Buongiorno mia cara
Lei ha catturato la mia mente,
si è appropriata dei miei sensi che ora immaginano di vederla sola con me
in una stanza, mentre il mondo fuori corre ignaro delle emozioni che
possiamo provare io e lei senza che nessuno ne abbia un minimo sentore.
Le sue mani iniziano ad esplorare ogni centimetro del mio corpo, i suoi
seni impazziranno al mio tocco possente, al contatto delle mie labbra un
sussulto sconvolge l'anima e la mente, presa dal dolce profumo di sesso
che si perde tra i baci... Ora sto provando ad accarezzarla, la desidero
con tutto me stesso, voglio esplorare ogni parte di lei, sentire come
fremono le sue membra al mio tocco, ma inevitabilmente mi accorgo del
grande vuoto, cerco di dargli una forma, una materia ma è ineluttabilmente
aria e silenzio, sono ore del giorno che scorrono lente.
Ormai non c'é
più momento della mia giornata in cui non avverto il suo profumo, è una
scia che mi prende alle spalle, mi volto di scatto e di nuovo quel vuoto,
quel mare nero nel quale mi è “dolce naufragare”.
Perdoni la citazione
inappropriata, ma anche questa mattina mi sono svegliato con lei nei miei
pensieri ed anche altrove. Immaginavo la sua forma di donna, distesa nel
proprio letto, mentre i miei occhi le scandagliavo ogni centimetro di
pelle e di tessuto. Osservavo l'involontario sfregare delle sue gambe
sotto le lenzuola, cosi indifese, cosi innocenti e nude senza la trama
delle sue belle calze. Oh sì, mi perdoni, ma in quel momento non avevo
l’istinto di profanarla, quel lenzuolo di seta la faceva vestale ai miei
occhi, c’era, non so, un qualcosa di sacro e allo stesso tempo di
innocenza.
Chiedo scusa di nuovo ma non posso non dirlo: Le voglio
bene Luisa! Mi sento come se in questo momento nient’altro potesse
riempirmi la giornata, lei è divenuta il mio primo pensiero d’anima e
corpo, di sogno e respiro. Non conosco il suo volto, il suo modo di
ridere, come può sbattere gli occhi dinanzi ad una bugia, come assapora
una ciliegia acerba, ma sa, questi sono dettagli, stupidi dettagli che
riuscirebbero a soddisfare sola la mia parte superficiale. L’amore quello
vero, quello che sento è dentro queste parole, le mie, le sue, che la
rendono effimera e donna più d’ogni altra che nel mio percorso abbia mai
incontrato.
Grazie, davvero
Luca
*****
Sa cosa le dico mio caro?
Che mai e poi mai ho avuto
un così forte desiderio al cospetto di un uomo reale, mai ho pensato
d’essere bella ai soli pensieri. Non perché lei non sia vero, ci
mancherebbe, ma perché mi sento ammirata da chi non ha la minima
cognizione di come potrei essere. Perché lei non sa, lei non mi guarda, ed
io potrei benissimo dirle quello che il suo desiderio rispecchia. Cosa mi
costa? Potrei benissimo inventarmi un paio di stivali se questo l’aggrada,
non so, che ora indosso un paio di culottes trasparenti di pizzo nero,
oppure farla sognare con un trucco di ali di farfalla regina che allungo e
distendo per il suo piacere. Ed io invece sono qui, seduta a tavola mentre
aspetto la cena. Quali mai parole, virgole e punti potrebbero esattamente
descrivere quello che porto? Quello che spudoratamente immagino che lei
immagina?
Se penso che in questo momento mio marito mi è davanti e
parla, parla senza sapere che il pizzo trasparente dell’intimo di sua
moglie non copre niente, che quel poco di scusa di stoffa non serve a
coprire, ma a farmi desiderare nuda tra la magia dei vedo e non vedo. E
lui parla, parla senza nemmeno accorgersi che il mio seno è vivo, senza
che le sue mani, i suoi baci ne siano la causa. Chissà se stasera lei mi
chiederà di scoprirlo appena, magari dove la carne gioca con l’ombra. Ma
la prego! Non mi chieda di andare oltre, non mi chieda di riuscire a
capire se è soltanto un gioco di luci. Non mi faccia arrossire perché il
timore più grande sa benissimo che è solo paura, che mio marito per una
scusa banale possa salire, entrare nella stanza e vedermi l’anima nuda.
La prego non lo faccia! Perché la rabbia sarebbe di troppo, perché il mio
segreto voglio che sia più intimo del pizzo nero che porto, di questa
voglia pazza di essere sua, di essere mia mentre lei mi racconta
esattamente come sono, che sensazioni le danno le mie parole, dentro i
suoi bellissimi occhi che leggono e vanno oltre.
A volte penso come lei
potrebbe immaginarmi, sa soltanto che sono alta 1,71, che porto
una taglia quarantaquattro ed il mio seno una terza abbondante. Sa che
sono mora, che i miei occhi sono grandi ed i capelli a caschetto. Ma cosa
ci potrebbe ricavare da tutto questo? Ha provato a disegnarmi su un
foglio? Oppure s’accontenta di sapere che le mie gambe sono snelle, che
per lei porterei un vestito più corto perché il bordo più scuro della
calza giochi con la stessa luce di prima. Davvero lo farei se solo lo
chiedesse, se solo leggessi nelle sue parole un luogo ed un’ora qualunque.
Ovviamente senza incontrarci e presentarci, mi guarderebbe a distanza.
Siamo della stessa città per cui non ci vorrebbe molto, esclusa la paura
di sgonfiare un sogno che domani mattina, proprio domani e non un altro
giorno, ho l’appuntamento più importante che io sia negli anni riuscita ad
ottenere. Mi vestirei come le ho detto. Truccherei con i secchi di colore
la mia faccia e le unghie, magari indosserei un cappello bianco per
apparire più mora, più volgare se le sue fantasie lievitano al cospetto
delle figure retoriche delle belle di giorno.
Lo sa vero che mi sento
più bella ai suoi occhi che allo sguardo di quest’uomo seduto davanti a me
che, senza rendersene conto, ha la fortuna di vedermi? È questione di
bellezza lo so, è un concetto che se si è privi non si riesce a vedere.
Oh sì, perdoni la mia insolenza, perdoni il mio ardire, ma le giuro,
lo farei, per essere chiamata come lei mi chiama, come io mi ci sento ogni
sera per un’ora in quel posto virtuale. Credo che non ci sia altro sogno
che io possa sperare questa notte. Vedere i suoi occhi che mi guardano in
mezzo a tanta gente in una fermata di metro, oppure mentre scendo da un
taxi, oppure durante l’attesa di qualsiasi coda. Potrei indossare guanti
di rete se già pensa che le mie mani nude non le diano lo stesso brivido.
Potrei indossare un vestito aderente e scollato per farle vedere
volgarmente le rotondità dei miei fianchi e del mio seno fino a schiudere
i suoi occhi come uova di merla quando fa freddo.
Un brivido mi corre
lungo la schiena e m’arriccia violento la pelle del collo, e ne conosco la
causa, la colpa d’essermi ridotta a pensare che senza il suo odore non
riuscirei ad arrivare a fine giornata, a sopportare queste parole che
parlano, parlano.
Ma io non conosco il suo odore, se ci penso conosco
soltanto i suoi anni, che sono meno dei miei, che sono davvero pochi se
per caso un giorno dovessi guardarli negli occhi. Non so altro, non so se
la notte le scaldano i sogni, se sul suo sesso rimane incollato una voglia
di donna.
Sempre la sua…
*****
Mia cara, non riesco ad immaginarmi quanto lei sia davvero
femmina, quanto le parole che dico le creino piacere e quanto
l’imbarazzo fino al punto di sentirsi offesa. So che lei le desidera, ma
so anche che il nostro gioco è fatto di regole e fuori da quello ogni
parola perderebbe importanza e carica erotica.
Tutto questo per dirle
che quella parola che lei mi chiede, sì quella che sa di strada e di
mestiere antico scardina nei miei pensieri ogni limite e va oltre le
regole del nostro gioco. Ecco vorrei che anche a lei procurasse lo stesso
effetto tanto che, quando nel bagno si vedrà allo specchio vestita dei
soli nostri sogni, ecco in quell’esatto istante la dica, la sussurri.
La sto immaginando intenta ad indossare la gonna con estrema delicatezza
come lei solo sa fare, ecco mi segua per favore, la sollevi
delicatamente... si accerti di quanto tessuto copre i fiocchetti del suo
reggicalze. Dieci, quindi centimetri? Ecco quello è ciò che la separa dal
giudizio del mondo, sono quei dieci centimetri di stoffa a darle la
misura, il concetto, il limite di quanto sia incredibilmente fugace il
nostro segreto. Ecco, ora la dica, la dica sussurrando, a voce così bassa
da sembrare più un pensiero che un suono.
Ora la prego, cammini,
dondoli sui suoi tacchi e senta il dolce suono che fanno sopra il
pavimento. Osservi le scarpe. La dica… ora è il momento… Brava. Distenda
la gamba. La osservi per tutta la lunghezza e pensi. Coraggio, la dica.
Tenga pure il suo sguardo imbarazzato mentre decide di abbassare a livelli
più consoni quella gonna. No cara, troppo basso. La sollevi di nuovo. Le
sue orecchie devono percepire chiaramente quella parola. Sa di marciapiede
vero? Sa di donna fatale vero? Dipende dal contesto lo so. La dica ora, ma
se proprio non dovesse riuscirci, si connetta, la prego, saranno le mie
stesse parole ad aiutarla, a farle sentire il bisogno di meritarla.
Un
bacio mia… cara
*****
Mio caro, è
sera e tra pochi minuti la sento, tra solo pochi minuti potrà
sussurrarmi quello che aspetto, quello che stamane, le giuro, la mia voce
ha sussurrato in mezzo alla gente. A casa come lei avrebbe voluto, con mio
marito in agguato non ho potuto. Allora sono uscita, ho preso un taxi,
direzione Centro, destinazione paradiso. E mentre scendevo, la gonna si è
sollevata, le giuro, non ho fatto nulla di proposito. È stato solo il
movimento e per magia i nostri segreti erano lì in evidenza per quei pochi
fortunati di passaggio. Ecco sì, in quel momento l’ho detta. Ho detto
puttana e mi ci sono sentita davvero! Che gioia confessarle che ho detto
quella parola di sole sette lettere, ma che mi procura un desiderio
altalenante che mi sazia e mi affama allo stesso tempo. Non vedo davvero
l’ora di dirle che ho fatto dei progressi, che lei è un maestro ed io la
sua allieva.
Oddio! E se tra poco andrà via la corrente? Se per
qualche contrattempo lei non si potrà connettere? Non posso distruggermi
con le stesse mie insicurezze! E se mio marito stasera volesse fare
l’amore? Cosa gli racconto che mi fa male tanto la testa da mettermi
davanti ad un computer? Oddio, devo andare a togliermi questo pizzo, non
avrei uno straccio di scusa per giustificarmelo indosso in un qualunque
giorno feriale. Mi lega e mi accarezza e ne vado orgogliosa, è una
meravigliosa costrizione che mi ricorda ad ogni movimento che sono
femmina, che sono come lei mi chiama.
Sto mangiando la frutta tra
poco sarò libera. Mi alzo e vado in bagno, mi rifaccio le labbra e il
contorno degli occhi. Oddio come sono brutta! Forse sarà la tensione,
dovrei rilasciare i muscoli del viso per essere degna d’ascoltare le sue
parole, per essere uguale all’oggetto dei suoi desideri che già saranno
connessi e mi stanno aspettando.
Mio caro, io non dovrei parlarle
in questo modo, questa donna allo specchio sa troppo di casalinga che
vuole ammazzare la noia in cerca di qualsiasi uomo che le devia
momentaneamente i pensieri. Le giuro, io sono altro, sono la sua amante,
la sua puttana! Ieri per la prima volta lei ha chiamato il mio sesso con
una parola volgare, ed io mi sento onorata d’avere tra le gambe quel nome,
tanto che stasera avrò l’ardire di voler risentire quel suono.
Ecco sono in bagno, mio marito è ancora in sala da pranzo, sta vedendo la
tv, ed io mi sto preparando per lei. La riga delle mie calze scompare
dritta sotto la gonna, le mie labbra non sanno più di dopo cena, sanno di
fragola e panna, di femmina che si accinge a fare l’amore. Ma se non le
dovessi piacere? La prego me lo dica ed io andrò a cambiarmi. Se questo
seno non fosse di suo gradimento? Ma non posso raccontarle quello che non
sono, descrivere il mio seno come due mele che stanno su come e quanto
quelle delle sue coetanee. Io sono una signora matura e alle volte mi
viene da chiederle cosa ci trova e perché feconda i suoi sogni su una
donna avanti con gli anni. Sì lei proprio lei che avrebbe la possibilità
di passare le sue serate con belle fanciulle nel fiore degli anni. Mi ha
detto che non è impegnato, che non fa l’amore da tempo immemorabile. Ci
devo credere?
Forse non capisco, forse non so precisamente cosa sia
l’istinto maschile. Come vorrei ora immedesimarmi nei suoi occhi e
guardare le mie tette con la brama di un uomo, misurare quanto
irrefrenabile sia l’istinto, quanta la voglia di seguire con le dita
l’incavo come un salmone che risale la corrente, come una gatta che
difende i suoi cuccioli.
Esco dal bagno e mio marito mi guarda, mi
dice ironico se ho un appuntamento galante, tacchi alti, decolté e labbra
colorate a quest’ora di sera! Arrossisco, non so che dire. Mi sale la
rabbia perché non ho nessun appuntamento, nessuno mi vedrà stasera tranne
la sua immaginazione. Cerco nella mente il da farsi, il che dire. Ma poi
mi rassegno, non posso rischiare di non sentirla. Mi metto una vestaglia e
tra poco la sento.
La sua p…
CONTINUA...
ELENCO DEI RACCONTI