ragazza sta già parlando con il cliente vicino di tavolo, il
quale pazientemente l’ha aspettata per avere la sola sua
compagnia.
Ecco, Florentin ora la vede, si sta
avvicinando all’uomo con due flut di cristallo e una bottiglia
di marca francese sopra il vassoio d’argento.
Dice: “Oh che
piacere vederla…”
“Piacere mio, signorina Klàra…”
Ecco, Florentin sta scuotendo la testa. Sono le regole del gioco
e l’uomo nero alla porta lo aveva avvertito.
CONTINUA...