Le mura di Palazzo Farnese sono impregnate della storia dei
Borgia. Il Farnese, incominciato da Antonio da Sangallo il
Giovane finito da Michelangelo, è il più bel palazzo di Roma.
Sono seduta sul bordo di una delle due grandi fontane
proprio davanti all’edificio. E’ tutto di un pezzo, un gran
masso di travertino tolto al Colosseo. Noto la precisione di
linee, quel cornicione stupendo su in alto, che lo chiude come
in un quadro.
Smarrito da tanta bellezza vedo Giulia che mi
viene incontro, bionda e sovranamente bella, la stessa che fece
delirare a sessantadue anni un papa nonostante lui avesse già
tanto amato e tanto goduto!
Mi sorride in tutto il suo
splendore, in tutta la possanza della sua bellezza divina, in
tutto il suo fascino, come la donna più avvenente di Roma.
Perché Giulia è davvero bella, più di Lucrezia Borgia, più di
Vannozza Cattanei, più di Isabella Gonzaga.
Mi stringe la
mano e si siede accanto a me sul bordo della fontana. Oddio che
onore! Le sue forme sono armoniose e ben proporzionate, la
carnagione perlacea, il viso tondo dove risplendono due grandi
occhi neri, incorniciati da una capigliatura vaporosa e
schiarita secondo la moda del tempo. Noto tra i capelli dei fili
d’oro intrecciati per aumentarne la lucentezza. Vedendola mi
viene alla mente "La trasfigurazione" di Raffaello in Vaticano.
La storia ci ricorda che fu proprio la sua avvenenza ad aprire a
lei e alla sua famiglia la via del potere e della ricchezza,
dando inizio alle tante fortune che segneranno il destino di
casa Farnese.
“Allora, iniziamo?” La guardo, potrebbe
benissimo essere vestita in maglietta, jeans e scarpe da tennis,
la sua aria di ragazza gioiosa non sfigurerebbe. Prendo il mio
blocco di appunti e mi sembra strano di dover farle domande su
avvenimenti accaduti secoli e secoli prima…
Lei nacque nel 1474 a Canino discendente di due casati molto in
vista.
Mio nonno paterno era Ranuccio Farnese, il
capostipite della dinastia, colui che nel 1449 edificò
sull'isola Bisentina il sepolcro di famiglia. I Farnese erano
una nobile famiglia di provincia, proprietaria di vasti
territori intorno al lago di Bolsena, Capodimonte, Marta e Isola
Farnese. Mia nonna, la moglie di Ranuccio, era Agnese
Monaldeschi, di antica e nobile stirpe orvietana. Mia madre era
una Caetani, famiglia che aveva dato i natali a papa Bonifacio
VIII. Mio fratello Alessandro diventerà papa nel 1534 col nome
di Paolo III.
Della sua infanzia si sa poco.
Sono cresciuta nelle terre di proprietà della mia famiglia. Dopo
la morte di mio padre che avvenne quando avevo tre anni fui
mandata in convento a Roma. Qui appresi oltre alle discipline
tradizionali, i codici comportamentali necessari per una donna
del mio rango.
All’età di 15 anni entrò, con non
poco scalpore, nel mondo dell’aristocrazia romana.
Fui concessa in moglie ad Orso Orsini figlio di Lodovico e di
Adriana de Mila, cugina del cardinale Borgia. Le nozze si
celebrarono a Roma il 21 maggio 1489, nella dimora del potente
cardinale spagnolo Rodrigo Borgia, che pochi anni dopo sarà
eletto papa col nome di Alessandro VI.
Non fu un
unione felice!
Naturalmente non mi sposai per amore!
Ride poggiando le mani sul bordo della grande vasca. E’
bella, il suo viso è di una ingenuità disarmante. Poi riprende
facendosi seria.
Come ogni donna del mio rango mi sposai
solo per ragioni di convenienza. Gli Orsini erano infatti una
delle famiglie più ricche e potenti dell'aristocrazia romana e
per noi Farnese, di piccola nobiltà di campagna, questo
matrimonio rappresentava un'occasione di svolta.
Ma le fortune dei Farnesi non dipenderanno dagli Orsini…
Io e la mia famiglia dobbiamo tutto a Rodrigo Borgia.
Si dice che suo marito non avesse un bellissimo aspetto.
Era soprannominato Monuculus Orsinus perché orbo di un occhio.
Ride ancora. Era troppo alto di statura e magro e poi era
affetto da una devastante forunculosi, che deturpava il suo
viso. Non lo amavo anzi in alcuni momenti lo detestavo.
E Rodrigo Borgia?
Il futuro papa era un uomo
molto incline alla bellezza femminile e all'epoca del mio
matrimonio aveva già avuto quattro figli dalla sua amante
Vannozza Cattanei, oltre a quelli avuti da donne rimaste
sconosciute.
Lei non ancora quindicenne, lui
sessanta, fu così offerta su un piatto d'argento…
Eh
sì tutti alle mie spalle si riproponevano grandi benefici. Mi
sentivo una perla delicata e preziosa aggiunta alla sua già
ricca collezione.
L'incontro con lei fu una vera
folgorazione per il cardinale?
Era passati solo
pochi mesi dal mio matrimonio quando divenni a tutti gli effetti
la nuova amante riconosciuta di Rodrigo. Era completamente
accecato dalla passione ed io ne ero orgogliosa.
Pensi che
per assicurarsi la mia vicinanza volle che io e mio marito ci
trasferissimo nel palazzo di Santa Maria in Portico, che poi era
la residenza di Adriana de Mila, sua cugina e madre di Orsino.
Ma qualche storico racconta che lei era già
diventata l’amante del papa un anno prima del matrimonio?
Rodrigo aveva già colto le mie primizie, ma al
tempo era ancora legato a Vannozza.
Fu proprio
Adriana, sua suocera, la principale sostenitrice della relazione
con il cardinale.
Adriana era consapevole che
tramite la nostra relazione avrebbe ottenuto molti privilegi.
A fare le spese della tresca amorosa era unicamente
suo marito.
Orsino era costretto a recitare il ruolo
scomodo del marito accondiscendente. Ben presto si ritirò nel
castello di Bassanello, accompagnato dalla satira popolare che
lo chiamava il Marito della Sposa di Cristo. Ma negli anni
seguenti anche lui riceverà la sua giusta ricompensa.
Suo fratello Alessandro accusò sua madre di aver
favorito la relazione tra lei e Rodrigo Borgia.
Non
solo, la fece addirittura imprigionare! Ma anche lui fu in
seguito premiato con la nomina a cardinale in cambio del suo
silenzio.
Nella casa di Santa Maria in Portico
abitava anche Lucrezia Borgia?
Fra noi nacque un
legame profondo, affascinate soprattutto dalla diversità delle
nostre origini: io ero cresciuta in campagna, educata in maniera
semplice e frugale, mentre Lucrezia era figlia della Roma di
quegli anni, scaltra e inserita negli ambienti della nobiltà e
della gerarchia ecclesiastica.
La luce arancione del
tramonto di Roma le indora la pelle del viso, un vento sottile
che si è alzato leggero le smuove delicatamente i capelli. Devo
dire che sono attratto dal suo fascino e proseguo con
difficoltà. Mi sembra quasi di farle violenza.
Nel 1492 lei diede alla luce la sua unica figlia. Posso
domandarle di chi era figlia?
Sinceramente
all’inizio anch’io ho avuto qualche dubbio, subito fugato per la
spiccata somiglianza della neonata con Rodrigo Laura, comunque,
fu presentata ufficialmente come figlia legittima di mio marito,
e ne divenne unica erede.
L'11 agosto dello
stesso anno, a sessantun anni, Rodrigo Borgia venne innalzato al
trono di San Pietro, diventando papa col nome di Alessandro VI.
La nomina non mutò minimamente il suo amore per me,
continuai ad essere la sua preferita e la benvenuta fra le sue
braccia. Era emozionante essere passata da amante del cardinale
a concubina ufficiale del papa.
Con la nomina a
papa, la sua famiglia ebbe la giusta ricompensa.
Eh
sì, l'anno successivo alla sua elezione, Rodrigo nominò
cardinale mio fratello Alessandro, appena venticinquenne. Anche
mio marito Orsino fu destinatario di una generosa elargizione da
parte del papa, che nel 1494 gli fece dono del feudo di
Carbognano.
Per un certo periodo lei divenne
dama d’onore di Lucrezia.
Capitò durante il
soggiorno a Pesaro che si protrasse per alcuni mesi. Ma Rodrigo
mi reclamava con forza a Roma, era troppo innamorato di me, e
come tutti gli innamorati mi scriveva lettere d’amore e d’odio.
Ma io invece di ritornare a Roma mi recai a Capodimonte, nel
feudo di famiglia, a fare visita a mio fratello Angelo,
gravemente malato.
Fu minacciata di scomunica da
parte del papa!
Ripeto, Rodrigo era pazzo d’amore e
di passione, mi scrisse parole durissime senza rendersi conto
che ero davvero in pena per mio fratello.
Dopo la
morte di suo fratello, lei tornò a Roma.
Lo ricordo
come se fosse oggi. Trascorsi la più bella notte della mia vita
in Vaticano, immediatamente perdonata per la mia insolenza
dall'amorevole pontefice. Ma purtroppo fu l’ultima notte di
felicità. In seguito morirono sia mio marito che Rodrigo ed io
mi ritirai a Bassanello.
Come ci si sente essere
stata l’amante di uno dei papi più corrotti della storia della
Chiesa: nepotismo, lussuria, simonia, omicidio e incesto…
Quella che doveva essere una semplice storia di
letto e d’interesse si trasformò imprevedibilmente in una
stupenda passione devastante. E la fiamma brillò più a lungo di
quanto si potesse immaginare, alimentata da un desiderio
accecante e da una gelosia morbosa da parte di Rodrigo..
Un uomo innamorato talvolta si rende patetico….
Già, il feroce, risoluto, spregiudicato Rodrigo Borgia, nelle
mie braccia era un agnellino… "Julia ingrata et perfida" mi
scrisse quando, accecato dalla gelosia, mi reclamava a Roma.
Le sue dame di corte riferivano che era solita
dormire in lenzuola di seta nera.
Anche questo
sapete? Ride! E’ vero, mi piaceva esaltare la mia carne pallida
ed infiammare così il mio amato.
Parlavano anche
di miscela esplosiva di freschezza, garbo e seduzione in un
corpo di madreperla.
La bellezza è una merce
pregiata necessaria per inebriare gli ammiratori, soprattutto
quando non teme confronti e i suoi estimatori sono ricchi e
potenti. Un valore che va ben amministrato per trarne il massimo
profitto.
Naturalmente con il bene placido di
sua madre e sua suocera.
Pensarono bene che un
simile tesoro non poteva appassire tra le mura di un castello e
nell'intimità di un matrimonio virtuoso.
Dopo il
breve pontificato di Pio III, che morì ad un mese dall'elezione,
il conclave elesse papa Giuliano della Rovere, che assunse il
nome di Giulio II.
Avevo ormai trent’anni e tornai a
Roma, ma questa volta per dare un futuro a mia figlia Laura.
Compresi bene l'opportunità di un matrimonio con la famiglia
Della Rovere. Le trattative andarono a buon fine, tanto che il
15 novembre del 1505 mia figlia allora tredicenne sposò Niccolò
della Rovere, figlio di una sorella del pontefice.
Ma per lei il tempo degli amori non era finito……
Dopo i primi anni di vedovanza mi riaffacciai al mondo e nel
1506 sposai Giovanni Capece di Bozzuto, esponente della piccola
nobiltà napoletana.
Nello stesso anno lei assunse
il governo di Carbognano, il feudo che Alessandro VI aveva
donato ad Orsino.
Fu un’esperienza affascinante,
presi dimora nel castello della cittadina e riuscii a farmi ben
volere dal popolo. Trasformai la vecchia rocca in un castello
vero e proprio e mi dedicai al commercio di legname,
all’allevamento di maiali. In mio onore anni dopo fu inciso il
mio nome sul portale.
Sa che lei suscita ancora
tanto interesse? In questi ultimi anni sono usciti ben due libri
dedicati interamente a lei…
Li ho letti. Mi
descrivono straordinariamente bella. Di una bellezza che
incantava gli uomini ed era oggetto di invidia e gelosia da
parte delle donne. Ma in realtà credo che questa esaltazione
della mia bellezza derivi unicamente dal fatto che per un
destino bizzarro i miei ritratti sono andati tutti persi ed a
voi è giunto solo l’eco del mio fascino.
Bizzarro
destino o opera di suo fratello?
Beh in effetti
Alessandro vedeva la mia fama come un ostacolo sulla strada
delle sue ambizioni personali per cui è plausibile che dopo la
mia morte fece distruggere tutti i miei ritratti.
Nell'ottobre del 1517, restò vedova per la seconda
volta.
Ma rimasi a Carbognano fino al 1522, quando
rientrai a Roma.
Il 23 marzo del 1524, nel grande
palazzo del cardinale Alessandro, Giulia Farnese morì per cause
sconosciute all'età di 50 anni, come ci ricorda una brevissima
nota che l’Ambasciatore del Veneto a Roma, Marco Foscari, inviò
al suo governo il 23 marzo 1524: “La sorella del Cardinale
Farnese, madonna Julia... è morta”
Dieci anni dopo, suo
fratello ascese al trono di San Pietro col nome di Paolo III.
Quanto alla figlia Laura, dal matrimonio con Niccolò della
Rovere ebbe tre figli, che ereditarono i possedimenti derivati
loro da Orsino. Una di questi, Elena, andò in sposa a Stefano
Colonna, dei principi di Palestrina, che acquisirono la
proprietà nel 1577.
Della bellezza leggendaria di Giulia
Farnese, di cui tanto si parlò ai suoi tempi e di cui ancora
oggi si scrive, sono conservate alcune testimonianze, tra le
quali uno dei personaggi che compaiono ne La trasfigurazione di
Raffaello: il grande artista urbinate avrebbe impresso in quella
figura, ad eterna e imperitura memoria, le mirabili fattezze di
Giulia la Bella.