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RACCONTI
 
 

I racconti di LiberaEva
Gilda
Memorie di una signora per bene
 


 
 


GIACOMO

Tra questi ultimi conobbi Giacomo un imprenditore di Milano, benestante e separato con una figlia ormai ventenne. Lui praticamente innamorato perso senza ancora conoscermi mi pressava un giorno sì e l’altro pure quando era qui a Roma.

Con lui fu qualcosa di travolgente, lo conobbi così all’improvviso per una delle tante mie pazzie. Stavamo chattando ed ero sola in casa, mi diceva cose meravigliose e in poco tempo mi portò al limite dell’orgasmo. Sarebbe stato il mio primo orgasmo dopo la morte di Sandro, ma lui con fare da esperto mi bloccò e ricattandomi dolcemente mi propose di vederci all’istante. Giuro ero al limite e sarebbe bastato poco, scostai le mie mutandine e toccandomi lo pregai di continuare e farmi volare, ma lui fu irremovibile e alla fine accettai, così al buio, senza sapere nulla di lui e chi realmente fosse.
Ero in preda ad un impulso devastante e dopo l’astinenza con Sandro, piacevole sì, ma comunque astinenza, in quel momento desideravo ardentemente un uomo e null’altro. Senza pensarci mi truccai, misi il mio tacco dodici e uscii quasi inebetita dandogli appuntamento al parcheggio multilivello di un centro commerciale.
Sbagliai due volte la strada, emozionatissima, sbalordita e soprattutto impaurita per ciò che mi stava accadendo, mi chiesi più volte chi diavolo fosse ad avere avuto tutto quel potere di persuasione! Il centro commerciale era vicino casa per cui avevo anche timore che qualcuno mi riconoscesse. Mi batteva forte il cuore, non perché non fossi abituata a quel tipo di incontri, ma per il mondo con cui fosse venuta quella decisione. Tra le altre cose mi venne un dubbio atroce ossia che dietro quella chat ci fosse mio marito e quindi quella mia avventatezza sarebbe stata la prova provata che avevo ricominciato a tradirlo nonostante il mio pentimento.

Quando arrivai lui era già lì, mi fece segno con i fari, ed io come una qualunque prostituta scesi e mi tuffai letteralmente nella sua auto. Ero stata fortunata era un bellissimo uomo dall’aria rassicurante. Come avevamo deciso lui non parlò. In chat avevamo già vissuto passo dopo passo tutte le fasi di quell’incontro per cui seppi già cosa fare e cosa lui si fosse aspettato da me. Seguendo il filo di quella fantasia alzai la gonna e sbottonai la camicetta. Lui, impassibile come avevamo deciso, mi guardò senza toccarmi. Allargai le gambe e lo pregai di baciarmi dove sarei esplosa nel giro di qualche attimo, ma lui rimase fedele al racconto per cui senza parlare con il solo suo dito premuto leggermente sulla mia testa mi guidò verso il suo piacere.

Solo a quel punto, con la mia bocca piena del suo piacere, mi disse che non era la prima volta che incontrava donne sposate e vogliose in quel parcheggio per cui per lui non sarebbe stato facile arrivare all’orgasmo se non mi fossi superata. A quel punto la presi come una sfida e nonostante la situazione precaria cercai di dare il meglio di me stessa. Praticamente al di là di quello che stavo facendo mi eccitava enormemente essere trattata come una comune squillo. Avida mi avventai contro come fosse un cono gelato al mio gusto preferito e lui gradì e non poco al punto che quando lo sentii gemere nella mia bocca mi sentii fiera di me stessa. Mi disse che ero stata bravissima e per ripagare la mia dedizione mi offrì lo stesso servizio. Mi abbandonai incurante del fatto che qualcuno, se fosse passato vicino all’auto, ci avrebbe potuto vedere.
Dopo l’orgasmo la sua voce cambiò tono e le sue parole divennero dolcissime come se per un incantesimo che non mi spiegavo al momento non fossi più una qualunque moglie desiderosa di sesso occasionale, ma una vera e propria amante. Comunque quando venni urlai ripetutamente, lui ne fu così orgoglioso che per ripagarmi insistette per farmi un regalo.
Scendemmo dalla macchina ed andammo per negozi di lingerie. Non so quanto spese, ma giuro di avergli consumato tutto il plafond della sua carta di credito. Felice come una ragazzina in un negozio di giocattoli mi sentii così apprezzata che fu un gioco da ragazzi per lui conquistarmi totalmente.

Ecco sì, quella storia cominciò così consapevole che i soldi non fanno la felicità, ma di certo aiutano a vivere meglio. Lui era un uomo benestante e questo particolare non stonò per nulla visto che l’azienda dove lavoravo aveva cominciato a licenziare parte del personale e tra questi, uno dei primi, grazie a Massimo Pezzi, fu mio marito. Ecco il rigido e coerente Amministratore Delegato aveva portato a termine la sua vendetta non licenziando me, ma Giulio ossia colui il quale aveva solo la colpa di essere mio marito.


Confidai a Giacomo la mia precaria condizione e lui fu ben contento di rendersi utile. Da quel giorno non mi concesse un attimo di respiro, insomma ero di nuovo un’amante, anzi una specie di mantenuta, e non nego che questa cosa mi fece un enorme piacere. Lui sin da subito avrebbe voluto che il nostro rapporto crescesse, addirittura dopo soli quattro mesi mi chiese di lasciare mio marito e di andare a vivere con lui e trasferirmi nella sua bella villa in provincia di Como.
Ovviamente presi tempo, il suo tenore di vita mi affascinava e non poco, ma le mie remore erano tutte legate al tipo di rapporto. Ormai mi conoscevo ed essendo lui un tipo molto geloso e possessivo sapevo bene che non avrei resistito più di tanto. Ma le attenzioni che ricevevo da lui erano la linfa del mio quotidiano, come le sue vere intenzioni di uomo follemente innamorato.
Mi fece conoscere sua figlia, Marianna faceva la modella ed era una ragazza bellissima, alta, bionda e magrissima ed io in confronto mi sentivo una signora attempata. Giacomo mi invitò una sera a cena nella sua casa romana e mi presentò a sua figlia come la sua fidanzata, omettendo che ero sposata! Marianna scherzando mi disse: “Posso chiamarti mamma?” Oddio mi si gelò il sangue, mi dispiaceva ingannare quella dolce ragazza, per fortuna Giacomo mi venne incontro e mi tolse dall’imbarazzo a modo suo rispondendo che a breve avrebbe annunciato ad amici e parenti la nostra storia d’amore e soprattutto il desiderio tra non molto di convolare a nozze.

Di solito con Giacomo ci vedevamo una sera a settimana nella sua bella casa sopra piazza di Spagna, ma spesso mi reclamava anche per due ore pomeridiane ed io facevo i salti mortali per accontentarlo, ma non sempre era possibile. Combattevo strenuamente con lui per mantenermi i miei spazi vitali di libertà, tra l’altro lui non conosceva la mia storia fino in fondo e mai mi chiese cosa avessi fatto prima di conoscerlo per lenire i miei bollenti spiriti e quella voglia irrefrenabile di sesso.
Sì certo mi affezionai a lui, ma da lì fare il grande passo non era di certo nelle mie corde! Del resto avevo un marito, eppur desiderando di cambiare vita, avevo paura dell’incognito e cosa mi potesse riservare il futuro. Certo lui era benestante e in un solo colpo avrei risolto almeno uno dei miei problemi, ma la mia strada fin lì era lastricata di troppi errori per cui decisi di prendere tempo.

Capivo la gelosia di Giacomo, mi diceva spesso che quel tempo perduto non l’avremmo mai più recuperato. Lui voleva solo porre una base solida al nostro rapporto e che di contro detestava vivere nell’incognito e nella clandestinità. Una volta a cena su una magnifica terrazza con vista San Pietro mi disse perfino che se non me la fossi sentita, se non avessi trovato il coraggio, sarebbe stato disposto per conto mio a parlare con mio marito. Avrebbe fatto questo per me! Quella sera mi convinsi quanto il suo fosse amore vero. Mi disse anche che aveva paura di perdermi perché una donna come me non l’avrebbe mai più incontrata ringraziando, cielo, sorte, fortuna e destino per avermi conosciuta. Poi l’amore con lui era qualcosa di sublime, un po’ dolce e un po’ perverso, mi faceva sentire ogni volta la moglie trasgressiva che avrei voluto sempre essere. Insomma i suoi modi da una parte mi rassicuravano e dall’altra mi facevano sentire una meravigliosa mantenuta al servizio di un uomo ricco.


TU CORRADO

Sai Corrado, mi sto lasciando andare ai miei pensieri, ma sappi che non ti trascuro e capisco anche la tua gelosia: "Tu hai conosciuto tanti uomini, ma non vuoi uscire con mei." Mi ripeti ogni volta ed io posso comprendere che dopo mesi di chat e di sesso intenso, ma virtuale, tu abbia bisogno di fisicità, quella stessa materia di donna della quale Giacomo si saziava. Alle volte mi sorprendo sai. Penso: “Ma come faccio a piacere così tanto agli uomini?” Nella mia vita ne ho avuti tanti e con loro ho fatto le cose più impensabili. Alle volte mi chiedo se il mio corpo ne abbia tenuto traccia e se quei segni siano ancora evidenti. Non so il numero preciso di quanti uomini abbiano goduto tra le mie cosce e quanti altri nella mia bocca, ma mi sorprendo ancora a guardarmi allo specchio e a chiedermi cosa abbia di speciale. Secondo me nulla perché tette, sedere, cosce, fianchi e viso sono nella normalità, niente di esageratamente sexy vista l’età. Certo io mi guardo con gli occhi di donna e forse non posso capire. So bene che voi guardate altro, so bene che sono anche i modi, la sensualità, la disponibilità e l’abnegazione che fa femmina.

Te l’ho promesso e quindi ci vedremo, ma alle volte il destino conta ed io ora ho ancora tanto da raccontarti e voglio che tu sappia tutto di me. Scusa se sono schietta e diretta. Certo con Giacomo dopo i primi mesi non provai più l’amore travolgente e tu hai ragione tesoro mio, ripeto, capisco la tua gelosia e posso solo dirti, sperando che tu mi creda, che con te è diverso da tutti gli altri, tu mi fai sentire la donna ideale. A te ho raccontato delle cose che mio marito ignora. Ora spero tu mi conosca un po' meglio e soprattutto capisca perché sono così. Sai nonostante la mia esperienza ho ancora tanto bisogno di considerazione, di attenzione da parte degli uomini, vivo solo per quello, perché sento una mancanza dentro, sento un vuoto che equivale ad una voragine. Tu lo sai perché te ne parlo, perché prima di essere il mio amante sei un amico speciale.

Vivo in uno stato di perenne attesa ed inquietudine. Come se da un momento all’altro dovesse succedere qualcosa. Dico il contrario di quello che devo dire, sbaglio i congiuntivi, spesso sono dislessica. Ho avuto tante storie sì ed alla fine mi sono convinta di non sapere amare e che nelle mie vene non scorre sangue, ma solo acqua. Sento un incredibile vuoto dentro, a volte si espande e non riesco più a localizzarlo, altre invece è penosamente fisso tra le mie cosce. Quasi un dolore fisico, un malessere e la cura mi illudo sia solo cercare di riempirlo mentalmente e fisicamente. Per questo motivo mi piace essere corteggiata, viziata e quando arrivano al dunque c’è l’apoteosi, ma anche la paura di deludere, di non essere mai all’altezza, e allora come sai cerco altri stimoli, altri occhi, altri sguardi e ricomincio. Ho sempre usato il sesso per compiacermi e compiacere. Non esiste altra parte di me che possa farmi sentire altrettanto importante e la fica credimi è il centro di ogni potere!


LUCA

E questa mia ricerca frenetica di attenzione mi portò costantemente e inevitabilmente a conoscere desideri diversi, mondi diversi, a offrirmi e sfruttare ogni occasione, come se il mio essere e il mio corpo avessero una missione ed io fossi nata per soddisfare i desideri degli altri. Sai, le volte che mi sono negata di fronte a delle avances l’ho sempre sentita come una rinuncia, come qualcosa contronatura. E così di contro, mi sono sentita sempre me stessa, quando, anche a volte di controvoglia, mi sono concessa.
Come la sera di qualche capodanno fa quando nella villa della mia collega Daniela ho conosciuto suo marito Luca. Lei aveva invitato una decina di amici, tutte coppie. Ci stavamo divertendo aspettando la mezzanotte, ma nel bel mezzo della serata suo marito mi ha invitata a ballare, poi come se fossimo in una festa di ragazzini degli anni ’60 qualcuno ha spento la luce e allora lui ha colto l’occasione ed ha iniziato a stringermi. Certo in ufficio qualcosa era trapelato delle mie tante vicissitudini per cui credo che lui sapesse altrimenti non mi spiego come non mi spiegavo allora quella sua esuberanza.

Durante il ballo mi diceva che ero una donna affascinante, che mai aveva conosciuto donne con la mia sensualità, poi senza pensare al rischio che sua moglie o mio marito avrebbero potuto vederci, la sua mano dai fianchi è scesa lentamente fino a toccarmi prima il sedere e poi le cosce.
Quella sera indossavo un tubino aderente nero e una scarpa dal tacco impossibile, insomma avevo difficoltà a muovermi e di certo, per non dare sospetti, non avrei potuto divincolarmi da quell’abbraccio così stretto e troppo evidente. Poi improvvisamente qualcuno accese la luce e lui si calmò, ma poco dopo mi invitò di nuovo e per non dare sospetti fui costretta ad accettare l’invito. Questa volta fu lui stesso a spegnere la luce e la stretta divenne più forte, avevo le sue mani dappertutto e come una piovra continuò imperterrito finché quando si accorse che non portavo le mutandine impazzì nel vero senso della parola: “Lo sapevo sai?” Disse con la voce impastata.
Insomma la mia nudità tra le cosce l’ha sentita come un lasciapassare obbedendo alla teoria che una donna senza quel pezzo di stoffa è sicuramente una donna vogliosa per non dire troia. In realtà, le avevo tolte per gioco in macchina per provocare Giulio, il quale come al solito pensò bene di rimproverarmi dicendomi che mi stavo comportando come una ragazzina viziata. Ma questo il marito della mia collega non poteva saperlo per cui si sentì in dovere di affondare i colpi tanto che localizzai chiaramente le sue dita esperte muoversi tra le mie intimità nude e poi entrare con il pollice tra i miei abbondanti umori. Certo non ero indifferente altrimenti non mi sarei comportata in quel modo in auto con mio marito, per cui, quando lui raggiunse l’obiettivo, non feci nulla per dissuaderlo anzi le mie labbra calde non ponendo resistenza agevolarono il suo percorso al punto che solo dopo pochi istanti ebbi un orgasmo abbondante colando il mio piacere nella sua mano a cucchiaio.

Quando finì la musica mi allontanai immediatamente da lui e barcollando, come fossi ubriaca, riuscii a guadagnare il mio posto e a sedermi accanto a mio marito. Certo era stata una situazione incredibile e al limite dell’osceno, mi chiesi più volte se qualcuno nel buio ci avesse visto. Imbarazzata e non sapendo come comportarmi baciai mio marito sulla bocca. Lui allibito mi guardò sorpreso rimproverandomi di aver alzato troppo il gomito con lo spumante.
Luca continuò a fissarmi, come un predatore con la sua conquista. Non mi toglieva gli occhi di dosso come se quel ballo fosse stato solo l’inizio di una lunga notte o meglio come se con quello sguardo insistente mi chiedesse di restituirgli il favore. Impaziente, ingurgitava alcol e camminava nervoso per il grande salone finché con una scusa si avvicinò di nuovo e credendo che volesse ancora ballare mi alzai. Tentò di dirmi qualcosa, ma c’era la musica ad alto volume e dato che non riuscivo a percepire la benché minima parola finimmo in giardino.

Con i calici di prosecco in mano mi chiese come mai fossi così calda e perché mai non portassi le mutandine. Insomma nessuno glielo toglieva dalla testa che fossi andata a quella festa con lo scopo di incontrare qualcuno indipendentemente dal fatto che ci fosse stato o meno mio marito.
Praticamente fuori dalla grazia di Dio dietro una palma mi baciò giurandomi che non sarebbe arrivato il nuovo anno senza che io e lui quella sera non avessimo combinato qualcosa. Fuori di testa mi prese sottobraccio e camminando e poi scendendo le scale finimmo nella sala hobby al piano inferiore accessibile anche dal giardino.
Appena entrati mi disse che avrebbe fatto qualsiasi pazzia per una donna come me. Io in quel momento ero impietrita, avevo la maledetta paura che qualcuno potesse accorgersi della nostra assenza o peggio che ci avesse visto scendere le scale, ma lui in preda ad una vera sete di femmina mi disse: “Voglio dissetarmi dalla tua fonte!” Poi si inginocchiò davanti a me, sollevò il tubino ammirò le mie parti intime esclamando: “Che bella fica che hai!” Cominciò a baciarmi e succhiarmi tra le cosce ancora bagnate dal ballo. “Sei unica Gilda, sei una donna da scopare! Ti desidero.” Era pazzo di me. Mi disse che non avrebbe mai sperato che il destino quella sera gli avesse permesso di leccare una fica come la mia…”

Mancava poco a mezzanotte e non sapendo come districarmi per calmarlo non persi tempo, lo sollevai di peso e questa volta fui io ad inginocchiarmi. Sbottonare i pantaloni, tirarlo fuori ed aprire la bocca fu un attimo! Avevo il fiatone ed ero agitata e di certo non sarò stata bravissima, tra l’altro mi scappò più volte di bocca, ma l’importante in quel momento, pensavo, era fare in fretta. Quando lo sentii pronto, vigoroso e pieno di voglia mi alzai e dopo alcuni secondi, appoggiata al tavolo da bigliardo, aprii le cosce, lo strinsi forte e lo guidai verso di me.
Sentii il suo pene premere, gli dissi di fare in fretta, sì certo gli dissi di scoparmi, di farmi sentire quello che lui immaginava che fossi ossia una vera troia, ma fu in quell’istante che sentimmo un rumore proveniente dalle scale interne. Presi dal panico ci rivestimmo in fretta. Lui salì internamente mentre io tutta trafelata tornai in giardino.
Avevo il cuore in gola pensavo che davvero quella volta mio marito non mi avrebbe perdonata. Rimasi qualche minuto fuori respirando ossigeno e aria fredda finché mi accorsi che non era successo proprio nulla.
Tornai dentro e insieme agli altri brindai al nuovo anno. Beh sì ero sconvolta, non tanto per la situazione, ma perché per tutta la serata continuai a percepire quella sensazione di quel maschio sull’orlo del piacere e non riuscivo a farmene una ragione che un innocente gatto avesse interrotto quel magnifico tragitto. Comunque la paura era stata tanta forse più dell’eccitazione per cui per non pensarci continuai a ballare, ma non con lui, pensando che quel tizio sarebbe stato troppo pericoloso anche per la mia indomabile audacia!

Quando stavamo per salutarci Luca si avvicinò porgendomi il soprabito. Mi chiese il numero di telefono ed io credendo che non lo ricordasse glielo scandii velocemente pensando che sarebbe stato meglio chiuderla lì. Sarebbe stato comunque un sublime ricordo di una mancata scopata!
Invece la notte stessa mentre ero in auto con mio marito sulla strada di ritorno sentii il telefono vibrare. Era un suo messaggio con un grosso cuore rosso.
Il giorno dopo mi tempestò di messaggi, scrivendomi che gli avevo fatto il più bel pompino della sua vita anche se ancora rimpiangeva quella ciliegina sulla torta! Continuò fino a sera ed a cena quando mio marito insospettito mi chiese il motivo di tutti quei bip mi giustificai dicendogli che era il compleanno di una mia amica, nata appunto il primo di gennaio.
Giulio si mise a ridere: “Ieri hai fatto conquiste vero?” Assunsi una faccia tra l’ebete e la gallina svenevole, ma poi presa dal panico andai in bagno e lo chiamai decisa a rimproverarlo. Lui per pronta risposta mi disse soltanto che aveva solo un grande rammarico ovvero quello di non avermi scopata aggiungendo che non avrebbe smesso di tempestarmi di messaggi fino a quando non gliel’avessi offerta su un piatto d’argento.

Beh sì non lo nego quelle avances mi fecero un immenso piacere come quella sua sicurezza di sentirmi già la sua amante per quel solo mezzo pompino tra l’altro venuto anche male. Certo era pure sempre il marito di una mia collega, ma sinceramente in quel momento non mi dispiaceva affatto di essere corteggiata così smaccatamente. Anche perché in ufficio correvano diverse voci ed anche qualche video segreto sul conto di Daniela e quindi sapevo benissimo che la mia dolce collega solitamente si intratteneva nella stanza del capo il pomeriggio tardi e consumava quelle ore di straordinario a suo modo. Con i miei occhi avevo visto un frammento di video in cui, esattamente nella stessa mia posizione della notte di capodanno nella sua sala hobby, dedicava tutte le sue attenzioni e la sua bocca all’uccello del capo.

Quindi fatti i conti, dopo insistenze e resistenze accettai l’invito di Luca. Era così impaziente che mi chiese di inventarmi una scusa e vederci immediatamente. “Se mi dai l’ok vengo ora sotto casa tua, ti prego vestiti da troia per me!” Resistetti e ci vedemmo il pomeriggio del giorno dopo su una strada periferica vicino ad un centro commerciale. Andai come mi aveva chiesto ossia come ero vestita la sera di capodanno comprese le calze nere con la riga, il reggicalze nero con i merletti rossi e rigorosamente senza mutandine. Appena salii in macchina lui non perse tempo. Sembrava avesse non due ma cento mani e una decina di bocche. Letteralmente stravolto ed eccitato fu in quel momento che per la prima volta mi disse che adorava le donne vestite da troia, ed io chissà perché mai lo sentii davvero come un complimento.
Però eravamo in un parcheggio all’aperto e non era certamente un posto ideale per cui gli dissi più volte di fare il bravo. Cercavo di resistergli, ma quando avvertii di nuovo le sue dita tra le mie gambe mi sciolsi completamente. A quel punto lo pregai di cercare un posto più discreto. Oh sì avevo estremamente bisogno di fare l’amore e soprattutto ero curiosa di finire quello che un gatto aveva interrotto. Lui non se lo fece ripetere due volte. “Mi inviti a nozze!” Mi disse accendendo il motore.

Dopo dieci minuti eravamo in un discreto motel sulle rive del lago di Albano, lui era di casa da quelle parti, lo intuii da come salutò il portiere e la cameriera. In ascensore mi sussurrò: “Sai che quella biondina me la sono scopata?” Capii al volo quanto gli piacesse apparire un vero maschio e soprattutto stabilire una forte complicità con me. Comunque continuò nella sua boria e mi disse ciò che avevo intuito ossia che non ero la prima e non sarei stata l’ultima dentro quel motel.
Facemmo l’amore nella stessa stanza dove era solito portarci le sue signore sposate con carenza di affetto, di soldi e soprattutto del suo meraviglioso sesso. Il mio desiderio lievitò a dismisura quando per ricreare l’atmosfera rimase per oltre venti minuti sull’orlo stuzzicandomi le parti più sensibili col suo pene. Alla fine non resistetti e lo reclamai a gran voce. Lui per provocarmi mi chiese più volte: “Cosa vuoi? Dillo!” Ed io in preda ad un istinto bestiale glielo dissi: “Voglio il tuo cazzo!” Lui non contento mi chiede di urlarlo. Così feci finché lo sentii scivolare tra le mie pareti indecentemente zuppe.
L’intesa fu immediata, mi scopò per quasi due ore e si dimostrò un’amante eccezionale, un vero maschio tanto che fui io, cosa rara, alla fine a dire basta. Quando mi chiese se e quanto facessi l’amore con mio marito gli dissi la verità ovvero una volta a settimana, ma ovviamente tacqui sulle mie performance extra, sul numero di quanti avessero varcato quella soglia, e quindi non dissi nulla di Giacomo, il mio amante milanese.

Quando però la nostra relazione si consolidò e diventammo ufficialmente amanti lui ben presto si accorse delle mie irrefrenabili pulsioni che di certo non erano comuni ad altre donne, e comprese anche che il mio bisogno di fare l’amore esulava da ogni forma di sentimento e dal bisogno di essere amata. A quel punto gli raccontai qualcosa della mia vita passata, in particolare della mia storia con Maurizio e con Giovanni, senza trascurare le ragioni per cui ero andata con il povero meccanico. Tralasciai tutto il resto, ma gli dissi che ero venuta al mondo per una ragione ben precisa ovvero quella di piacere e procurare piacere: “Non mi nego mai a colui che apprezza la mia femminilità!” A quel punto si informò su quanti uomini avessi avuto fino allora ed io per pudore gli dissi una trentina, ma si leggeva chiaramente nei miei occhi che erano stati all’incirca il triplo se non oltre.
Beh sì, fu una specie di confessione e praticamente da quel giorno gli aprii tutte le mie porte compresa quella che finora avevo riservato solo a Maurizio e al guru Aleksandr alimentando i suoi interessi su di me che non erano certo quelli di avere una specie di amante da scopare una volta a settimana.

Beh sì, non fu certo lui, l’ultimo arrivato, a darmi la consapevolezza di ciò che fossi, ossia che non ero di certo un angioletto, ma ormai erano passati di gran lunga i tempi degli scrupoli per cui fu in quel periodo che feci l’amore con entrambi i miei amanti nella stessa giornata. Il pomeriggio con Luca nel nostro solito motel e la sera con Giacomo a casa sua. Credo sia successo una mezza dozzina di volte, mi eccitava molto l’idea e soprattutto la sensazione di usare gli uomini per il mio piacere unico e illimitato.

Mi chiedi come mi sono sentita? Che sensazione possa avere una donna quando sente due consistenze diverse nel giro di qualche ora? Ti prego Corrado non offenderti, dato che anche tu fai parte di quella categoria, ma credo che gli uomini siano perfettamente funzionali al mio essere e valgano né più e né meno per quanto mi facciano sentire femmina. Bada bene ho detto femmina, perché alle volte mi considero più una gatta in calore che una donna! Insomma utili quanto una toilette quando ti scappa, quanto una fontanella quando hai sete. Certo lo so che è un fatto insolito avere due uomini dentro di te a poche ore di distanza, direi quasi moralmente inaccettabile o illegalmente trasgressivo, fai tu, ma se ami te stessa, e ti ami veramente, rimarrà sempre un tuo segreto e giudichi loro solo per il fatto e quanto ti abbiano fatto godere. A Luca davo ad occhi chiusi un otto pieno, mentre Giacomo un sette striminzito. Nella mia vita passata avevo avuto anche qualche raro dieci, ma soprattutto tante insufficienze.

Per descriverti Luca, ti posso dire che ho avuto immediatamente la sensazione che fosse una specie di affarista che si muoveva agilmente nel sottobosco del suo territorio. Ufficialmente un commerciante di tessuti di Albano e al tempo possedeva diverse quote in varie società sempre nel commercio e nella ristorazione.
La storia con lui proseguì con ampia soddisfazione di entrambi. Luca davvero si dimostrò il tassello magico del mio puzzle erotico e delle mie esigenze patologiche tra le gambe. Quando fu certo del mio bisogno che gli permetteva di avere il pieno controllo della mia mente e del mio corpo aguzzò tutta la sua lungimiranza. Pretese con mia soddisfazione che vestissi sexy e provocante perché il culmine del suo piacere e del suo potere non era assolutamente quello di avermi tutta per sé, ma quello di farmi guardare dagli altri come se lui fosse il negoziante ed io la sua merce da esporre e l’oggetto proibito eventualmente da scambiare. Per me fu un invito a nozze compatibilmente con la mia condizione di donna sposata. Specialmente nei primi tempi della relazione finivo di truccarmi e vestirmi in macchina, oppure mi toglievo le cose di troppo che mi erano servite unicamente per uscire da casa e passare indenne ai sospetti di mio marito. Insomma era il tipo adatto alla mia voglia di dipendenza. So che questa parola può scandalizzare, per chi non possiede la minima concezione dell’orgasmo mentale e ignora completamente che il senso di dipendenza è una componente essenziale al pari della vergogna, dell’obbedienza, del disonore e della completa dedizione.

Nei ristoranti, nei locali, a passeggio, insomma non c’era posto dove Luca non cercasse sguardi di maschio che si posassero sulla sua donna. Era più forte di lui. Come se si immedesimasse nel desiderio degli altri, come se fossero gli altri a dargli l’esatto valore della mia bellezza cercando di attirare ogni minima attenzione, alle volte scoprendomi le cosce in pubblico oppure mettendomi la mano sul sedere a passeggio per qualche centro commerciale. Non potevo sinceramente chiedere di meglio. Avevo trovato l’uomo che riempiva le mie voragini di mancanza di considerazione e soprattutto che riempiva il mio orgoglio di mostrarmi. Agli inizi della nostra relazione era solo un bellissimo gioco di seduzione perché era lui e sempre lui ad appagarmi col suo sesso decisamente maschio.

Non credo di essermi mai innamorata di lui, ma ci tenevo al punto che una sera in un ristorante a cena mi sentii in dovere di confidargli quello che avevo sempre saputo su sua moglie, la mia collega Daniela. Lui ascoltò in religioso silenzio, alla fine annuì vantandosi di essere la causa di quel comportamento disinibito e che quei video che giravano in ufficio erano nientemeno che la fonte della sua eccitazione. Insomma non smentì la sua inclinazione, del resto lo faceva anche con me. Mi ricordo che quella sera stessa mi ordinò di andare alla toilette e di togliermi le mutandine perché si era accorto che al tavolo di fronte c’era un tizio che mi stava mangiando con gli occhi. Obbedii e quando mi rimisi seduta lui da sotto il tavolo mi allargò le gambe per far ammirare al fortunato di turno tutto il mio paradiso.

Quando gli chiesi con le gambe ancora aperte se anche a me fosse toccata la stessa sorte di sua moglie lui guardandomi negli occhi rispose che a me avrebbe riservato qualcosa di speciale e ancora più piccante. La cosa non mi preoccupò affatto, anzi iniziai a bagnarmi e mi domandai se fosse per la sua risposta o per il tizio che non smetteva di guardarmi. Lui se ne accorse e non ci pensò due volte, nell’intervallo tra un piatto di spaghetti con le vongole e un rombo al forno mi prese per mano e senza dirmi nulla mi portò nella toilette. Chiuse la porta a chiave e fu davvero magnifico fare l’amore così, rubando spazio e tempo con i gomiti appoggiati al lavandino, il mio tubino arrotolato sui fianchi e con il mio sguardo voglioso che lo fissava attraverso lo specchio.

Quello fu il primo nostro atto di trasgressione, ma ovviamente non fu l’unico e in un crescendo di erotismo e desiderio mi ritrovai totalmente bagnata quando davanti al cameriere di turno mi chiamò troia e lo scandì così chiaramente che il malcapitato cameriere arrossì completamente. Luca aveva capito dove fosse la chiave per entrare nella mia anima e da lì il passo fu breve, quando nel nostro solito ristorante individuò la nostra prima preda. Un signore di mezza età che avevamo già visto cenare da solo in quel ristorante. Luca mi disse di scoprirmi la coscia in modo che il tizio potesse ammirare tutta la mia sensualità, obbedii e con fare disinvolto portai il lembo della mia gonna fino ai fianchi. Rimasi così per tutta la cena compiacendomi per l’effetto. Luca naturalmente recitava la parte del marito ignaro e cornuto ed io di tanto in tanto senza farmi accorgere tenevo sotto controllo la fronte del tizio sempre più imperlata di sudore fino a quando Luca mi disse di alzarmi, passare accanto al tavolo della nostra preda e poi andare in bagno.

Lì nella toilette non dovetti aspettare molto, quando il tizio entrò mi feci trovare pronta con la gonna alzata e la mia lingerie in mostra. A quel punto non mi restò che seguire le precise istruzioni del mio amante fingendomi spaventata, impaurita, ma vogliosa e facendomi toccare seno e fianchi, ma senza concedergli altro. Poi mi divincolai lasciandolo in preda ad un’eccitazione folle e tornai al tavolo non prima di avergli dato il mio numero di telefono. La serata proseguì con Luca nel nostro solito motel, facemmo l’amore abbandonandoci al desiderio più sfrenato, cadenzato e alimentato dai messaggi bollenti del tizio all'oscuro del nostro gioco.

Con Luca ci uscivo come con Giacomo una volta a settimana, ma anche lui come l’altro alle volte mi pretendeva in ore insolite del pomeriggio tardi o a volte di mattina. Fu in quelle volte che feci l’amore con entrambi durante la stessa giornata. Comunque passò ancora qualche settimana quando una sera mi portò in uno dei suoi locali dove ogni lunedì sera organizzava feste con i notabili della zona, tipo avvocati, notai, medici, ricchi commercianti e qualche politico locale rigorosamente non accompagnati dalle proprie mogli. Come avevo già intuito Luca usava questo sistema per accrescere la sua influenza e per accaparrarsi simpatia e potere invitava alcune signore diciamo disponibili a divertirsi nel gioco più antico del mondo. Devo dire che non erano bellissime signore, ma sicuramente ben vestite, provocanti e dedite all’intrigo tutte rigorosamente con la mascherina. Altre volte in assenza di materia prima o in aggiunta alla fauna attempata rimediava qui e là qualche avvenente ragazza straniera che non disdegnava lo stesso gioco, ma ovviamente tramite compenso. Il programma era sempre lo stesso: aperitivo, primo approccio, cena e dopo cena nelle stanzette adiacenti adibite a vere alcove. In questo modo Luca favorendo quegli scambi e quelle conoscenze si accaparrava i migliori affari. Naturalmente io, essendo la donna del capo, ero esclusa da quei dopo cena piuttosto promiscui.

In una di quelle serate però mi rivennero in mente le sue parole: “Per te ho qualcosa di meglio da offrirti.” E lo capii quando al telefono mi disse che quella sera avremmo fatto molto tardi e quindi di mettere una grossa scusa a mio marito. Poi aggiunse ridendo: “Ti devi vestire come se dovessi sedurre un sultano arabo.” Quello era pane per i miei denti per cui obbedii senza chiedere altro.
Per farla breve mi accorsi subito che al tavolo con noi, oltre ai soliti invitati, sedeva un signore molto elegante, più o meno sui settanta anni. Luca mi indicò il tizio: “Quello è il notaio Augusto Bianchi, è ricco sfondato, vedovo e proprietario di diversi palazzi in zona.” Solo in seguito venni a sapere che Luca lo stava tampinando da mesi per entrare in società con lui e sfruttare un’antica villa in disuso con migliaia di ettari di ulivi intorno da adibire a centro benessere. Comunque quella sera terminò la frase baciandomi e dicendomi: “Vedi quello che puoi fare.”

Beh sì sapevo quello che dovevo fare, ma non lo sentii come un obbligo, ma una scelta anzi una sfida. Il gioco della seduzione mi aveva sempre intrigato e sinceramente non fu per nulla impegnativo entrare nelle grazie del notaio e nel contempo preparare la strada per fare in modo che lui entrasse nelle mie. Al termine della cena ci appartammo su un divanetto e parlammo per oltre un’ora. Ovviamente lui non sapeva della mia relazione con Luca e in effetti le dissi che ero sposata, ma che la mia relazione era agli sgoccioli e solo per quel motivo avevo accettato l’invito di Luca, un caro vecchio amico, per fare nuove conoscenze. Lui sospettoso mi chiese in che rapporti fossi e vista la mia risposta vaga tornò alla carica chiedendo espressamente se ci fossi mai andata a letto. Ovviamente smentii con enfasi sotto tutti i fronti portandomi la mano al cuore e a quel punto il vecchio notaio si sciolse.

Iniziò a parlare di lui, della sua vita triste, della sua povera moglie morta di cancro solo sei mesi prima, di sua figlia Cristiana, sposata ad un medico chirurgo di Pavia, e del suo cane Geremia, unica e sola compagnia quotidiana nella sua grande villa con piscina immersa in un parco dei Castelli con vista lago. Naturalmente secondo le istruzioni di Luca il mio compito era quello di ammaliarlo, ma allo stesso tempo di non eccedere per cui su quel divano mi limitai all’arte della malizia, a sorridere alle sue battute, a parlare di moda, cinema, letteratura, a prendere tempo, a far salire inconsapevolmente il mio tubino in modo che lui ammirasse il bordo di pizzo e merletto della mia meravigliosa autoreggente francese e contemporaneamente la mia generosa scollatura rigorosamente senza reggiseno.

Per l’insistenza del suo sguardo percepii materialmente i suoi occhi nel mio decolleté e quando verso le due del mattino il notaio andò via, ormai completamente soggiogato dal mio fascino, come premio Luca, mandò via una rumena che avrebbe desiderato concludere la serata in un altro modo e si dedicò completamente a me fino alle quattro ed oltre. Per dimostrarmi la sua gratitudine si aiutò con una pillola blu e mi prese per due ore in tutti i modi stipandomi al punto che venni abbondantemente diverse volte in preda ad orgasmi violenti. Ero al settimo cielo, mai mi ero sentita così considerata e importante, ma soprattutto quella sera accarezzai il fascino del potere convinta ormai che sotto la guida sapiente di Luca avrei affinato ancor più la mia arte di seduzione e con la mia sensualità e le mie cosce nessuna strada mi sarebbe stata più preclusa. Mi convinsi che era giunta l’ora di non disperdere mai più il mio nettare abbondante, ma di finalizzarlo per una soddisfazione che mi potesse garantire un futuro florido.

Naturalmente le note dolenti vennero quando tornata a casa mio marito ancora sveglio mi prese a male parole. Dubitò della festa di compleanno di Sara, un’amica della palestra che lui non conosceva e soprattutto della festa in una villa sull’Appia Antica protrattasi fino alle quattro del mattino. Ovviamente non era vero nulla, ma non ero riuscita ad inventarmi qualcosa di più originale per cui senza dirglielo ero completamente d’accordo con mio marito. Nonostante l’ora volle sedersi con me sul divano, ovvio, aveva bisogno di parlare dicendomi che, visti i miei precedenti, la sua non era assolutamente una reazione gelosa, ma la mia ostinazione ad ingannarlo. Poi rincarò la dose dicendomi che era arcisicuro che avessi un amante e che ci avessi scopato fino a quell’ora. Fui sul punto di confessare, del resto lui non si meritava affatto quel mio atteggiamento da traditrice seriale, ma poi, sempre per i miei ridotti spazi di libertà, non mi persi d’animo, affinai le mie armi e tolsi il mio soprabito e davanti a lui apparve una vera sirena vestita da mignotta. Certo, quel gesto, avrebbe potuto risultare un vero e proprio autogol, ma tu hai mai visto una moglie che scopa fino alle quattro col proprio amante e poi torna a casa e dice al proprio marito che ha una voglia pazzesca? Insomma non ci volle molto per rabbonirlo.
Fu fantastico, con un gesto istintivo si inginocchiò ai miei piedi infilando la sua faccia tra le mie cosce. Giulio non lo aveva mai fatto, pensai che stesse cercando l’odore acido del tradimento oppure un indizio qualunque: “Chissà se mi dirà prima puttana o troia?” Ma non fu così. Aprì la bocca annusando le mie mutandine, poi scostandole iniziò a succhiarmi passando la lingua sui residui del mio piacere precedente. Insistette al punto che pensai che fosse solo un modo per pulirmi dal peccato. Poi si alzò in piedi. “Ecco avrà sentito il sapore della mia infedeltà!” Pensai, ma lui mi baciò e con un filo di voce mi disse che gli ero mancata e che le ore senza di me sono più vuote come se esistesse un vuoto meno pieno di un altro. Gli ordinai di prendermi, così all’istante e lui non si fece pregare. Mi spinse contro la parete ed affondò prepotentemente dentro le mie pareti scivolose cercandomi nei punti più oscuri, frugando, perquisendo come fosse un controllo di polizia.
Allora per rassicurarlo mi feci più capiente, ero sgradevolmente aperta, professionalmente fredda ad accoglierlo come avrebbe fatto una qualsiasi prostituta. Facemmo l’amore divinamente fino ad oltre l’alba. Lui entrò facilmente nelle mie grazie anzi, ignorando il vero motivo, credette davvero che quell’odore così forte che impegnava le mie mutandine, fosse dovuto all’astinenza. Durante l’amore mi disse che se avesse scoperto la mia infedeltà mi avrebbe comunque perdonata e tuttavia per evitarla mi promise di triplicare i suoi doveri coniugali e che non mi avrebbe mai più trascurata
Stava impazzendo, uscì da me e mi disse che ero tremendamente bella così bella da non essere solo sua. Iniziò a masturbarsi urlandomi di stare ferma perché in quel momento il suo unico desiderio era quello di marchiare il territorio. Mi pregò di prenderlo in bocca e di non disperdere neanche una goccia. Così feci e lui venne nella mia bocca urlando che non avrebbe mai amato nessuna come me!

Ecco quello fu il mio primo e ultimo amore soddisfacente con mio marito e morale della favola alla fine si scusò di aver dubitato di me e per rendere ancora più verosimile il suo pentimento si inginocchiò di nuovo davanti a me e iniziò a leccarmi proprio dove altri uomini durante quella giornata avevano fatto il loro dovere di maschi.
Ps. quello fu il giorno che tre uomini diversi entrarono nelle mie grazie dato che il pomeriggio ero stata a casa di Giacomo e come al solito lui, per la sua razione settimanale, mi aveva presa sul tavolo della cucina.

Il giorno dopo chiamai in ufficio e misi una scusa per non andare. Ero sfinita e stravolta, ma soddisfatta, come amante, come donna e come femme fatale. Nel letto pensai quanto tempo effettivo quei tre maschi fossero stati dentro di me e a spanna calcolai circa 90 minuti ovvero un’ora e mezza, ma anch’io provai un minimo pudore e quella volta non diedi voti.



 
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