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Adamo Bencivenga
L'Amore Malato
Karen e Mathias si conoscono sin da quando erano
bambini, vivono in un piccolo villaggio vicino a
Sandefjord a 120 km a sud di Oslo. Poche case, meno di
mille anime, una scuola per tutte le classi, una chiesa,
un emporio, un solo locale di ritrovo per passarci le
serate fredde e una piazza con due panchine sempre
coperte di neve. Le famiglie di Karen e Mathias
abitano in due case adiacenti e i due piccoli erano
cresciuti insieme giocando nel giardino in comune in
estate e studiando tra le quattro mura calde durante i
lunghi inverni e le giornate senza sole che da queste
parti durano anche dieci mesi l’anno.
Poi
crescendo quell’amicizia diventò bisogno e sentimento
finché una sera ancora adolescenti, seduti ai tavoli di
legno del Leone Nero si scambiarono il loro primo bacio
sulle labbra e la promessa per l’eternità. Del resto
nessuno dei due aveva mai pensato ad una vita senza
l’altro, nella mente di Karen non c’era mai stato posto
per una persona di sesso opposto che non somigliasse a
Mathias e Mathias ricambiava questa devozione avendo
occhi solo per lei. Raggiunta la maggiore età e
spronati anche dalle loro rispettive famiglie,
coronarono il loro sogno fidanzandosi ufficialmente.
Quel giorno ci fu una grande festa in giardino e
nonostante il freddo e i primi fiocchi di neve di
un’estate alle porte, madri e sorelle prepararono il
Krumkaka, il classico dolce norvegese cotto alla piastra
e un’abbondante cena a base di salmone fresco, filetto
di renna e carne di alce, tutto annaffiato da ottima
birra Amundsen.
Dopo il fidanzamento ufficiale
finalmente i due ragazzi potevano sentirsi liberi di
manifestare il proprio affetto reciproco baciandosi e
passeggiando mano per mano alla luce del giorno, ma quel
sogno durò poco meno di una stagione perché Mathias,
dopo tanto penare, una mattina di fine settembre,
ricette la tanto desiderata lettera di assunzione da
parte della JustOil che gestiva la Goliat, una grande
piattaforma petrolifera in mezzo al Mar del Nord.
Tutti gli uomini del piccolo villaggio lavoravano da
generazioni alla Goliat per cui nessuno si sorprese di
quelle quattro righe, tanto meno Mathias e Karen.
Purtroppo quella lettera era arrivata troppo presto non
concedendo ripensamenti. In caratteri freddi e perentori
c’era scritto che il primo di ottobre il signor Mathias
Sorensen era invitato a presentarsi negli uffici della
Compagnia e che, quel periodo di prova ben retribuito,
sarebbe durato non meno di sei mesi consecutivi senza
interruzione, ferie, permessi o quant’altro. Il
primo pensiero di Mathias quando finì di leggere la
lettera fu per la sua ragazza, in effetti era la prima
volta in assoluto che Karen sarebbe rimasta da sola. I
due finora avevano vissuto sempre insieme e non c’era
mai stato giorno che non si fossero visti almeno una
volta, ma quel pensiero divenne ancora più triste quando
lei, sconvolta per quella futura e lunga lontananza, gli
disse che da tre mesi non aveva più le sue cose e che
tra meno di sei mesi il suo amato Mathias sarebbe di
certo diventato padre.
Entrambi in quei mesi non
avevano fatto altro che pensare al loro futuro e per
questo, aiutati dai genitori, avevano iniziato a
sistemare la loro nuovo casa e programmato il loro
matrimonio per la fine di quell’anno. Ma ora tutto
sarebbe saltato perché di una cosa entrambi erano certi
ossia che rinunciare a quel lavoro sarebbe stato come
sputare in faccia alla fortuna. Nelle lunghe notti
passate insieme si chiesero come avrebbero fatto a
trascorrere tutto quel tempo così distanti. Ma il tempo
inesorabile volò in fretta e Mathias il 30 settembre
prese la corriera per Kjerringvik dove partivano le navi
per l’isola di Flaten. Karen lo accompagnò fino dentro
il pullman, disperata non disse una parola e tra le
lacrime lo salutò con un lungo bacio.
Improvvisamente dopo quella partenza quel tempo così
veloce rallentò fino a fermarsi e Karen, in attesa del
bambino e del suo Mathias, iniziò ad arredare quello che
sarebbe diventato il loro nido d’amore aiutata anche dal
primo stipendio che Mathias le inviò per intero. Ma la
pancia di Karen continuò a lievitare e per non
alimentare troppi pettegolezzi, d’accordo con i
genitori, decise di trasferirsi nella nuova casa finché
quattro mesi dopo la partenza di Mathias, i due decisero
di sposarsi per procura. Lo fecero con Mathias
collegato al telefono e Karen in abito bianco cucito da
sua madre e dalle sue sorelle. In presenza di due
testimoni, amici della coppia, il prete del villaggio lì
dichiarò ufficialmente marito e moglie anche se, per
formalizzare le nozze, vi era bisogno della quarta
firma, ossia quella di Mathias che sarebbe arrivata in
seguito.
Certo Karen aveva immaginato quel giorno
in tutt’altro modo con tutto il villaggio a fare festa e
nonostante il suo sogno si fosse comunque realizzato non
riuscì ad essere felice. Era così triste che declinò
l’invito alla piccola festicciola organizzata dalle
sorelle e preferì tornare a casa ed attendere la
telefonata del suo Mathias, ma purtroppo quella stessa
notte, sola in casa, si svegliò di soprassalto, poco
prima dell’alba, in un lago di sangue. Aveva perso il
bambino. Il medico del villaggio, il dottor Strolen,
non si capacitò dell’accaduto sostenendo che in quella
gravidanza non vi era nulla di anomalo e quindi non si
spiegò perché mai la ragazza avesse perso il bambino, ma
Karen nel profondo del suo cuore sapeva benissimo che la
sola causa non era altro che il suo quotidiano malessere
e soprattutto la notizia che il suo Mathias sarebbe
dovuto rimanere, non sei mesi, ma due lunghi anni sopra
quella piattaforma senza mai tornare a terra e quindi
rivedersi anche per un solo giorno.
Alla vista
di quel sangue Karen chiamò sua madre e venne ricoverata
per due giorni nell’ospedale di Sandefjord. Quando
l’infermiera le diede la spiacevole notizia di aver
perso il bambino lei non ebbe alcuna reazione se non
quella di aver deluso Mathias chiedendosi se quel
tragico evento lo avesse maggiormente allontanato da
lei.
Il suo umore cominciò a cambiare
repentinamente, alle volte si sentiva demoralizzata,
altre invece tenace e convinta di farcela, ma
soprattutto non passava giorno che non pensasse al suo
Mathias. Occupava il suo tempo alzandosi presto la
mattina, sbrigando le faccende di casa e uscendo per
fare la piccola spesa nelle prime ore del mattino in
modo da non incontrare nessuno. Del resto quando qualche
conoscente la fermava per strada la domanda era sempre
la stessa ossia se avesse notizie di Mathias e quando
sarebbe tornato. Lei di solito rispondeva cercando di
non far trasparire il suo stato d’animo, ma in cuor suo
sentiva un’ingiustizia così forte che giorno dopo giorno
la fece allontanare dalla chiesa, dai pochi amici e dai
parenti tutti. Più volte si era chiesta quale fosse la
sua colpa e perché proprio a lei fosse capitata quella
sciagura.
Karen non era una ragazza per così dire
avvenente, non era magra, portava i capelli ricci e
rossi e il suo viso era costellato da piccolissime
lentiggini, ma aveva un bel sorriso e due occhi grandi e
verdi. Più volte il gruppo di amici del Leone Nero
l’avevano invitata a passare qualche serata insieme, ma
puntualmente rifiutava l’invito e raramente faceva
visita a sua madre e alle sue sorelle preferendo
rinchiudersi in casa fino alla mattina seguente e
occupando il tempo nella sua unica e sola mansione
quotidiana ovvero quella di aspettare la telefonata del
suo Mathias.
Alla fine, seppur con grosse
difficoltà, Karen resse a quelle lunga solitudine e i
due anni passarono, ma poco prima della scadenza,
Mathias imbarazzatissimo le comunicò di aver ricevuto
l’ennesima lettera da parte della Goliat e che non erano
per nulla buone notizie. La Compagnia infatti gli
prolungava di altri dodici mesi il contratto prima di
passare all’assunzione definitiva e solo alla fine di
quel periodo Mathias avrebbe potuto ottenere un permesso
di tre mesi consecutivi.
Karen incredula, si
fece leggere la lettera più volte, poi iniziò a maledire
il suo lavoro, la Compagnia e il destino intero che
l’avrebbe obbligata ad aspettare ancora un anno. Non
si capacitava Karen al punto che gli urlò contro tutto
il suo malessere, minacciò perfino che, per non
aspettare quell’anno, avrebbe preferito uccidersi
affogando nell’acqua ghiacciata del Mar del Nord. Poi,
presa dall’ira, gli disse che l’unica cosa da fare a
quel punto fosse quella di rinunciare definitivamente a
quel lavoro. Lo pregò più volte di licenziarsi e tornare
da lei, ma davanti all’incredulità di Mathias gli disse
convinta che sarebbe partita il giorno stesso, avrebbe
messo poche cose nella valigia, preso la corriera e che
lo avrebbe raggiunto sulla piattaforma a costo di
rendersi ridicola o peggio farlo licenziare. Ci
volle tutta la pazienza di Mathias per calmarla, certo
l’unico argomento a sua disposizione era che un anno era
sicuramente un tempo più breve di quello già passato.
Tuttavia Karen quella sera non si calmò. Ci vollero
telefonate e settimane per sentirla più tranquilla, ma
da quel giorno tuttavia un sentimento ancora più morboso
e violento si impadronì inesorabilmente di lei.
*****
I due ora si sentivano
regolarmente ogni sera al telefono alle cinque in punto.
MERCOLEDI 14 APRILE. ORE 5:15 P.M.
Mathias: Pronto Karen ci sei? Sei tu?
Karen: Ciao. Mathias:
Scusami non ce l'ho fatta a chiamarti prima.
Karen: Non fa niente, non preoccuparti, ti
aspettavo. Mathias: Ti sento lontana
amore… Karen: Forse è la
comunicazione qui sta piovendo a dirotto. Anche io sento
male. Mathias: Ma intendevo che ti
sento distaccata, cos’hai? Karen:
Non ho nulla. Perché mi dici questo Mathias?
Mathias: È successo qualcosa? Karen:
Ma no niente e poi cos’altro deve succedere? Sono solo
insonnolita, mentre ti aspettavo mi sono addormentata.
Mathias: Non hai nulla vero?
Karen: Non insistere. Mi spaventi.
Mathias: Perché ti spavento? Voglio
solo sapere se sei felice di sentirmi… Hai litigato con
tua madre? Karen: Ma no, niente di
tutto questo. Tra l’altro sono tre giorni che non la
vedo. Preferisco stare qui in casa. Mathias:
Ma perché non vai da lei? Ti servirebbe per distrarti.
Karen: Mathias non insistere non ho
voglia. E poi lei mi fa sempre le solite domande ed io
mi sono stancata di rispondere. Mathias:
Ma io ti sento distante. Come se avessi qualcosa da
nascondere e non vuoi dirmi. Karen:
Ma che dici? Mathias: Mi ami?
Karen: Certo che ti amo!
Mathias: Perché sei fredda allora, cosa è
successo? Karen: Non sono fredda.
Mathias: Allora dimmelo!
Karen: Ho solo tanta paura e tu lo sai.
Mathias: No, non lo so… Di cosa hai
paura? Karen: Mathias sono troppo
innamorata di te. Questa lontananza è una tortura, mi
sta distruggendo. Mathias: Ma amore
ci sentiamo tutti i giorni e poi il più è passato.
Karen: Ho paura di ammalarmi Mathias.
Mathias: L’amore non è una malattia, ma
se lo fosse sarebbe bellissimo. Karen:
Se tu ti rendessi conto di quanto ti amo e di quanto
soffro non parleresti così. Mathias:
Amore certo che ti capisco, ma cosa possiamo farci?
Karen: Alle volte mi sembri così
superficiale, come se non mi capissi, come se tu non
vivessi lo stesso mio stato d’animo. Mathias:
Amore, ma io sono qui, solo in mezzo al mare, in caso
dovrei essere io ad avere bisogno del tuo amore.
Karen: Appunto, per questo non volevo
dirtelo, mi ero ripromessa di fare la brava. Non voglio
angosciarti, tu hai già tanti problemi.
Mathias: Tu devi dirmi tutto Karen.
Karen: Ma se ti dicessi quanto ti amo potresti
arrabbiarti perché siamo lontani e tu ti sentiresti
impotente. Mathias: Hai ragione, ma
dimmelo lo stesso e per favore dimmi che mi ami.
Karen: Mi manchi amore, alle volte mi
manca l’aria. Devo aprire le finestre e respirare
profondamente. Capisci? Questa lontananza ogni giorno
che passa diventa sempre più insopportabile. Penso a
tante cose brutte, ma non voglio annoiarti. Mathias:
Amore, ma stai bene? Karen: Come al
solito. Alle volte penso che non tornerai più, altre che
ti vedo domattina, insomma alterno momenti di euforia ad
attacchi di panico. Mi manchi tremendamente e penso che
il destino sia stato troppo crudele con noi.
Mathias: Smettila Keren! Karen:
Lo penso davvero sai, è tutto così grande ed io mi sento
piccola e non so se sono in grado di gestirlo ancora.
Mathias: Mi preoccupi Karen. Sei stata
dal dottor Strolen? Karen: Che ci
vado a fare? Non mi serve un’aspirina e neanche un
medico, mi servi tu. Mathias: Cosa
dicono i tuoi genitori? Karen: Mi
ripetono che devo mangiare, che devo uscire e non stare
sempre in casa, ma io non ne ho voglia.
Mathias: Infatti… Devi mangiare Karen!
Karen: …E poi dicono che se continuo a
consumarmi così andrò dritta all’obitorio senza passare
per l’ospedale. Mathias: Vai da loro
ogni tanto, fatti forza, non isolarti. Karen:
Ci vado la domenica a pranzo… Non sopporterei vedere mia
madre tutti i giorni. Sta sempre a lì a dire che sono
dimagrita, che mi sono imbruttita e che non si può
perdere la testa così per un uomo. Mathias:
Beh immagino che lo dica per spronarti… Karen:
E poi dice che non ti devo considerare mio marito perché
ci siamo sposati per procura. Mathias:
Davvero? Karen: È troppo cinica per
me e non mi capisce. Mathias:
Tesoro, ma ha ragione. Karen: Non le
dare ragione per favore. Così mi fai sentire ancora più
sola. Mathias: Mi spiace Karen, ma
devi pensare anche a te stessa. Dai che manca solo un
anno. Karen: Un anno è metà di
quanto ho già aspettato ed è tantissimo. Io non so più
aspettare. Mathias: Se non smetti di
dirmi che mi ami passa presto. Karen:
Va bene allora te lo dico che ti amo, ti amo da
impazzire, mi manchi! Ti voglio, ti sogno tutte le sere,
senza di te la mia vita è vuota. Non ha senso vivere.
Mathias: A che pensi? Karen:
Ora? Mathias: No, la notte.
Karen: Penso a te, che sei vicino a me,
qui sul nostro letto. Mathias: E che
fai? Karen: Penso che mi stai
toccando il petto… Mathias: E poi?
Karen: Dai Mathias, mi vergogno.
Mathias: Dillo. Karen:
Che mi tocchi le cosce ed io mi bagno.
Mathias: E poi? Karen: Che
ti tocco il pisello, e che poi diventa grosso… e poi che
ti do piacere… Mathias: Come?
Karen: Che lo bacio…
Mathias: Lo metti in bocca? Karen:
Certo che lo metto in bocca e lo succhio, non te lo
ricordi? Mathias: È passato un po’
di tempo, ma certo che lo ricordo. Karen:
Sai che ho comprato un ciuccio tipo quello dei bimbi? La
sera lo intingo nello zucchero e lo metto in bocca...
Mathias: Ti manca vero?
Karen: Mi manca tutto di te. Tutto.
Mathias: E poi cosa fai? Karen:
Tu vieni sopra di me, facciamo l’amore ed io a poco a
poco mi addormento. Mathias: Beh
anche i sogni aiutano no? Karen: Sì,
ma poi la mattina quando mi sveglio, mi rendo conto che
non ci sei. E tornano i pensieri brutti.
Mathias: Tesoro dai, non mi far preoccupare.
Passerà no? Karen: Certo che
passerà. Mathias: Cosa fai ora?
Karen: Vado a prepararmi qualcosa per
cena. E tu? Mathias: Karen, qui si
cerca sempre di essere occupati per non pensare, quindi
si lavora sempre, ma nonostante questo il tempo non
passa mai. Karen: Lo so tesoro, se
penso che fai tutto questo per noi, mi riempie di gioia.
Mathias: Certo che lo faccio per noi.
Karen: Scusami se parlo solo di me,
alle volte vorrei tapparmi la bocca se penso che tu sei
lì da solo. Mathias: Dai non
preoccuparti… Fai la brava ok? Karen:
Più brava di così? Mathias: Ora devo
andare… Karen: Di già? Dai resta
ancora un po’ con me. Parliamo. Mathias:
Non posso tesoro, mi chiamano. Oggi abbiamo avuto dei
problemi, ma non voglio annoiarti parlando del mio
lavoro. Karen: Ok vai allora. Notte
amore. Mathias: Notte, a domani.
*****
GIOVEDI 15 APRILE.
ORE 5:00 P.M. IL GIORNO DOPO
Mathias:
Ciao tesoro. Karen: Ciao amore.
Mathias: Come stai oggi?
Karen: Perché è cambiato qualcosa?
Mathias: Amore ascolta, dopo la telefonata di
ieri non ho fatto che pensare a te tutto il giorno e la
notte. Mi preoccupi davvero. Karen:
Mi fa piacere che pensi a me, ma allo stesso tempo mi
spiace io non vorrei esserti di peso. Mathias:
Ascolta tesoro, devi imparare a stare anche senza di me…
Devi pensare anche ad altro. Altrimenti davvero ti
ammali. Karen: Ci provo, ma ti prego
amore torna… Mathias: Vorrei tanto,
ma come faccio? E poi lo sapevamo tutti e due che avrei
dovuto passare tre anni su questa maledetta piattaforma!
Mathias: No tesoro tu avevi firmato un
contratto per sei mesi di prova che poi sono diventati
due anni e poi ti hanno cambiato nuovamente le carte in
tavola. Ecco i due anni ora sono passati ed io sono qui
ancora sola. Mathias: Tesoro sono
successe tante cose da allora, ci sono stati degli
imprevisti e la compagnia ha avuto bisogno di personale,
non potevo rifiutarmi. Karen: Non me
ne frega niente di loro, del petrolio e delle
mareggiate! Io non resisto, dai torna!
Mathias: Sei egoista Karen, anche io sto male.
Ma tu non pensi al mio lavoro? In fin dei conti se sono
qui lo faccio anche per te. Qui c’è gente che ha bisogno
di me. Karen: Di loro non mi
interessa nulla, io ho bisogno di te, io!
Mathias: Sei sicura che è davvero quello che
vuoi? Karen: Certo! Io voglio il tuo
amore. Mi manca la tua presenza, le tue attenzioni, i
tuoi occhi… Voglio che mi guardi, in questi due anni
sono cambiata sai, le tette sono diventate più grandi.
Mathias: Come sei vestita ora fammi
immaginare Karen: Ho un maglione
aderente, non lo conosci, me lo ha regalato mia madre.
Mathias: Allora il seno è in bella
mostra vero? Si vede bene? Karen:
Certo amore. Mathias: Quasi me lo
sono dimenticato! Karen: Tu ti sei
dimenticato tante cose… ma ti giuro che è ancora bello,
però tu non farlo appassire. Mathias:
E quando esci gli altri te lo guardano? Karen:
Quando vado a fare la spesa dal signor Whatson, me lo
guardano tutti. Mathias: Anche il
signor Whatson te lo guarda? Karen:
Ma è vecchio... Mathias: Che
significa? Le donne hanno bisogno di sentirsi
apprezzate, indipendentemente da chi le guarda.
Karen: E vabbè sì me lo guarda, ma ha
l’aria da porco. Mathias: Allora
significa che ti sei fatta ancora più bella.
Karen: Bella per te Mathias, solo per te amore
mio, promettimi che quando tornerai faremo l’amore per
tre giorni di seguito. Mathias: Non
dirmi così… Certo che te lo prometto, pensa che voglia
posso avere io sperduto qui in mezzo al mare.
Karen: Non ci sono donne lì?
Mathias: Una volta a settimana andiamo
in terraferma con la barca, ma è un viaggio lungo e
stressante. Karen: Ma dov’è questa
terraferma? Mathias: È un’isola
sperduta in mezzo al mare, non so neanche io di preciso
dove sia. Karen: Ma anche se è un
posto sperduto ci saranno quattro case, un villaggio… Ti
diverti, no? Mathias: Sì, mangiamo,
beviamo qualche birra, ma io penso a te Karen.
Karen: Non mi hai mai detto
precisamente dove stai. Mathias:
Tesoro sono in mezzo al mare a centinaia di miglia da
un’isola che si chiama Flaten. Karen:
E in quell’isola ci sono le prostitute?
Mathias: Ma dai Karen, ma cosa fai a pensare?
Karen: Dimmi se ci sono!
Mathias: Sì, ma noi andiamo a mangiare in
un’isola più piccola. Karen: Le
prostitute stanno dappertutto e poi anche se non ci sono
basta avere un po’ di soldi. Mathias:
Non mi interessano queste cose, lo sai. Karen:
Allora lo fai da solo pensando a me, vero?
Mathias: Sì amore… Karen: E
a cosa pensi di preciso? Mathias:
Alla tua bocca, alle tue tette, ma ho paura che tutto
questo alla lunga ci stanchi. Karen:
Non ti piacciono più le mie tette? Ne hai conosciute
altre più belle? Mathias: Tesoro non
fare la bambina. Karen: No, sono
seria. Hai paura di stancarti di me? Mathias:
Sei tu in caso che ti stancherai di me. Io ora penso
solo a lavorare. Karen: Anche se sto
soffrendo come un cane non mi stanco di aspettarti.
Mathias: Si lo so, ma io ti voglio mia,
tesoro. Ti vorrei sentire ancora più vicina.
Karen: Tesoro ti ho detto che mi manchi da
morire. Cosa devo dirti di più? Mathias:
Non mi basta… se non posso scoparti le cosce voglio
almeno scoparti la mente. Karen: Che
significa? Mathias: Che ti desidero
anche nella lontananza. Alle volte il sesso mentale è
più intenso di quello fisico. Karen:
Ma a me manchi tu in carne ed ossa, beh sì anche il tuo
sesso vero… E poi scusa ma che ci faccio con la mente?
Mathias: E se non potessi più tornare?
E se mi capitasse qualcosa su questa maledetta
piattaforma? Non so… un incidente. Karen:
Non dirmi così. Mi fai paura. Quest’attesa vale solo se
ti rivedrò, altrimenti non ha senso. Mathias:
E se mi dovessero prolungare il contratto ancora per un
altro anno? Karen: Lo hanno già
fatto, se succedesse spero bene che ti rifiuterai, vero?
Mathias: Tesoro non dipende da me… e
comunque tu devi continuare a fare la tua vita
indipendentemente da me. Karen: Io
voglio solo te. Mathias: Ma ora non
si può… Karen: Aspetto. E poi non mi
piace quello che dici. Mathias: Tu
devi reagire, sentirti viva, non puoi sempre obbedire al
destino. Karen: L’unica reazione che
sento è quella di raggiungerti in capo al mondo, ma tu
non vuoi, me lo hai proibito. Mathias:
Non dire scemenze, lo sai che non si può.
Karen: Scusa, ma i tuoi colleghi come fanno?
Mathias: Sono tutti ragazzi, non hanno
legami, solo uno è sposato. Gli anziani sono in
terraferma. Karen: E allora fatti
trasferire! Io verrei da te anche a costo di vederti
solo da lontano… Ti rendi conto quanto tempo è passato?
Mathias: Tesoro scusa, ma ora devo
chiudere ci sono altri colleghi che hanno bisogno di
telefonare… Karen: Ma no, non puoi
lasciarmi così! Mathias: Scusa,
devo, se posso ti richiamo stasera. Karen:
Ma allora puoi chiamarmi anche in orari diversi?
Mathias: È un’eccezione poi ti spiego.
Karen: Ok allora chiamami…
Mathias: Dai faccio quello che posso.
Karen: Rimango qui vicino al telefono e
ti aspetto. Mathias: Se posso ti
chiamo, ciao Karen. Karen: Ciao.
*****
GIOVEDI 15 APRILE. ORE 8:05 P.M.
TRE ORE DOPO
Sono passate oltre tre ore,
ma Karen è rimasta lì in corridoio vicino al telefono ad
attendere la chiamata di Mathias. Si è alzata solo una
volta per andare in bagno, poi si è seduta nuovamente
sul pavimento con la schiena appoggiata al muro. Sa che
dentro quell’aggeggio nero c’è tutta la sua vita e nulla
e nessuno potrebbe distoglierla. Finché sente gli
squilli.
Mathias: Tesoro
hai cenato? Karen: No ti aspettavo.
Me lo sentivo che avresti richiamato anche se è un’ora
insolita. Mathias: E perché non hai
mangiato ancora? Karen: Perché non
volevo allontanarmi da qui, avevo paura di non sentire
il telefono. Mathias: Ma tesoro…
Karen: Come mai sei riuscito a chiamare
a quest’ora? Mathias: Stasera sono
di turno nella piattaforma centrale accanto alla torre
di perforazione e qui c’è un telefono di fortuna.
Karen: Quindi hai cambiato telefono? E
com’è la mia voce, ti piace? Mathias:
La tua voce è sempre sensuale. Karen:
Ma stai lavorando? Mathias:
Tranquilla devo solo controllare il Blowout Preventer ed
è tutto ok. Karen: Sei solo?
Mathias: Sì amore. Mi spiace tanto che
oggi non ci siamo capiti. Karen: Lo
so che mi vuoi bene e non mi vuoi triste.
Mathias: Amore tu stai sprecando gli anni
migliori della tua vita. Quando sono partito avevi
ventidue anni e il prossimo anno quando tornerò ne avrai
più di venticinque! Karen: Non sto
sprecando nulla… io sto con te. Sono sicura che tu mi
vedrai bella anche con tre anni in più! Anche se sono
dimagrita… a parte le tette. Mathias:
Sì lo so, ma se non sei serena diventerai brutta sul
serio e invece devi pensare ad essere bella per me.
Karen: Vedrai che quando saremo di
nuovo insieme sarò bellissima. Mathias:
Vorrei che tu prendessi la vita in modo più leggero.
Karen: E cosa dovrei fare? Non dovrei
aspettarti e pensare solo a me? Mathias:
Ma che dici? Io penso solo che manca ancora tanto tempo
e quindi dovresti pensare un po’ a te stessa.
Karen: Mathias me lo ripeti spesso, ma
cosa vuoi dirmi esattamente? Mathias:
Nulla di quello che ho detto. Karen:
Invece sì, ci stai girando intorno. Mathias:
Vabbè te lo dico solo perché tengo a te, pensavo che
dovresti divertirti… Karen: Cosa
intendi per divertirmi? Mathias: Non
so, svagarti, andare al Leone nero, frequentare il
vecchio gruppo di amici, conoscere gente, altrimenti
diventerai sempre più triste e poi sarà difficile
ricominciare sia per me che per te. Karen:
Vuoi che incontri altre persone? Mathias:
Se esci qualche sera e ti vesti carina, non c’è niente
di male. Karen: Vuoi che piaccia
agli altri? Mathias: Perché no? E
poi lo faresti principalmente per te stessa no? Del
resto ad una donna che si reprime le vengono le rughe e
diventa di sicuro brutta. Karen: Ma
io sto con te! Mathias: Non basta
tesoro. Karen: Se dici così allora
anche a te non basta. Mathias: Ma io
sono solo qui, tu no. Karen: Amore a
me basta sentire la tua voce, sei tu la mia linfa, non
c’è nulla al mondo che mi farà stare bene. Lo sai vero?
Mathias: È qui che ti sbagli, quello
che prima era un dolce sogno sta diventando un incubo.
Karen: So io cosa sei per me, non devi
dirmelo tu!
Karen ha la voce risentita, si
rende conto di aver esagerato. Karen:
Scusa tesoro non volevo… Mathias: Ti
stai accarezzando? Karen: Lo faccio
solo se tu vuoi. Mathias: Toccati
tra le cosce. Karen: Va bene. Vuoi
sentire i miei gemiti? Mathias:
Certo. Fammi sentire quanta voglia hai di me.
Karen mette una mano dentro le mutandine e inizia a
sospirare profondamente. Mathias:
Brava così, toccati dentro ora, non smettere.
Karen: Sì amore ti sento sei qui dentro
di me ora. Mathias: Spingi dai come
se fossi io… Karen: Oddio mi fai
impazzire… Mathias: Lo senti che hai
bisogno di qualcosa di consistente, qualcosa che spezzi
l’attesa? Lei smette di toccarsi.
Karen: Oggi sei strano ed io non ti
capisco. Mathias: Ma sei tu che mi
hai detto che la sera intingi il ciuccio nello zucchero.
Karen: Sì vero, ma tu cosa intendi
quando dici che mi serve qualcosa di più consistente?
Mathias: Semplice tesoro, vorrei che tu
ti sentissi più viva… che provassi emozioni intense e
coinvolgenti… Karen: Ma io le provo
con te! Mathias: No, non è la stessa
cosa, io parlo di amore vero! Karen:
Cioè? Mathias: Non so magari
potresti fare l'amore con un altro uomo e poi potresti
raccontarmelo al telefono. Sarà come stare insieme,
anche questo è un modo di fare l'amore e di amarci, non
credi? Karen: No Mathias, non
parlarmi così, non esistono altri uomini per me. Ma
perché mi stai dicendo questa cosa, ora?
Mathias: Ho fatto dei brutti pensieri oggi e
non voglio che tu mi tradisca senza dirmelo, perché
prima o poi succederà. Quello sì che sarebbe un vero
tradimento! Karen: Non succederà
amore. Puoi fidarti ciecamente di me. Discorso chiuso.
Mathias: Ma Santo Cielo non decidi tu,
ma quella cosa bagnata che hai in mezzo alle gambe.
Karen: Io sono sicura di me. Tu lo dici
solo perché credi che a me manchi il sesso e vuoi farmi
piacere. Mathias: E invece ti
sbagli, una ragazza giovane come te ha bisogno di
carezze, di attenzioni, di rifiorire… di sentirsi donna
indipendentemente da tutto… Karen:
Ma tu non sei tutto, tu sei la mia vita, la sola cosa
che voglio. Mathias: Lo so, ma so
anche che prima o poi succederà, è una legge fisica e
naturale. Karen: Tesoro ti giuro…
non ne ho bisogno. Per me gli altri sono trasparenti,
ombre che camminano, ho solo te nei miei occhi.
Mathias: Ti credo, ma oggi non riesco a
scacciare questo pensiero… Karen: Ma
io sono solo tua. Te lo giuro! Mathias:
Vuoi che ti dica la verità? Karen:
Certo! Devi sempre dirmela amore. Mathias:
Allora ti dico che ho provato a masturbarmi pensando a
te con un altro. Karen: Non ci
credo. Mathias: Se dubiti significa
che non mi ami. Karen: Ma io amo
solo te, per questo non penso ad altri.
Mathias: Aspetta fammi finire. All’inizio lo
facevo per non stare male e vedere cosa si provasse, ma
ora ci ho preso gusto e mi piace. Karen:
Cioè stai dicendo che ti ecciti pensando a me con un
altro? E che magari mi tocca le tette?
Mathias: Non solo le tette Karen…
Karen: E cosa fa? Mathias:
Che fa l’amore con te e soddisfa il tuo bisogno.
Karen: Ma sei sicuro di quello che
dici? Mathias: Sì. Te l’ho detto,
all’inizio era la troppa gelosia a spingermi.
Karen: Sei contraddittorio.
Mathias: Karen cavolo cerca di capire! Se ti
dico di essere più leggera non è solo nel tuo interesse,
ma anche nel mio, perché ho bisogno di una donna viva
che si entusiasmi ancora... e invece ti sento apatica,
morta, tu vivi solo per l’attesa e nient’altro… Quanto
tempo è passato ad esempio dall’ultima volta che ti sei
truccata? Karen: Non me lo ricordo.
Mathias: Ecco vedi che hai bisogno di
uno stimolo, pensare anche a vivere la tua vita ogni
giorno. Karen: Allora è vero che non
ti piaccio più! Dimmi la verità hai conosciuto altre
donne in quell’isola? Mathias:
Questo non ha importanza, tu sei mia moglie e devi fare
quello che più desidero. Karen: Ma
io non ce la faccio. Mathias: Amore
sarebbe un nostro segreto che ci unirà ancora di più.
Saremo io e te, ancora più vicini di quanto lo siamo
adesso. Ti prego fallo per me. Karen:
Mi chiedi troppo. Mathias: Per
favore. Pensa a te che ti fai bella, indossi la gonna
corta, quella rossa, ti trucchi, esci vai a ballare, a
te ballare piace... Sono certo che gli sguardi degli
altri uomini ti faranno rinvigorire… Karen:
Ma non saprei dove andare. Da quando non ci sei ho perso
tutti i contatti con le amiche. Non ho nessuno, io vivo
solo al pensiero di te. Mathias:
Appunto vedi che ho ragione? Devi uscire, pensare un po’
a te stessa. Karen: Mi sentirei
ridicola. Mathias: Non sei più in
contatto con la tua amica Hanna? Karen:
Ci siamo incontrate qualche giorno fa in piazza.
Mathias: Che fa? È sempre single?
Karen: Ha avuto una storia con Lucas,
il figlio del postino, ma so che si sono lasciati
qualche mese dopo. Mathias: Allora
chiamala, esci con lei, magari una sera andate al Leone
Nero a bere una birra. Karen: Ma dai
Mathias, vuoi che mi metto in mostra? Mi sento vecchia.
Mathias: Ecco vedi che ho ragione… Non
ti voglio così Karen, devi reagire. Devi riprendere in
mano la tua vita. Karen: Non lo so,
ci penso dai. È un discorso troppo complicato per me e
mi sconvolgi la mente. Io ho le mie sicurezze, i miei
tempi. Mathias: Ora devo andare
amore, mi chiamano ci sentiamo domani, ok?
Karen: Ma non vuoi far l’amore? Mi hai lasciata
a metà. Mi piaceva come mi guidavi… Mathias:
No tesoro, non ho tempo. Karen: Ma
perché? Se vuoi mi spoglio e sono pronta per te. Mi
tocco? Dai raccontami dell’ultima volta che abbiamo
fatto l’amore… Mathias: Ma sono
passati più di due anni… Sinceramente non me lo ricordo
più! Karen: Dai dimmelo, inventa
qualcosa, mi tolgo le mutandine e mi accarezzo per te.
Mathias: Tesoro scusa, ma devo andare.
Karen: Allora solo il seno…
Mathias: Smettila! Piuttosto pensa seriamente a
quello che ti ho detto. Karen: Ci
penso, ma so già la risposta. Mathias:
Non essere prevenuta le vie dell’amore sono infinite.
Karen: Non conosco altre strade.
Mathias: Pensaci. Karen:
Ok allora ci penserò, a domani amore, ti amo da
impazzire.
Click.
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